sabato 31 dicembre 2011

Come salvare l’Europa
R. de Mattei  
 
Il Foglio del 23/12/2011 pubblica un articolo di Roberto de Mattei dal titolo: Come salvare l’Europa (non l’euro) col realismo della scolastica. Mi sembra una riflessione di fine d'anno sulla situazione attuale da prendere in considerazione.
Dal Medioevo alla “Scuola Austriaca”, una critica in nome della Tradizione alla moneta nata contro l'etica. È anche il tema proposto dal video qui riportato.
 

TE DEUM






Te Deum di ringraziamento per il 2011





Verrai quando l'inverno sarà pieno,
nei tramonti che stillano di sangue,
quando ogni cosa intorno sarà ombra
e il silenzio sarà la sola voce,
verrai da lontananze senza fine.

Il tempo allora sarà Tua misura,
sarà il Tuo gesto che congiunge e salda,
lo spazio sarà un palpito, la luce,
che a noi verrà come acqua nel deserto,

Tu sarai Tutto, Tu sarai la pace,
il vento, il sole, le nostre lunghe attese,
l'ansia che ci percosse e ci salvò,
che ci fece soffrire e fu la strada.

Non più nebbia, né buio, non più gelo,
nel cieco lampeggiare delle notti,
una luce soltanto, la Tua luce.
                  
                  p. f. marcucci, Preghiera.

¡Felice 2012!








Brindaré por el ayer, por el hoy, por el mañana; a beber y a perdonar, para olvidar las malas rachas
Año nuevo, desde hoy, sin ayer, sólo un mañana; año nuevo, mi nuevo año, bienvenido entra en mi casa.

Por todos los errores cometidos, por todos los amores ya vividos; por la lucha, por la vida y los amigos; y por esa gente buena que se queda en el camino.

Por aquellos que sembraron con su huella nuestras almas y, al partir dejaron siempre vivo el fuego de su voz; por aquellos que no piden nada a cambio en el amor; por la gente generosa que te abriga el corazón.

Brindaré por el ayer, por el hoy, por el mañana; a beber y a perdonar, para olvidar las malas rachas
Año nuevo, desde hoy, sin ayer, sólo un mañana; año nuevo, mi nuevo año, bienvenido entra en mi casa.

Por aquella juventud que fue bandera y hoy es árbol; por aquellos que se fueron sin dejar casi ni rastro; por aquellos que vendrán por nuestra estela con más fuerza y también por los que no nos abrirán jamás su puerta.

Por aquellos que sembraron con su huella nuestras almas y, al partir dejaron siempre vivo el fuego de su voz; por aquellos que no piden nada a cambio en el amor; por la gente generosa que te abriga el corazón.

Brindaré por el ayer, por el hoy, por el mañana; a beber y a perdonar, para olvidar las malas rachas
Año nuevo, desde hoy, sin ayer, sólo un mañana; año nuevo, mi nuevo año, bienvenido entra en mi casa.

¡CON MIS MEJORES DESEOS PARA ESTE AÑO QUE SE NOS VA, Y HACIENDO MÍA LA LETRA DE ESTA CANCIÓN...!

¡FELIZ 2012, QUERIDOS AMIGOS!

Ciao.
 

venerdì 30 dicembre 2011

Vescovo brasiliano parla chiaro: "N.O.: da Natale darò solo la Comunione in ginocchio. Vietato negarLa ai fedeli che si inginocchiano"


 





Le fotografie sono della Novena
alla Madonna del Rosario
di san Nicandro Garganico
30 Sett. 2011

Un altro bell'esempio di applicazione della "Riforma della Riforma" sull'esempio di Benedetto XVI: un Vescovo brasiliano da Natale in Cattedrale la S. Comunione si potrà ricevere solo in ginocchio. Il prelato però va oltre: nella lettera pastorale aggiunge che è un abuso gravissimo negare la S. Comunione ai fedeli che si inginocchino per riceverLa: anche laddove le Conferenze Episcopali abbiano concesso la possibilità di riceverLa in piedi, si tratta appunto solo di possibilità, restando in vigore il diritto dei fedeli di inginocchiarsi per comunicarsi.
Dovrebbero leggersi meglio i documenti della Congregazione quei simpatici fratacchioni capuccini che a San Remo -un posto tra tanti- hanno negato con cafona platealità la S. Comunione ad un fedele inginocchiato.

Roberto di Messainlatino


Il sito Salvem a Liturgiam! ha pubblicato una lettera di S. E. monsignor Antonio Keller, Vescovo di Frederico Westphalen, in Brasile, sulla distribuzione della Santa Comunione.

