lunedì 31 marzo 2014

reinventare la chiesa


CHIESA PROFETICA?
Editoriale di "Radicati nella fede"
Aprile 2014


Chiesa profetica?
[Editoriale di "Radicati nella fede" - aprile 2014]

 Quando dichiari di voler tornare alla Tradizione della Chiesa, per uscire dalla terribile crisi della pratica cristiana dei nostri giorni, quando promuovi la liturgia tradizionale, perché le anime ritrovino il cuore della preghiera, quando lavori per la diffusione della Dottrina cristiana di sempre, contro la deriva immorale contemporanea, trovi sempre molti che violentemente, dentro la chiesa, ti combattono in nome di una “chiesa profetica”: “Smettetela di sognare il passato– ci dicono -, siete patetici, la chiesa deve guardare al futuro, deve immaginarsi nel futuro, deve essere profetica! 

 Ma che cos'è questa chiesa profetica? Che cosa fanno consistere realmente con questa affermazione?

 Ormai con chiesa profetica si intende, nel normale sentire, una chiesa tutta proiettata a un futuro indefinito, dove tutto ciò che nel passato era certo potrebbe essere cambiato. Una chiesa che, abbracciando tutta l'attesa dell'uomo, si riprogramma in un gigantesco sforzo di accogliere tutto e tutti per non condannare più nessuno ... tranne, naturalmente, i famigerati “tradizionalisti”! 

 Prima la Chiesa condannava, ora accoglie, ti dicono.
  Prima insegnava dall'alto, ora accompagna la ricerca degli uomini con grande umiltà.
  Prima era preoccupata che tutti fossero battezzati e accogliessero la grazia dei sacramenti, ora riconosce che Dio agisce oltre i sacramenti.
  Prima voleva che tutti gli uomini entrassero nell'ovile, ora sa che la salvezza è anche fuori del Cristianesimo. 

 E questa chiesa profetica è fatta dai preti profetici, attorniati dai laici profetici: sempre impegnati nell'ultima frontiera del sociale, preoccupata dei poveri, ma frequentante i salotti radical-chic. Sì, perché questa chiesa profetica piace tanto agli snob, ai ricchi; a quelli che, stanchi del loro benessere, sono preoccupati che la chiesa si preoccupi dei poveri. La televisione in questi anni, a livello nazionale e locale, ha accolto solo i preti così, i preti profetici, i vari don Gallo per intenderci, quelli sempre sul bordo della obbedienza alla Chiesa, quelli innovativi e rivoluzionari, perché profetico per loro è questo. La televisione ha dato a questi preti i programmi televisivi, e questi preti, proiettati nell'ultima rivoluzione del futuro, hanno bombardato di dottrine false gli spettatori, tanto che questi ormai credono che la Chiesa sia veramente questa rivoluzione permanente. 

 E i vescovi, in gran parte, hanno finto in questi anni di “tenere a bada” le spinte in avanti di questi sacerdoti e dei loro fedeli; hanno finto, perché in fondo li hanno sempre appoggiati, hanno dato loro tutto e li hanno praticamente beatificati in morte. Ufficialmente li richiamavano alla prudenza, ma in fondo li hanno sempre lasciati fare e la loro opera, distruttiva della presenza cristiana nella società, è dilagata, fino al punto che oggi sembra impossibile da arginare. E li si è lasciati fare, principalmente non perché preoccupati dei poveri, ma bensì perché pieni dell'illusione di recuperare un posto d'onore nel mondo moderno ormai pagano proprio grazie a questi preti profetici: una vera e propria sudditanza culturale nei confronti della modernità. Così facendo hanno ingannato le anime, diffondendo la distruzione morale e l'affievolimento della fede. 

 Questa chiesa profetica, questi preti profetici, questi fedeli profetici non hanno nulla a che fare con la profezia! 

 I profeti, quelli veri, quelli della Bibbia, hanno parlato in nome di Dio, al popolo, ai re e ai sacerdoti ricordando, a volte violentemente, le conseguenze del peccato. Sempre nei profeti c'è una accusa del peccato e un richiamo alla penitenza e al ritorno a Dio: avete abbandonato Dio, per questo si è abbattuto il castigo su di voi; tornate a Dio ed egli vi libererà. 

 Ma voi avete mai udito questo richiamo nella cosiddetta moderna chiesa profetica? No. Questa vive lo schema rivoluzionario: accusa la Chiesa di un tempo come miope e sorpassata, per programmare una nuova chiesa che finalmente risponda alle esigenze degli uomini: siamo alla pura eresia!
  Ed è anche una eresia scema, perché assunta dai salotti radical-chic! 

 È una chiesa borghese, non è una chiesa di popolo. Il popolo, dopo il martellamento mediatico di questi anni, ha dovuto soccombere a questa chiesa profetica per paura di restare senza nulla. Ma questa è in verità la chiesa dei borghesi che, con la pancia piena, devono distrarsi col sentirsi utili agli altri. I poveri non hanno tempo per questo, i poveri sentono la fatica della vita e guardano il Cielo. 

