domenica 30 dicembre 2012

Le Origini e la Partenza di Matteo El Ossi

"Chi crederà a sarà battezzato sarà salvo" (Gesù)



Giovanni Scandiffio presenta nella rubrica dedicata alle letture il libro che racconta l'esperienza di conversione di Matteo El Ossi dall'Islam al Cristianesimo

Le origini e la partenza
dall' Islam alla vera Fede 
Prefazione

In questa fase buia del cristianesimo, infiltrato dal relativismo religioso e che finisce per essere islamicamente corretto, in un'epoca in cui la Chiesa è dilaniata dagli scandali finanziari e sessuali che accentuano le annose conflittualità interne di natura ideologica e legate alla gestione del potere, di fronte alla sfida cruciale portata dal radicalismo e dal terrorismo islamico che dilaga sulle altre sponde del Mediterraneo e minaccia sempre più l'Europa e l'Occidente, convertirsi dall'islam al cattolicesimo non può che essere una scelta che poggia su una solida fede e su un indomito coraggio.

In questa autobiografia Matteo, il nome acquisito con il battesimo, ci racconta la sua storia e ci spiega la realtà dell'islam così come lui l'ha vissuta dal suo interno. E' la ragione per cui vale la pena leggerla con attenzione. Obnubilati da un'informazione che mistifica la realtà e che nel caso specifico dell'islam finisce per edulcorarlo sia per ignoranza sia soprattutto per paura di urtare la suscettibilità dei musulmani e di incorrere nelle ire degli estremisti che non esitano a vendicarsi con la violenza, il racconto della conversione di Matteo è una luce che ci aiuta a diradare le tenebre.

Matteo ci aiuta a comprendere sia quali sono i dogmi fondanti di una religione annunciata nel Settimo secolo da un pastore povero e ignorante, trasformatosi in predone del deserto e feroce combattente, sia il percorso interiore che l'ha portato dall'islam ad aderire convintamente e fortemente al cattolicesimo. Lo fa in modo semplice, direi elementare, con il grandissimo pregio di risultare di facile accesso a tutti coloro che si avvicinano per la prima volta a questo tema che non è solo complesso ed ostico, ma soprattutto oggi più che mai interpella la nostra ragione e il nostro sano amor proprio perché in ballo c'è il futuro stesso della nostra civiltà.

Consiglio a tutti di leggerlo. Il testo scorre velocemente e la comprensione dei contenuti è immediata. Ne uscirete sicuramente più arricchiti sul piano della conoscenza ma anche più fiduciosi in un futuro migliore. Se un giovane marocchino è oggi un italiano che ama l'Italia, ha sposato un'italiana e messo radici nella bellissima terra lucana, se un musulmano libero dentro ha scoperto il dono della fede in Gesù, significa che possiamo e dobbiamo coltivare la speranza. Matteo ci fa toccare con mano il fascino irresistibile, la forza travolgente e la bontà immensa del detto evangelico: “Conoscerete la verità e la verità vi renderà liberi”.

Magdi Cristiano Allam

famiglia

COSA SUCCEDERA' FRA DIECI ANNI CON L'INTRODUZIONE DEL MATRIMONIO GAY? L'ESEMPIO DEL CANADA
Pessime conseguenze sui diritti umani, sulla libertà di educazione, sulla libertà religiosa, sull'opinione pubblica e sul matrimonio tra uomo e donna
di Benedetta Frigerio
«Cosa vuoi che cambi?»; «vogliono vivere così? Sia pure, non mi tocca». Sono alcune delle risposte, più o meno istintive, di fronte alla possibile introduzione del matrimonio omosessuale nelle democrazie occidentali. A spiegare perché, prima di giungere a conclusioni affrettate, sarebbe meglio approfondire l'argomento è Bradley Miller, professore alla Princeton University e alla Western University dell'Ontario.

DISCRIMINAZIONE AL CONTRARIO
Con un articolo pubblicato sul sito dell'istituto di ricerca Witherspoon di Princeton, il professore prende ad esempio il Canada, dove il matrimonio omosessuale è stato accettato dieci anni fa, per descrivere l'impatto che ha sui diritti umani, sulla libertà di educazione, sulla libertà religiosa, sull'opinione pubblica e sul matrimonio tra uomo e donna. Fatte salve le differenze fra i paesi, «l'esperienza canadese rende evidente l'impatto di breve periodo del matrimonio omosessuale in una società simile a quella americana», afferma Miller. Il professore, spiegando che in Canada il matrimonio omosessuale è considerato dalla legge alla pari di quello naturale, racconta che ora «chiunque si discosta dalla nuova ortodossia è considerato persona animata da fanatismo e ostilità nei confronti di chi ha tendenze omosessuali». Insomma, in nome dell'uguaglianza si è giunti all'opposto: «Chi pensa che una cosa vale l'altra è accettato, chi solo crede diversamente è discriminato».

MULTE E PROCESSI
Miller esemplifica parlando dei ministri civili e di quando alcune istituzioni provinciali hanno negato il diritto all'obiezione di coscienza a molti di loro, chiedendone le dimissioni perché non volevano celebrare matrimoni omosessuali. Violando la loro libertà di coscienza il governo ha multato anche i Cavalieri di Colombo, la più grande organizzazione cattolica di volontariato, quando non ha affittato la propria struttura per il ricevimento di nozze di due omosessuali. Violando sia la libertà religiosa sia quella di espressione, la commissione dei diritti umani ha poi indagato e processato diverse persone, inclusi i sacerdoti, solo per aver spiegato come mai il matrimonio eterosessuale fosse da loro ritenuto alla base dello sviluppo della società. «Alcuni – continua Miller – hanno dovuto pagare multe profumate, hanno dovuto scusarsi e promettere di non parlare più di questo tema». Oltre ai cittadini normali, «perseguiti anche solo per aver espresso perplessità inviando lettere ai giornali, sono stati presi di mira anche i ministri di piccole congregazioni cristiane». Mentre «un vescovo cattolico è stato denunciato due volte per alcune opinioni espresse in una lettera pastorale sulla famiglia».
Il professore fa notare i costi finanziari di chi ha potuto rispondere alle querele. Si tratta di «centinaia di migliaia di dollari di spese legali non rimborsabili, in casi che richiedono anni per essere risolti. Mentre una persona con poche risorse economiche, che ha destato l'attenzione della commissione dei diritti umani, non ha speranze di difendersi: questa non può fare altro che accettare il richiamo della commissione, pagare la multa e poi osservare la direttiva per rimanere per sempre in silenzio».

