mercoledì 9 gennaio 2013

beato egidio di laurenzana

10 GENNAIO
B. EGIDIO DA LAURENZANA



Nacque a Laurenzana (Potenza) verso il 1443 da Bello di Bello e da Caradonna Persani, coniugi di modestissime condizioni, ma ricchi di virtù cristiana. Al Battesimo ebbe il nome di Bernardino, che cambiò in quello di E., quando abbracciò l'Istituto dei Minori Osservanti. Da piccolo fu addetto alla cura dei campi, ma i genitori, molto buoni e pii, non mancarono d'infondere in lui i germi della pietà, che egli assecondò mirabilmente. Difatti, fin dalla fanciullezza, manifestò una spiccata inclinazione alle pratiche religiose, coltivando in modo particolare la devozione alla Madonna. Era solito ritirarsi presso il convento degli Osservanti, a breve distanza dalla città, dove fondò pure un oratorio in onore di s. Antonio. Un altro luogo, da lui prediletto, era una cappellina campestre, dedicata alla Madonna.
Poiché la fama della sua santità non tardò a diffondersi nella zona, egli decise di sfuggirla, chiedendo di entrare come laico nel convento degli Osservanti della sua città. Qui si distinse nella fedeltà alla regola, nell'astinenza, nella mortificazione dei sensi, nell'assiduità alla preghiera e nella frequenza dei sacramenti della Penitenza e dell'Eucaristia. Amava il silenzio e il raccoglimento e passava buona parte del suo tempo in una grotta, che era nell'ambito dell'orto del convento. Tra i suoi ammiratori è ricordato il conte di Potenza, D. Carlo Juvara. Non pochi i fatti straordinari, che lo misero in luce tra i contemporanei: tra l'altro, si ha memoria di diverse guarigioni straordinarie come quella del figlio del ricordato conte di Potenza, risanato da gravissima infermità col solo segno della croce. Una donna di Laurenzana, chiamata Masella De Blasi, fu ugualmente liberata da gravi disturbi intestinali, con lo stesso mezzo. Si ricorda anche che risuscitò un uomo da morte. La biografìa del beato accenna spesso ai tormenti che gli venivano da parte del demonio, il quale arrivò a percuoterlo in viso, in maniera grave, mentre era intento all'orazione. Vi si parla di frequenti estasi, dello spirito di profezia e di diversi altri doni slraordinari, di cui fu adorno. Munito dei Sacramenti, passò placidamente al Signore il 10 genn. del 1518. Si vuole che il suo trapasso sia stato accompagnato dallo spontaneo festoso suono delle campane. Fu sepolto nella fossa comune dei frati nella chiesa del convento, davanti all'altare maggiore. Ma il continuo afflusso dei fedeli obbligò il guardiano ad aprire la tomba dopo sei anni dalla sua morte, per una migliore e più decorosa sistemazione. Il suo corpo, trovato incorrotto, fu rinchiuso in una nuova cassa di legno, che fu rinnovata il 10 magg. del 1671: la sua tomba fu allora ornata di una iscrizione, che lo ricordava come « laico adorno di tutte le virtù, largo di benefizi verso i fedeli sia in vita sia dopo la morte».
Il suo culto, protrattosi ininterrottamente in Laurenzana, ebbe la conferma di Leone XIII nel 1880. L'anniversario della morte cade al 10 di genn. come abbiamo detto, ma a Laurenzana se ne suole celebrare la festa per tre giorni di seguito e con grande concorso di popolo, anche dai paesi vicini, in occasione della Pentecoste.

BIBL.: Bonaventura da Laurenzana, Vita del B. Egidio da Laurenzana, Napoli 1674; B.A. De Cesare, Ristretto della vita del B. Egidio da Laurenzana, Napoli 1714; Martyr, Franc., p. 12; Wadding, Annales, XV, pp. 523-24.
Francesco Russo in: ENCICLOPEDIA DEI SANTI Bibliotheca Sanctorum Ed. Città Nuova

