martedì 30 ottobre 2012

anniversario

"Tutto è diventato così avvizzito".
Il filosofo Spaemann a cinquant'anni dal Concilio Vaticano II


In una recente intervista rilasciata da Robert Spaemann al giornale Die Welt (26 ottobre 2012), il filosofo tedesco spiega perché a suo giudizio non c'è motivo, a cinquant'anni dal Concilio Vaticano II, per una celebrazione giubilare: "tutto infatti è divenuto così avvizzito ... È subentrata nella Chiesa un'epoca del tramonto. Persone che negano la risurrezione di Cristo rimangono professori di teologia e predicano come sacerdoti. Persone che non vogliono pagare la tassa per il culto vengono cacciate fuori dalla Chiesa. Qui c'è qualcosa che non va". Vediamo in dettaglio l'intervista in una traduzione:


Die Welt: Lei era a Roma per la celebrazione del giubileo del Concilio Vaticano II. Per lei personalmente un motivo per festeggiare?

Robert Spaemann: In verità no. Si deve dire apertamente in primo luogo che si è introdotta un'epoca del tramonto. Una celebrazione giubilare non può far assolutamente niente di fronte al fatto che migliaia di sacerdoti già durante il Concilio hanno lasciato il loro ministero.

Die Welt: Quale la responsabilità del Concilio a tal proposito?

Robert Spaemann: Fu parte di un movimento, che ha avvolto l'intero mondo occidentale, parte della cultura della rivoluzione. Papa Giovanni XXIII disse allora che fine del Concilio era l'aggiornamento della Chiesa. Questo fu tradotto da molti con adattamento, adattamento al mondo. Ma questo fu un malinteso. Aggiornamento significa: opposizione della Chiesa al mondo, che sempre ha avuto e sempre deve avere, attualizzandola per il nostro tempo. Questo è il contrario di adattamento.

Die Welt: Giovanni XXIII certamente nel suo stesso discorso di apertura del Concilio ha risvegliato le attese che si trattasse di adattamento.

Robert Spaemann: Questo è vero. Giovanni XXIII era un uomo profondamente devoto. Ma era impresso di un ottimismo che presto già lo si poteva definire scellerato. Questo ottimismo non era giustificato. Nelle cose ultime la prospettiva storica cristiana suona conforme al Nuovo Testamento: alla fine ci sarà un grande apostasia, e la storia si scontrerà con l'Anticristo. Ma di questo il Concilio non fa parola. Si è eliminato tutto ciò che alludeva a lite e conflitto. Si è voluto benedire lo spirito del mondo emancipatore e culturalmente rivoluzionario.

Die Welt: Se in Germania come all'inizio dell'anno un tribunale giudica che la Chiesa cattolica può essere chiamata impunita setta di pedofili nessuno protesta. Questo ha qualcosa a che fare con lo spirito del Concilio Vaticano II?

Robert Spaemann: Sì. Il Concilio ha indebolito i cattolici. La Chiesa si è sempre trovata in un combattimento, un combattimento spirituale, non militare, ma una lotta. L'Apostolo Paolo parla delle armi della luce, l'elmo della fede ecc. Oggi la parola "nemico" è diventata indecente, il comandamento "Amate i vostri nemici" non può essere più impiegato perché non siamo più autorizzati ad avere nemici. Per i cosiddetti cattolici progressisti c'è in realtà ancora solo un nemico: i tradizionalisti. Questo è sì un'eredità del Concilio. Certamente noi cristiani per le offese della fede e della Chiesa non dovremmo usare nessuna violenza. Ma protestare dovrebbe essere possibile. 

Die Welt: I testi che il Concilio dopo lunghe discussioni ha approvato sono vaghi compromessi. Chi ha vinto, riformatori o tradizionalisti?

Robert Spaemann: Nessuno dei due. Entrambi gli schieramenti hanno agito al Concilio come politici. Questo vale soprattutto per il partito dei progressisti. Quando per una decisione potevano prevedere di non ottenere la maggioranza, hanno introdotto nella decisione di compromesso alcune clausole generali, da cui sapevano, che dopo il Concilio poteva essere ammollita. Hanno spesso lavorato in modo cospirativo. E hanno fino a oggi la prerogativa dell'interpretazione sul Vaticano. Gradualmente tuttavia si instaura una nuova coscienza. Lentamente si cessa di mentire nelle proprie tasche. Tutto è diventato così avvizzito: uomini che negano la risurrezione di Cristo possono rimanere professori di teologia cattolici e predicare come sacerdoti durante le Messe. Persone che non vogliono pagare la tassa per il culto vengono cacciate fuori dalla Chiesa. Qui certo qualcosa non funziona.

Die Welt: Cosa intende quando dice che i novatori avrebbero una prerogativa di interpretazione sul Vaticano? 

Robert Spaemann: Le porto tre esempi. Oggi viene detto spesso che il Concilio avrebbe eliminato il celibato. Si dovrebbe solo condurre fino in fondo gli accenni di allora. A tal proposito mai prima alcun concilio ha difeso il celibato con così tanto rilievo. Secondo esempio. I vescovi tedeschi hanno annunciato nella cosiddetta dichiarazione di Königstein che l'insegnamento della Chiesa in materia di "pillola" non è vincolante. Il Concilio aveva detto proprio il contrario, ovvero che l'insegnamento della Chiesa in questa domanda obbliga in coscienza i cattolici. O, terzo esempio: ognuno sa che il Concilio ha autorizzato la lingua del popolo nella liturgia. Solo alcuni sanno: il Concilio ha soprattuto asserito che la lingua propria della liturgia della Chiesa occidentale è e riamane il latino. E Papa Giovanni XXIII ha appositamente scritto un'enciclica  sul significato del latino per la Chiesa occidentale.

Die Welt: Cosa le disturba soprattutto?