CONTRO INSEGNANTI E GENITORI
Ad essere particolarmente a rischio di provvedimenti disciplinari sono gli insegnanti, «i quali se solo pronunciano una frase sul matrimonio omosessuale, anche fuori dalle ore di lezione, sono accusati di contribuire a formare un ambiente ostile agli alunni con tendenze omosessuali». Peggiore la situazione dei genitori: «La riforma dei curriculum nega ai genitori di esercitare il loro storico diritto di veto su processi educativi discutibili. I nuovi curriculum sono permeati da riferimenti positivi al matrimonio omosessuale, non solo in una disciplina ma in tutte. Di fronte a questa strategia di diffusione, l'unica difesa dei genitori è quella di rimuovere i propri bambini dal sistema della scuola pubblica», perché «i tribunali sono ostili alle obiezioni delle famiglie».
Il professore sottolinea come tutto sia partito da misure anti-bullismo e anti-discriminatorie, per sfociare «in una lesione delle famiglie che non ha nulla di diverso dall'indottrinamento dei bambini, dando un significato al matrimonio che è fondamentalmente diverso da quello che i genitori pensano sia il migliore per il bene dei loro figli (…) sin da piccoli si insegna loro che la logica fondamentale del matrimonio non è altro che la soddisfazione del desiderio mutevole di compagnia di un adulto».

LO STATO ENTRA IN CASA
Peggio, perché lo Stato è arrivato a dettare legge anche in casa altrui, negando di fatto uno spazio di libertà anche fuori dalla scuola pubblica. Miller prende ad esempio quel tipo di leggi che usano due pesi e due misure, obbligando le scuole cattoliche ad accettare al loro interno club per i diritti omosessuali, «mentre proibisce alle scuole pubbliche di affittare spazi a organizzazioni che non concordano sul codice di comportamento richiesto dalla nuova ortodossia».
Ora, poi, i sostenitori della poligamia in Canada esultano, perché con l'introduzione del matrimonio omosessuale «non ci sono più le basi giuridiche per negare la poligamia», che «non è ancora legale, ma è tollerata senza che siano stati avanzati impedimenti legali ad essa». Infine, i dati sui matrimoni in calo dicono che quello omosessuale, al contrario di quanto si argomentava per introdurlo, non ha rinforzato la cultura matrimoniale.
Miller conclude quindi che, anche se non ci sono dati sui divorzi, si «è allargata l'accettazione di un modello di unione instabile, basata sul desiderio mutevole di compagnia». Se questi sono gli effetti di breve periodo della legalizzazione del matrimonio omosessuale, si può solo immaginare quali siano i costi antropologici di più lungo raggio purtroppo solo in parte visibili.
Fonte: Tempi, 21/11/2012

sabato 29 dicembre 2012

famiglia

Poche idee, molti insulti. Una riflessione sui discorsi di odio


IL FUTURO DELL'UMANITÀ
E' NELLE MANI DELLE FAMIGLIE CRISTIANE
(di Davide Greco su www.nocristianofobia.org)
Per vedere una cosa bisogna capirla. Così Borges in un racconto del suo Libro di Sabbia del 1975.

La frase apparentemente può sembrare un errore. Chiunque direbbe il contrario: per capire una cosa, prima devo vederla, altrimenti come si fa a sapere di cosa si tratta?
Invece Borges giocava sulla nostra logica, sul nostro modo di conoscere, portato a non osservare ciò che non capisce. Per riconoscere una cosa, e dunque per vederla, è necessario prima comprenderla. Altrimenti potrà passarci sotto gli occhi per una vita, senza avere mai la possibilità di notarla.

AscoltoCosì è per la Cristianofobia. Bisogna prima capirla, altrimenti sfugge. Soprattutto in Occidente, dove quando si parla di “cristianità” sembra di farlo all’interno di un altro dibattito, del tutto differente, basato su molteplici temi diversi (laicità, bioetica, gender, ecc.). Tanto che spesso vien da chiedersi: ma è possibile che i cattolici non sappiano mai farsi i fatti propri? Possibile che tirino fuori così tanti “valori non negoziabili”? Eppure, basta allungare per un secondo lo sguardo e si noterà che tutti questi temi finiscono per opporsi continuamente al cristianesimo, ai suoi valori, ai suoi simboli, alla sua struttura, in un eterno batti e ribatti sempre sugli stessi punti. E non potrebbe essere altrimenti. Si tratta di questioni solo in apparenza diverse, ma che vogliono tutte debellare la dimensione religiosa dalla vita pubblica, dalle questioni mediche e dal diritto, dall’uomo stesso.
Va da sé che senza il fastidioso punzecchiare della Chiesa sarebbe molto più semplice scardinare il nucleo più profondo della società: la famiglia. Con la vittoria del relativismo e della sua dittatura, l’uomo sarebbe sempre più debole e più manipolabile. E si può solo fantasticare su quello che può succedere ad un popolo disunito, privo di valori condivisi, privo di legami forti.
Molti, solo per il fatto che per il momento non c’è una persecuzione violenta o non ci sono ancora dei morti, stentano persino ad immaginare che ci sia una Cristianofobia in Occidente. Eppure si è già formato il contesto da tanti anni.

Già il 1 gennaio 2011, Benedetto XVI sottolineava questo doppio aspetto. “Risulta doloroso,” scriveva“constatare che in alcune regioni del mondo non è possibile professare ed esprimere liberamente la propria religione, se non a rischio della vita e della libertà personale”.Poi, con riferimento a situazioni più vicine alle nostre: “In altre regioni vi sono forme più silenziose e sofisticate di pregiudizio e di opposizione verso i credenti e i simboli religiosi”.
Noi di Cristianofobia.org siamo partiti da queste forme silenziose e sofisticate. Una volta inquadrate, però, non sono più sembrate né tanto silenti, né tanto separate. Anzi.
Abbiamo inaugurato pubblicamente questo sito l’8 dicembre 2012. Eppure in pochissimo tempo, ed è questa la cosa più drammatica, siamo riusciti a raccogliere oltre un centinaio di riferimenti alla cristianofobia. In Italia, in Europa, nel Mondo. Ed è bastato solo cercare ciò che già c’è, sotto gli occhi di tutti, senza inventare nulla di nuovo o produrre chissà quali materiali.

