mercoledì 31 maggio 2017

noi ... tue ossa e tua carne

Domenica di Cristo Re 
 – 20 novembre 2016


2 Samuel 5, 1-3
Kolosser 1, 12-20
Lukas 23, 35-43
Sia lodato Gesù Cristo!
“Viderunt omnes fines terræ salutare Dei nostri. Jubilate Deo, omnis terra. Notum fecit Dominus salutare suum; ante conspectum gentium revelavit justitiam suam.”



„Alle Enden der Erde sahen das Heil unsres Gottes. Jauchzt vor dem Herrn, alle Länder der Erde..!“ 



„Tutti i confini della terra hanno veduto la salvezza del nostro Dio. Acclami al Signore tutta la terra..!”



Qui si tratta del testo in latino del Graduale preso dalla Messa di Natale. Pensavo di cominciare così con una terza lingua oggi, cioè con il Latino. Il testo del Graduale è preso dal Salmo 98. Senza voler anticipare troppo il 25 dicembre nel nostro calendario liturgico, credo di aver trovato in questo antico canto liturgico una chiave di lettura per oggi, per la nostra celebrazione comune e bilingue della Domenica di Cristo Re. Lingue, tradizioni di famiglia, usi e costumi diversi, si! ma un solo Re e Signore, il nostro Gesù Cristo!



Er hat uns der Macht der Finsternis entrissen und aufgenommen in das Reich seines geliebten Sohnes… Denn Gott wollte mit seiner ganzen Fülle in ihm wohnen, um durch ihn alles zu versöhnen. Alles im Himmel und auf Erden wollte er zu Christus führen, der Friede gestiftet hat am Kreuz durch sein Blut.



Mit dem lateinischen Zitat aus der Weihnachtsliturgie am Anfang dieser Predigt, möchte ich unterstreichen, was eigentlich am Christkönig Sonntag auf dem Spiel steht und warum es sinnvoll ist, dass wir hier heute zusammen feiern. Wo in dieser Welt eigentlich liegen Sieg und Rettung wenn nicht im Herrn Jesus Christus, der für uns geboren und für uns geopfert wurde?



La nozione della Regalità del Figlio unico di Dio si distingue da quella del Re Davide, come si legge nella prima lettura della Messa di oggi: "Ecco noi ci consideriamo come tue ossa e tua carne.” Il concetto di Cristo come Re per ora ed in eterno non si lascia spiegare nei termini delle solite categorie umane (carne e ossa). In termini umani, in Cristo Gesù il contrasto con il Re Davide non poteva essere più estremo. Corona regale? Trono? Si vede solo scandalo nel trono che Gesù ha scelto per se stesso in obbedienza alla volontà del Padre Eterno per la salvezza del mondo. Il trono regale del Cristo non è una sedia dorata ma un patibolo. Il trono di Gesù è un altare di sacrificio in alto; egli regna sulla Croce. Con la Croce si tratta di una cosa umanamente incomprensibile, come il Vangelo oggi ci racconta: “C'era anche una scritta, sopra il suo capo: Questi è il re dei Giudei.”



„In jener Zeit verlachten die führenden Männer des Volkes Jesus and sagten: Anderen hat er geholfen, nun soll er sich selbst helfen, wenn er der erwählte Messias Gottes ist… Bist du denn nicht der Messias? Dann hilf dir selbst und auch uns!”



Eine der grössten Auseinandersetzungen unserer Tage besteht darin, zu verstehen, worin unsere Rettung besteht, unsere tagtägliche und dauerhafte Freude. Wahlen und Volksabstimmungen enden oft mit Enttäuschung. Es besteht die Gefahr, dabei stehenzubleiben. Präsidentschafts-kandidaten, Unionen, Bünde und Parteien: die sind fast nie auf der Höhe (ihrer Aufgaben) und ständig lassen sie die Kleinsten im Stich. Angesichts der alles durchdringenden Unzulänglichkeit der Politik braucht man ein echter Querdenker oder Träumer zu sein, um sich nicht in der Resignation zu verlieren.



Che cosa ha visto in Gesù il Buon Ladrone gli accanto sulla Croce? Se non fosse morente, quell’uomo avrebbe potuto esprimersi più a lungo, magari nelle parole di S. Paolo: “Egli è prima di tutte le cose e tutte sussistono in lui.” Gesù, il Re sfinito sulla Croce, il Giudice che dall’alto getta luce sulle realtà di questo mondo, colui che è Dio in pieno, per mettere tutto in ordine.



“Denn Gott wollte mit seiner ganzen Fülle in ihm wohnen, um durch ihn alles zu versöhnen. Alles im Himmel und auf Erden wollte er zu Christus führen, der Friede gestiftet hat am Kreuz durch sein Blut.“




Heute können wir wieder ein liturgisches Jahr abschliessen und am nächsten Sonntag mit Advent ein neues anfangen. Meine Botschaft für euch heute ist:  Im Leben schaffen wir es allein nicht; unser Leben wird nur mit Christus gelingen. Am Kreuz mit Christus verbunden, finden wir die frohe Verwirklichung unseres Lebens. Weder Alleingang, ohne Mitbrüder und Mitschwestern, noch intensives Schaffen in sogenannten demokratischen Verfahren bringen aus sich allein das ewige Heil. Was wir eigenmächtig, ohne Gott, versuchen ist doch Sünde und ebenso verwerflich wie Babel.




"’Venite, facciamoci mattoni e cuociamoli al fuoco’… Poi dissero: "Venite, costruiamoci una città e una torre, la cui cima tocchi il cielo e facciamoci un nome, per non disperderci su tutta la terra". Ma il Signore scese a vedere la città e la torre che gli uomini stavano costruendo. Il Signore disse: "Ecco, essi sono un solo popolo e hanno tutti una lingua sola; questo è l'inizio della loro opera e ora quanto avranno in progetto di fare non sarà loro impossibile. Scendiamo dunque e confondiamo la loro lingua, perché non comprendano più l'uno la lingua dell'altro". Il Signore li disperse di là su tutta la terra ed essi cessarono di costruire la città.”   



Supplico tutti semplicemente di abbandonare i progetti tipo “Babele” e di impegnarsi a vivere la nostra fede in tutta la sua pienezza e nella sua semplicità. Cristo dev’essere Re dei nostri cuori. Giovani sposi e genitori in particolare devono condurre i loro figli a Cristo Re, dare testimonianza a casa di una vita schietta di preghiera in unione con Gesù in compagnia con Maria, la Madre di Dio. La casa come focolaio di vera vita, sostenuta, nutrita ed arricchita dalla prassi della Messa domenicale ogni domenica e dal ricorso frequente e regolare al Sacramento della Penitenza.