Robert Spaemann: Non penso a singole scelte. Maggiormente a ciò che veramente è stato fatto dal Concilio. Forse si deve ricominciare a leggere i testi originali. Già alla fine del Concilio si è sollevato, come scrive Joseph Ratzinger, come un certo spettro, che si chiama "spirito del Concilio" che, molto condizionato, aveva a che fare solo con decisioni fattuali. Spirito del Concilio significa: la volontà del nuovo. Fino ad oggi i cosiddetti riformatori si richiamano attraverso tutte le possibili idee di riforma allo spirito del Concilio e intendono con ciò adattamento. Oggi però abbiamo bisogno del contrario del "mondanizzarsi della Chiesa", che già Lutero deplorava. Abbiamo bisogno di ciò che il Papa chiama "fine della mondanizzazione" (Entweltlichung).

Die Welt: Lei ha scritto: "L'autentico progresso rende talvolta necessarie le correzioni di corso e in talune circostanze anche passi indietro" Come può la Chiesa invertire rotta?

Robert Spaemann: Fondamentalmente deve fare quello che sempre ha fatto: deve sempre tornare indietro. Vive dei Santi, che sono modello del tornare indietro. Non è in ordine se la Chiesa in Germania, a cui appartiene la Casa Editrice "Weltbildverlag", si sostiene per anni mediante la vendita del porno. Per dieci lunghi anni i cattolici hanno informato di questo i vescovi e non è successo niente. Ora che il tutto viene fuori il segretario della Conferenza Episcopale Tedesca ha fatto di questi fedeli con disprezzo dei fondamentalisti. Che ora viene introdotta questa prassi di vendita ha a che fare poco evidentemente con il tornare indietro.

Fonte: Die Welt
Vedi anche la notizia su: www.kath.net

Robert Spaemann (Berlino, 5 maggio 1927) è un filosofo e teologo tedesco professore emerito di filosofia presso la Ludwig-Maximilians-Universität di Monaco di Baviera.
Dopo gli studi di filosofia, storia e teologia all'Università di Münster, Monaco e Friburgo (Svizzera), ha conseguito l'abilitazione in filosofia e pedagogia insegnando in seguito a Stoccarda e a Heidelberg. È stato invitato come professore nelle Università di Rio de Janeiro, Salisburgo e presso la Sorbona di Parigi. È membro dell'Accademia cinese delle scienze sociali.

anno della fede -islam

Il video del card. Turkson: Sinodo e Islam

Il 13 ottobre 2012 il card. Peter Turkson, presidente del Pontificio Consiglio Giustizia e Pace ha fatto proiettare all’assemblea dei Padri riuniti in Sinodo un video dal titolo “Muslism demographics” che mostra l’espansione dell’Islam in Occidente. L’iniziativa ha suscitato il consenso di molti Padri ma anche la protesta di altri. Il cardinale si è scusato davanti ai padri sinodali per aver presentato il video e per qualsiasi sentimento di angoscia suscitato in loro. Allo stesso tempo spera che il suo messaggio principale, cioè il fatto che è necessario evangelizzare l’ordine sociale, non verrà perso. 
Ho ripreso da Corrispondenza Romana il Video presentato da Roberto De Mattei:

lunedì 29 ottobre 2012

Halloween

Tutto quello che non ci dicono su Halloween

(I parte)

di Giuliano Guzzo
Esageri, è incredibile, non scherzare: le reazioni che s’incontrano nel raccontare le dinamiche esoteriche della festa di Halloween sono in genere di questo tipo, ossia del massimo scetticismo. Svelare i retroscena di quella che per molti è solo una carnevalata genera disturbo rispetto ad convincimento che non si vuole mettere in discussione: Halloween è bella festa, innocua ed allegra, e sbaglia chi ne dubita. Ora, spiace contraddire quanti – in perfetta buona fede, naturalmente – si sono fatti di quest’idea, ma poiché è sempre disonesto sottrarsi ad confronto con la realtà, eviteremo di farlo.

E cercheremo di rispondere alle seguenti domande: che cosa si cela davvero dietro Halloween? Vi sono implicazioni e retroscena religiosi? Se sì, di che cosa si tratta esattamente?
Prima di procedere, preciso che quelle a seguire sono considerazioni che possono in parte risentire dell’orientamento religioso, di matrice cristiano-cattolica, del sottoscritto. Non per questo dette considerazioni debbono – almeno mi auguro – risultare inattendibili dato che «sarebbe molto facile citare numerosi» casi nei «quali si vede che la posizione sociale dell’osservatore influenza non solo le sfumature, ma il cuore stesso dell’analisi» [1] e che quindi la totale obbiettività, nel concreto, non esiste [2]. Questa precisazione non vuole pertanto essere una preliminare dichiarazione di tendenziosità, ma al contrario un atto di onestà nei confronti del lettore, al quale si cercherà naturalmente di offrire una chiave di lettura il più neutra possibile. Ma torniamo ora all’oggetto del nostro approfondimento.

Le origini
Iniziamo da una panoramica di carattere storico che ci dice – o ci ricorda, per chi già lo sapesse – l’origine molto antica delle celebrazioni officiate il 31 ottobre. Origine che lo storico Rogers, concordemente ad altre fonti, fa risalire «alla festa celtica di Samhain, originariamente scritto Samuin (pronunciato sow-an o sow-in)»[3]. La festa di Samhain corrispondeva al capodanno Celtico perché era il 1° novembre, a quel tempo, che terminava ufficialmente la stagione del caldo per lasciare posto a quella del gelo. In quell’occasione il protagonista dei festeggiamenti e delle ritualità era appunto Samhain, venerato come il Signore della Morte e il Principe delle Tenebre nonché colui che il 31 ottobre – tramite l’apertura delle porte annwn (regno degli spiriti) e sidhe (regno delle fate) – poteva convocare temporaneamente gli spiriti dei defunti, ospiti nel frattempo di un luogo di giovinezza e beatitudine denominato Tir nan Oge. Dobbiamo quindi a quella celtica, una cultura antichissima (formatasi, pare, attorno al III millennio a.C.), l’origine di quella che ai nostri giorni chiamiamo Halloween. Tuttavia la cultura celtica, pur forte di origini assai remote, a partire dalla conquista normanna della Inghilterra (1066) – estesa successivamente al Galles e, con il XII secolo, all’Irlanda e alla Scozia – conobbe una progressiva marginalizzazione che l’ha resa sempre più meno istituzionale e, in conseguenza di un mancato ed univoco appoggio istituzionale, sempre meno popolare. Ne consegue l’estrema difficoltà di un collegamento tra l’Halloween odierna e la festa Samhain che non sia meramente storico ed introduttivo, almeno per quanto concerne il nostro percorso.