SECONDA LETTURA
Dalle «Omelie sulla prima lettera ai Corinzi» di san Giovanni Crisostomo, vescovo (24, 4)
Accostiamoci a Cristo con fervore
Cristo ci ha dato il suo corpo per saziarci, attirandoci a sé in un'amicizia sempre più grande. Accostiamoci dunque a lui con fervore e ardente carità, per non incorrere nel castigo. Infatti quan to maggiori grazie avremo ricevuto, altrettanto grande sarà la pena se ci mostreremo indegni di tanti benefici.
Anche i magi hanno adorato questo corpo adagiato nel presepe. Uomini pagani che non cono-scevano il vero Dio, lasciata la patria e la casa, hanno percorso grandi distanze e sono venuti ad adorarlo pieni di timore e tremore. Imitiamo almeno questi stranieri, noi che siamo cittadini dei cieli. Essi infatti si accostarono con gran tremore a un presepe e a una grotta, senza scorgere nessuna di quelle cose che tu ora puoi vedere; tu invece non ti volgi a un presepe ma a un altare; e non vedi una donna che lo porta, ma un sacerdote che sta in piedi alla sua presenza, e lo Spirito, ricco di ogni fecondità, che si libra sulle offerte. Non vedi semplicemente quello slesso corpo, come lo videro loro, ma hai conosciuto la sua potenza e tutto il suo disegno e non ignori nulla di quanto lui ha fatto, poiché essendo stato iniziato hai appreso diligentemente ogni cosa. Esortiamo quindi noi stessi, con un santo timore, e mostriamo una pietà molto maggiore di quegli stranieri, in modo da non attirare su di noi il fuoco del cielo accostandoci a lui con temerità e sconsideratamente.
Dico questo, non perché non ci avviciniamo a lui, ma perché non ci avviciniamo senza il dovuto timore. Come infatti è pericoloso accostarsi temerariamente, così la mancata partecipazione a questa mistica cena ci conduce alla fame e alla morte. Poiché questa mensa è la forza della nostra anima, la fonte di unità di tutti i nostri pensieri, il motivo della nostra fiducia: è speranza, salvezza, luce, vita. Se ci saremo allontanati con tutto questo dal santo sacrificio, andremo con fiducia verso i suoi atrii santi, come rivestiti di armature d'oro.
Parlo forse di cose future? Fin da quaggiù questo mistero è per te il cielo e la terra. Apri quindi le porte del cielo e guarda; anzi non del cielo, ma del cielo dei cieli, e allora contemplerai quello che è stato detto. Ciò che lì si trova è la più preziosa di tutte le cose e io te la mostrerò, deposta sulla terra. Come nella reggia ciò che riscuote maggior ammirazione non sono i muri e neppure il tetto d'oro, ma il re, seduto sul suo trono, così anche in cielo è la persona del Re.
Ma questo ora ti è possibile vederlo sulla terra; infatti non ti mostro angeli né arcangeli, non cieli né i cieli dei cieli, ma ti offro lo stesso Signore di tutto questo. Vedi come puoi vedere sulla terra ciò che è più prezioso di ogni altra cosa? Non solo lo vedi, ma puoi toccarlo; non soltanto lo tocchi, ma puoi anche mangiarlo; e dopo averlo ricevuto puoi ritornare a casa. Purifica quindi la tua anima, prepara la tua mente ad accogliere tali misteri.

RESPONSORIO Mt 11, 35-26
Ti benedico, o Padre, perche hai tenuto nascoste queste cose ai sapienti e agli intelligenti e
* le hai rivelate ai piccoli
Sì, o Padre, perché così è piaciuto a te;
le hai rivelate ai piccoli



oppure: Dagli scritti di S. Francesco d'Assisi (Regula I, c. 17; ed. Quaracchi 1941, pp. 46-48)
Carità fondata su umiltà, pazienza e semplicità
Per quell'amore, che è Dio stesso, supplico tutti i miei fratelli, predicatori, oratori e collaboratori, sia chierici che laici, perché cerchino di essere umili in tutto, di non vantarsi e di non compiacersi né di se stessi, né - sia pur nel proprio intimo - di quel bene che, in parole o in opere, Dio vada operando in loro e tramite loro: così saranno in armonia con quel precetto del Signore: « Non rallegratevi del fatto che gli spiriti vi obbediscano ». Teniamo ben presente che sono veramente nostri soltanto i vizi e i difetti; e rallegriamoci piuttosto quando, in questo mondo e a motivo del Regno di Dio, siamo sottoposti a tentazioni e ad angustie e prove, spirituali o corporali. Dunque teniamo ben in guardia tutti i fratelli da ogni superbia e vanagloria. Siano lungi da noi la sapienza di questo mondo e la prudenza della carne: esse badano molto alle chiacchiere e poco ai fatti, e tendono non alla religiosità e santità intcriore ma a quella ben visibile a tutti: talché è proprio per loro l'avvertimento del Signore: « In verità, vi dico che han già ricevuto la loro mercede». Invece lo spirito del Signore invita a mortificare e disprezzare la carne, a ritenerla vile e fonte di vergogna; tende inoltre all'umiltà e alla pazienza, alla schietta semplicità e alla vera pace intima; e sempre desidera, più che ogni altro bene, il timor di Dio, la divina sapienza e il divino amore del Padre, del Figlio e dello Spirito Santo. Tutto il bene attribuiamolo al Signore, Dio sommo ed altissimo, e riconosciamo che da Lui deriva; di tutto ringraziarne Lui dal quale procede ogni bene. Egli, il sommo e l'altissimo, il solo vero Dio, si abbia e Gli si rendano e accolga tutti gli onori e i riguardi, tutte le lodi e benedizioni, tutti i ringraziamenti e ogni gloria, Egli che solo è buono, a cui appartiene ogni bene. E quando vediamo o ascoltiamo che Dio è bestemmiato, è chiamato cattivo, glorifichiamo e lodiamo il Signore che è benedetto nei secoli. Amen.

RESPONSORIO Col 3, 17; 1 Cr 29, 17; 1 Cor 1, 25
Tutto quello che fate in parole ed opere, tutto si compia nei nome del Signore Gesù, rendendo per mezzo di Lui grazie a Dio Padre. * Signore Iddìo, io con cuore retto ho offerto spontanea-mente tutte queste cose.
Perché ciò che è stoltezza di Dio è più sapiente degli uomini,
e ciò che è debolezza di Dio è più forte degli uomini.
Signore Iddio, io con cuore retto ho offerto spon¬taneamente tutte queste cose.

ORAZIONE O Dio, che ci hai dato nel beato Egidio da Laurenzana un luminoso esempio di semplicità evangelica e di singolare amore verso il mistero eucaristico, concedi anche a noi di saper attingere dal divino banchetto la stessa ricchezza spirituale, per essere nel nostro ambiente un riflesso della tua pace. Per il nostro Signore.

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