Anders als die Menschen dieser Welt, leben wir in der Hoffnung, an der Herrlichkeit Christi teilzuhaben. Teilzuhaben an der Herrlichkeit Christi unseres Herrn, Königs, Hohepriesters und Erlösers.



Gelobt sei Jesus Christus!  


martedì 30 maggio 2017

Il gaio sillogismo

Filosofia LGBT



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di Alberto Di Janni

È opinione diffusa, in taluni ambienti, che le organizzazioni omosessuali difettino di logica nel sostenere le loro posizioni. Vorrei qui sfatare questo pregiudizio, mostrando come la galassia LGBT, nella sua duplice azione di promozione dei valori omosessuali e di critica della Chiesa, adotti una logica ferrea, che può venire riassunta in una coppia di sillogismi impeccabili.
Veniamo al primo di questi sillogismi.
Premessa maggiore: La Chiesa sbaglia.
Premessa minore: La Chiesa condanna l’omosessualità.
Conclusione: L’omosessualità è un bene.
Certo, per quanto riguarda la minore, potrebbero sorgere dei legittimi dubbi sul fatto che la Chiesa oggi condanni l’omosessualità. A ogni buon conto, questo è quanto dovrebbe fare, e le associazioni gay mostrano così di avere della dottrina cattolica una conoscenza più corretta di un gran numero di teologi, vescovi e cardinali.
La premessa maggiore, invece, è a sua volta dimostrata dal secondo sillogismo, che andiamo a esporre.
Premessa maggiore: L’omosessualità è un bene.
Premessa minore: La Chiesa condanna l’omosessualità.
Conclusione: La Chiesa sbaglia.
Per la minore vale quanto detto sopra e la maggiore è stata validamente dimostrata come conclusione del primo sillogismo.


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lunedì 29 maggio 2017

una chiesa insipida

Troppi tentennamenti, la Chiesa italiana si schieri di Peppino Zola




Caro direttore,
tempi duri per i cattolici, su tutti i fronti, a partire da coloro che dichiarano apertamente di essere cattolici.

Ci sono cattolici che hanno votato per la legge Cirinnà sulle unioni civili, arrivando addirittura a difendere apertamente tale scelta scellerata, sconfessando così una storia ultramillenaria ed una tradizione buona, che traeva la sua origine da una civiltà senza pari originata dalla gloriosa  presenza giudaico-cristiana.

Ci sono cattolici che, tutto sommato, accetterebbero la legge sul fine vita passata alla Camera dei Deputati, la quale, di fatto, introdurrebbe anche nel nostro Paese l’eutanasia e renderebbe legittimo il suicidio assistito, come qualche incauto magistrato ha già anticipato, anche contro la legislazione tuttora vigente.

C’è la potente lobby LGBT che, con ogni sotterfugio, sta introducendo nelle nostre scuole l’aberrante e irrealistica cultura gender, i cui fautori, paradossalmente, hanno il coraggio di dire che tale cultura non esisterebbe. Intanto, però, dicono ai bambini ed ai ragazzi cose dell’altro mondo, scandalizzandoli e togliendo loro ogni certezza nella solidità della realtà. A fronte di questa avanzata, molte famiglie rimangono indifese e senza reazione, quasi avessero timore ad educare veramente i propri figli.

Questa stessa lobby sta portando un attacco senza precedenti alla possibilità di esprimere liberamente e pubblicamente pensieri diversi dai loro, tacciando di “omofobia” (ma che vuol dire?) chiunque osi distanziarsi dal pensiero collettivo che vorrebbero imporre. Esemplare è quanto sta avvenendo allo psicologo “cattolico” Gianfranco Ricci, il quale rischia di essere emarginato dal suo ordine solo per avere sostenuto che per la buona educazione di ogni bambino occorre la presenza di una madre e di un padre. Neppure le più elementari evidenze possono più essere dette.

A fronte di questa inquietante situazione, che non ha precedenti, il mondo cattolico sembra non solo diviso (come piace al demonio, il re delle divisioni), ma anche generalmente (sono poche le eccezioni) frastornato e come impaurito di affermare la verità delle cose e la giustezza delle idee, contravvenendo così al comando evangelico di parlare sempre con chiarezza e coraggio (ma sappiamo che il coraggio non se lo può dare chi non ce l’ha)

In questi giorni, è caduta un’altra tegola sulla testa dei cattolici (speriamo che il colpo li faccia rinsavire) da parte del Movimento 5 Stelle, che in questi ultimi tempi alcuni cattolici hanno cercato di corteggiare. Nella preparazione on line del proprio programma in vista delle prossime elezioni politiche, tale movimento sta proponendo di azzerare ogni finanziamento alle scuole paritarie, che, nella massima parte, sono di origine o di ispirazione cattolica. Tale proposta è palesemente anticostituzionale, in quanto viola palesemente gli articoli 29, 30, 31, 33 e 34 della nostra carta fondamentale e non riconosce la realtà dei fatti, che ci dicono che tante scuole paritarie stanno svolgendo una funzione fondamentale per la crescita culturale e professionale del popolo italiano. Gli inconsapevoli grillini dovrebbero sapere che se tali scuole dovessero chiudere per mancanza di sostegno economico, le scuole statali sarebbero al collasso ed un governo stellato sarebbe destinato al fallimento. Ancorché irragionevole, deve essere preso sul serio il pensiero pentastellato, anche perché esso è già stato attuato dalla giunta comunale di Torino, capitanata da una fedele grillina. Spero che questo episodio ridesti la coscienza civile dei cattolici che hanno a cuore la loro presenza in uno dei settori fondamentali della vita sociale.

A mio parere, la Chiesa italiana in quanto tale dovrebbe indicare decisamente nella libertà di educazione uno dei punti fondamentali, anzi essenziali, per una vita veramente democratica del nostro Paese. Penso che debba finire il tempo dei tentennamenti.

domenica 28 maggio 2017

x essere perfetti

Primi Vespri nella  
Festa di S. Bernardo
Prada, 19 agosto 2016
         

Sia lodato Gesù Cristo!

San Bernardo di Chiaravalle è un mio santo preferito per diversi motivi. Negli ultimi anni ho avuto la gioia di scoprire due volumi, scritti circa un mezzo secolo fa, che parlano non solo di San Bernardo ma dei suoi santi predecessori che hanno preparato la riforma dell’Ordine Cistercense, che la storia attribuisce a San Bernardo. Inoltre, in questi due libri, scritti da un padre trappista americano si parlano degnamente dei santi genitori di San Bernardo e della sua famiglia estesa (zii, cugini, fratelli e sorelle, nipoti) che, insieme con tanta gente dei suoi tempi, sia nobili sia servi o contadini, si sono associati alla vita consacrata dopo aver già abbracciato come laici la via di perfezione, la sequela Cristi.