Tuttavia c’è qualcosa che non ha niente a che vedere con la sofisticazione. Qualcosa che si esprime in maniera evidente. Si tratta dei discorsi di incitamento all’odio (hate speech). Dopo la pubblicazione del discorso in occasione della 46° Giornata Mondiale della Pace, Benedetto XVI è stato letteralmente bersagliato da critiche e aspri commenti. In parte motivati da un’errata comprensione del suo messaggio, in parte con la piena consapevolezza di ciò che si stava dicendo.
I blog si sono scatenati. Commentini e commentacci più o meno disturbanti si sono alternati a toni di divertito disprezzo. Ne abbiamo pubblicati e tradotti alcuni provenienti dal sito “Towleroad”, in questo articolo. Ma è possibile trovare post simili un po’ ovunque anche in Italia. Su questo sito, peraltro sempre ben informato, la comunità non esita a raggiungere modalità simili a Towleroad, e senza che nessun moderatore intervenga. Triste risultato, in cui a perderci sono un po’ tutti.
L’invito sarebbe quello di moderare i toni e considerare con maggiore rispetto almeno il livello della discussione di Benedetto XVI. Giusto per non sembrare dei selvaggi con una linguaggio da crocicchio, ma persone che hanno delle motivazioni da esprimere oltre all’insulto.
C’è da chiedersi, come sempre, cosa sarebbe successo se questi vituperi fossero stati rivolti verso altre comunità religiose o verso gruppi gay.
Lo chiediamo, col tono più conciliante possibile, ma crediamo anche nella sempre più ampia cittadinanza di quello che Mark Massa definisce “The Last Acceptable Prejudice”, l’ultimo pregiudizio accettabile: quello verso il cattolicesimo.
Perché se non sono discorsi di odio quelli che si possono leggere su Towleroad, allora nessuno di noi è in grado di dire cosa siano gli hate speech.
In ogni caso, proviamoci. L’OSCE ha dato in questi anni alcune definizioni:
«Ci sono leggi che criminalizzano un discorso a causa del contenuto particolare di questo discorso. I termini della proibizione differiscono ampiamente: in alcune giurisdizioni è penalmente perseguibile il discorso che incita all’odio o che insulta determinati gruppi. Altre proibizioni comuni riguardano i discorsi che denigrano l’onore o la dignità di una persona o di una nazione. Ci possono anche essere limitazioni su specifici soggetti storici, il più noto dei quali sono le leggi che proibiscono la negazione dell’Olocausto o la glorificazione dell’ideologia Nazista. Questa categoria di regolamentazione del linguaggio è definita come discorso di odio». [...]
«Per esempio, un concerto rock, che si caratterizza per canzoni che inneggiano ad un fascismo violento o all’Olocausto, dovrebbe essere considerato “hate speech” e in qualche Stato sarebbe un crimine, ma non è un crimine di odio perché non ha delle basi esplicitamente offensive. Il primo fondamentale elemento del crimine di odio è la sua assenza».
[OSCE, Hate Crime Laws. A Practical Guide, Osce Odihr, Warsaw, 2009, p. 25].
In un altro testo, l’OSCE fornisce ulteriori dettagli:
«L’articolo 19 del Patto Internazionale sui Diritti Civili e Politici (ICCPR) stabilisce il diritto di ognuno ad avere opinioni senza interferenze e nel pieno della libertà di espressione. Tuttavia, l’articolo 20 dello stesso ICCPR dice che “qualsiasi sostegno all’odio nazionale, razziale o religioso che costituisca incitamento alla discriminazione, all’ostilità o alla violenza deve essere vietato dalla legge”. L’articolo 4 della Convenzione Internazionale per l’Eliminazione di tutte le forme di Discriminazione Razziale (CERD) richiede anche agli Stati di vietare certe forme di discorso che sostengono la discriminazione razziale».
[OSCE, Preventing and responding to hate crimes, Osce Odihr, Warsaw, 2009, pp. 53-54].
Non sono definizioni precisissime, ma il senso è chiaro. Attenzione a non oltrepassare di troppo la misura. Perché un conto è avere un’opinione e poterla esprimere e un altro è gettare palate di fango su un’istituzione solo per il gusto di farlo.
E anche se la stessa OSCE definisce ancora controversa la materia sui discorsi di odio e comunque non ugualmente interpretata nei vari Stati (tutti stanno attenti a non cadere nel pericoloso divieto opposto), c’è sempre un punto in cui tutti si capiscono.
Qui non si sta parlando di messaggi sofisticati, sfumati che, se tolti dal loro contesto, finiscono per avere significati diversi. No, qui si tratta di insulti, maledizioni, auguri di morte, diffamazione.
Ed è su queste esagerazioni che Cristianofobia.org desidera almeno togliere l’anonimato.
Un intento operativo che vuole essere anche in accordo con quanto detto da Benedetto XVI nel discorso del 21 dicembre scorso alla Curia. Nel tradizionale incontro prima di Natale, come ha giustamente fatto notare il Corriere della Sera, il Papa parla di “lotta” per ben quattro volte: «per la famiglia», «per l’uomo», «etica», «per il giusto modo di essere persona umana».
Un appello che vogliamo cogliere senza sparacchiare giudizi sommari, ma con l’impegno costante di raccolta di informazioni (e di punti di vista).
Come diceva Georges Duby in San Bernardo e l’arte cistercense, a proposito del lavoro continuo per la bonifica della terra intorno al monastero: “La costruzione esordisce dunque con quei gesti molto umili, molto umilianti, estenuanti, dai quali viene dominata la vegetazione primitiva [...] Preliminari, questi lavori lo sono nel senso che rafforzando, purificando coloro che li compiono, li avviano a concepire più forti e più pure le forme dell’edificio di pietra” [113-114].
***
Molti di quelli che ci leggono e che ci seguono condividono il nostro approccio. Altri non lo condividono affatto ma è comunque importante che ci siano, per fornire quel punto di vista “totalmente altro” utile in ogni dialogo.
Con questo articolo desidero innanzitutto ringraziare chi ci ha seguito sin dall’inizio, credendo nel nostro progetto. Ma anche chi ci ha dato consigli, chi ci seguirà, chi non è d’accordo e chi ancora ci ha fornito del materiale.
Ed è a tutti voi che, personalmente e a nome della redazione, desidero fare i miei più sinceri auguri di cuore per un sereno 2013. (di Davide Greco su www.nocristianofobia.org)

