«Il centurione, che si trovava di fronte a lui, avendolo visto spirare in quel modo, disse: "Davvero quest'uomo era Figlio di Dio!”» (Mc 15, 39)
Quelle parole sanno di genuflessione.
Un uomo in ginocchio quel centurione. Non colpito da una divinità potente. Non terrorizzato da un castigo imminente. Non sconfitto da un avversario tremendo.
Rapito, piuttosto. E consegnato a un nuovo Signore della sua vita.
Perché ci si mette in ginocchio col corpo, ma sono le genuflessioni del cuore a fare la differenza.
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Inginòcchiati. Oggi, per dieci minuti.
Siamo fatti per affidarci. Ogni azione è la consegna di noi ad altro: un’idea, un progetto, una relazione, un rapporto lavorativo, un impulso, una suggestione, un sogno, un desiderio, un modello culturale.
Ci genuflettiamo. Volenti o nolenti, ci mettiamo “sotto padrone”, destinando la nostra vita a qualcuno, se va bene, o a qualcosa, se va male. E non può, non deve essere a caso.
Inginòcchiati davanti a Lui, col corpo e nel cuore.
Per dieci minuti, ma perché sia per tutto il tuo tempo.
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