          Per descrivere l’industria nel seguire Cristo tipica dell’Ordine di San Bernardo, si usa sovente l’immagine di una corsa, del correre dietro Cristo con l’intenzione di raggiungere il nostro Signore nella corsa verso il Cielo. Il messaggio di San Bernardo è che questa corsa dietro Gesù, correndo verso la santità di vita, è compito di tutti i battezzati. Non v’è nessun Cristiano escluso dall’obbligo di cercare con urgenza la perfezione di vita secondo l’esempio di Gesù e dei suoi santi. Questa perfezione, l’amore perfetto verso Dio e il prossimo, raggiunge il suo scopo ultimo nella vita religiosa vissuta con eroismo, nella professione dei voti di povertà, castità e di obbedienza.

          Giustamente nella Chiesa oggi, in conformità con l’insegnamento del Concilio Vaticano II e dei Papi post-conciliari, si parla della vocazione di tutti i battezzati alla perfezione in Cristo. Nel caso del matrimonio, la vocazione propria di uomo e donna raggiunge il suo scopo ultimo o massimo nei loro figli, che ricevono la fede da mamma e papà e crescono in quella fede grazie all’esempio ed ai consigli dei loro genitori. Chi oggi disprezza la vocazione alla vita religiosa o al sacerdozio ministeriale, in fin dei conti disprezza anche la famiglia e il matrimonio cristiano. La crisi vocazionale oggi tocca in primo luogo la famiglia e il sacramento di matrimonio.

          Sarebbe bello per la parrocchia di voler supplicare San Bernardo di chiedere a Dio dal seno di questa comunità delle vocazioni alla perfezione cristiana e pure al sacerdozio diocesano. È essenziale per questo che si rinnova anche la vita di famiglia nel matrimonio cristiano e così di poter raggiungere quello scopo per la vita consacrata. 

Vedo dal bollettino che avete preparato devotamente per la grande festa che cominciamo insieme stasera. Unisco le mie preghiere alle vostre, nella speranza che il buon Dio, per l’intercessione di San Bernardo, faccia di voi un faro per illuminare il mondo attorno e spronare tutti, giovani e vecchi, di correre dietro Gesù nella santità di vita. Vogliamo questo per la gloria di Dio e della Sua Chiesa e per la salvezza del mondo.

Sia lodato Gesù Cristo!

          

sabato 27 maggio 2017

s. Paolo e i dubia

San Paolo risponde ai dubia e mette in chiaro la fonte: «Agli sposati ordino, non io, ma il Signore ... »


Quesito

Caro Padre Angelo,
ti scrivo perché ogni tanto non capisco come mai la traduzione del Vangelo cambi. La ratio sarebbe per facilitare la lettura ed avvicinarla alla lingua parlata corrente, ma così non mi pare. Il Vangelo di questa sera parla del ripudio della moglie, che non deve essere esercitato per non esporre la moglie ad adulterio. A parte che si parla sempre dell’indissolubilità del matrimonio e si omette il caso di porneia, che evidentemente richiederebbe il ripudio, giustificato da Gesù stesso. In questo caso porneia è traducibile con fornicazione, per intendersi tradimento, atti sessuali con altro uomo o donna, che non sia il legittimo consorte. Tutto ciò viene sempre sorvolato e non ne ho mai sentito trattare da nessun sacerdote durante l’omelia. Capisco che si intenda glissare, perché altrimenti tutti i matrimoni decadrebbero all’istante, ma non mi sembra corretto alterare la Scrittura in modo così marcato. Nel  foglietto che ho trovato in Chiesa questa sera si è tradotto porneia con unione illegale!!!!!! Ma questa è una corbelleria bella e buona, notare che subito dopo Gesù dice: dite si al si e no al no, tutto il resto viene dal maligno!
 
Perché non si dicono le cose come stanno?
 
Perché non si dice la verità e la si nasconde con giravolte linguistiche?
Tutto ciò altro non fa che alimentare la tesi che la Chiesa abbia manipolato nei secoli la Parola di Gesù a suo uso e consumo. Che ne dici?
 
“Io invece vi dico che chiunque ripudia la propria donna (= moglie), ad eccezione del caso di fornicazione (in greco: porneia), fa sì che essa sia adultera e chi sposa una donna ripudiata, commette adulterio” (Mt 5,32). 

Eugenio

Risposta del sacerdote


Caro Eugenio,
1. secondo il Vangelo di Matteo Gesù viene interrogato da alcuni Farisei sull'argomento del matrimonio. I moralisti di quel tempo si dividevano in due scuole riguardo al divorzio.

Alcuni, che appartenevano alla scuola di Hillel, lo consideravano possibile per numerosi e svariati motivi... A questi liberali si opponevano i discepoli di Shammai che lo permettevano soltanto in caso di condotta immorale o di adulterio della moglie.
I Farisei che interrogano Gesù sembrano essere della scuola più rigorosa, quella di Shammai. Essi si scandalizzavano per il fatto che Gesù mangiasse con i pubblicani e i peccatori e anche perché nel suo insegnamento presentava una concezione meno rigorista della loro sul riposo del sabato. Proprio per questo erano portati a pensare che Gesù si schierasse da parte dell’altra scuola.

2. Lo interrogarono dunque chiedendo: “È lecito a un uomo ripudiare la propria moglie per qualsiasi motivo?” (Mt 19,3).
Gesù non si lascia prendere nel tranello facendo proprie le opinioni degli uni o degli altri, ma dà una risposta che esclude il divorzio: “Ora io vi dico: chiunque ripudia la propria moglie - salvo il caso di porneia - e ne sposa un'altra, commette adulterio” (Mt 19,9).

3. L'inciso di Matteo - salvo il caso di porneia - ha fatto pensare ad  alcuni che Gesù concedesse il divorzio in caso di adulterio e la possibilità per il coniuge leso di risposarsi. Ma se questo fosse stato il pensiero di Gesù, si sarebbe schierato dalla parte della scuola di Shammai, mentre chiaramente Gesù si pone al di sopra delle parti.
Inoltre i discepoli con la loro reazione: “Se tale è la condizione dell'uomo verso la donna, non conviene sposarsi” (Mt 19,10), fanno intendere che hanno capito in senso assoluto l'insegnamento di Gesù, e non nel senso di Shammai perché altrimenti non si sarebbero stupiti.