 E questa chiesa borghese deve impedire che sorgano luoghi dove la Chiesa riviva la sua Tradizione; deve impedirlo, altrimenti il popolo, quello vero, che ha ancora un briciolo di senso della fede, riconoscerà questi luoghi di grazia. E quando questi luoghi di Grazia della Chiesa Tradizionale esistono, sono coperti dalla calunnia della chiesa borghese che dice: state attenti, sono tradizionalisti ... la vera chiesa non è la loro, è quella che noi immaginiamo nel futuro.

 La vera novità invece non è nel futuro, ma nel passato, perché è Cristo e la sua Grazia ... e i veri poveri non sono quelli dei salotti televisivi e delle raccolte fondi, sono le anime che umilmente cercano Dio.

domenica 30 marzo 2014

la chiesa implode

Lungimiranza di Benedetto con Anglicanorum Coetibus: "matrimonio" omo e lo sbriciolarsi della Chiesa d'Inghilterra


Una chiesa di Stato, che è legata a doppio filo con uno Stato completamente secolarizzato e con punte avanzate anticristiane, e che pure accetta questa condizione, non ha futuro perché non ha libertà e deve seguire gli alti e bassi dell'opinione e le svolte del sentimento della Nazione.


Non ringrazieremo mai abbastanza Papa Benedetto XVI per la sua lungimiranza - ben poco riconosciuta all'epoca - a proposito della scialuppa di salvataggio offerta agli anglicani che volevano traghettare verso la Chiesa di Roma. Con un documento di pochi numeri, l'Anglicanorum Coetibus, Papa Ratzinger forniva la cornice di riferimento in cui inquadrare i convertiti dalle comunità ecclesiali figlie delle scisma di Enrico VIII. Il motivo, nel lontano 2009, era visto in particolare nella crisi ecclesiologica dell'impossibilità per molti anglo-cattolici di accettare il ministero episcopale femminile, che di lì a poco doveva essere ammesso anche nella chiesa anglicana madre, quella inglese. Ma Benedetto sapeva che il declino della chiesa nazionale d'Inghilterra non riguardava solo il ministero sacerdotale. Una chiesa di Stato, che è legata a doppio filo con uno Stato completamente secolarizzato e con punte avanzate anticristiane, e che pure accetta questa condizione di subalternità (i vescovi sono approvati dal Primo Ministro!), non ha futuro perché non ha libertà e deve seguire gli alti e bassi dell'opinione e le svolte del sentimento della Nazione.

Oggi in Gran Bretagna entra in vigore la legge che permette a tutti, senza distinzione di sesso, di sposarsi con chi si preferisce: uomini con uomini, donne con donne o secondo il metodo misto (che - bontà loro - rimane consentito!). Potete ben capire come chi è già passato dagli anglicani alla Chiesa romana sia ben contento di averlo fatto, e molti altri - e prevedibile - seguiranno la strada di convergere sugli Ordinariati cattolici per ex-anglicani.

Un ennesimo grande dibattito si è infatti acceso nella chiesa Anglicana, che riassumo così: "Dobbiamo accettare questa ulteriore innovazione che contraddice ciò che fino a poco fa abbiamo creduto e professato?". Ufficialmente il Governo ha previsto delle tutele per la chiesa che non si sente "ancora" in grado di celebrare all'altare matrimoni gay. Eppure tutti sanno che è un paravento temporaneo.

Damian Thompson, commentatore religioso del The Telegraph, ha scritto un articolo molto interessante su come andranno le cose, a partire dal dissenso liberal già oltremodo diffuso a tutti i livelli della Chiesa d'Inghilterra. L'ha intitolato, in maniera eloquente: "Il matrimonio omosessuale cambierà la Chiesa d'Inghilterra per sempre" (Leggi qui in inglese)

Il vescovo di Buckingam - ci riporta il cronista - ha invitato i preti ad essere "creativi" e aggirare il divieto che "per ora" la Chiesa impone sui matrimoni di persone dello stesso sesso. Intendiamoci: oggi una benedizione e una cerimonia religiosa per l'unione non si nega a nessuno. L'unica cosa ancora "vietata" è chiamare questa cerimonia "matrimonio"!

Il buon vescovo dice che è "moralmente scandalosa" la posizione della sua chiesa. Io direi che è, almeno, una posizione ipocrita. 

Il punto è che fino ad oggi ci sono preti e perfino vescovi che convivono con i loro compagni (o compagne se sono presbitere....), ma da oggi siccome c'è il matrimonio dovrebbero sposarsi, e rendere così pubblica la loro scelta. Questo, evidentemente, è un problema per una chiesa e per dei preti che fanno una scelta in contraddizione con le linee delle loro Chiesa, la quale fa finta di non vedere e di non sentire: perché in realtà la Chiesa d'Inghilterra è oramai clinicamente morta. O meglio: "cristianamente morta". Ognuno è perfettamente libero di credere e di fare ciò che vuole. L'imbarazzo dell'Arcivescovo di Canterbury è poi palpabile: è contrario al matrimonio gay per ufficio, ma favorevole a livello personale!