Il Vescovo ricorda la necessità che il fedele sia in stato di grazia per ricevere il Corpo di Cristo e ha condotto una chiara distinzione tra il pane comune, nutrimento del corpo, e il pane eucaristico, Corpo, Sangue, Anima e Divinità del Signore, per nutrire l'anima.
Il prelato fa cenno anche all'obbligo di mantenere il digiuno nell'ora precedente, e raccomanda l'osservanza delle modalità dei gesti e il modo di ricevere la Santa Eucaristia.
La lettera ha annunciato che, da Natale in Cattedrale il vescovo distribuirà ai fedeli la S. Comunione sempre in ginocchio su un inginocchiatoio, come nella foto.

Non meno interessante è questo paragrafo dalla lettera del vescovo Keller:
"La negazione della Santa Comunione ai fedeli a causa della posizione in ginocchio, dovrebbe essere considerata una grave violazione di uno dei diritti più fondamentali dei fedeli cristiani, e cioè quello di essere assistiti dai loro pastori attraverso sacramenti (CDC, Canone 213). Anche in luoghi dove la Congregazione ha approvato che la Comunione si possa ricevere in piedi secondo gli adeguamenti ammessi dalle Conferenze Episcopali ... [la Congregazione] ha stabilito che ai fedeli che scelgono di comunicarsi in ginocchio non potrà essere negata la Santa Comunione per tale motivo (Congregazione per il Culto Divino e la Disciplina dei Sacramenti, Lettera del 1 luglio 2002, Notitiae (2002) 582-585). "

Fonte: Acción Litúrgica
via:
http://blog.messainlatino.it/2011/12/vescovo-brasiliano-parla-chiaro-no-da.html

giovedì 29 dicembre 2011

A Rieti  hanno abolito il presepe



I suoi non l' anno accolto
Non c' era posto per loro nell' albergo

Ci sono notizie che feriscono, altre che lasciano scioccati, altre che fanno arrabbiare. Altre ancora che rappresentano un tristissimo segno dei tempi e testimoniano purtroppo fin dove si possa arrivare in nome del «politicamente corretto» e della banalità… Beh, cari amici, c’è una notizia, appresa stamani leggendo la Bussola quotidiana, che mi ha profondamente colpito e che riunisce purtroppo tutte le categorie sopra esposte. Una notizia che merita un commento.

A Rieti, hanno deciso di non fare il presepe nella cattedrale a motivo della sobrietà. «La decisione di rinunciare allo storico presepe della Cattedrale (…) è anche un invito a rinnovare lo sguardo anche sulle tradizioni più ovvie, a superare ciò che l’uso ci ha indotto a dare per scontato, a rinunciare a quello che ci sembra necessario per concentrarci su quello che è davvero essenziale». Questo si legge sul settimanale diocesano di Rieti, nell’articolo che «spiega» ai fedeli perché quest’anno non hanno trovato lo storico presepe nella cattedrale. E pensare che proprio nella diocesi di Rieti si trova Greccio, cioè il luogo dove San Francesco ha voluto creare il primo presepe.

Via il presepe, perché tradizione troppo scontata, rinunciamo a ciò che ci sembra necessario, concentriamoci sull’essenziale… «Una scelta di sobrietà». Ma che bell’esempio! Vi confesso che mi sono sentito colpitissimo, giudicato. Io che quest’anno, nonostante la crisi – dopo diverse discussioni con mio figlio più piccolo che ho cercato di educare alla bellezza e al gusto della preparazione del presepe, come le altre figlie – ho persino deciso (udite! udite!) di aggiungere una cascatella con l’acqua corrente (tranquilli, amici ambientalisti, l’acqua è sempre la stessa, che si ricicla).

Ora che la diocesi di Rieti mi ha aperto finalmente gli occhi, ora che il suo gesto profetico e sobrio è lì a testimoniare l’essenziale, mi sento in colpa. Credo proprio che toglierò anche la fioca lucetta che nella capanna simula il fuoco: caro Gesù Bambino, l’anno prossimo, in nome della sobietà, ti lascerò ben impacchettato in garage, ma già quest’anno, come ci insegna il magisteriale atto del presule reatino, ti tolgo un po’ di luce, così impari.

«L’assenza, in questo caso, vale più della presenza», è il sublime commento della curia di Rieti per giustificare l’abolizione del presepe. Certo, seguendo questo profetico esempio, si potrebbe continuare. Perché fermarsi? Si potrebbero togliere le statue e i quadri dalla cattedrale, ad esempio. Anche in questo caso l’assenza vale più della presenza. E perché non abolire quelle trite e ritrite funzioni – peraltro quasi sempre uguali e ripetitive – che vanno sotto il nome di «messa domenicale». Tutti sarebbero richiamati all’essenziale, se il vescovo, l’arciprete, il parroco e il cappellano non celebrassero più. Tutti s’interrogherebbero, tutti riscoprirebbero il senso del Natale, tutti si riavvicinerebbero alla fede.