Ognissanti
Altra cosa, rispetto a Samhain, è la Festa di Tutti i Santi. Posto che l’origine della storia dei culto dei santi è assai remota ed ha il suo inizio nell’epoca dei martiri a partire dal martirio di Policarno di Smirne [5], si ritiene che la Festa di Tutti i Santi sia stata all’inizio «promossa dalla Chiesa orientale» per poi essere «accolta a Roma quando il papa Bonifacio IV ebbe dall’ambasciatore Foca il Panteon di Agrippa, che consacrò a tutti i martiri e alla Vergine […] la festa di Ognissanti passò quindi nell’ambiente della corte di Carlo Magno» [5]. Fu allora che il monaco sassone maestro di Carlo Magno, Alcuino di York (735–804) – al quale dobbiamo, fra le altre cose, l’introduzione nel Canone della messa del Memento dei morti – [6], spostò la data originaria della festa di Ognissanti, fissata allora al 13 maggio, al 1° novembre. Tale spostamento fu manifestamente finalizzato alla cristianizzazione della festa celtica di Samhain anche se, come abbiamo ricordato poc’anzi, non c’è dubbio che la cultura celtica fosse avviata al declino ben prima dell’avvento del Cristianesimo, come dimostra l’estinzione, già in tarda antichità, della lingua celtica. Ad ogni modo l’intuizione di Alcuino di York venne ripresa, su richiesta di Papa Gregorio IV, dall’imperatore Ludovico il Pio. Ma fu soltanto secoli dopo – precisamente nel 1475 – e grazie al pontefice Sisto IV [7], che la festività di Ognissanti venne resa obbligatoria in tutta la Chiesa. E non mancarono, coi secoli, ulteriori metamorfosi, ma ciò che qui è importante ricordare è che quella di Ognissanti è una festa antica, rilevante e che merita quindi di essere osservata dai credenti e non confusa con altre festività.

Halloween
Abbiamo fin qui visto, sia pure in estrema sintesi, origini e differenze fra la festa celtica di Samhain e quella cristiana di Ognissanti. E Halloween? Halloween è una festività di altra natura. Prima di vedere quale, una precisazione di carattere terminologico: Halloween deriva da All Hollows che «era la traduzione inglese di “tutti i santi”» e da All Hollow’s Eve, la «”vigilia di Ognissanti”, poi storpiato nella parola Halloween» [8]. Dunque il termine Halloween ha indubbiamente un che di cristiano. Solo il termine, però. Perché la festività, in concreto, rappresenta un appuntamento tutt’altro che cristiano, bensì satanico. Proprio così: satanico.
Ora, è probabile che alla lettura di questo passaggio in qualcuno possa emergere dello scetticismo. Eppure c’è una vastissima mole di materiale che depone a favore di questa tesi. Anzitutto lo affermano con sorprendente convergenza molti ex satanisti. Pensiamo alle testimonianze di Cristina Kneer e di Eugenio Masias. Oppure a quella di  Doreen Irvine, prostituta passata per anni al satanismo e convertitasi poi al Cristianesimo, che su Halloween è stata piuttosto esplicita: se i padri sapessero il significato di questa festa, ha detto, non la nominerebbero nemmeno davanti ai loro figli. Dettagliato è anche il resoconto di “Michela”, ex satanista ora suora consacrata quando scrive: «Tra fine ottobre e inizio novembre, ossia nelle notti precedenti Halloween (31 ottobre) e la memoria dei defunti, c’era […] l’unico appuntamento in un cimitero, dove profanavamo le ossa, facendo uno specifico rituale che alla fine le distruggeva» [9].
In aggiunta a queste testimonianze, c’è poi un’ampia letteratura che suffraga la natura satanica di quella che per molti è una presunta carnevalata. Pensiamo a quanto scrive James. R. Lewis, studioso di movimenti religiosi [10], oppure alle considerazioni presenti in un monumentale studio di 600 pagine pubblicato sull’argomento del satanismo nel quale si specifica che «la religione satanica, oltre ai suoi riti, ha anche le sue proprie festività che sono, principalmente, la Walpurgisnacht ed Halloween» [11].
Concorda su questo passaggio anche Bamonte quando annota che «i momenti considerati più propizi per» i riti satanici «sono quelli delle grandi “solennità” del calendario satanico che coincidono con alcune delle dati delle principali festività dell’antica stregoneria: la prima è quella di Halloween, che si celebra la notte tra il 31 ottobre e il 1° novembre (vigilia di Tutti i Santi) ed è considerata il Capodanno magico» [12]. Nel loro accurato studio sul satanismo, anche Cantelmi e Cacace sottolineano come se, da un lato, nell’arco dell’anno i satanisti osservano 14 festività, d’altro lato è innegabile come la prima sia quella che ricorre «il 31 ottobre, commemorazione dei defunti e di tutte le potenze delle tenebre, detta Samhain o Halloween. Questo giorno è considerato il capodanno di Satana, perché secondo un’antica credenza popolare, le anime dei defunti tornano in visita nelle proprie case, per cui è possibile stabilire un contatto con loro. I satanisti utilizzano la celebrazione per fare delle richieste al demonio, perché credono che verranno esaudite» [13].
Note:
[1] Boudon R. – Bourricaud F. Dizionario critico di Sociologia, voce “Obiettività”, Armando editore, Roma 1991, p. 341; 
[2] Significative, a questo proposito, le parole dell’antropologo Robert Borofsky: «Non ho mai conosciuto nessuno, nelle scienze sociali, che ha pensato seriamente che gli esseri umani potessero divenire dei ricercatori […] pienamente obiettivi, come degli automi» (Borofsky R. L’antropologia culturale oggi, Meltemi, Roma 2004, p. 217); 
[3] Rogers N. Samhain and the Celtic Origins of Halloween. Halloween: From Pagan Ritual to Party Night, Oxford University Press, New York 2002, pp. 11–21; 
[4] AA.VV. Santi e Patroni. Dizionario biografico dei patroni di tutti i Comuni italiani e di altri santi. Istituto Geografico De Agostini S.p.A, Novara 2006, p. 322; 
[5] Cfr. Kunzler M. La liturgia della Chiesa. Jaca Book, Milano 2003, p. 581; 
[6] Cfr. Vuchez A. La spiritualità dell’Occidente medioevale. Vita&Pensiero, Milano 2006, p. 22; 
[7] L’ipotesi è che lo spostamento definitivo di Ognissanti venne deciso sotto il pontificato di Sisto IV in omaggio al concordato firmato dal papa con Luigi XI, re di Francia. Cfr. AA.VV. Santi e PatroniIbidem
[8] Gulisano P. – O’Neill B. La notte delle zucche. Halloween: storia di una festa, Ancora, Milano 2006, p. 63; 
[9] Michela. Fuggita da Satana. La mia lotta per scappare dall’Inferno. Piemme, Milano 2007, p. 109; teniamo qui a precisare che sottovalutare anche in termini quantitativi il fenomeno del satanismo pare rischioso dato che, con solo riferimento all’Italia, si parla di un mondo – per quanto variegato e ricco di sfumature sulle quali non abbiamo qui lo spazio di soffermarci – che secondo stime recenti ad opera della Polizia di Stato conta qualcosa 8.000 sette sataniche per un totale di circa 600.000 adepti. Cfr. http://www.abc.es/20120410/internacional/abci-sectas-satanicas-proliferan-italia-201204092005.html
[10] Cfr. Lewis. J.R. Satanism Today, An Encyclopedia of Religion, Folklore, and Popular Culture, ABC-CLIO, Santa Barbara 2001 p. 306; 
[11] Monti D. – Fiori M. – Micoli A. L’abisso del sé. Satanismo e sette sataniche. Giuffrè, Milano 2011, p. 143; 
[12] Bamonte F. Possessioni diaboliche ed esorcismo, Paoline, Milano 2006, p. 50; 
[13]  Cantelmi T. – Cacace C. Il libro nero del Satanismo. Abusi, rituali e crimini. San Paolo, Cinisello Balsamo – Milano 2007, p. 69.