Cosa succederà nel prossimo futuro a questa "chiesa nazionale" data ormai in liquidazione? Vi traduco la parte finale del pezzo di Thompson:
Ecco la mia predizione: Da oggi, il clero pro-gay inizierà a forzare il "triplice lucchetto" di Cameron che impedisce alle parrocchie di tenere veri e propri matrimoni gay; e durante la prossima legislatura questo impedimento cesserà di esistere. Preti (e donne-prete) che desiderano sposare coppie dello stesso sesso, o invero sposare il proprio partner gay, semplicemente lo faranno. Le parrocchie degli Anglo-cattolici e quelle Evangelical che rifiutano l'idea non saranno costrette a tenere tali cerimonie, ma entrambe queste ali della Chiesa d'Inghilterra si stanno muovendo anch'esse in direzione liberale, sul lungo periodo il cambiamento demografico finirà il lavoro.
E' poi difficile esagerare l'effetto di indebolimento che questa situazione avrà sulle strutture centrali della Chiesa. Le deliberazioni del Sinodo Generale saranno rese irrilevanti. La finzione della "Comunione Anglicana" sarà abbandonata. Le province conservatrici in Africa ripudieranno la Chiesa d'Inghilterra; l'azione disciplinare presa all'ultima Conferenza di Lambeth nei confronti della Chiesa episcopale statunitense a cui "tutto va bene" cesserà di avere un pur minimo significato.
Negli anni '90, quando ho iniziato a fare il reporter di questioni anglicane, il matrimonio omosessuale era considerato un orrore non-negoziabile dalla maggior parte del clero e dei frequentatori della chiesa. L'infrangersi di quel consenso si è verificato assai prima di quanto anche i più ottimisti tra gli attivisti gay-cristiani consideravano possibile.
E se il centro non tiene più, ci si deve chiedere: qual è il prossimo tema aperto alla negoziazione? La fede nella vita eterna? La divinità di Gesù di Nazareth? Dopo ciò che succede oggi una cosa è scomodamente chiara: la Chiesa d'Inghilterra ha perso la forza - e perfino la propensione - di "segnare una linea nella sabbia" (cioè di definire i confini morali)
Forse quest'esperienza desolante di una chiesa che implode per voler correre dietro al mondo dovrebbe essere di monito anche in casa nostra, ricordando che il Vangelo non cambia e adattarlo ai tempi non significa che oggi è lecito quello che il Signore ha dichiarato peccaminoso. Questo vale in tutte le questioni, ma certo oggi ci vuole fede: senza credere alla Parola di Dio - visto lo squagliarsi di ogni razionalità condivisa nella società occidentale - niente tiene più e tutto diventa allegramente (e gaiamente) relativo.


Testo preso da: Cantuale Antonianum http://www.cantualeantonianum.com/#ixzz2xMMqlxzq
http://www.cantualeantonianum.com 

confessionale

"A chi perdonerete i peccati, 

saranno perdonati. 

A chi non li perdonerete, 

non saranno perdonati »  (Gesù Gv 20:23)






Dal Diritto Canonico:

Can. 964 - §1. 

Il luogo proprio per ricevere le confessioni sacramentali è la chiesa o l'oratorio.

§2. 
Relativamente alla sede per le confessioni, le norme vengano stabilite dalla Conferenza Episcopale, garantendo tuttavia che si trovino sempre in un luogo aperto i confessionali, provvisti di una grata fissa tra il penitente e il confessore, cosicché i fedeli che lo desiderano possano liberamente servirsene.

§3. 

Non si ricevano le confessioni fuori del confessionale, se non per giusta causa.
Can. 964 - §1. 




sabato 29 marzo 2014

porgi l’altra guancia

L’interpretazione agostiniana del porgere l’altra guancia


I modernisti, che gridano allo "scandalo" 
per il sacrosanto operato della S. Inquisizione, 
in realtà sono i primi e i più beceri inquisitori 

contro tutto ciò che è cattolico. 
Sono i peggiori ipocriti della storia: 
predicano la pace, la carità, e la "tolleranza" 

(alias il relativismo), 
e invece non hanno alcun timor di Dio 
e sono dei fanatici ultraintolleranti 

per chi non è della loro setta. 
Ma Dio da a ciascuno quello che si merita: 
si fingono cattolici senza esserlo, 
e desiderano il male della Santa Chiesa.

Troppe volte i nemici della Fede ci brandiscono contro il manganello del mancato perdono, citando senza alcuna sincera comprensione teologica passi estrapolati dal Vangelo. Uno degli esempi più famosi è quello del “porgere l’altra guancia”, propagandato – a torto – come estrema forma di pacifismo e impedimento di qualsiasi condanna dell’errore. Del porgere l’altra guancia, e in particolare del porgere la guancia sinistra se ci viene percossa la destra (fatto che, appresi casualmente nella mia lontana giovinezza, alcuni eruditi giudei contemporanei considerano come gesto di sfida), desidero fornire l’interpretazione agostiniana, profonda e totalizzante, che inserisce la mansuetudine in un’ottica trascendente. 
Per comodità di tutti, fornisco il brano nella versione italiana:
Del resto, se pesiamo bene le parole e ne consideriamo le proprietà, non si deve presentare la guancia destra se fu percossa la sinistra. Infatti il Vangelo dice: Se qualcuno ti avrà percosso la guancia destra, porgigli anche la sinistra [Mt. 5, 39]. Ora, quella che è più esposta alle percosse non è la destra, ma la sinistra, che è la più alla portata di chi percuote colla sua destra. Quindi ciò si suole intendere come se fosse detto: «Se qualcuno ti perseguita per rapirti i beni migliori, tu invece presentagli i beni inferiori, per paura che più portato a vendicarti che a sopportare, tu ai beni eterni non preferisca i beni temporali, mentre a questi si debbono preferire gli eterni come le cose di destra a quelle di sinistra». 

