giovedì 24 gennaio 2013

persecuzioni

Venezia, la Curia si consegna alla piazza
di Riccardo Cascioli24-01-2013
 
Il prof. Enrico Pavanello
Se a qualche insegnante di religione venisse in mente di dire in classe il pensiero della Chiesa sull’omosessualità, si informi prima sugli orientamenti culturali della propria Curia, per non finire come il povero professor Enrico Pavanello di Venezia che, per aver semplicemente descritto la realtà, è stato sottoposto a un linciaggio mediatico senza precedenti. E questo sarebbe ancora niente, perché è stato anche costretto dal Patriarcato di Venezia a fare un umiliante pubblico mea culpa, infilzato pure da un comunicato del Patriarcato stesso, che il quotidiano Avvenire ha pubblicato integralmente, senza commento. Una resa totale e incondizionata alla dittatura del relativismo e del politicamente corretto.

Ma ricostruiamo brevemente i fatti. Nel Liceo classico Marco Foscarini di Venezia gli studenti chiedono al loro prof di Religione - il 49enne Enrico Pavanello che le testimonianze sono concordi nel definire “conosciuto e stimato” – di affrontare insieme il tema dei matrimoni gay. Il professore accetta e diligentemente fa una ricerca, poi sintetizza alcune questioni sia per contestualizzare il tema sia per provocare gli studenti a una riflessione. Le scrive su un foglio, che fotocopia e poi distribuisce (a proposito, questo prof fa anche un po’ tenerezza: deve ormai essere l’unico in Italia che scrive documenti a mano con una normale penna). Gli studenti prendono, discutono, ma a qualcuno viene la simpatica idea di piazzare questo foglio su Facebook: la cosa non sfugge a occhi interessati e il 18 gennaio finisce sul giornale online Huffington Post, diretto da Lucia Annunziata, dando il via al massacro mediatico del povero professore.

Ma cosa c’era scritto di così terribile su questo foglio? Vediamo alcune frasi:

«Cultura gender. Secondo questa ideologia, il genere non coincide più con il sesso biologico, ma con il ruolo che ognuno si sente di assumere (orientamento sessuale). Non c’è nulla di originario , di “dato” naturale, nella differenza tra uomo e donna, quindi tutto può e deve essere cambiato. C’è l’idea che la famiglia sia una mera creazione culturale, del cristianesimo».

«Chi ha deciso che un omosessuale debba per forza identificarsi con l’ideologia gay e non invece aiutato a mettersi in discussione e verificare sino in fondo la propria situazione?»

«Alfred Charles Kinsey lanciò, nel suo rapporto sull’omosessualità, la bufala del 10% della popolazione con tendenze omosessuali. Allo stato attuale delle ricerche si può parlare in “casi singoli” di una predisposizione, ma non di una determinazione genetica comune e irrevocabile».

«Un no al matrimonio gay è una discriminazione? Si discrimina quando si trattano diversamente cose uguali. La natura della relazione tra uomo e donna è diversa dalle altre, a meno che non si affermi (ideologia gay, appunto) che la differenza sessuale non abbia più senso e valore».

«Si può verificare qualcosa della cultura gender?
Brevità dei legami omosex; si sdogana la pedofilia (che è un orientamento sessuale): in Olanda il partito dei pedofili (…) lotta per il diritto dei bambini alla sessualità; spariscono i termini “padre” e “madre” per “genitore A”, genitore B”, “genitore C”, ecc.; ci si apre alla “poligamia”; si affidano i bimbi alle coppie gay (non basta l’amore per crescere dei bambini/e, servono due personalità differenti dal punto di vista fisico e psichico; far west della fecondazione artificiale».

Qualcuno che non sia annebbiato o reso cieco dall’ideologia e dal conformismo, ci vede qualcosa di scandaloso? In massima parte descrive realtà di fatto: tanto per fare un esempio, non è un segreto che ci sono omosessuali che desiderano fare un percorso che li porti all’eterosessualità e che ci siano professionisti e associazioni che di questo si occupano. Chi volesse approfondire si può leggere il bel libro scritto da Luca di Tolve - “Ero gay” (Piemme editore) - che questo percorso ha fatto. Altrettanto assodato è che le unioni omosessuali siano più instabili o che se ci si mette sul piano degli orientamenti sessuali si finisce col rendere legittima qualsiasi perversione; o ancora che i bambini abbiano bisogno di un padre e di una madre.

