sabato 5 gennaio 2013

epifania

EPIFANIA


Per l' Ufficio di 12 Letture
1 Dai Discorsi di Guerrico d’Igny. Sermo II in Epiphania,3-5.7. PL 185,52-54.  
Ti rendiamo grazie, o Padre dei lumi, che dalle tenebre ci hai chiamati alla tua ammirabile luce (Cf 1 Pt 2,9).  Ti rendiamo grazie, o Dio creatore, che hai comandato alla luce di brillare in seno alle tenebre e hai illuminato i nostri cuori per darci quella fulgida scienza che guida a conoscere il volto di Cristo (Cf 2 Cor 4,6). La vera luce, anzi la vita eterna, è conoscere te, l'unico vero Dio, e colui che hai mandato, Gesù Cristo (Cf Gv 17,3). Noi ti conosciamo, perché conosciamo Gesù e perché Padre e Figlio sono uno. Ti conosciamo mediante la fede, che ci è pegno sicuro per quando, più tardi, ti conosceremo nella visione. Mentre siamo in attesa, aumenta in noi, o Padre, questa fede, guidaci di fede in fede più viva, di luce in luce, sotto la mozione del tuo Spirito, perché penetriamo ogni giorno più a fondo nei tesori di luce. Allora la fede sarà più vasta, la conoscenza più ricca, l'amore più ardente e comunicativo, fino al momento in cui saremo condotti al faccia a faccia mediante la fede. Questa, come la stella, ci guiderà fino al nostro Re di Betlemme.
 
2 Pensiamo al gaudio esultante dei Magi, nell'approdare alla Gerusalemme dell'alto: quale ricompensa per la loro fede! Là vedranno regnare colui che adorano nel bimbo che vagisce a Betlemme. Qui l'hanno visto nell'albergo dei poveri, lassù lo contempleranno nel palazzo degli angeli. Qui trovano un piccino in fasce, lassù un re fra gli splendori dei santi. Qui un neonato in petto a sua madre, lassù il Figlio sul trono del Padre. Davvero grande è la fede dei Magi, ché ha in ricompensa la visione beata. A Betlemme essi vedono solo povertà e debolezza, ma la loro fede non si scandalizza, non disattende dall'adorare Dio nell'uomo e l'uomo in Dio. La stella uscita da Giacobbe, la stella del mattino, aveva illuminato il cuore dei Magi; l'astro che non conosce tramonto, preceduto dalla stella, nel cielo di Betlemme, aveva messo fuoco nell'anima loro. Salomone l'aveva annunziato: La strada dei giusti è come la luce dell'alba, che aumenta lo splendore fino al meriggio (Prv 4,18).
Al primo levarsi della stella splendente, i Magi imboccarono il giusto cammino; guidati dalla sua luce,avanzarono fino a vedere di nuovo spuntare la stella del mattino; giunti al termine, contemplarono in volto il Sole meridiano fiammeggiante nel giorno della sua potenza.
 
3 Con felice ed espressivo simbolismo il racconto dei Magi ci addita il cammino della fede in ognuno. In quegli albori della Chiesa nascente, in quelle primizie delle nazioni, scorgiamo le tappe della vita spirituale: gli inizi, il progresso, il compimento. Seguiamo così i Magi, perché nei figli si riconoscano le tracce dei padri. Dalla visione della stella i Magi furono condotti fino a vedere il Bambino e approdarono alla visione di Dio. Così la nostra fede nasce dalla predicazione delle verità spirituali, si rafforza con le immagini simboliche e misteriose del Dio fatto uomo; giungerà alla pienezza quando contemplerà a faccia a faccia la realtà vera e presente. Oggi essa ci appare fuggitiva e indistinta, ma ci sarà svelata, quando la fede si trasformerà in conoscenza, la speranza in possesso, il desiderio in godimento.
 
4 Fratelli cari, fissare lo sguardo su chi è già illuminato è un'eccellente iniziazione che ben si addice alla nostra debolezza. La strada più diritta per trovare Gesù è seguire la scia luminosa dei nostri Padri. Il sentiero del giusto è diritto., il cammino del giusto tu rendi piano (Is 26,7). Chi segue il Giusto non cammina nelle tenebre, egli vedrà la luce della vita, anzi la possederà. La pietà è utile a tutto, portando con sé la promessa della vita presente come di quella futura (1 Tm 4,8). Esercitiamoci perciò a vivere piamente in Cristo e non resteremo delusi né qui né lassù, perché, il Signore stesso si è fatto nostro garante. Attendiamo alle opere della luce: Dio nasconde il bagliore luminoso nelle sue mani, lo destina al suo amato e lo invita a salire per possederlo (Cf Gb 36,32, Volgata). Talvolta lo rivelerà, per confortarci nella fatica terrena; ma ce lo darà totalmente in ricompensa nella patria, lui, il Cristo Gesù, la nostra luce, che vive e regna nei secoli eterni.
 