Tutto quello che non ci dicono su Halloween (II parte)

Perché è una festa da non festeggiare 
Potremmo naturalmente continuare a lungo con le citazioni se non fosse già evidente che la notte di Halloween è per eccellenza la notte dei satanisti e, per chi ci crede, del Diavolo. Dunque una notte non così allegra e che oltretutto, secondo alcune ricerche, presenta altri risvolti non particolarmente allegri. Infatti, anche se non è stata dimostrata una crescita superiore dei tassi di violenza, sappiamo che la “notte delle streghe” coincide col momento dell’anno nel quale nascono meno bambini [14] e nel quale ne muoiono di più dato che la mortalità infantile per incidenti, a causa dell’abitudine – tipicamente statunitense ma diffusa sempre più anche da noi - di lasciare i giovanissimi circolare a caccia di dolcetti per vie e strade, la notte di Halloween arriva ad essere quattro volte superiore alla media [15].
Tornando al lato esoterico della “notte delle streghe”, si è visto visto come l’appuntamento abbia parecchio a che vedere con le messe e con la magia nera. Ma la magia di chi si veste da strega o da mostro – si obbietterà – nulla ha a che vedere col mondo satanista.  In realtà non è così dal momento che come ha scritto Anton Lavey (1930-1997) – che non è un cattolico tradizionalista bensì il fondatore della Chiesa di Satana – non c’è alcuna «differenza fra magia “bianca” e “nera” tranne nella presuntuosa ipocrisia, presunta legittimità e autoinganno del praticante di magia “bianca”» [16].
Non stupisce dunque apprendere che il 40% dei giovani, secondo un’indagine di Telefono Antiplagio, festeggi la notte delle streghe con dichiarate simpatie verso il mondo magico [17] e che il 16% delle persone avviate all’esoterismo – che poi è l’anticamera del satanismo – ha esordito, a detta del Servizio antisette della Comunità Papa Giovanni XXIII , proprio durante Halloween. Il punto è che anche se non fosse dimostrato, come invece sembra essere, un maggior tasso di avvicinamento al mondo satanista nel periodo che segue ed anticipa notte del 31 ottobre, un fatto rimane evidente: Halloween tutto è meno che una festa cristiana. Non solo: è per eccellenza una festa anticristiana. Pertanto – una volta che si è presa consapevolezza di quanto abbiamo riportato poc’anzi – seguitare a ritenerla una carnevalata significa, almeno in una prospettiva cattolica, commettere un grosso errore. Sta infatti scritto: «Guai a quelli che chiamano bene il male, e male il bene che cambiano le tenebre in luce e la luce in tenebre, che cambiano l’amaro in dolce e il dolce in amaro» [18].
In questo senso sottovalutare Halloween o addirittura festeggiarla in luogo della ricorrenza di Ognissanti – cosa che talora accade in alcune parrocchie, dove la Festa di Tutti i Santi è confinata alla sola celebrazione eucaristica, mentre gli oratori ospitano prolungati festeggiamenti dalle tinte macabre –  verosimilmente agevola, per chi ci crede, l’azione tentatrice del Diavolo dato che questa, come appunta il celebre demonologo Corrado Balducci (1923-2008), si concreta «in un senso particolare e più ampio […] in un lavorio continuato, più insistente, più penetrante, volto ad allontanare l’uomo da Dio, a tenerlo lontano da lui» [19]. E come si può non ritenere favorevole al satanismo la sostituzione di massa di una festa importantissima come Ognissanti col capodanno di Satana? La domanda appare più che sensata dato che l’alternativa, ossia l’idea che la notte del 31 ottobre sia a tutt’oggi una festa celtica, appare francamente poco attuale.
A quanto detto va poi aggiunto che l’opposizione ad Halloween non ha solo motivazioni di carattere confessionale e può riguardare gli stessi linguaggi e costumi di festeggiamenti che risultano, per usare un eufemismo, di dubbio gusto. Decisamente significative, al riguardo, le considerazioni svolte da Jordan – che non è un sacerdote ma un esperto di dinamiche criminali – , il quale, con riferimento alla “notte delle streghe”, ha esplicitamente parlato di «farsa satanica» ed ha affermato: «La programmazione cinematografica e televisiva nel periodo di Halloween ruota intorno a storie horror, con essere malefici […] demoni e spiriti del male, con tanto di sangue, sacrifici e morte. Gli adulti vedono tutto ciò come un divertimento […] ma i bambini lo sanno? Queste cose non hanno su di loro un effetto nocivo? […] I bambini hanno un’immaginazione che si lascia manipolare facilmente..» [20].  In tempi in cui «i pubblicitari conoscono i nostri figli molto meglio di noi» [21], si farebbe dunque bene a porsi delle domande in relazione alle conseguenze che i festeggiamenti di Halloween – così promossi a livello mediatico e dalle tinte discutibili  – possono arrecare ai più giovani.
Conclusione