Al professore certe affermazioni sembravano così ovvie o quanto meno legittime, che le ha confermate e spiegate in un’intervista concessa allo stesso Huffington Post: «Non ho detto che un omosessuale diventa un pedofilo ma che, a partire dalla cultura transgender, si arriva a sdoganare la pedofilia che è un orientamento sessuale (…); è quel tipo di apertura che apre le strade ad altre posizioni, infatti in Olanda questa cosa è già stata riconosciuta. È noto che esista il traffico del turismo sessuale nei paesi asiatici e questo ha un legame con la cultura gender nel senso che su questa strada allora anche un pedofilo potrà rivendicare i propri diritti, ritenendo che anche la sua posizione sia un orientamento sessuale». E ancora, sulla reversibilità: «Ci sono dei centri per curare la ferita che porta a questo. Se si sviluppa il dibattito ne parlerò coi ragazzi nelle prossime lezioni».

Ma poi il professore viene investito da uno tsunami ideologico: il caso diventa nazionale, intervengono i soliti Grillini e Concia, e il prof si trova impallinato dal suo preside, che parla di “parole decisamente infelici, talvolta decisamente inaccettabili specie per l'uso di citazioni fuori contesto, suscettibili di interpretazioni che possono ferire chi le ascolta, come di affermazioni che si presentano come scientifiche, ma che ben poco supporto possono offrire in tal senso”. Per poi spiegare, con un umorismo involontario: «Da molti anni il Liceo Foscarini costituisce in Venezia un luogo di formazione alla democrazia, al riconoscimento delle differenze, al pluralismo e questo vuole continuare ad essere».

Non si contano poi i politici che chiedono sanzioni, a cominciare dall’ex ministro per le Pari Opportunità Mara Carfagna. E vi risparmiamo il resto, comprese le manifestazioni cittadine dell’Arcigay e compagnia.

E in tutto questo cosa fa il Patriarcato di Venezia? In fondo, il professor Pavanello non ha fatto altro che presentare le posizioni della Chiesa in materia, ci si aspetterebbe una posizione ferma che – almeno – rivendichi il diritto ad esprimere un giudizio. E invece in Curia si impauriscono, parte l’ordine di smorzare qualsiasi polemica, il professore viene convocato e – per salvare il posto di lavoro - costretto a scrivere un comunicato in cui, spiegando le circostanze di quegli appunti, arriva a rinnegare quello che il giorno prima aveva confermato. E così i giornali riportano questa triste ammissione di colpa: «Ritengo doveroso e opportuno dichiarare che il mio intento non era assolutamente quello di offendere o di attaccare qualcuno (…). Il testo che, senza nessuna autorizzazione è girato via Web, non è un volantino, ma è la sintesi di varie e numerose letture, recensioni, articoli, saggi, riferimenti a Format conosciuti dai giovani, che non esprimono il mio pensiero. (…)  Per quanto mi riguarda mai ho considerato l'omosessualità una malattia da curare e ancor meno ho pensato che pedofilia e omosessualità siano collegate».

Ma alla Curia non basta e così in data 19 gennaio arriva un comunicato ufficiale, che vale la pena riportare per intero, firmato da mons. Walter Perini, delegato per l’Evangelizzazione e la catechesi:
«Nella dichiarazione inviata alla stampa dal prof. Enrico Pavanello, si precisa con chiarezza che la consegna di un foglio di lavoro con appunti scritti a mano alla classe aveva solo l’intento didattico di avviare una riflessione su un argomento richiesto dagli alunni stessi e che il testo altro non era che un insieme di citazioni e riferimenti tratti da articoli e libri vari.
L’insegnante, conosciuto e stimato, non aveva nessuna intenzione di mancare nei confronti di nessuno.
Si ritiene, tuttavia, opportuno esprimere il più sincero rammarico se qualcuno si è sentito in qualsiasi modo offeso e, con l’occasione, ribadire il più assoluto rispetto verso ogni persona».
Non c’è dubbio che siamo davanti alla resa incondizionata davanti al nuovo totalitarismo che avanza, alla totale rinuncia a dare ragione di quanto la Chiesa insegna. A riprova che papa Benedetto XVI aveva colto nel segno ancora una volta – nel discorso prenatalizio alla Curia Romana – indicando nell’ideologia del gender la sfida più grave per la Chiesa cattolica; e a riprova che tale ideologia si è ormai radicata anche all’interno della Chiesa.

E’ ancora più sconcertante l’episodio di Venezia se lo si mette a confronto con l’esempio opposto offerto dal vescovo di una diocesi non lontana, Trieste: come abbiamo documentato nei giorni scorsi, monsignor Giampaolo Crepaldi non ha avuto alcun timore di affrontare le manifestazioni ideologiche e violente dei gruppi gay per affermare la verità.
Ma appunto: ai fedeli laici è consigliato informarsi prima sugli orientamenti della propria Curia, perché davanti ai lupi non solo ci sono pastori che scappano ma danno anche il primo morso agli agnelli.

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