Così pensarono sempre i santi Martiri; poiché la vendetta come ultimo rimedio si può giustamente pretendere, quando non rimane altro mezzo di correzione, cioè nel supremo e sovrano giudizio. Ma ora bisogna guardarci bene che per il desiderio di vendetta non si perda – per non dire altro – la pazienza stessa, che deve tenersi in maggior conto di qualunque cosa nostra, che il nemico può rapirci anche a nostro dispetto. Difatti un altro Evangelista [Lc. 6, 29] riguardo al medesimo precetto non fece alcun cenno della destra, ma parlò solo dell’una e dell’altra guancia; perché lasciando che l’insegnamento si capisse più distintamente nell’altro, volle solo raccomandare la pazienza in se stessa. Perciò l’uomo giusto e pio dev’essere sempre disposto a sopportare pazientemente la cattiveria di quelli che cerca di far buoni; affinché aumenti il numero dei buoni, anziché, restituendo male per male, andare ad aumentare il numero dei cattivi.

Che infine questi precetti tendano più all’interiore disposizione del cuore che all’esecuzione dell’atto esteriore, in modo che la pazienza con la bontà si mantenga nel segreto dell’anima, e in pubblico non si faccia se non ciò che sembra possa giovare a chi dobbiamo voler bene, appare chiaro da ciò che lo stesso Gesù Cristo, esempio mirabile di pazienza, disse quando fu percosso in faccia: Se ho detto male, rimproverami; se ho detto bene, perché mi percuoti? [Gv. 18, 23] Perciò per niente affatto adempì il suo precetto, se vogliamo stare materialmente alle parole, con cui è espresso; infatti non presentò davvero l’altra guancia a chi lo percosse, anzi si oppose che aumentasse l’offesa chi gliel’aveva fatta; eppure era venuto disposto non solo a lasciarsi percuotere in viso, ma ad essere altresì crocifisso e ucciso per gli stessi suoi crocifissori, per i quali dall’alto della croce su cui era sospeso disse: Padre, perdona loro, perchè non sanno quello che si fanno [Lc. 23, 34]. E neanche l’apostolo Paolo a prima vista adempì il comando del suo Signore e Maestro, perché anch’egli percosso in volto disse al principe dei sacerdoti: Ti percuoterà il Signore, o sepolcro imbiancato; tu stai a giudicare me secondo la Legge e mi fai percuotere contro la Legge! [At. 23, 3] E dicendogli i circostanti: Tu offendi il principe dei sacerdoti, ironicamente si scusò di quel che aveva detto, in modo che i ben sensati intendessero che la venuta di Cristo doveva ormai distruggere il muro imbiancato, cioè l’ipocrisia del Sacerdozio giudaico [cfr. Ef. 2, 14]. Difatti così rispose: Non sapevo, o fratelli, che’gli fosse il principe, poiché sta scritto: Non maledire il principe del tuo popolo [Ecl. 22, 28]. È indubitato invece che Paolo, essendo cresciuto in mezzo a quello stesso popolo ed ivi istruito nella Legge, non poteva non conoscere quel principe dei sacerdoti, né dare a intendere ciò agli altri che lo conoscevano.

(epist. 38 [138], 12-13; in Corona Patrum Salesiana. S. Aurelio Agostino, Lettere scelte, parte prima, versione e note di G. Rinaldi e L. Carrozzi, Società Editrice Internazionale, 1939, pp. 568-575)

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venerdì 28 marzo 2014

cremare tutti

La massoneria vuole cremarci tutti. 

E gli ignoranti cadono nella propaganda - 


- di  Daniele Di Luciano - 


ne perenni cremer igne ...


Sempre più persone decidono di cremarsi. Perché? Se lo chiedessimo a loro ci risponderebbero che lo fanno per motivi ecologici, per far risparmiare la famiglia, per non creare problemi logistici ai cimiteri, ecc.. La verità, come al solito, è un’altra. Ogni tendenza della nostra società, globalizzata e indottrinata dai mezzi di propaganda di massa, è voluta dall’élite. E per “élite” intendo la massoneria. Qualcuno decide a priori cosa dovranno pensare domani milioni di persone. Ovviamente non possono essere espliciti: non potrebbero condizionare la gente se dicessero “dopo la morte, decidi di cremarti, te lo impone la massoneria e tu devi obbedire”. No, non funzionarebbe. Allora forniscono una serie di motivazioni per le quali la cremazione sarebbe meglio della sepoltura e poi utilizzano i mass media per propagandare queste motivazioni. E nel giro di poco tempo, ecco che tanti cominciano a ripetere le stesse motivazioni, magari credendo di esserci arrivati da soli, o addirittura di aver avuto un’idea alternativa. Per dimostrare che il fenomeno della cremazione è voluto dalla massoneria, citerò solamente siti massonoci e siti di società che forniscono questo importante servizio. Iniziamo con il sito massoneriapistoiese.com.