Per concludere questa nostra panoramica su Halloween, non possiamo non constatare come convenga, in particolare al cattolico, guardare con diffidenza questa festività dagli echi fortemente esoterici e recentissima – dall’Enciclopedia cattolica (1948-1954) al Grande Dizionario enciclopedico (1935), dal Grande Dizionario della lingua italiana (1972) alla Grande Enciclopedia universale Atlantica (1982), sono molti i testi enciclopedici di qualche decennio fa che neppure la contemplano -  e che, proprio perché in apparenza innocente e presentata in modo accattivante, da un lato risponde benissimo alle esigenze tipiche di quella «nuova religiosità “nomade”» di cui parlava l’antropologa Cecilia Gatto Trocchi (1939-2005)[22]; e, d’altro lato, può a buon diritto ritenersi un tentativo di scristianizzazione, fenomeno che ha «radici molto antiche» dato che «sono molteplici i tentativi nella storia, sotto diverse latitudini e regimi, di ridurre o eliminare le feste cristiane. Basti pensare a quello che avvenne durante la Rivoluzione francese, quando il regime giacobino impose il nuovo calendario» [23]. Quale modo migliore, infatti, per favorire la scristianizzazione[24], se non quella di esaltare una festa che coincide col capodanno satanico, del tutto prossima alla festa cattolica di Ognissanti, che ha molto a che vedere – nelle forme e nei costumi – con quei linguaggi magici esplicitamente condannati dal Catechismo della Chiesa Cattolica [25], e che trova spazio perfino in tanti oratori?
La gravità del fenomeno è tale che persino un esponente della Chiesa difficilmente tacciabile di oscurantismo quale era il cardinal Carlo Maria Martini (1927-2012) a suo tempo fu molto chiaro rispetto alla necessità di boicottare Halloween  - da lui emblematicamente apostrofata come «il brutto scherzo che facciamo alla nostra cultura» – al fine di meglio preservare la tradizione cattolica: «Halloween è una festa estranea alla nostra tradizione. Una tradizione che ha valori immensi e che deve essere continuata» [26]. Ora, alla luce di così tante evidenze – che nulla hanno di complottistico e che risultano suffragate da numerose fonti – alcuni, per paura di mettere in discussione i propri convincimenti, seguiteranno probabilmente a minimizzare oppure a considerare inesistente l’antitesi tra la “notte delle streghe” ed Ognissanti [27]. Non solo: alcuni continueranno a pensare che occorre davvero esagerare per trovare in Halloween qualcosa di negativo. Ma il punto, almeno per quanti si pongono in una prospettiva cristiana, è quello opposto: occorre davvero esagerare per trovarvi qualcosa di positivo.
Note: 
[14] Cfr. Levy B.R. - Chung P.H. - Slade M. D. (2011) Influence of Valentine’s Day and Halloween on birth timing. «Social Science & Medicine» ;73(8):1246-8; 
[15] Cfr. Centers for Disease Control and Prevention (CDC). (1997) Childhood pedestrian deaths during Halloween .United States, 1975-1996. «Morbidity and Mortality Weekly Report»; 46(42):987-90; 
[16] A. Lavey, The Satanic Bible, New York 1969, p. 110; 
[17] Molto significativo anche un comunicato stampa del 2007 di Telefono Antiplagio su Halloween: «Quella che dovrebbe essere una notte di divertimento sta diventando, anno dopo anno, un’occasione per incidenti di varia natura e delitti. Lo scorso anno un bambino di 7 anni di Bergamo e’ morto carbonizzato nell’incendio causato da una candela contenuta in una zucca. A Lecce un altro bambino, di 11 anni, mascherato da maghetto e’ stato ucciso da un’auto in corsa durante i festeggiamenti. A Bari il gestore di un pub e’ stato ammazzato con un colpo di pistola sparato da un rapinatore vestito da scheletro. A tutto ciò vanno aggiunti i maltrattamenti agli animali, in particolare gatti neri e galline, che nella notte di Halloween vengono ”sacrificati” per macabri rituali […] in Italia il 55% dei giovani da 13 a 25 anni festeggia Halloween, di questi il 46% sono ragazzi e il 54% ragazze. Il 38% dei giovani e’ interessato a magia e negromanzia e il 17% e’ incuriosito dal satanismo. Il 9%, nella notte di Halloween, viene irretito da ciarlatani presenti nei locali pubblici e dirottato nei loro studi per un consulto con il ”mago” o con le anime dei morti. Negli adulti oltre i 25 anni la partecipazione ad Halloween scende al 15% e nei bambini fino a 12 anni al 12%.» http://www.antiplagio.org/halloween.htm
[18] Isaia 5, 20; 
[19] Balducci C. Il diavolo, Oscar Mondadori, Milano 1994, p. 196; 
[20] Jordan F.D. (1996) Sex crime investigations: the complete investigator’s handbook (ed. it. Sex crime investigations. Roma: Mediterranee; 2008:231); che poi i bambini esposti «più spesso a film horror» evidenzino (guarda caso!) più «conoscenze specifiche legate al satanismo» è pressoché certo (Cfr. Zappalà A. Abusi sessuali collettivi sui minori, FrancoAngeli, Milano 2006, p-.55); 
[21] Cfr. Gatto Trocchi C. Nomadi spirituali. Mappe dei culti del nuovo millennio. Oscar Mondadori, Milano 1998, p. 18; 
[22] Randazzo A. Bambini psico-programmati, Il leone verde, Torino 2007, p. 112; 
[23] Gulisano P. – O’Neill B. La notte delle zucche. Halloween: storia di una festa, p. 75; 
[24] Sintomatica, a proposito della scristianizzazione posta in essere (anche) attraverso la pubblicizzazione di Halloween, la pubblicazione – poi corretta attraverso la divulgazione di un allegato integrativo – del diario europeo, edito dalla Commissione Europea, nel quale inizialmente campeggiavano feste di altre religioni (Halloween compresa) ma non quelle cristiane, né Ognissanti né quella dei defunti; 
[25] Cfr. CCC, 2115 – 2117;
[26] Martini C.M. cit in. Climati C. La notte delle streghe, «Sì alla Vita», ottobre 2003, p. 41; 
[27] Cfr. Bonato L.Tutti in festa. Antropologia della cerimonialità, FrancoAngeli, Milano 2006,  p. 122.
 

domenica 28 ottobre 2012

croce

28 0ttobre 312-2012

La prima vera crociata?