La morte di Thomas Becket

30 Dicembre
S. Thomas Becket



Die 29 decembris
S. THOMÆ BECKET, EPISCOPI ET MARTYRIS
Pro commemoratione
Ad Officium lectionis
Lectio
Ex Epístolis sancti Thomæ Becket epíscopi (Epist. 74: PL 190, 533-536)
Non coronatur nisi qui legitime certaverit
Si curámus esse quod dícimur, et nostri nóminis, qui appellámur epíscopi et pontífices, nosse vólumus significatiónem, opórtet nos iugi sollicitúdine consideráre et imitári vestígia illíus, qui, póntifex in ætérnum a Deo constitútus, seípsum pro nobis Patri óbtulit in ara crucis, et de summa cælórum spécula ómnium actus et áctuum intentiónes iúgiter speculátur, tandem unicuíque redditúrus secúndum ópera sua.
Vices enim illíus in terris geréndas suscépimus, adépti sumus glóriam nóminis, honórem dignitátis, fructúsque labórum spiritálium temporáliter possidémus, Apóstolis et apostólicis viris in Ecclesiárum fastígiis succedéntes, ut nostro ministério peccáti et mortis destruátur impérium, et in fide et proféctu virtútum coaléscens ædifícium Christi crescat in templum sanctum in Dómino.
Et quidem episcopórum multus est númerus. Qui docéndi et pascéndi sollicitúdinem et instántiam diligentiórem promísimus in consecratióne, et verbis cotídie profitémur, sed útinam fides pollicitatiónis de testimónio óperis convaléscat! Messis útique multa est, nec ad eam colligéndam et congregándam in hórreum Dómini unus suffíceret aut pauci.
Quis tamen Románam Ecclésiam caput ómnium Ecclesiárum et fontem cathólicæ doctrínæ ámbigit esse? Quis claves regni cælórum Petro tráditas esse ignórat? Nonne in fide et doctrína Petri totíus Ecclésiæ structúra consúrgit, donec occurrámus omnes Christo in virum perféctum, in unitáte fídei et agnitióne Fílii Dei?
Necésse quidem est multos esse qui plantent, multos qui írrigent, quóniam hoc éxigit procéssus verbi, et dilatátio populórum, cum et antíquus pópulus, cui unum sufficiébat altáre, plures ex necessitáte magístros habúerit, nedum modo in concúrsu et affluéntia géntium, quibus Líbanus non súfficit ad succendéndum, et animália non modo Líbani, sed nec totíus Iudææ suffícerent ad holocáustum.
Sed quicúmque sit qui rigat aut plantat, Deus nulli dat increméntum, nisi illi qui plantávit in fide Petri et doctrínæ ipsíus acquiéscit.
Sane ad eum máxima pópuli iudícia referúntur, a Románo examinánda Pontífice, et dispósiti sub eo matris Ecclésiæ magistrátus, quátenus in partem sollicitúdinis accíti sunt, créditam exercérent potestátem.
Mementóte dénique quómodo salvi facti sunt patres nostri, quómodo et quibus tribulatiónibus Ecclésia créverit et dilatáta sit; quas procéllas eváserit navis Petri, quæ Christum habet vectórem; quáliter ad corónam pervénerint, quorum fides ex tribulatióne clárius elucéscit.
Sic ómnium sanctórum turba procéssit, ut perpétuo verum sit, quia non coronátur, nisi qui legítime certáverit.

ResponsoriumCoronávit te Dóminus coróna iustítiæ: * Stola glóriæ suæ circúmdedit te, et hábitat in te Deus, Sanctus Israel.
Certámen bonum certásti, cursum consummásti, repósita est tibi coróna iustítiæ. Stola glóriæ suæ circúmdedit te, et hábitat in te Deus, Sanctus Israel.


Oratio    Deus, qui beáto Thomæ mártyri pro iustítia magno ánimo vitam profúndere tribuísti, da nobis, eius intercessióne, nostram pro Christo vitam in hoc sæculo abnegáre, ut eam in cælo inveníre possímus. Per Dóminum.

Salvete flores martyrum - santi Innocenti


Santi Innocenti



Salvete flores martyrum, - Hail Martyr Flowers
quos lucis ipso in limine On the very threshold of the dawn (of life)
Christi insecutor sustulit - Christs persecutor destroyed (you)
ceu turbo nascentes rosas. - like the whirlwind does the budding roses.

Vos prima Christi victima, - You Christs firstfruits
grex immolatorum tener, A flock of tender sacrificial victims
aram sub ipsam simplices right up by the very altar
palma et coronis luditis. now play with your palms and crowns

Iesu, tibi sit gloria, - Jesus to you be glory
qui natus es de Virgine, who were born of the Virgin
cum Patre et almo Spiritu, - with the Father and loving Spirit
in sempiterna saecula. Amen. - unto to eternal ages. Amen.

venerdì 28 dicembre 2012

Stefano Landi - "Augellin" - L'Arpeggiata, Marco Beasley



Stephano Landi (1587-1639) "Augellin" Marco Beasley
L'Arpeggiata

Augellin
Che'l tuo amor
Segui ogn'hor
Dal faggio al pin;
E spiegando i bei concenti
Vai temprando
Col tuo canto i miei lamenti.

Il mio Sol troppo fier,
Troppo altier,
Del mio gran duol
Clori amata, Clori bella,
M'odia ingrata
A' miei prieghi empia e rubella.

Non sia più
Cruda no, morirò
S'ella è qual fù;
Taci, taci, che già pia
Porge i baci,
Al mio labro l'alba mia.
Segui augel
Né sdegnar
Di formar
Canto novel;
Fuor del seno amorosetto
Mostra à pieno
La tua gioia, il mio diletto.

Immagini di Bouguereau

giovedì 27 dicembre 2012

martirio

28 Dicembre

Santi Innocenti



105 mila cristiani uccisi per la fede nel 2012

Nella solennità di santo Stefano primo martire la Chiesa prega per i 105 mila cristiani uccisi per la fede nel 2012