Cito l’articolo “Massoneria italiana e cremazione” che trovate qui. Dopo qualche secolo dall’instaurazione del Cristianesimo, la cremazione dei cadaveri fu abolita poiché considerata una istituzione pagana. Prima considerazione: la massoneria viene definita, dagli stessi massoni, la “Contro Chiesa”.

Il primo obiettivo della massoneria è la distruzione della Chiesa cattolica (poveri illusi). Alcuni lettori potrebbero pensare che la Chiesa cattolica sia essa stessa una specie di massoneria. A questi lettori rispondo scrivendo che saranno sempre di più le persone che la penseranno come loro … A buon intenditor … Andiamo avanti, sempre dal sito dei massoni di Pistoia: In età moderna si ricomincia a discutere di cremazione nella Francia rivoluzionaria, alla fine del 1700. [...] Così anche il paradigma cremazionista fu indissolubilmente legato ad un progetto massonico di modernizzazione della società per questioni non solo igieniche, ma anche morali, religiose ed economiche. [...] II 18 Giugno 1867 il Fratello [massone] Salvatore Morelli, presentò agli uffici della Camera dei Deputati una proposta di Legge per circoscrivere il culto cattolico nella Chiesa e sostituire ai Campisanti il sistema della Cremazione. [...] Per farlo conoscere Morelli lo stampò a sue spese, con una prefazione con cui [il fratello massone] Giuseppe Garibaldi lodava chi aveva osato, “con audacia senza pari, sfidare i pregiudizi dei secoli”. Affiliato alla Loggia “LA CISALPINA” di Milano, Gaetano Pini fu uno degli esponenti più attivi del nuovo movimento cremazionista. [...] Diede così vita all’istituzione della scuola per rachitici, e nel 1878 fondò la “REALE SOCIETÀ’ ITALIANA DI IGIENE” e la prima “Società per la Cremazione Italiana”, impegnandosi poi per far nascere molte altre società nel Nord della penisola, riuscendo a collegarle tra loro dopo averle raccolte in una “Lega Italiana delle Società di Cremazione”, tutte presiedute o coordinate da esponenti della Massoneria. Elaborò gran parte del materiale che a mezzo della Massoneria servi alla preparazione della legge Crispi del 1888, che permise alla pratica della Cremazione di entrare ufficialmente nel nostro Ordinamento. Il GOI (istituito nel 1861 nello stesso anno in cui nacque lo Stato Italiano), deliberò, il 26 Maggio del 1874, che i fratelli si sarebbero impegnati a promuovere presso i Municipi l’uso della cremazione. [...] A Pistoia la “Società per la Cremazione” fu costituita nel Febbraio del 1883 e l’impianto crematorio venne inaugurato nel 1901, grazie all’appoggio delle Logge Massoniche locali [...] Può bastare?

Ma la massoneria non vuole la cremazione sono per andare contro la Chiesa cattolica, la cremazione ha un significato simbolico ben preciso. E i fratelli di Pistoia ce lo spiegano alla fine dell’articolo:
Nella scelta cremazionista dei Massoni del secolo scorso si deve ricercare, oltre alle già accennate motivazioni scientifiche, tecniche ed igieniche, una più profonda concezione della morte della spiritualità iniziatica, che consiste nella consapevolezza nella potenzialità insita in alcuni uomini di potersi reintegrare nell’Essenza Prima. [...] Il significato mitico del Fuoco si perde nella notte dei tempi: nel linguaggio alchemico il Fuoco è un sostanza pura, eterna, indispensabile per il compimento della Grande Opera. [...] Attraverso il Fuoco l’uomo dovrebbe bruciare tutte le sue scorie e, divenuto pura scintilla, unirsi alla Fonte da cui si è separato. Capito? Il fuoco purificatore che aiuta l’uomo-divinità ad abbandonare la materia (il corpo) per tornare ad essere solo energia-tutto. La cremazione, quindi, come mezzo per compiere la gnosi, la grande opera…


Sarà un caso che il tempio crematorio si chiami tempio, come il tempio massonico? Ci risponde sempre lo stesso sito: Sono molti, in questo senso, gli edifici crematori del secolo scorso che ripropongono la simbologia del Tempio: a Milano in stile dorico-greco, il Tempio è sormontato da un Gallo in bronzo, che simboleggia l’annuncio della Luce del giorno, ma anche l’annunciatore esoterico della Luce Massonica; a Torino le urna cinerarie sono sormontate da una Piramide; a Roma, nel cinerario del Verano, vi è una complessa alternanza di simboli politici ed esoterici, dove campeggia l’edera, pianta funebre che rappresenta Dioniso, e che come lui simboleggia la morte rituale e la rinascita, la Luce e l’Oscurità, il calore e la freddezza. Se a qualcuno non bastasse questo corposo documento, aggiungo un altro paio di fonti.