Fu quella di Costantino.


(di su Il Giornale del 27/10/2012) Il 28 ottobre, che a molti ricorda solo la mussoliniana Marcia su Roma, è una data che porta con sé la memoria di un evento di ben altra portata per la storia della civiltà intera. In quel giorno dell’anno 312 dopo Cristo, Flavio Valerio Costantino riportava una clamorosa vittoria su Marco Aurelio Valerio Massenzio a Saxa Rubra, proprio dove oggi sorgono gli studi della Rai.

I due contendenti lottavano per il titolo di Augusto di Occidente, una delle quattro cariche supreme, nella Tetrarchia, il nuovo sistema di governo dell’Impero, ideato da Diocleziano. Alla vigilia della battaglia, le truppe di Costantino videro stagliarsi nel cielo un grande segno luminoso, con una scritta fiammeggiante: In hoc signo vinces.  Eusebio di Cesarea, il primo grande storico della Chiesa, ricorda l’evento con queste parole: «Quando il sole cominciava a declinare, Costantino vide con i propri occhi in cielo, più in alto del sole, il trofeo di una croce di luce sulla quale erano tracciate le parole IN HOC SIGNO VINCES. Fu pervaso da grande stupore e insieme a lui il suo esercito».

Costantino fece imprimere il monogramma di Cristo sui vessilli delle sue legioni, e istituì il Labarum, lo stendardo che avrebbe sostituito l’aquila romana di Giove e che tutti i soldati da allora avrebbero dovuto onorare. Nel corso della furiosa battaglia egli riuscì a spingere l’esercito rivale con le spalle al Tevere, dove Massenzio cercò scampo nella fuga, ma fu travolto dalle acque e la sua testa fu portata al vincitore.
Il 29 ottobre Costantino, nuovo imperatore, entrò solennemente a Roma, alla testa delle sua truppe, dalla via Lata, l’attuale via del Corso.Un anno dopo, il 13 giugno 313, Costantino promulgò l’Editto di Milano con cui ogni legge persecutoria emanata in passato contro i cristiani era abolita e il cristianesimo diveniva religio licita nell’Impero. Costantino è celebre per quest’editto che poneva fine all’era delle persecuzioni ed apriva un’epoca nuova di libertà per la Chiesa.
E tuttavia, nella sua vita ed in quella della Chiesa, l’ora decisiva fu un’altra: quella in cui per la prima volta la Croce di Cristo apparve sul campo di battaglia, difesa dalle spade dei legionari.Il cristianesimo insegnava che era possibile essere buoni cristiani e buoni soldati. Ma l’apparizione della Croce a Ponte Milvio significava anche qualcosa d’altro. Era Cristo stesso che chiedeva a Costantino e alle sue legioni di combattere in suo nome. La battaglia di Saxa Rubra non dimostrava soltanto la legittimità del combattimento cristiano, ma stabiliva anche il principio per cui è lecito combattere in nome di Dio, quando la causa è giusta e la guerra è dichiarata santa.
Quell’evento oggi appare come la prima crociata della storia e per questo spiace a chi considera finito il tempo delle crociate, anche solo culturali e ideali.Costantino morì il 22 maggio del 337, giorno di Pentecoste, nella sua villa di Ancira, vicino Nicomedia, dopo essere stato battezzato dal vescovo Eusebio di Nicomedia. Il suo corpo fu deposto in un sarcofago di porfido, al centro dei dodici cenotafi degli Apostoli, come a significare che il defunto imperatore era stato il tredicesimo apostolo. La Chiesa greca lo venerò come santo, quella occidentale gli riconobbe il soprannome di «grande», riservando il culto degli altari alla madre Elena, l’Imperatrice oggi sepolta all’Ara Coeli.

300px-Stanze_Vaticane_-_Raffaello_-_Apparizione_della_croceUn noto storico francese, laico ed ex-comunista, Paul Veyne, in un volumetto che in Francia è divenuto un best-seller, Quando l’Europa è diventata cristiana (312-394) (Garzanti, 2008), ha riabilitato la «svolta costantiniana» per lungo tempo demonizzata.
I cattolici progressisti hanno sempre visto in Costantino il simbolo di un nemico da abbattere. L’11 ottobre 1962, giorno della solenne inaugurazione del Concilio Vaticano II, il padre Yves Congar nel suo diario deplorava il fatto che la Chiesa non aveva mai avuto in programma «l’uscita dall’era costantiniana».
La tesi era che occorreva purificare la Chiesa, sciogliere ogni suo legame con le strutture del potere, farla «povera» ed «evangelica», in ascolto del mondo. Il comunismo si presentava allora come la voce del progresso e la Chiesa costantiniana era identificata con quella di Pio XII, che lo aveva condannato. Il leader del Pci Palmiro Togliatti, da parte sua, nel celebre discorso di Bergamo del 20 marzo 1963 con cui, per primo, teorizzava la collaborazione tra cattolici e comunisti, affermava che «la politica di Costantino e la politica di quest’età sono tramontate per sempre». I comunisti, come molti cattolici, sognavano un cristianesimo senza cristianità, con cui allearsi.Cinquant’anni dopo l’evento conciliare, il cristianesimo «post-costantiniano» raccoglie però frutti amari. Se il cristianesimo rinuncia a trasformare il mondo, la società neopagana secolarizza il cristianesimo. Il progressismo cattolico è in crisi e il comunismo è crollato. Ma la figura di Costantino ancora giganteggia nella storia. (di su Il Giornale del 27/10/2012)

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A Te voglio contare davanti agli angeli,
Dio mio.