4. Ma che cos’è questa porneia?
Certamente non si tratta di adulterio, perché in greco l’adulterio o il tradimento coniugale vengono indicato con un termine proprio: moicheia.
La traduzione della CEI del 1974 aveva tradotto: “eccetto in caso di concubinato”. L’attuale (del 2008) traduce: “in caso di unione illegittima”. L’attuale “in caso di unione illegittima” rende meglio l’idea e fa capire che si tratta di un falso matrimonio.
La traduzione precedente diceva “concubinato” e il concubinato non è un vero matrimonio, ma un falso matrimonio. In sostanza dunque non cambia nulla. L’espressione “unione illegittima” è più intelligibile di quella di concubinato.

5. Per comprendere bene questo inciso è opportuno notare anche che né Marco né Luca ne fanno menzione e non danno alcuna possibilità di divorzio: “Chi ripudia la propria moglie e ne sposa un'altra, commette adulterio verso di lei; se lei, ripudiato il marito, ne sposa un altro, commette adulterio” (Mc 19,11-12); oppure ancora: “Chiunque ripudia la propria moglie e ne sposa un'altra, commette adulterio; chi sposa una donna ripudiata dal marito, commette adulterio” (Lc 16,18).

6. Va ricordato anche che sempre nel Vangelo di Matteo, nel contesto del discorso della montagna, Gesù esclude in ogni caso un secondo matrimonio per i divorziati: “Ma io vi dico: chiunque ripudia la propria moglie, eccetto il caso di porneia (unione illegittima), la espone all'adulterio, e chiunque sposa una ripudiata, commette adulterio” (Mt 5, 32).
Questa dottrina è ripresa da san Paolo quando dice: “La donna sposata, infatti, per legge è legata al marito finché egli vive; ma se il marito muore, è liberata dalla legge che la lega al marito. Ella sarà dunque considerata adultera se passa a un altro uomo mentre il marito vive; ma se il marito muore ella è libera dalla legge, tanto che non è più adultera se passa a un altro uomo” (Rm 7,2-3) e “Agli sposati ordino, non io, ma il Signore: la moglie non si separi dal marito - e qualora si separi, rimanga senza sposarsi o si riconcili con il marito - e il marito non ripudi la moglie” (1 Cor 7,10-11).

7. Da questi diversi testi emerge la seguente dottrina:
- il matrimonio è indissolubile;
- chi ripudia la moglie la espone a diventare adultera, e di ciò diviene colpevole;
- e se ne sposa un'altra commette adulterio;
- in caso di infedeltà della moglie, l'uomo dandole il libello del ripudio non l'esporrà all'adulterio, e quindi non ne sarà colpevole, poiché l'adulterio è già stato commesso, ma egli non potrà risposarsi, come neanche la moglie ripudiata, senza commettere
adulterio.

8. Tu dici: “porneia è traducibile con fornicazione, per intendersi tradimento, atti sessuali con altro uomo o donna, che non sia il legittimo consorte”.
Dici bene, ma solo in parte. Si può tradurre, sì, con fornicazione. Ma che cos’è la fornicazione? Per fornicazione s’intende il rapporto sessuale tra due persone che non sono sposate. Il concubinato è uno stato di fornicazione permanente. È un’unione, sì, ma è un’unione illegittima perché le persone non sono sposate.

9. Tu non commetti un errore quando scrivi: “porneia è traducibile con fornicazione”, ma lo commetti quando scrivi: “per intendersi tradimento”. No, la fornicazione non è la stessa cosa che un tradimento. Il tradimento è nel genere dell’adulterio, è un venir meno alla fedeltà coniugale.

10. Allora se vuoi tradurre “fornicazione”, puoi farlo. Ma devi intendere per fornicazione quello che questa parola significa, senza confonderla con l’adulterio. La CEI avrebbe potuto tradurre “fornicazione”, ma subito tanti sarebbero caduti nell’errore in cui involontariamente sei caduto anche tu: di intenderla per adulterio. “Fornicazione”, “unione illegittima”, “falso matrimonio”, “concubinato” si equivalgono.

Ecco, come vedi la Chiesa non manipola i testi sacri. Sa che sono parola di Dio. Come potrebbe permetterselo?
Ti ringrazio comunque del quesito che sarà servito per chiarire a molti le idee.

Ti ricordo al Signore e ti benedico.

Padre Angelo

venerdì 26 maggio 2017

Gouverner Par le Chaos

IL CAOS? E’ IL METODO DI GOVERNO DEL GLOBALISMO.


A Teheran, fra i partecipanti alla conferenza  internazionale New Horizon, ho potuto conosce finalmente il Comitato Invisibile di Tarnac, autore  collettivo, nel 2008,  del breve, ma epocale saggio “Gouverner Par le Chaos”.  Governare attraverso il caos.

Rievoco in breve la storia, ovviamente ignota ai lettori. Nel novembre 2008, la polizia francese arrestò in modo estremamente vistoso, brutale e mediatico una decina di giovani abitanti a Tarnac, un paesino del Corrèze, con l’accusa di progettare atti terroristici e di averne già messi in atto altri, come danneggiamenti alle linee ad alta velocità (TGV). In inchieste durate anni, s’è scoperto che: terroristi anarchici di Tarnac erano controllati giorno e notte (è il caso di dirlo) da un poliziotto britannico che si era infiltrato, e aveva messo incinte alcune signorine del gruppo terroristico; che i servizi francesi ne sapevano ogni mossa; che i danneggiamenti al TGV erano stati perpetrati da ecologisti tedeschi. Alla fin fine, si intuisce cha la sola cosa per cui il potere ha considerato pericoloso e da smantellare il gruppo di Tarnac, la vera bomba da esso confezionata, era proprio il libretto – una novantina di pagine – concepito nel loro ambiente:


Gouverner par le  Chaos – Ingénierie Sociale et Mondialisation.
https://www.amazon.fr/GOUVERNER-PAR-CHAOS-Collectif/dp/235341074X#reader_B007V5AQ4W

Eccone le tesi principali:
Le classi  dirigenti hanno adottato il caos come metodo di governo più efficace per mantenersi al potere. Quel caos che fingono di combattere, è la loro strategia privilegiata di controllo. Jacques Attali, il futurologo ebreo che ha creato artificialmente Macron, lo ha detto perfino chiaro nei suoi scritti e nelle conferenze. I dirigenti d’oggi non perseguono che due scopi; il primo, realizzare un governo mondiale; l’altro, proteggere il governo mondiale da  ogni rovesciamento e nemico, attraverso un sistema di sorveglianza  generalizzato fondato sulla tracciabilità totale delle persone e delle cose.


Come si diventa padroni del mondo? “Centralizzando l’ordine e il potere attorno a una minoranza e spargendoo il caos nel popolo, ridotto al livello di burattini nel panico”.