5 Dalla Costituzione dogmatica Lumen gentium sulla Chiesa del concilio Vaticano II.
Lumen gentium,9.13. AAS,57(1965)13-14.17.
Cristo istituì la nuova alleanza nel suo sangue (Cf  1 Cor 11,25); egli chiama gente dai Giudei e dalle nazioni, perché si fondino in unità non secondo la carne, ma nello Spirito, e costituisce il nuovo Popolo di Dio.
Infatti i credenti in Cristo, essendo stati rigenerati non da seme corruttibile, ma da uno incorrut-tibile, che è la parola di Dio vivo (Cf 1 Pt 1,23), non dalla carne, ma dall'acqua e dallo Spirito Santo (Cf Gv 3,5-6), costituiscono la stirpe eletta, il sacerdozio regale, la nazione santa, il popolo che Dio si è acquistato; quello che un tempo era non-popolo, ora invece è il popolo di Dio (Cf 1 Pt 2,9-10).
Questo popolo messianico ha per capo Gesù, il quale e stato messo a morte per i nostri peccati ed è stato risuscitato per la nostra giustificazione (Rm 4,25). Ora, dopo essersi acquistato un nome che è al di sopra di ogni altro nome, regna glorioso in cielo.
 
6 Questo popolo ha per condizione la dignità e libertà dei figli di Dio, nel cuore dei quali dimora lo Spirito Santo, come in un tempio. Ha per legge il nuovo precetto di amare come lo stesso Cristo ci ha amati (Cf Gv 13,34). E, finalmente, ha per fine il regno di Dio, incominciato in terra dallo stesso Dio, e che deve essere ulteriormente dilatato, finché alla fine dei secoli sia da lui portato a compimento, quando comparirà (Cf Col 3,4).
Cristo, vita nostra. Allora anche le stesse creature saranno liberate dalla schiavitù della corruzione, per entrare nella libertà della gloria dei figli di Dio (Rm 8,21).
Perciò il popolo messianico, pur non comprendendo in atto tutti gli uomini e apparendo talora come un piccolo gregge, costituisce per tutta l'umanità un germe validissimo di unità, di speranza e di salvezza. Costituito da Cristo in una comunione di vita, di carità e di verità, è pure da lui preso per essere strumento della redenzione di tutti; quale luce del mondo e sale della terra (Cf Mt 5,13-16) esso è inviato a tutto il mondo.
 
7 Come già Israele secondo la carne, pellegrinante nel deserto, viene chiamato Chiesa di Dio (2 Esd 13,1; cf Nm 20,4; Dt 23,2ss.)  così il nuovo Israele, che cammina nel secolo presente, alla ricerca della città futura e permanente (Cf Eb 13,14), si chiama pure Chiesa di Cristo (Cf Mt 16,18). Egli l'ha acquistata con il suo sangue (Cf At 20,28) riempita del suo Spirito e fornita di mezzi adatti per l'unione visibile e sociale.
Dio ha convocato l'assemblea di coloro che guardano nella fede a Gesù, autore della salvezza e principio di unità e di pace, e ne ha costituito la Chiesa, perché sia, per tutti e per i singoli, il sacramento visibile di questa unità salvifica.
Destinata ad estendersi a tutta la terra, essa entra nella storia degli uomini e insieme, però, trascende i tempi e i confini dei popoli. Fra le tentazioni e le tribolazioni del cammino, la Chiesa è sostenuta dalla forza della grazia di Dio, promessa dal Signore; tramite tale grazia, nonostante l'umana debolezza, non viene meno alla perfetta fedeltà, ma permane degna sposa del suo Signore e non smette, sotto l'azione dello Spirito Santo, di rinnovare sé stessa, finché attraverso la croce giunga alla luce che non conosce tramonto.
 
8 In tutte quindi le nazioni della terra è radicato un solo Popolo di Dio, poiché di mezzo a tutte le stirpi egli prende i cittadini del suo regno, non terreno ma celeste. E infatti tutti i fedeli sparsi per il mondo, comunicano con gli altri nello Spirito Santo, e così chi sta in Roma sa che gli Indi sono sue membra (Cf Giovanni Crisostomo, In Io, hom.65,1. PG 59,361.).
Siccome, dunque, il regno di Cristo non è di questo mondo (Cf Gv 18,36), la Chiesa, cioè il Popolo di Dio, introducendo questo regno, nulla sottrae al bene temporale di qualsiasi popolo, ma al contrario favorisce e accoglie tutta la dovizia di capacità e consuetudini dei popoli, in quanto sono buone, e accogliendole le purifica, le consolida ed eleva. Poiché bene essa si ricorda di dover raccogliere con quel Re, al quale sono state date in eredità le genti (Cf Sal 2,8), nella cui città portano i loro doni e offerte (Cf Sal 71,10; Is 60,4-7; Ap 21,24).