Esiste il quadrimestrale della società pavese per la cremazione, che si chiama “il Ponte”. Il ponte è anche l’immagine che compare su tutte le banconote in Euro. Anche questo simbolo ha un significato ben preciso, simile a quello che esotericamente ha l’arcobaleno. Rappresenta il dialogo con la divinità, il passaggio tra il terreno e il celeste. E quando si tratta di massoneria, per “divinità” non si intende esattamente il Dio buono che i profani tendono ad immaginare … In ogni caso, in questo numero della rivista per la cremazione, da pagina 8 a pagina 11, c’è un articolo dal titolo “Medici, cremazionisti ma anche massoni” che inizia con una bella apologia della massoneria: Al di là dei pregiudizi, questa concomitanza di vedute medici-cremazionisti-massoni ha prodotto effetti di grande valore sociale. Del resto, malgrado alcune fughe verso il materialismo  irreligioso, la Massoneria moderna, che prese corpo negli ambienti del protestantesimo anglicano agli inizi del Settecento, ha sempre combattuto  fanatismi, superstizioni e pregiudizi, promuovendo messaggi di tolleranza e altruismo con l’aspirazione di migliorare l’uomo. Ma non finisce qui. In Italia la SoCrem (SOcietà CREMazioni) è una delle società più attive. Sul sito socremtorino.it, troviamo la “memoteca” in cui sono elencati i “personaggi illustri” che si sono fatti cremare. Dei testimonial postumi, insomma … bah. Comunque, tra questi personaggi, ci sono molti nomi di attivi cremazionisti cremati e, contemporaneamente, massoni (clicca sul nome per leggere la biografia): Amerigo Scolaro, Ariodante Fabretti, Vittorio Amedeo Mirano, Vincenzo Giovanni Scarpa, Giovanni Lerda, Francesco Muller, Francesco Martiny, Florio Foa … Ma il popolino tante cose non le sa e quindi, quando la massoneria attiva i mezzi di propaganda di massa, gli italiani abboccano. Ultimamente è uscito l’articolo su meteoweb.eu: “Rivoluzione epocale, addio ai cimiteri: dopo la morte ognuno di noi potrà diventare un albero con l’urna Bios di Martin Azua“. E tutti a condividere e a sognare la cremazione … L’autore dell’articolo conclude: Potremmo approfittarne per dare un senso ulteriore alla nostra vita all’insegna del rispetto ambientale. Ci auguriamo che quest’idea geniale diventi una rivoluzione epocale, riuscendo a dare una scossa alla nostra cultura troppo ferma su posizioni antiche e assolutamente superate dai tempi. Io invece mi auguro che la gente non aspetti la morte per dare un senso alla vita, e prego che le posizioni antiche, cattoliche e antimassoniche, prevalgano sempre sulle minchiate newage, gnostiche e sataniche. –


See more at: http://www.losai.eu/la-massoneria-vuole-cremarci-tutti-e-gli-ignoranti-cadono-nella-propaganda/#sthash.pAlg3bv7.dpuf

Vi aggiungo un paio di video che mostrano cosa si fa realmente in un forno crematorio
GUARDATELI SOLO SE SIETE ABBASTANZA FORTI, NON SONO PER TUTTI.


Questo secondo video mostra come, se tutto va bene, vengono trattati i resti delle ossa del defunto: sminuzzati nel tritatutto, e ridotti in polvere, perchè il fuoco, signori, non basta. Ecco l'officina dei cadaveri!




maschio e femmina

Slovacchia, accordo storico: 

«Scriveremo in Costituzione 

che il matrimonio 

è solo tra uomo e donna»



Lo scorso 24 febbraio la Slovacchia ha raggiunto un accordo storico. Il centrodestra e i socialisti hanno deciso di inserire nella Costituzione un comma in cui si esplicita che il matrimonio è solo quello fra uomo e donna. La modifica si trova all’interno di un emendamento della riforma costituzionale presentata dal primo ministro socialista, Robert Fico. «L’emendamento vieta la possibilità di introdurre nell’ordinamento slovacco il matrimonio fra persone dello stesso sesso», spiega a tempi.it Jan Figel, vicepresidente del Parlamento slovacco e leader del Movimento democratico cristiano (Kdh).

Come siete arrivati all’accordo?

L’obiettivo di proteggere costituzionalmente il matrimonio come unione fra uomo e donna è stato avanzato mesi fa dal Kdh. Abbiamo annunciato l’iniziativa all’inizio di settembre in risposta all’impatto crescente dell’ideologia gender nel nostro paese, nell’Europa occidentale e in Nord America. E anche in risposta alla proposta di adottare la strategia nazionale dei diritti umani, dove si nascondeva l’imposizione della teoria di genere. Temevamo un attacco alla famiglia fondata sul matrimonio naturale e tradizionale, che appartiene ai diritti umani e che quindi non vogliamo sia messa in discussione né minacciata.


Perché il governo guidato dal socialdemocratico Fico ha accettato? È in controtendenza rispetto al trend europeo e nordamericano.

La situazione dell’Est è diversa da quella occidentale. La maggioranza della popolazione slovacca continua ad essere convinta che il matrimonio sia fra uomo e donna: è emerso da tutti i più validi e attendibili sondaggi del paese. Il primo ministro crede più nel supporto della popolazione che in quello dei poteri esterni, da cui continua a ricevere forti pressioni politiche. Fico infatti ha preso questa decisione ora che si è candidato alle elezioni di presidente della Repubblica, ma evidentemente ci crede anche. È giusto ricordare che nel 2012 il programma elettorale dell’attuale governo si concentrava già sul sostegno alla famiglia, sottolineando persino che il matrimonio è solo fra uomo e donna.