Molto più comodo che farsi obbedire dal popolo migliorandone le condizioni, risolverne i problemi sociali (dalla disoccupazione al disordine pubblico, dalle disparità crescenti ed inique alla droga). Le elites, governando col caos, non si assumono più alcuna responsabilità verso i cittadini delle crisi che provoca il capitalismo terminale. Anzi il caos finanziario permette di giustificare la concentrazione del potere delle grandi banche d’affari; l’11 Settembre giustifica il  potere insindacabile dello Stato Profondo; la strage al Bataclàn, il mantenimento delle leggi speciali che Hollande aveva varato per la strage di Charlie Hebdo (aveva già sul tavolo il decreto da firmare).

“Abolire tutte le frontiere”, anche interiori, è la loro tecnica

Attenzione: sono cose che sapete, adesso nel 2017, e solo da lettori avvertiti. Le masse non ne sono affatto consapevoli. Ma il Comitato Invisibile ne ha scritto nel 2008 – quando ancora il caos concentrico (finanziario, bellico, terroristico eccetera) non era ancora dispiegato pienamente. E nel testo si trovano profetizzati precisi caratteri del caos ingegnerizzato che, nel 2008, erano ancora invisibili: la “lotta alle discriminazioni” non aveva ancora all’insegnamento alle elementari della teorie del genere, ai diritti omosessuali, le nozze gay, alle “Piazze” (Maidan, Tahrir) a cui si riducono le  rivoluzioni colorate..

Premessa: Ciò che importa al potere più di tutto – mi ha spiegato il Comitato a Teheran – “è distruggere il legame tra il reale e la ragione [Tommaso d’Aquino approverebbe: la verità è l’adeguarsi dell’intelletto al reale]. Fare in modo che il ritorno al reale sia indefinitamente differito, sicché il discorso del potere diventa il paradigma del pensiero; discorso pronunciato in quella lingua mediatica, la neo-lingua”.

E come si ottiene questo? Dicevano gli anarchici di Tarnac nel 2008: “La distruzione delle capacità di autonomia dei dominati – è la risposta – passa per l’abolizione delle frontiere del loro essere: individuale e collettivo. Finché esistono frontiere, è possibile opporre  un sistema di valori  a un altro, un tipo di diritto all’altro, distinguere uomo da donna, madre da padre  [distinguere in Niki Vendola lo schiavista, non mamma], cittadino da straniero, insomma vero da falso, giusto dall’ingiusto, normale da anormale …

Risultato: finchè resiste un solo confine, il potere non può ancora chiudere la sua matrice, la costruzione di “uno ‘spazio di vita’ puramente virtuale in cui la massa potrà fare le sue evoluzioni senza mai toccare  il reale – a cui il sistema ha dedicato tutte le tecniche del comportamentismo, dello spettacolo, della programmazione neuro-linguistica, delle tecniche pubblicitarie, dell’ingegneria sociale”.

La distinzione primordiale fra uomo e donna, ma anche fra figlio e madre e padre, è potentemente esemplificata nel mito di Edipo, coi suoi sacri tabù (al figlio non lecito andare a letto con mamma), che sono “l’organigramma originario  di un gruppo, la sua capacità di costituirsi in organizzazione”.




“Fare la promozione dell’ indistinzione dei ruoli e dei cambiamenti di luogo, far passare le voglie personali avanti al rispetto dell’organigramma del gruppo”, ha lo scopo di “ridurre quel gruppo a individui giustapposti, incapaci di comunicare e di cooperare” – all’essenziale compito politico di rovesciare i Signori del Caos.  “Facilitare l’espressione dell’individualismo fallico è parte della strategia della disorganizzazione. A livello comportamentale, si traduce in una cultura dello spontaneo, dell’impulsivo del viscerale, del flessibile e della ricerca del risultato immediato, con la conseguente incapacità di concentrazione, di pianificazione e di elaborazione di strategia di lungo termine.


Uniti nella lotta

Lo stesso vale anche per le grandi immigrazioni con le ONG che vanno a raccogliere a centinaia di migliaia i profughi che hanno pagato somme che in Africa bastano ad aprire un’attività  utile? Ovvio, è la risposta: “Il mondialismo distrugge le frontiere nazionali” come le frontiere mentali, mentre “il consumismo regressivo cancella le frontiere dell’essere individuale”. Naturalmente tutto ciò secondo le esigenze del capitalismo terminale, “dove i ricchi si possono arricchire ancora solo impoverendo i poveri e seminando il caos nel loro modo di vita – E per far meglio accettare il caos e la destabilizzazione alle popolazioni, si è chiamato tutto ciò “progressismo”. Il risultato è sotto gli occhi di tutti: oggi non c’è più differenza tra la Sinistra e le Spice Girls. Cohn-Bendit e Lady Gaga, même combat !”.
Grazie a questa suggestione, anch’io povero italiota mi faccio domande: Boldrini e Bello Figo “No pago affitto” uniti nella lotta?

Peggio. Esiste ancora una differenza tra la chiesa e le Spice Girls?

Vi lascio con questa domanda, ma non è che una prima puntata sui metodi di “governare col caos”. E’ che non ho voluto mettere nello stesso articolo informazioni di grande rilievo fornitemi dal Comitato Invisibile– avendo scoperto che i miei lettori (i migliori) spesso non sono capaci di cogliere e ricordare le informazioni che non siano già enunciate nel titolo, o subito sotto; sicché spesso mi segnalano notizie che ho già dato.

Dick Cheney: “Ecco, adesso siete perfettamente al sicuro  dagli attentati del terrorismo”.
 
Le prossime notizie saranno: la parte di Israele in questo governare col caos, e perché non ci si può aspettare un collasso economico-finanziario-politico tale, che  distrugga le elites mondialiste. Si sono preparate, mi ha spiegato il Comitato.
Solo un’ultima riga su tale Comitato Invisibile. Come alcuni lettori hanno intuito, si  tratta sostanzialmente di una persona. Di nome Lucien Cerise. Un trentenne lievemente sovrappeso, occhialuto, timido, coltissimo, non abbastanza immodesto da postare un proprio profilo biografico su Wikipedia (dove molti lo cercano). Ha scritto Ritorno a Maidan, sul trucco fondamental-mediatico delle primavere colorate, Neuropirati –quelli dell’ingegneria socialela guerra ibrida della NATO, eccetera. Fa il bibliotecario in non so quale angolo della Francia. Apparentemente, la persona più inoffensiva della Terra. Spero che non lo sia.

giovedì 25 maggio 2017

chi rompe paga?