 R. - Il centro forse più avanzato di statistica religiosa è quello fondato e diretto - fino alla sua morte nel 2011 - da David Barret, negli Stati Uniti. Secondo questo centro, si stima che anche quest’anno, nel 2012, siano stati uccisi per la loro fede 105 mila cristiani: questo significa un morto ogni 5 minuti. Le proporzioni, dunque, sono spaventose…
D. - Ci sono Paesi, come la Nigeria, dove a causa della violenza fondamentalista dei Boko Aram è pericoloso perfino andare a Messa, cioè andare a Messa significa rischiare la vita…
R. - Le aree di rischio sono molte, se ne possono identificare sostanzialmente tre principali: i Paesi dove è forte la presenza del fondamentalismo islamico - la Nigeria, la Somalia, il Mali, il Pakistan e certe regioni dell’Egitto - i Paesi dove esistono ancora regimi totalitari di stampo comunista, in testa a tutti la Corea del Nord e i Paesi dove ci sono nazionalismi etnici, che identificano l’identità nazionale con una particolare religione, così che i cristiani sarebbero dei traditori della Nazione, penso alle violenze nello stato dell’Orissa, in India. Certamente, in molti di questi Paesi andare a Messa o anche andare al catechismo - in Nigeria c’è stata anche una strage di bambini che andavano a catechismo - è diventato di per se stesso pericoloso.
D. - In Pakistan la legge sulla blasfemia per i cristiani, davvero, rappresenta un grande pericolo… Proprio in nome di questa legge ricordiamo Asia Bibi, la donna madre di cinque figli tutt’ora in carcere, condannata a morte proprio in nome di questa norma…
R. - L’Italia è stato il primo Paese ad adottare Asia Bibi. Certamente i suoi sforzi finora le hanno salvato la vita, ma non dobbiamo dimenticare le esecuzioni ed i linciaggi, perché qualche volta è la folla stessa - magari esaltata da qualche predicatore - a linciare l’accusato prima della condanna. In Pakistan sono diventate scene, purtroppo, consuete e non c’è solo il caso di Asia Bibi.
D. - Perché secondo lei c’è tanto odio verso i cristiani nel mondo, appunto, tanto da essere il gruppo religioso più perseguitato?
R. - Da una parte c’è la persecuzione cruenta, i morti ammazzati e le torture, che derivano da alcune specifiche ideologie: l’ideologia del fondamentalismo islamico radicale, le versioni più aggressive degli etno-nazionalismi e, naturalmente, quanto ancora sopravvive della vecchia ideologia comunista. Senza mettere assolutamente sullo stesso piano dei morti - che sarebbe certamente sbagliato - dobbiamo, però, ricordare che ci sono fenomeni di intolleranza, che è un fatto culturale, o di discriminazione attraverso misure legislative ingiuste, che si verificano anche nei nostri Paesi, anche in Occidente, come il Santo Padre ha ricordato ancora nel messaggio per la Giornata Mondiale della Pace 2013. Non a caso, nel discorso degli auguri di Natale alla Curia Romana di qualche giorno fa, il Papa si è soffermato sui pericoli e su, per così dire, una dittatura culturale, esercitata da una specifica ideologia e tra le varie c’è quella del “gender”. Queste ideologie, evidentemente, si sentono minacciate dalla voce dei cristiani e dalla voce della Chiesa e, quindi, le loro lobby mettono in atto campagne di intolleranza e di discriminazione. 
D. - Santo Stefano è morto chiedendo al Signore di non imputare ai suoi assassini questo peccato. Dalle testimonianze da lei raccolte emerge che i cristiani, chiaramente tramite la misericordia di Dio, riescono a perdonare i loro persecutori?
R. - Naturalmente quando si parla dei 105 mila morti all’anno, questi non sono tutti martiri nel senso teologico del termine. Tuttavia, all’interno di questo numero ce n’è uno - più piccolo certamente - che comprende persone che molto consapevolmente offrono la loro vita per la Chiesa e spesso pregano anche per i loro persecutori e a questi offrono il perdono.
D. - E questo colpisce, perché poter perdonare, in qualche modo, i propri persecutori è veramente un’opera che viene dal Signore…
R. - Devo dire che questa è una caratteristica unica del cristianesimo, perché molte altre culture - precristiane e anche post cristiane - parlano, invece, del diritto ed anche di un vero e proprio dovere d’onore della vendetta. Il cristianesimo ha avuto questa grande funzione civilizzatrice, che oggi si tende a dimenticare, di avere sostituito la logica della vendetta con la logica del perdono.

Radio Vaticana 


DA "REPUBBLICA"
ISLAMABAD - Una giovane ragazza cristiana è stata uccisa con un colpo d'arma da fuoco alla testa a Quetta, capoluogo della provincia sud-occidentale pachistana del Belucistan. Lo riferisce la rete Ndtv citando fonti della polizia. Il corpo senza vita della ragazza è stato trovato in casa dal fratello della vittima. Sulla vicenda è stata aperta un'inchiesta. Potrebbe trattarsi di un nuovo episodio di violenza a sfondo religioso nel Pakistan musulmano, anche se gli inquirenti non si sono ancora pronunciati sul movente del delitto. Il cadavere è stato restituito alla famiglia dopo l'autopsia.

Qualora fosse confermata la matrice religiosa dell'omicidio, la ragazza di Quetta entrerebbe nel lunghissimo e triste elenco dei cristiani uccisi in vari Paesi. Una lista che secondo l'Osservatorio della libertà religiosa quest'anno conta 105 mila vittime.
 
(26 dicembre 2012) 


messa del gallo

NATALE NEL MONDO
CATHOLICVS: Santa Misa 




 
Misa de Gallo FSSP Burdeos.
 















SAN GIOVANNI EVANGELISTA

27 DICEMBRE
SAN GIOVANNI EVANGELISTA



CONTEMPLATIO 

Essere l'Amato è l'origine e il compimento della vita dello Spirito. Dico questo perché, appena cogliamo un barlume di questa verità, ci mettiamo in cammino alla ricerca della pie­nezza di tale verità e non abbiamo pace finché non riusciamo a trovarla. Dal momento in cui rivendichiamo la verità di esse­re Amati, noi affrontiamo la chiamata di diventare ciò che sia­mo. Diventare gli Amati: ecco il viaggio spirituale che dobbia­mo compiere. Le parole di Agostino: «La mia anima è inquieta, finché non riposa in te, o Dio», definiscono bene questo viag­gio. So che il fatto di essere alla costante ricerca di Dio, in conti­nua tensione per scoprire la pienezza dell'Amore, con il deside­rio struggente di arrivare alla completa verità, mi dice che ho già assaporato qualcosa di Dio, dell'Amore e della Verità. Posso cercare solo qualcosa che, in qualche modo, ho già trovato (H.J.M. nouwen, Sentirsi amati, Brescia 1999, 35).