Come siete riusciti a costruire questa alleanza?

La famiglia e il matrimonio appartengono ai valori fondamentali anche del nostro programma politico. Dieci o quindici anni fa il focus era incentrato tutto sull’integrazione europea, ora invece sulla promozione della giustizia e della solidarietà all’interno del paese: la nostra posizione è stata promossa dentro un dialogo aperto e costruttivo con l’opposizione. La protezione costituzionale del matrimonio era già stata proposta dalla coalizione di centrodestra nel 2010 senza successo, soprattutto a causa del rifiuto degli oppositori liberali. Perciò questa volta abbiamo deciso di riprovarci scegliendo un processo basato sull’approccio personale: ho proposto l’emendamento di nuovo, ma affrontando i parlamentari uno a uno. Così su 150, 40 hanno deciso di firmare la proposta. Ma gli 83 membri del partito socialdemocratico erano ancora dubbiosi, finché a febbraio il presidente del Consiglio ha presentato la riforma costituzionale del sistema giudiziario. Siccome aveva bisogno del nostro appoggio, abbiamo deciso di accettarla dopo discussioni e compromessi in cambio dell’emendamento. Per far passare la riforma avevano bisogno di almeno 90 voti, insieme siamo arrivati a 96. Ma c’è ancora tempo e spero che il consenso aumenti.


Chi è il vostro rivale principale?

Fra i critici ci sono i parlamentari del partito liberale, tutti i principali media del Paese, i gruppi e i network internazionali dell’attivismo Lgbt, come ad esempio l’Ilga (International lesbian and gay association) che spinge fortemente contro l’accordo.


La settimana scorsa il Parlamento ha discusso l’emendamento. Cosa è successo?

Le ultime discussioni sono state lunghe e controverse e hanno toccato diversi argomenti della riforma, il tutto è stato accentuato dal fatto che siamo in pieno periodo pre-elettorale. Ma sappiamo anche che storicamente è accaduto spesso che i cambiamenti maggiori e gli accordi più decisivi fossero presi prima o immediatamente dopo una tornata elettorale. L’opposizione è divisa, per questo noi siamo stati più volte accusati di sostenere la candidatura del premier Fico. Naturalmente respingiamo ogni accusa: infatti abbiamo avviato il processo molto tempo fa. Inoltre il voto finale avverrà dopo le elezioni presidenziali del 29 marzo.


Quali sono i prossimi passi?

La prima votazione è fissata per questo mese e il voto decisivo sarà a maggio, forse prima delle elezioni del Parlamento europeo. Fino ad allora continueremo a lavorare sulle questioni ancora aperte contenute nella riforma della giustizia, al fine di arrivare a un accordo maggiore sull’intero pacchetto.


Prima della Slovacchia anche la Croazia ha protetto il matrimonio naturale per via costituzionale. Recentemente la Romania ha respinto le unioni civili quasi all’unanimità. Secondo alcuni osservatori i paesi che hanno pagato l’inganno dell’ideologia comunista sono più refrattari a piegarsi alle ideologie dominanti rispetto all’Occidente. È d’accordo?

Ho visitato la Croazia durante il fine settimana in cui si svolgeva il referendum. In veste di ex Commissario europeo per l’istruzione, la cultura e la gioventù parlai alla Conferenza internazionale sui valori europei proprio di questo: l’Unione allargata è più europea di prima, perché l’Europa è definita più dalla sua cultura e dai suoi valori che non dalla geografia o dal mercato. Le nazioni dei paesi post-comunisti oggi portano all’Unione Europea la memoria viva dei regimi nati da visioni totalitarie e ideologiche. Ricordano che il Ventesimo secolo è stato ferito da ideologie contrastanti l’una con l’altra e che mirando alla costruzione di una nuova epoca e una nuova umanità hanno avuto come esito gli spargimenti di sangue e il relativismo. L’Est può e deve agire in modo responsabile per garantire che il Ventunesimo secolo sia migliore di quello precedente, contribuendo a un’umanità più solidale, che comincia e cresce nella famiglia. Perché ciò che agevola la famiglia si riflette nella società, per il bene dello Stato e il futuro florido di tutta l’Europa.



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giovedì 27 marzo 2014

missa brevissima

w la morte


NAPOLITANO VUOLE L' EUTANASIA




di Marco Gabrielli

La battaglia in favore dell'eutanasia ha un nuovo paladino: il Presidente della Repubblica Italiana Giorgio Napolitano. Si è palesato inviando una lettera a Carlo Troilo, Consigliere generale dell’Associazione Luca Coscioni e al Comitato promotore del referendum per la legalizzazione dell'eutanasia. Nella lettera, il cui contenuto è stato reso pubblico durante una conferenza stampa il 18 marzo 2014, il Presidente si impegna a richiamare «l’attenzione del Parlamento sull’esigenza di non ignorare il problema delle scelte di fine vita» ed aggiungendo «Ritengo anch’io che il Parlamento non dovrebbe ignorare il problema delle scelte di fine vita e eludere “un sereno e approfondito confronto di idee” sulle condizioni estreme di migliaia di malati terminali in Italia».