Dell’importanza della pubblica riparazione



di Cristiano Lugli
Nel bel mezzo di un’epoca sconcertante come l’attuale, dove al posto di una vera e propria Società fondata su valori rifacentesi al soprannaturale si è instaurata una dis-società – per dirla con il De Corte – , è quanto mai opportuno porsi delle domande circa il ruolo del cristiano all’interno della Chiesa Cattolica.
Se i peccati contro Dio sono sempre e comunque stati commessi dagli uomini, è vero che essi si relegavano, tuttalpiù, alla miseria del singolo uomo – egli essendo scalfito dal Peccato originale – e non esaltati pubblicamente dall’intera società; difficilmente guardando addietro la storia potremo trovare una civiltà tanto perversa e immonda come l’attuale. Prima della venuta di Nostro Signore Gesù Cristo l’umanità non era stata ancora redenta dal Sangue dell’Agnello, e quindi non aveva ancora conosciuto la Salvezza, la Morte del Figlio dell’Uomo che riscatta il peccato del mondo, questo in qualche modo “scusando” il popolo di Dio che ancora non aveva conosciuto Cristo.

Sarebbe cosa troppo grande tracciare una linea storica rispetto ai comportamenti pubblici delle diverse epoche e delle diverse civiltà; per questo si può applicare un metodo molto più semplice, ovvero paragonare la nostra a quella passata. Per nostra, si intende quella che dal ‘700 fino ad oggi ha devastato tutte le più elementari verità, anche di Fede, rinnegando Dio ed elevando l’uomo ad essere ciò che mai potrà essere: Onnipotente.
I prodromi di questa disfatta sappiamo essere molto lontani ( si pensi all’eresia luterana ), epperò per ragioni di spazio ci soffermeremo su quanto successo dall’inizio del XX secolo fino ad oggi.
A questo proposito si pensi al comunismo ateo – dal quale la Santa Vergine di Fatima ci mise prontamente in guardia -, alla rivoluzione industriale che ha rapito l’uomo dalla campagna di Dio per renderlo uomo-macchina; e ancora il divorzio, l’aborto, la rivoluzione sessuale, il 1968 e infine la più grande catastrofe geopolitica e spirituale della storia: il vento del post-Concilio.
Quante altre cose si potrebbero ancora citare fino ad arrivare ai giorni nostri, con il gender e la sodomia resa assioma della “civiltà”, con tanto di parodia del matrimonio.

Tutto questo ha creato un problema via via sempre maggiore, poiché il peccato e lo scandalo che prima poteva venir dato dai singoli, oggi viene reso pubblico dalle nazioni che permettono le cose sopraindicate, offendendo Dio nel modo più prorompente e cinico. Da qui si innesta la necessità della Riparazione.
La Riparazione è da sempre conosciuta sia nella teologia cristiana che nel Magistero della Chiesa, esternata e ben visibile nella Sacra Liturgia. Ciò è reso possibile già dall’Essenza del Cristianesimo, ove Cristo, con il Sacrificio della Croce, diviene vero elemento espiatorio.
Il Sacerdote Sommo, che conferisce la facoltà di ripetere infinitamente il medesimo suo Sacrificio ai sacerdoti sull’Altare, rende anche il resto del popolo cristiano battezzato partecipe dello stesso sacerdozio. Non a caso nell’Offertorio della Santa Messa l’acqua viene unita al vino, e cioè avviene l’unione del popolo di Dio nel Sangue dell’Unigenito Figlio, nel suo eterno Sacerdozio.

Ogni battezzato ha per contro non solo la possibilità, ma anche il dovere di unirsi al Sacerdozio di Cristo. In questo specifico senso diventa comprensibile l’importanza e la necessità assoluta della riparazione, e per i peccati personali, e per i peccati degli uomini compiuti contro Dio, essa essendo un principio meritorio che, associando gli uomini all’espiazione infinita offerta dal Signore sulla Croce, tende a colmare gli oltraggi resi alla Gloria di Dio a causa delle offese esecrande al Sacro Cuore del Figlio. Alla base della riparazione vi sta perciò la compensazione del peccato dell’uomo attraverso doni e sacrifici, agendo secondo una necessità di giustizia a Dio gradita. Ogni uomo può dunque divenire un Altare espiatorio per il gran mezzo della preghiera e del sacrificio.
Pensando alla vita e agli scritti di uno dei massimi ed instancabili Santi dell’ “espiazione”, San Paolo, sarà illuminato il profondo significato degli atti di riparazione tanto esplicitati dalla teologia cattolica. Egli ricorda infatti, nella Lettera agli Ebrei, il passaggio dal sacerdozio levitico a quello di Cristo, in cui l’espiazione dei peccati viene sancita una volta per tutte sulla Croce, superando di gran lunga l’offerta di tutti gli altri doni esistenti nell’Alleanza precedente. Di lì la grandezza dell’Atto riparatorio sommo, ossia la Santa Messa a cui assistono e beneficiano anche i fedeli in virtù del Sacrificio di Cristo riprodotto in modo incruento dal sacerdote sull’Altare, in persona Christi.