Signore Gesù, chi sceglie di amarti non resta deluso poiché niente si può amare meglio e più fruttuosamente di te; e questa speranza non viene mai meno. Non si de­ve temere di eccedere nella misura, poiché nell'amarti non è prescritta nessuna misura. Non c'è da paventare la morte, che rapisce le amicizie del mondo, poiché la vi­ta non può morire. Nell'amarti non si deve temere di ri­cevere qualche offesa, poiché non ce ne sono, se non si desidera che l'amore. Non si insinua il minimo sospetto, poiché tu giudichi in base alla testimonianza della co­scienza che ama. Questa è la soavità che esclude il ti­more. O Verbo divorante, ardente di giustizia, Verbo di ca­rità, Verbo di ogni perfezione, Verbo di dolcezza. O Ver­bo divorante a cui niente può sfuggire! Verbo che com­pendi in te tutta la legge e i profeti. Chi poi ha un tale amore, è dichiarato apertamente dalla Verità in quelle parole: «Chi accoglie i miei comandamenti e li osserva, questi mi ama» (Gv 14,21). Si deve poi sapere che l'amo­re di Dio non si misura secondo i sentimenti momenta­nei, ma piuttosto secondo la perseveranza della volontà. L'uomo deve unire la sua volontà alla volontà di Dio, in modo che la volontà umana consenta a tutto ciò che prescrive la volontà divina, senza volere questo o quel­lo, se non perché sa che lo vuole Dio. Questo significa amare Dio in modo assoluto. Infatti, la stessa volontà al­tro non è che amore (aelredo Di rievaulx, Disc. sull'amore di Dio).

Anonimo russo, Réflexions sur un texte de saint Jean, pp. 7. 10-12.
In un gesto di amore vigilante
“Pietro, voltatosi, vede che lo segue il discepolo che Gesù amava”... vedendolo dice dunque a Gesù: "Si­gnore, e lui?". Gli dice Gesù: "Se voglio che egli ri­manga finché io venga, che importa a te? Tu segui­mi!"» (Gv 21,20-22). «Se voglio che egli rimanga fin­ché io venga»: che il Signore parli qui della sua secon­da venuta è perfettamente evidente a Pietro. Sta scritto infatti: «Si diffuse perciò tra i fratelli la voce che quel discepolo non sarebbe morto» (Gv 21,23). Perché il Signore non ha detto: «finché sia necessario alla Chie­sa», o «più a lungo di te», o qualcos'altro, e ha detto invece «finché io venga»?
Il mistero riguardante la morte dell'apostolo ci rimanda alla sua presenza invisibile nella Chiesa, presenza che può diventare manifesta negli ultimi tempi quando la Chiesa ha particolarmente bisogno di santità e di forza apostolica. Se penetriamo l'immagine deIl' apostolo Giovanni rivelataci dall’evangelo, ci rendiamo conto che la Chiesa necessita proprio delle sue qualità spirituali che possiamo sintetizzare nelle tre seguenti: coraggio, contempla- zione, amore.
La Chiesa sta sotto la croce. Occorre molto coraggio per non abbandonare questa presenza tremenda, anche se beata. Ma quale coraggio non era necessario per stare ai piedi della croce del Golgota, a Gerusalemme, nell'ora in cui Cristo era oggetto dell'odio del mondo? Ed è proprio Giovanni, unico tra gli apostoli a rimanere ai piedi della croce.
Ma il coraggio spirituale deve essere unito alla contemplazione spirituale, alla conoscenza d'amore, devi essere radicato nell'umiltà di uno spirito pieno di discernimento. Ed è proprio così che il vangelo ci presenta l'apostolo. Sul lago di Tiberiade, dopo la risurrezione, i discepoli non erano in grado di riconoscere Cristo. «Allora il discepolo che Gesù amava dice a Pietro: È il Signore!» (Gv 21,7).
La contemplazione spirituale è conoscenza di Dio, e teologia, e Giovanni significativamente porta un secondo nome che gli è proprio: il Teologo.
Giovanni «nostro fratello e compagno nella tribolazione, nel regno e nella costanza in Gesù» (Ap 1, 9), nell'isola di Patmos, contemplando i misteri divini, ha visto con i suoi occhi i disegni di Dio sul mondo e sulla Chiesa. Il suo simbolo è l'aquila che tutto vede. Gli era dato di conoscere e vedere non soltanto la luce, ma anche le tenebre. E lui che «chinandosi sul petto di Gesù gli disse: "Signore, chi è?"». «Rispose allora Gesù: "È colui per il quale intingerò un boccone e glieIo darò"» (Gv 13,25-26). L'apostolo non ha visto semplicemente il male o le tenebre, ma ha visto quelle tenebre che esternamente non potevano essere distin-te dalla luce, da una luce che si trovava in qualche modo mescolata alle tenebre. Nell'ultima cena Giuda si trovava in mezzo agli altri e, anche dopo che era uscito per con­tinuare il tradimento, gli altri apostoli non sospettavano nulla e pensavano che fosse andato ad acquistare qual­cosa per la festa o a distribuire l'elemosina ai poveri. Nell'ultimo capitolo del vangelo ritornano le parole: «Signore, chi è colui che ti tradirà?» proprio per caraterizzare spiritualmente l'apostolo. «Pietro vide che li seguiva quel discepolo che Gesù amava, quello che nella cena si era trovato al suo fianco e gli aveva domandano: "Signore, chi è colui che ti tradirà?" (cf. Gv 1. 20)». Nei versetti seguenti troviamo il dialogo del cuore con Pietro riguardo alla sorte di Giovanni: Se voglio che rimanga finché io venga...». Negli ultimi tempi sarà impossibile distinguere le tenebre dalla luce se non «chinati sul petto di Gesù», in un gesto di amore vigilante. Di quale altro apostolo è detto che è l'apostolo dell'amore? La Parola di Dio e i Padri non ci insegnano forse che solo l'amore genera riconoscenza, la contemplazione spirituale, il coraggio della testimonianza? Solo «l'amore è più forte della morte» (Ct 8,6).

mercoledì 26 dicembre 2012

Transeamus Schlesische Weihnacht

mártyrum læti cómites canámus




Christus est vita véniens in orbem,
qui ferens vulnus removénsque mortem,
ad Patris dextram repeténdo, regnat
  sede supérna.
Hunc sequens primus Stéphanus miníster
sortis illátæ título est decórus,
quam dedit spirans Dómini benígnus
  Spíritus illi.
Sáxeo nimbo lapidátus instat,
sústinet mortis rábiem profánam,
hóstibus quærit véniam misértus
  péctore grato.
Quæsumus flentes, benedícte prime
martyr et civis sociáte iustis:
cælitus, claræ regiónis heres,
  mitte favóres.
Glóriæ laudes Tríadi beátæ
mártyrum læti cómites canámus,
quæ dedit primas Stéphano ex agóne
  ferre corónas.
Amen.