Nella conferenza stampa la figura di Napolitano è stata affiancata a quella di altri “testimonial” dell'eutanasia attiva e del suicidio assistito quali i familiari di Mario Monicelli, di Carlo Lizzani, di Lucio Magri, di Piergiorgio Welby, o a personalità già schierate da tempo quali l’oncologo Umberto Veronesi. Secondo uno schema già visto sono state fornite cifre non certificateche affermano esservi circa mille suicidi all'anno ed altrettanti tentativi di suicidio da parte di persone malate. E’ stato affermato che non meglio precisate “statistiche” affermano che la stragrande maggioranza degli italiani vuole decidere quando finire i propri giorni. E' stata inoltre illustrata quella che viene definita dal dott. Riccio (noto per il caso Welby) la «morte all’italiana», un modello di eutanasia che sarebbe praticata nei reparti di rianimazione a seguito della «decisione clinica di non iniziare una terapia o interromperla, o ridurla» senza nemmeno chiedersi se queste decisioni prese dai medici non siano semplicemente una lecita, anzi, raccomandata astensione dall'accanimento terapeutico. Nella conferenza stampa non è mancata anche la strumentalizzazione di quelle “migliaia di malati terminali in Italia”, tutti fatti rientrare d’ufficio nel novero di richiedenti l'eutanasia senza porsi il dubbio che magari è altro quello di cui hanno bisogno e richiedono: assistenza e cure adeguate.

Alcune considerazioni.
Innanzitutto colpisce la discesa in campo del Presidente della Repubblica, figura istituzionale che dovrebbe essere al di sopra delle parti, che così si schiera apertamente affiancando l'associazione radicale ed invitando il parlamento a legalizzare l'eutanasia. Non dimentichiamo che Napolitano non è nuovo a questi interventi, il più eclatante dei quali è stato il suo rifiuto a firmare il decreto legge che avrebbe salvato la vita ad Eluana Englaro. Ora, scrivendo a chi propone la legalizzazione dell'eutanasia, lo fa ancora più apertamente.

Non mi sembra sia così solerte a scrivere ad associazioni di malati, come quelle che scendono in piazza per chiedere cure ed assistenza. Non lo abbiamo sentito richiamare, ad esempio, la prima parte dell'articolo 32 della Costituzione italiana, quello che afferma che La Repubblica tutela la salute come fondamentale diritto dell'individuo e interesse della collettività, e garantisce cure gratuite agli indigenti.” Chi è più indigente di un paziente dipendente in tutto quali sono, ad esempio, gli ammalati di SLA? Siamo sicuri che a tutti vengano garantite cure gratuite sufficienti?

Viviamo un periodo di profonda crisi economica ed i tagli portati alla sanità vanno oltre le “ottimizzazioni” e il “taglio degli sprechi”, iniziando a farsi sentire anche sul piano clinico. Ai medici, sempre più spesso, verrà chiesto di scegliere chi curare perché le restrizioni stanno arrivando anche sulle risorse primarie. Nessuna denuncia su questo da parte del Presidente della Repubblica.
Relativizziamo ulteriormente il valore della vita, rendiamo possibile l’eutanasia solo in certi casi limite su richiesta dell’interessato, poi estendiamo le procedure anche a chi non la richiede, ma vive una vita giudicata “non degna di essere vissuta”; facciamo attecchire la cultura eutanasica fino al punto che il valore della vita perda completamente il suo senso: allora sarà più facile negare le cure o, perché no, rendere in qualche modo “obbligatoria” l’eutanasia per ampissime fette della popolazione. Sto esagerando? Provate a vedere quello che accade oggi in certi paesi “culturalmente avanzati” come la Svizzera, il Belgio, l’Olanda o l’Australia. Risentiamoci fra 20, 15, o forse solo 8 - 10 anni per dirci cosa accadrà anche in Italia…

Per il momento il cambiamento culturale procede per piccoli passi, ad esempio come avviene in quei comuni italiani in cui vengono aperti i registri per la raccolta delle Dichiarazioni Anticipate di Trattamento (DAT): cosa chiederanno coloro che scriveranno le proprie DAT? Chiederanno l’eutanasia, non altro… E se invece chiedessero di essere curati fino all’ultimo respiro finirebbero comunque nel computo di chi chiede di morire…

Intanto nessuno si assicura che a tutti gli ammalati venga fornita l'assistenza di cui hanno bisogno: nessuno scrive mozioni che impegnino i sindaci a verificare la necessità di aprire delle strutture, per quelle persone che richiedono un'assistenza continua quali i pazienti in stato vegetativo persistente o gli ammalati di SMA. Per queste persone malate i soldi iniziano a non esserci più: devono capirlo e devono anche capire che l’unica soluzione per loro sia “farsi da parte”. Sai che risparmio!

Da ultimo ribadisco che è inutile dire che le DAT sono una cosa diversa ed alternativa all'eutanasia: perfino il Presidente della Repubblica ora si è apertamente schierato e quando parla di “fine vita” si rivolge al Comitato “Eutanasia Legale”.