Preghiera e penitenza sono la principale corazza e il principale mezzo indicato alla riparazione nel senso più ampio. Pio XI, nella Lettera Enciclica Caritate Christi Compulsi, spiega magistralmente ciò a cui si è appena fatto riferimento:
“La penitenza dunque è come un’arma salutare posta in mano dei prodi soldati di Cristo, che vogliono combattere per la difesa e il ristabilimento dell’ordine morale dell’universo. È un’arma che giunge proprio alla radice di tutti i mali: alla concupiscenza, cioè, delle materiali ricchezze e dei dissoluti piaceri della vita. Per mezzo di volontari sacrifìci, per mezzo di rinunce pratiche, anche dolorose, per mezzo delle varie opere di penitenza, il cristiano generoso reprime le basse passioni che tendono a trascinarlo alla violazione dell’ordine morale. Ma se lo zelo della divina legge e la carità fraterna sono in lui tanto grandi quanto devono esserlo, allora non solo si dà all’esercizio della penitenza per sé e per i suoi peccati, ma si addossa anche l’espiazione dei peccati altrui, ad imitazione dei Santi che spesso eroicamente si facevano vittime di riparazione per i peccati di intere generazioni; anzi ad imitazione del Redentore divino, che si è fatto « Agnello di Dio che toglie il peccato del mondo » “
Leggendo queste edificanti parole non può far meno di balzare alla mente, però, una recente intervista rilasciata da un parroco di Reggio Emilia nel merito della Processione di riparazione ormai nota ai più, organizzata dagli amici del Comitato “Beata Giovanna Scopelli”. Tale don Giordano Goccini, imputerebbe a questi cattolici ( che non definisce tali ma su cui già è stata data una risposta in altra sede [1] ) di essere presuntuosi. E spiega: pregare in riparazione dei peccati altrui è un atto di presunzione“.
Ora, a tale sciocchezza ha risposto già Pio XI sopra, ma non senza continuare nell’Enciclica Miserentissimus Redemptor:
“Questo dovere di espiazione incombe a tutto il genere umano poiché, secondo gli insegnamenti della fede cristiana, dopo la miseranda caduta di Adamo, esso, macchiato di colpa ereditaria, soggetto alle passioni e degradato nel modo più compassionevole, avrebbe meritato d’essere condannato alla eterna perdizione. Negano, sì, questa verità, i superbi sapienti del nostro secolo i quali, rinnovando la vecchia eresia di Pelagio, vantano una bontà congenita della umana natura, che per virtù sua si spinge a sempre maggiore perfezione. Ma queste false invenzioni della superbia umana sono condannate dall’Apostolo, il quale ci ammonisce che « eravamo per natura meritevoli d’ira ». E in verità, già fin dal principio del mondo gli uomini riconobbero in qualche modo il debito di tale comune espiazione, mentre per un certo istinto naturale si diedero, anche con pubblici sacrifici, a placare la divinità”.
Ogni uomo deve fare penitenza per i propri peccati, che a causa delle debolezze dei sensi e della stessa natura umana è portato a commettere. Tuttavia egli non può fare a meno di pensare, quantomai in tempi come questi, alle innumerevoli nefandezze compiute a danno del Sacratissimo Cuore di Gesù, come ancora mirabilmente fa dire il Sommo Pontefice Pio XI nell’Atto di riparazione:
” (…) l’immodestia e le brutture della vita e dell’abbigliamento, le tante insidie tese dalla corruttela alle anime innocenti, la profanazione dei giorni festivi, le ingiurie esecrande scagliate contro Te e i tuoi Santi, gli insulti lanciati contro il tuo Vicario e l’ordine sacerdotale, le negligenze e gli orribili sacrilegi ond’è profanato lo stesso Sacramento dell’amore divino, e infine le colpe pubbliche delle nazioni che osteggiano i diritti e il magistero della Chiesa da Te fondata.”
Il vizio e la virtù vogliono esser fatti passare oggi come frutto di un medesimo albero anche dalla stessa Chiesa “ufficiale”, la quale non solo permette si compiano atti nefandi senza esprimere alcun dissenso, ma anzi molto spesso coloro che dovrebbero essere i pastori si rendono promotori delle gravi offese riversate contro Dio, attraverso la vicinanza e la promozione dell’eresia conclamata.
Il significato della riparazione non esiste più, e il motivo è semplice: eliminato il peccato non vi è motivo di dover riparare a qualcosa che – sempre secondo i don Goccini di turno – ha cessato di esistere. E non è tutto: se si elimina il peccato è perché si è eliminata la missione redentrice di Cristo, oscurando il Sacrificio della Croce. Forse che per la maggior parte di questo clero “svestito” non è così? Chi parla di presunzione nel pregare a riparazione dei peccati altrui è uno sciocco e uno stolto.

A smentire questa tesi modernista, vieppiù diffusa negli ultimi anni, esiste un fatto molto importante risalente all’anno 1925, precisamente nel giorno 10 del mese di settembre. In tale data la Vergine Santissima apparve con il Bambin Gesù alla veggente suor Lucia. La Madonna portava sulla mano un Cuore circondato di spine e, mostratolo, il Bambinello disse all’ancor giovanissima Lucia: “Abbi compassione del Cuore della Tua Madre Santissima avvolto nelle spine che gli uomini ingrati gli configgono continuamente, mentre non v’è chi faccia atti di riparazione per strapparglieLe”.
A queste già fortissime parole seguirono quelle della Santa Vergine, Ella rivolgendosi a suor Lucia dicendo:
“Guarda, figlia mia, il mio Cuore circondato di spine che gli uomini ingrati infliggono continuamente con bestemmie e ingratitudini. Consolami almeno tu e fa’ sapere questo: a tutti coloro che per cinque mesi, al primo sabato, si confesseranno, riceveranno la santa Comunione, reciteranno il Rosario e mi faranno compagnia per quindici minuti meditando i Misteri, con l’intenzione di offrirmi riparazioni, prometto di assisterli nell’ora della morte con tutte le grazie necessarie alla salvezza”.
Nei contenuti escatologi di Fatima è perciò inserito un forte e chiaro appello alla riparazione. Si potrebbe altresì supporre che in questi messaggi si prosegua ciò che fu iniziato più di due secoli prima a Paray-le-Monial, con le apparizioni del Sacro Cuore di Gesù a Santa Maria Margherita Alacoque. Nel caso di Fatima la riparazione viene richiesta anche per il Cuore Immacolato della Madre, unita alla Passione e allo strazio del Cuore del Figlio.

Se volessimo parlare di scandali pubblici poi, ci sarebbe da estendere una lista infinita sol pensando alle cosiddette “unioni’civili”, a cui già si accennava sopra, fatte passare da uno Stato al quale non è dovuta in alcun modo obbedienza. Peggio ancora quando questo stato – la minuscola è in effetti doverosa – permette di far sfilare nelle proprie piazze l’esasperazione del peccato impuro contro natura, il quale grida vendetta al cospetto di Dio ed attira la sua collera sull’intera città che approva un simile scandaloso evento.
Gli strazi del Sacro Cuore si odono forti, eppure vengono sopraffatti dalle malevoli grida del peccato pubblico voluto da Satana per offendere, ancor più gravemente, l’Unico e Vero Dio.

Ecco perché al popolo di Dio è assolutamente richiesto un impegno di Fede forte, che sia manifestata pubblicamente e che abbia, come principale punto di riferimento, la preghiera rivolta verso Dio a modello di riparazione.
Sbaglierebbe infatti chi pensasse che un atto privato equivalga ad un atto pubblico, o che “basta pregare in chiesa” per riparare qualcosa di gravemente vissuto in foro esterno. Se è vero che la riparazione non sarà mai eguale al grave peccato commesso, è altrettanto vero che una preghiera privata non avrà lo stesso effetto, anche secondo il modello cristiano di carità e correzione, di una preghiera manifestata pubblicamente con perseveranza e coraggio.
La forza dell’orazione ricalca poi quattro punti cardine fondamentali: essa possiede valore satisfattorio, valore meritorio, nutrimento spirituale e ha, nella chiave di volta che collega la terra con il Cielo, la facoltà di ottenere ciò che si chiede. Quale arma migliore può essere adoperata a compensare i gravi crimini commessi contro Gesù se non la preghiera connessa al sacrificio? Lo stesso Nostro Signore ci spiega lo spessore di questo duplice mezzo: “Certa specie di demoni si scaccia solo con la preghiera e col digiuno” (Mt. 17,21).