martedì 25 dicembre 2012

natale

La sobrietà musicale della Notte di Natale in Vaticano

Papa Benedetto dà sempre l'esempio e continua a voler mettere in pratica, a partire da casa sua, le richieste musicali del Concilio Vaticano II. Ecco che il Gregoriano riprende il suo "posto d'onore" che gli spetta di diritto (come sancisce Sacrosanctum Concilium 116, "ceteris paribus") accanto alla grande polifonia classica, magari in alternanza - come ci mostra la Cappella Sistina..
Purtroppo cori e cappelle musicali spesso utilizzano le grandi celebrazioni dell'anno per imporre alle assemblee pezzi pur belli ma degni più dei teatri d'opera o dei concerti che della Chiesa; musica che di sacro ha poco e non basta il fatto di essere stata scritta un paio di secoli fa a rendere più "liturgica". Già San Pio X (Tra le sollecitudini) si era lamentato di certa musica in stile teatrale, la quale distrae e non aiuta certo a pregare. Questo diventa ancor più triste quando è l'ordinario della Messa ad essere utilizzato come mezzo di sfoggio (magari con trombe e timpani "che fanno più solenne"....) e viene sequestrato all'ascolto devoto dell'assemblea liturgica (per non parlare della partecipazione "attiva" nel canto).

Come esempio della sobrietà dei riti. in cui non c'è più posto per le intemperanze barocche o ottocentesche o peggio per la musica presa da film (si fa anche questo!), vi posto qualche video dalla messa Papale di questa notte, registrati dal solerte canale PapalMusic: l'Introito, il Gloria (alternato con la polifonia), l'offertorio (O admirabile commercium di Palestrina) e l'Agnus Dei (Cum Iubilo):


 




 


Testo preso da: Cantuale Antonianum http://www.cantualeantonianum.com/#ixzz2G53Kdj00
http://www.cantualeantonianum.com

lunedì 24 dicembre 2012

Auguri di Natale

Auguri a tutti gli Amici
di un Santo e Sereno
Natale del Signore
ed Anno nuovo !!!!



Fidei lumen in tenebris sedentibus
Spei rubor propter Nomen Suum patientibus
Caritatis fervorem nobis omnibus
Pro Suae Nativitatis et Anno Novo
Concedat Christus Dominus.

Cristo è nato

dell’archimandrita Justin Popović

In verità Dio è nato sulla terra come uomo. Perché? “Perché noi vivessimo per mezzo suo” (1 Giov. 4, 9). Infatti senza l’Uomo-Dio Gesù Cristo la vita dell’uomo è un assurdo degno del suicidio. Giacché la morte è il suo cuore ed essa, non c’è dubbio, è il più grande e più spaventoso assurdo tra i tanti che ci sono nella vita dell’uomo. Dare un senso alla morte significa dare un senso alla vita in tutta la sua profondità, altezza, infinità. Ma ciò è fatto solo da Dio, il quale ama tutti gli uomini e per l’infinito amore si fa uomo e rimane per l’eternità nel mondo umano come Uomo-Dio. La vita umana assume il suo eterno significato solo come vita in Dio. Altrimenti essa è il più offensivo assurdo ed il dono più pazzesco che si possa concepire. Questa vita, o uomo, solo come vita in Dio, assume il suo unico significato ragionevole e logico. Ed il tuo pensiero, fratello mio, assume il suo significato divino ed immortale solo in quanto pensiero di Dio. E così i tuoi sentimenti, solo in quanto rivolti a Dio, hanno un significato divino, immortale. Altrimenti i tuoi sentimenti sono il tuo più grande tormento, che continuamente ti crocifigge sulla più assurda croce, dietro la quale non c’è alcuna risurrezione. E la coscienza? Anch’essa in quanto solo coscienza di Dio ha il suo significato divino ed eterno. Altrimenti essa pure è un assurdo ferocemente pericoloso. E la mia morte, la tua morte, in genere quella di tutti gli uomini, non è il più crudele tormento per l’essere umano in tutto l’universo? Certamente, lo è per ogni uomo. Ma anch’essa solo in quanto morte in Dio, come morte umano-divina, assume il Suo eterno significato grazie alla Risurrezione dell’Uomo-Dio Gesù Cristo, poiché solo grazie a Lui, si realizza la vittoria sulla morte e quest’ultima assume un significato nel mondo umano. Così tutto ciò che è umano, tutto l’uomo solo come Uomo- Dio, frutto della Grazia, nel Corpo dell’Uomo-Dio, che ci divinizza ed è fonte di tutta la vita, cioè nella Chiesa, assume il suo significato eterno, umano-divino.
Con l’Incarnazione Dio nel modo più manifesto è entrato nel centro della vita umana, è entrato nel cuore, nel centro di tutto. Respinto a causa del volontario peccato dell’uomo dal mondo, dal corpo, dall’anima dell’uomo, Dio, incarnandosi, ritorna nel mondo, nel corpo, nell’anima, diventa completamente uomo e, come tale, opera a favore dell’uomo, si stabilisce nel mondo, e come creatura provvede alla creatura, la santifica, la salva, la trasfigura, la rende umano-divina. L’incarnazione di Dio è il più grande rivolgimento nella vita della terra e di tutto l’universo, poiché per causa sua si è compiuto il miracolo dei miracoli. Se fino a quel momento la creazione del mondo dal nulla era stato il più grande miracolo, non c’è dubbio che l’Incarnazione di Dio l’ha superata per il suo carattere miracoloso. Mentre nella creazione le parole divine si sono trasformate nella realtà, nell’Incarnazione lo stesso Dio si è rivestito di un corpo, di una materia. Perciò l’Incarnazione è l’avvenimento decisivo nella storia di tutto l’universo, per ogni persona, per ogni essere, per ogni creatura. Vivi anche tu nell’Incarnazione, nell’Uomo-Dio e guarirai da tutti i generi di morte, da tutti i peccati, da tutte le passioni, da tutte le opere del demonio. Diventi la tua vita una vita in Dio. In ciò consiste tutto il tuo mistero umano-divino, fratello mio! Dio scende in un corpo che diventa il corpo di Dio. Ma egli diventa anche il tuo corpo, appena tu diventi membro della Chiesa, cioè del Corpo umano-divino del Cristo. E come si vive nella Chiesa del Cristo? Si vive nei Sacramenti, nelle virtù. Perciò è prescritto il digiuno prima di Natale. Il digiuno è come una virtù di primo ordine, e va sempre accompagnato dalla preghiera. Queste due fondamentali virtù conducono l’uomo al Cristo e con sapienza divina gli insegnano come vivere per mezzo suo ed in lui. E che fare del corpo datoci da Dio? Purificarlo, liberarlo da ogni impurità, dalle passioni, da ogni male, dal demonio. Purificarlo da ogni peccato, perché in ogni peccato si nasconde il demonio, poiché in esso opera il demonio nonostante tu abbia la libera volontà. Nel grande peccato c’è grande demonio, nel piccolo uno piccolo. Ma a te, a me e ad ogni uomo sono concessi tutti i mezzi per vincere tutti i demoni, tutte le passioni, tutti i peccati, e la morte che è in noi e nel mondo. In primo luogo, quindi, la preghiera ed il digiuno, poiché la Verità, cioè il Cristo, ha detto: “Questo genere si caccia solo con la preghiera ed il digiuno” (Matteo 17, 21): il genere di tutti i peccati, di tutte le passioni, di tutti i demoni. Il Natale è davanti a te, davanti a me, davanti a noi tutti, fratelli e sorelle. Dio nasce come uomo, “perché noi si viva per mezzo suo”, affinché in tal modo egli riempia di sé la nostra anima ed il nostro corpo. Raggiungeremo questo obiettivo nel modo più sicuro con il digiuno e con la preghiera. Essi ci purificano, perché in noi si stabilisce gioiosamente il Bambino divino e riempia di sé la nostra natura. Giacché a questo fine, fratello mio, furono creati il tuo corpo e la tua anima. A ciò ci sono stati dati come guide l’umile preghiera e l’umile digiuno assieme alle altre virtù evangeliche. Che esse volino attorno a noi e davanti a noi annunciando a tutti gli uomini ed a tutto l’universo la salutare e lieta notizia: “Cristo è nato”.