I CANONICI REGOLARI DELLA MADRE DI DIO

sabato 27 ottobre 2012

santa croce

A.D. 312 – A.D. 2012:

“In hoc signo vinces”

L’episodio che si ricorda in questi giorni è uno dei più celebri della storia. Accade esattamente 1700 anni fa e coinvolse quello che, all’epoca, era uno dei più potenti uomini di tutto l’Impero Romano e del mondo intero: Costantino. Il racconto è noto (1): il figlio di Costanzo Cloro, mentre combatteva per conquistare il potere, era colpito da dubbi religiosi e non riusciva a capire quale fosse la Verità, quale fosse il vero Dio. Iniziò allora a pregare con forza che l’Onnipotente lo illuminasse e, mentre lo faceva (erano oramai pomeriggio inoltrato, verso le tre), vide in cielo, sopra il disco solare, una croce luminosa, recante la scritta “εν τούτῳ νίκα” (“in questo [segno] vincerai”, universalmente nota nella sua versione latina “In hoc signo vinces”). Nonostante l’evento incredibile, ancora non riusciva ad interpretare bene cosa l’apparizione volesse significare. Giunta la notte, decise di andare a dormire e, mentre riposava, gli apparve Cristo con lo stesso segno che aveva visto in cielo, ordinandogli di farne una copia e di usarla come protezione dai nemici.
In seguito (2), nei pressi di ponte Milvio a Roma, sconfisse le armate di Massenzio e divenne il più importante uomo politico dell’epoca: era il 28 ottobre dell’anno 312.


La battaglia di Ponte Milvio, di Giulio Romano (1499-1546)

Questo racconto ha dato adito a diverse polemiche: si va da coloro che lo ritengono praticamente del tutto veritiero a chi lo ritiene un falso. In merito il beato Giovanni Paolo II ebbe a dire che “non possiamo constatare con certezza storica la verità di queste parole” (3), ma questo non comporta che sia necessario essere del tutto scettici. Come ha detto la studiosa Marta Sordi “Lo storico non è obbligato ovviamente a credere alla realtà della visione di Costantino, ma ben difficilmente, se non è prevenuto, può negare che l’uomo non abbia avuto un’esperienza religiosa eccezionale” (4).
Inoltre, ci sembra giusto rispettare una lunga tradizione che ha ritenuto l’episodio come vero, evitando quindi di accantonarla subito come “fantasia” o “invenzione”. In merito, oltretutto, abbiamo la testimonianza di Eusebio di Cesarea, il quale – raccontando l’evento nella Vita Constantini – afferma esplicitamente che la presunta apparizione è difficile da credersi, ma che lo stesso Costantino l’aveva raccontata in prima persona e aveva giurato si trattasse della verità (5). Tutto ciò, ci sembra, non è facilmente liquidabile, anche da un punto di vista storiografico.


Visione della Croce, della scuola di Raffaello (XVI sec.)

Anche il contesto è favorevole a riconoscere che qualcosa di importante era avvenuto: sull’arco che il Senato decretò fosse eretto al vincitore della battaglia di Ponte Milvio, non è riportato il nome di una divinità solare o di una divinità pagana, ma si parla dell’ispirazione di un Dio non definito (“instinctu divinitatis”). E Costantino, entrando a Roma, stupì molti quando decise di non salire in Campidoglio per offrire un sacrificio a Giove in ringraziamento della vittoria ottenuta. Evitiamo, qui, di approfondire questi aspetti; se qualcuno fosse interessato, potrebbe trovare utili i testi citati nella bibliografia in calce a quest’articolo.
Un altro elemento da prendere in considerazione, pensiamo, è il fatto che alcuni nostri fratelli nella fede cattolica, ma di rito orientale, venerano Costantino quale santo. Ora, non si tratta d’atto infallibile, né questo garantisce in maniera certa la veridicità dell’evento; tuttavia, ci sembra un’elementare forma di rispetto verso questi amici (ed anche, in chiave ecumenica, verso i fratelli separati ortodossi) il trattare la materia con delicatezza e senza disprezzo.
In ogni caso, se è vero che prove assolutamente certe non ne sono, nondimeno riteniamo esistano elementi che ci conducono a pensare come la visione della croce e il successivo sogno presentino, nella loro sostanza, elementi di veridicità.
Ci sia consentito comunque concludere, con il beato Giovanni Paolo II, che il significato della visione è certamente grande: “In hoc signo vincis, perché il segno della Croce è veramente il segno della vittoria.” (6); e con Benedetto XVI parlare dell’ “apparizione che gli [a Costantino, ndr] fece vedere, nella notte simbolica della sua incredulità, il monogramma di Cristo sfavillante” (7).

Note:
(1) Cfr. Eusebio di Cesarea, Vita Constantini, liber I, cap. XXVIII-XXIX.
(2) Cfr. Eusebio di Cesarea, Vita Constantini, liber I, cap. XXXVIII.
(3) Cfr. Giovanni Paolo II, dal Discorso del 17 gennaio 1993.
(4) Cfr. Marta Sordi, Ci vorrebbe un nuovo Costantino, Tempi n. 30, 21/07/2005, pp. 74s.
(5) Cfr. Eusebio di Cesarea, Vita Constantini, liber I, cap. XXVIII.
(6) Cfr. Giovanni Paolo II, dal Discorso del 17 gennaio 1993.
(7) Cfr. Benedetto XVI, dal Discorso del 14 settembre 2012.