Aldilà di quello che vogliono dire i moderni sofisti del nulla più assoluto, la vita riparatrice è, come diceva il grande teologo domenicano Garrigou-Lagrange, “la partecipazione allo stato di vittima di Gesù, un’unione strettissima al Sacerdote Eterno”.

mercoledì 24 maggio 2017

Roma ti aspetta

14-17 settembre 2017





Il programma completo delle cerimonie previste a Roma per il decimo anniversario del motu proprio Summorum Pontificum verrà comunicato il 31 maggio.
 
Rammentiamo che il pellegrinaggio comincerà giovedì 14 settembre con una giornata di conferenze presso l'università Angelicum e avrà il suo culmine nella processione solenne di sabato 16 settembre che condurrà i pellegrini verso la basilica di San Pietro dove verrà celebrata una messa pontificale a mezzogiorno.
Nel video che vi proponiamo, S.E.R. Mons. Sample, arcivescovo di Portland, spiega l'importanza di questo avvenimento che riporta lo splendore della liturgia tradizionale nel cuore della Chiesa.


Le iscrizioni si possono fare qui.



martedì 23 maggio 2017

Budda e Cristo





Manchester ecclesiastically correct

Strage degli innocenti 
La straordinaria lettera di Mons. Luigi Negri ai giovani morti di Manchester




Carissimi figli, mi sento di chiamarvi così anche se non vi conosco. Ma nelle lunghe ore di insonnia che hanno seguito l’annuncio di questo terribile attentato, in cui molti di voi hanno perso la vita e molti sono rimasti feriti, vi ho sentiti legati a me in un modo speciale.

Siete venuti al mondo, molte volte neanche desiderati, e nessuno vi ha dato delle «ragioni adeguate per vivere», come chiedeva il grande Bernanos alla generazione dei suoi adulti. Vi hanno messo nella società con due grandi princìpi: che potete fare quello che volete perché ogni vostro desiderio è un diritto; e l’importanza di avere il maggior numero di beni di consumo.

Siete cresciuti così, ritenendo ovvio che aveste tutto. E quando avevate qualche problema esistenziale – una volta si diceva così – e lo comunicavate ai vostri genitori, ai vostri adulti, c’era già pronta la seduta psicanalitica per risolvere questo problema. Si sono solo dimenticati di dirvi che c’è il Male. E il Male è una persona, non è una serie di forze o di energie. È una persona. Questa persona s’è acquattata lì durante il vostro concerto. E l’ala terribile della morte che porta con sé vi ha ghermito.

Figli miei, siete morti così, quasi senza ragioni come avevate vissuto. Non preoccupatevi, non vi hanno aiutato a vivere ma vi faranno un "ottimo" funerale in cui si esprimerà al massimo questa bolsa retorica laicista con tutte le autorità presenti - purtroppo anche quelle religiose - in piedi, silenziose. Naturalmente i vostri funerali saranno fatti all’aria aperta, anche per quelli che credono, perché ormai l’unico tempio è la natura.

Robespierre riderebbe perché neanche lui è arrivato a questa fantasia. Del resto nelle chiese non si fanno più funerali perché, come dice acutamente il cardinale Sarah, nelle chiese cattoliche ormai si celebrano i funerali di Dio.

Non dimenticheranno di mettervi sui marciapiedi i vostri peluche, i ricordi della vostra infanzia, della vostra prima giovinezza. E poi tutto sarà archiviato nella retorica di chi non ha niente da dire di fronte alle tragedie perché non ha niente da dire di fronte alla vita.

Io spero che almeno qualcuno di questi guru – culturali, politici e religiosi - in questa situazione trattenga le parole e non ci investa con i soliti discorsi per dire che «non è una guerra di religione», che «la religione per sua natura è aperta al dialogo e alla comprensione». Ecco, io mi auguro che ci sia un momento silenzioso di rispetto. Innanzitutto per le vostre vite falciate dall’odio del demonio, ma anche per la verità. Perché gli adulti dovrebbero innanzitutto avere rispetto per la verità. Possono non servirla ma devono averne rispetto.

Io comunque, che sono un vecchio vescovo che crede ancora in Dio, in Cristo e nella Chiesa, celebrerò la messa per tutti voi il giorno del vostro funerale perché dall’altra parte – quale che siano state le vostre pratiche religiose – incontriate il volto carissimo della Madonna che, stringendovi nel suo abbraccio, vi consolerà di questa vita sprecata, non per colpa vostra ma per colpa dei vostri adulti.

Luigi Negri
Arcivescovo di Ferrara-Comacchio




Il terrorismo ottocentesco nell'Europa ancora cristiana aveva matrice atea ed anarchica. Heisenberg avrebbe detto che chi si sconnette da un 'ordine centrale' diventa capace di qualsiasi follia. Anarchico significa senza arche', senza principi: "Né stato né Dio", dicevano. 

I terroristi degli anni Settanta erano per lo più di matrice atea comunista.
Sino a ieri il terrorismo era dunque contro Dio, contro la società, in nome di una ideologia che, pur atea, aveva una valenza religiosa ( il comunismo è stata la più grande religione atea di sempre).
 

I terroristi di oggi spesso sono islamici nati in Europa e uccidono in nome del loro Dio (ben diverso da Cristo). Cosa è successo ?
 

A me sembra che l'Occidente nichilista di oggi non offra loro nulla, nessun valore vero; che offra loro solo un po' di materialismo, da cui rimangono però in parte esclusi, essendo pur sempre immigrati o figli di immigrati, in condizioni economiche e sociali non ideali. Accade allora che alcuni di loro trovino in una spesso improvvisa e evanescente riscoperta della loro religione una identità, la scusa per distruggere un occidente che può averli ammaliati per un po' con il suo benessere ma non li ha conquistati, anzi disgustati perché non ha nulla di vero da offrire. Per queste le loro biografie sono spesso queste: nati e cresciuti in Europa, vissuti all'Occidentale, lontano dalla fede coranica, infine avvicinatisi all'Islam versione terroristica...
 

Il nulla che gli offriamo noi, più la violenza insita spesso nella loro condizione e nella loro stessa religione ( non pacifica ma molto politica) sono un mix terribile che scatena desiderio di distruggere e di auto-distruggersi. Nichilismo e ideologia ieri; nichilismo e una religione politica, cioè ideologica, oggi...