p. Michel-Marie Zanotti-Sorkine

Dio si è fatto come noi
per farci come lui


Cristo, pur essendo di natura divina,
non considerò un tesoro geloso la sua uguaglianza con Dio;
ma spogliò se stesso,assumendo la condizione di servo
e divenendo simile agli uomini.
Apparso in forma umana,

umiliò se stesso facendosi obbediente
fino alla morte e alla morte di croce.
Per questo Dio l’ha esaltato
e gli ha dato il nome
che è al di sopra di ogni altro nome;
perché nel nome di Gesù ogni ginocchio si pieghi
nei cieli, sulla terra e sotto terra;e ogni lingua proclami
che Gesù Cristo è il Signore, a gloria di Dio Padre. (Fil 2,6-11)

sabato 22 dicembre 2012

Maati Matteo El Hossi

Le origini e la partenza
dall' Islam alla vera Fede 



Prefazione

In questa fase buia del cristianesimo, infiltrato dal relativismo religioso e che finisce per essere islamicamente corretto, in un'epoca in cui la Chiesa è dilaniata dagli scandali finanziari e sessuali che accentuano le annose conflittualità interne di natura ideologica e legate alla gestione del potere, di fronte alla sfida cruciale portata dal radicalismo e dal terrorismo islamico che dilaga sulle altre sponde del Mediterraneo e minaccia sempre più l'Europa e l'Occidente, convertirsi dall'islam al cattolicesimo non può che essere una scelta che poggia su una solida fede e su un indomito coraggio.

In questa autobiografia Matteo, il nome acquisito con il battesimo, ci racconta la sua storia e ci spiega la realtà dell'islam così come lui l'ha vissuta dal suo interno. E' la ragione per cui vale la pena leggerla con attenzione. Obnubilati da un'informazione che mistifica la realtà e che nel caso specifico dell'islam finisce per edulcorarlo sia per ignoranza sia soprattutto per paura di urtare la suscettibilità dei musulmani e di incorrere nelle ire degli estremisti che non esitano a vendicarsi con la violenza, il racconto della conversione di Matteo è una luce che ci aiuta a diradare le tenebre.

Matteo ci aiuta a comprendere sia quali sono i dogmi fondanti di una religione annunciata nel Settimo secolo da un pastore povero e ignorante, trasformatosi in predone del deserto e feroce combattente, sia il percorso interiore che l'ha portato dall'islam ad aderire convintamente e fortemente al cattolicesimo. Lo fa in modo semplice, direi elementare, con il grandissimo pregio di risultare di facile accesso a tutti coloro che si avvicinano per la prima volta a questo tema che non è solo complesso ed ostico, ma soprattutto oggi più che mai interpella la nostra ragione e il nostro sano amor proprio perché in ballo c'è il futuro stesso della nostra civiltà.

Consiglio a tutti di leggerlo. Il testo scorre velocemente e la comprensione dei contenuti è immediata. Ne uscirete sicuramente più arricchiti sul piano della conoscenza ma anche più fiduciosi in un futuro migliore. Se un giovane marocchino è oggi un italiano che ama l'Italia, ha sposato un'italiana e messo radici nella bellissima terra lucana, se un musulmano libero dentro ha scoperto il dono della fede in Gesù, significa che possiamo e dobbiamo coltivare la speranza. Matteo ci fa toccare con mano il fascino irresistibile, la forza travolgente e la bontà immensa del detto evangelico: “Conoscerete la verità e la verità vi renderà liberi”.

Magdi Cristiano Allam




avvento

Pulizie prima della Festa



I 7 vizi capitali:
accidia, gola, superbia, avarizia, lussuria, invidia, ira.

Manca molto poco che Cristo venga a noi. Come lo riceveremo?...
"La fede viene da Dio e non con una cesta vuota." La fede è ciò che dà valore alle cose che non possiamo vedere, ci avvicina a Dio, ci permette di essere fecondi anche nella debolezza, ci offre parole giuste per coloro che soffrono, ci permette di fare pace con Dio per mezzo di nostro Signore Gesù Cristo.
 
La fede è ciò che deve far vivere nei nostri cuori la speranza e l' amore. E' ciò che ci rende fiduciosi nei sentieri spirituali, è lo scudo e la difesa verso ciò che i cristiani devono rifiutare.
 
"La fede per vivere con gioia e fede e morire in pace". Ci da la grazia santificante, ora recupero  con essa l'amore verso Dio, col propósito di confesarmi al momento più opportuno.
 
"Diventare mezzi che cercano ancora il perdono e la potenza di Dio nel sacramento della riconciliazione e così sempre ricominciamo da capo, ii cammino di tutti i giorni." Giovanni Paolo II

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