Bibliografia generale:
Eusebio di Cesarea, Vita Constantini;
Marta Sordi, Ci vorrebbe un nuovo Costantino, in Tempi n. 30, 21/07/2005, pp. 74s;
Marta Sordi, Costantino e la “libertas Ecclesiae”, in Tracce. Litterae Communionis, febbraio 2005, pp. 24-26;
Marta Sordi, La svolta di Costantino, in Il Timone, luglio/agosto 2002, pp. 24-25;
Giorgio Falco, La Santa Romana Repubblica, Milano-Napoli, Ricciardi Editore, 1986, pp. 24-29;
John Henry Newman, Two essays on Scripture miracles and on ecclesiastical, Londra, Basil Montagu Pickering, 1870, pp. 271-286.

venerdì 26 ottobre 2012

famiglia

Francia: per non discriminare i gay aboliti “mamma” e “papà”


famiglia(UCCR) Mentre negli USA la ricchissima lobby LGBT -che ha già comprato la legalizzazione del matrimonio gay a New York-, può ora contare anche sui soldi del sindaco miliardario Mike Bloomberg che ha promesso di finanziare i candidati di ogni partito che promuovano l’agenda omosessuale, in Francia sta per essere confermata la tesi del piano inclinato: le unioni civili (legalizzate nel 1999) servono soltanto come primo passo per portare al matrimonio e all’adozione per le persone dello stesso sesso.
E’ stata la promessa elettorale di Francois Hollande, uno che di relazioni sentimentali se ne intende (sic!) dato che pare abbia “condiviso” l’attuale première dame francese con un ministro del governo di Sarkozy. E’ stato comunque costretto a spostare dal 31 ottobre al 7 novembre l’approvazione del progetto matrimonio con annessa adozione per gli omosessuali dopo che anche  il grande rabbino di Francia, Gilles Bernheim, ha preso posizione contraria assieme a cattolici, evangelici, musulmani, protestanti e cristiani ortodossi di Francia. Secondo un recente sondaggio, tuttavia, due francesi su tre preferiscono che la decisione sulla legge venga presa dopo un referendum, così come ha chiesto la Chiesa cattolica francese, che oltretutto ha rilasciato una interessante nota sulla legge in discussione.
Recentemente  la psicologa Mariolina Ceriotti Migliarese, neuropsichiatra infantile e psicoterapeuta, ha affermato che pare esserci un «più ampio disegno di delegittimazione della famiglia molto chiaro, in atto in modo sotterraneo, ovvero togliendo valore a quello che c’è». Non si può spiegare in altro modo la decisione del governo socialista di Hollande di abolire dal diritto di famiglia i ruoli di madre e padre, che verranno sostituiti dai termini più neutri di “genitore 1” e “genitore 2”. Già qualche anno fa, si ricorda su “Linkiesta”, il ministero della Pubblica istruzione inglese ha suggerito agli insegnanti di redarguire i bambini che si riferiscano ai propri genitori chiamandoli “mamma” o “papà” perché ciò farebbe sentire discriminati i bambini cresciuti da coppie omosessuali. Questa legge, ha spiegato il ministro della Giustizia Christiane Taubira, «è necessaria per secolarizzare il legame del matrimonio».
Il cardinale André Vingt-Trois, arcivescovo di Parigi e primate di Francia, è stato letteralmente coperto di insulti per aver criticato questa legge e per aver chiesto semplicemente ai fedeli di pregare «per i bambini e giovani perché possano essere aiutati a scoprire il proprio percorso, progredire verso la felicità, cessare di essere oggetto di desideri e conflitti da parte degli adulti e beneficiare pienamente dell’amore di un padre e la madre». Una preghiera ritenuta diffamatoria verso gli omosessuali e che ha giustificato una violentissima campagna di diffamazione, arrivata anche in Italia su Il Fatto Quotidiano che ha parlato addirittura di “guerra omofobica“! Forti perplessità per questa intolleranza omosessualista sono state pubblicate anche sull’Osservatore Romano.
Anche il Corriere della Sera, tuttavia, ha sorprendentemente avanzato qualche riserva verso le nuove disposizioni del governo francese chiedendosi «se sono proprio indispensabili certe corse in avanti, certe forzature volute in nome del sempre più esigente e tirannico politically correct». Ha anche riportato l’opinione critica della filosofa Sylviane Agacinski, docente presso l’École des Hautes Études en Sciences Sociales di Parigi, la quale ha ricordato che «esiste una identità di struttura tra la coppia genitoriale uomo-donna, sessuata, e la bilateralità della filiazione (cioè il fatto che i figli abbiano due genitori). L’alterità sessuale dà il suo modello formale alla bilateralità genitoriale: è per questo, e solo per questo, che i genitori sono due, e non tre o quattro».
Si tratta in realtà di un interessante articolo della Agacinski pubblicato nel 2007, nel quale ricordava che «l’istituzione di una coppia genitoriale omosessuale elimina la distinzione uomo/donna a favore della distinzione tra omosessuali ed eterosessuali [...], non accorgendosi che la pretesa di “matrimonio gay” o “genitorialità gay” è una finzione perché crea soggetti giuridici che non sono mai esistiti: gli “eterosessuali”». La filosofa ha continuato:  «non è la sessualità degli individui ad essere la base del matrimonio o parentela, ma il sesso in primo luogo, vale a dire, la distinzione antropologica tra uomini e donne. Il matrimonio è sempre stata l’unione legale di un uomo e una donna, che è la madre dei suoi figli: la parola francese tiene traccia del significato latino, “matrimonium”, che mira a rendere una donna madre (mater)».
Ha poi proseguito ricordando che «è molto difficile separare la questione del matrimonio “omosessuale” da quella di “genitorialità gay”» ed ha concentrato l’attenzione sul fatto che «la filiazione tra un bambino e i suoi genitori avviene universalmente in modo bilaterale, può solo accadere se «la coppia è costituita dal modello asimmetrico e complementare maschio-femmina, che dà distinzione ai lati paterno e materno di parentela. Non vi è alcuna confusione tra la natura e il sociale , ma c’è un’analogia, vale a dire, una identità strutturale, tra la coppia genitoriale, sessuale, e la filiazione bilaterale».
In sintesi, se la filiazione umana, sociale e simbolica chiede agli individui di essere maschio e femmina, non è a causa dei sentimenti che possono esserci tra di loro, ma «è a causa della condizione sessuale dell’esistenza umana e l’eterogeneità di ogni generazione». Invece, come ha ripreso pochi mesi fa, «la differenza sessuale è diventata per alcuni un vero e proprio tabù, un argomento proibito. Invece di un caso filosofico e antropologico è una lotta politica, come se fosse reazionario dire che esistono uomini e donne» .