9 Dal vangelo secondo Matteo.  2,1-12
Gesù nacque a Betlemme di Giudea, al tempo del re Erode. Alcuni Magi giunsero da oriente a Gerusalemme e domandarono: "Dov'è il re dei Giudei che è nato ?".

Dagli Inni di Romano il Melode.
XII.XIX. Romano il Melode. Inni, trad. G.Gharib, Paoline,Roma,1981, 171.176.221-223.
I Magi presero in mano i loro doni  e si prostrarono davanti al Dono dei doni, davanti al Profumo dei profumi: offrirono a Cristo oro, mirra e incenso, esclamando: "Accogli questo triplice dono, come accogli l'inno trisagio dei Serafini. Non lo respingere come quello di Caino, ma ricevilo come offerta di Abele. Ricevilo in nome di colei che ti mise al mondo, e grazie alla quale sei nato per noi, nuovo Bambino, Dio di prima dei secoli". Quando Dio si manifestò ad Abramo, seduto presso la quercia di Mamre, fu visto sotto le sembianze di angelo;  ma Abramo non riconobbe chi egli era, perché non ne avrebbe sopportata la visione. Oggi Dio si lascia vedere da noi non a quel modo, ma sotto l'aspetto proprio, perché il Verbo si è fatto carne. Un tempo l'enigma, oggi la realtà.
 
10 Dio si fece vedere ai padri e ai patriarchi in ombra e figura; ai figli invece ha riservato di vedere la Verità stessa. Dio apparve un tempo ad Abramo, però questi non vide Dio. Noi invece contempliamo, perché egli lo vuole,
e tocchiamo colui che è apparso e ha illuminato l'universo. Convinto di essere amato, Mosè chiedeva di vedere chi lo amava e così supplicava: "Se tu mi ami, mostrami il tuo volto !". Tuttavia, egli non fu ritenuto degno di vedere il volto, ma soltanto le spalle, e ancora in modo imperfetto; v'era infatti là una fessura nella roccia attraverso la quale egli vide quanto vide. Come può vedere, chi vede attraverso una fessura, se non una parte di quanto desidera contemplare? Gloria a te per esserti mostrato allo sguardo di tutti noi non in parte, ma per intero tu, il Creatore, che sei apparso e hai illuminato l'universo. 

11 Anticamente Isaia, figlio di Amos, diceva di aver veduto Dio sopra un trono alto ed elevato e la dimora di lui colma della sua gloria. Egli vide nel torpore dello spirito, come profeta, e non con gli occhi del corpo. Ma noi, noi contempliamo con gli occhi della carne  il Signore degli eserciti ed eleviamo verso di lui l'inno degli angeli a sei ali:  "Santo, Santo, Santo l'Incarnato, Santo Dio". Tre volte proclamiamo santo l'unico Santo dei santi che è apparso e ha illuminato l'universo. Gli occhi dei mortali hanno ricevuto la capacità di osservare la figura celeste; le palpebre delle creature impastate di fango percepirono il raggio senza ombra della luce immateriale, che profeti e sovrani non videro, ma bramavano di vedere.

12   Se soltanto conoscessimo bene quanto ci è offerto! Abbiamo nella fede quanto possiamo domandare: perché andare a perderci nelle nuvole?
Retta è la strada: che nessuno ci faccia deviare da essa. Maria ci ha indicato il cammino: ella diceva "Signore" al proprio figlio, figlio suo, realmente nato da lei, - come ci è stato or ora insegnato. Incarnato da lei e dallo Spirito Santo, lui che è apparso e ha illuminato l'universo. Andiamo a vedere Betlemme, questo paradiso riaperto. In questo luogo nascosto noi troviamo le delizie;andiamo a riprendere i beni del paradiso in una grotta.  Ivi è apparsa la radice non irrorata, che germinò il perdono. Ivi si è trovato il pozzo, non scavato, al quale Davide desiderò bere. Ivi una vergine, mettendo alla luce un bambino, estinse subito la sete di Adamo e di Davide. Affrettiamoci perciò ad andare dove è nato  nuovo Bambino, il Dio di prima dei secoli.  



   IMMAGINI: Ottava della Natività a Toledo
Festa della Circoncisione del Signore, a Toledo, della Fraternità di Cristo Sacerdote e Santa Maria Reina. Con la Schola Gregoriana degli Araldi del Vangelo di Camarenilla.

Santa María Reina

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