Certamente, oltre al presepe e alla messa, è da abolire anche la confessione, l’adorazione eucaristica, quei sacramenti così di routine: se ne riscoprirebbe molto di più il senso se non ci fossero. Un’ultima annotazione: c’è da augurarsi che nella diocesi che ha abolito il presepe in nome della sobrietà, nessuno del clero – a partire dal suo illuminato pastore – abbia mangiato il panettone il giorno di Natale, o i tortellini in brodo, o il cotechino… Per favore, diteci che in nome di quella sobrietà che vi ha fatto rinunciare a una delle tradizioni cristiane più belle e commoventi, davanti alla quale torniamo tutti bambini, avete almeno digiunato il 25 dicembre. Diteci almeno che il vescovo ha deciso di muoversi in bicicletta per non usare la macchina, diteci che avete donato in beneficenza tutti i vostri telefonini e i computer, diteci che non avete abolito solo il presepe…

Ad esempio, speriamo vivamente che monsignor vescovo abbia almeno abolito la mitra episcopale (quell’inutile sfarzo di un copricapo orientaleggiante e oggettivamente un po’ ridicolo, per la gente una testimonianza certamente meno necessaria del Bambinello nella capanna), speriamo si sia disfato di tutte le mitre che aveva, per celebrare a capo scoperto in nome della sobrietà! Siamo certi che avrà dimesso l’anello (solitamente d’oro), per assomigliare più a un semplice pastore che a uno dei re magi.

Secondo il settimanale diocesano, «chi varcherà la soglia della cattedrale, lo farà davvero per ascoltare la proclamazione della Parola». E non per vedere il presepe. Che disprezzo per la nostra povera umanità, per noi poveri uomini e donne che in questo inizio di terzo millennio ancora ci stupiamo davanti alla rappresentazione della natività, davanti a quel Bambino avvolto in fasce. Invece di essere grati per il fatto che a Natale, magari per caso, ci sia gente che entra nella cattedrale, sosta davanti al presepe e… chissà, magari balbetta anche una preghiera, questi seriosi paladini della sobrietà preferiscono far entrare solo i «buoni», i «motivati», quelli che vanno ad ascoltare le omelie (che speriamo quest’anno siano state sobrie, e non abbiano superato i cinque minuti).

«Il messaggio che si tenta di dare – scrive l’illuminata curia reatina – è quello di rivolgersi all’essenziale, tralasciando ogni altra cosa possa avere il sapore dello sfarzo, del superfluo, dell’inutile». Dunque la sacra famiglia, i pastori, i re magi sarebbero sfarzo, superfluo, inutile. Non posso più continuare, sto davvero male leggendo simili argomentazioni… Siamo di fronte a uno degli esempi più lampanti di come si possa demolire anche ciò che di più bello abbiamo. Concludo con le magistrali parole di commento di Riccardo Cascioli, direttore della Bussola: «San Francesco, ci dice il biografo Tommaso da Celano, con quel presepe fece rinascere Gesù nel cuore di tante persone che erano accorse a Greccio. Oggi a Rieti si è deciso di farlo morire».

* Ringrazio il sito Cantuale Antonianum per aver fatto delle precisazioni: quello che è stato abolito per sobrietà è il grande presepe storico tradizionalmente costruito nella cattedrale. Al contrario di quanto si leggeva nell’articolo del settimanale diocesano (che parlava solo della presenza di un Bambinello ai piedi dell’altare), una piccola, minimale natività è stata costruita. Le cose non cambiano molto: non so quali siano le motivazioni della scelta, ma se sono soltanto quelle messe in pagina dal settimanale, vale a dire il segno di sobrietà con l’assenza, a me continua a sembrare un autogol.

Dies Natalis Iesu Christi

 




mercoledì 28 dicembre 2011

LA VESTIZIONE LITURGICA DEL VESCOVO IN ORIENTE E IN OCCIDENTE 

da: http://www.newliturgicalmovement.org/2011/12/vesting-of-bishop-in-east-and-west.html

 




Back in October of 2008 we showed readers some video of the beautiful and profound pontifical vesting rites of the usus antiquior and we also showed to you some stills from the vesting of a bishop within the Byzantine liturgy.

Recently, the blog Byzantine, Texas brought some video to my attention which shows the latter. This comes within an Eastern Orthodox context, but it would be similar within an Byzantine Catholic context:




And here, to re-cap again, is one possible manifestation of the pontifical vesting within the Roman rite. I say one possible manifestation, because the vesting could also take place within a chapel, or even at the throne. As well, the prayers that are associated with each particular vestment could either be prayed together -- as seen in this video -- or (my own preference) prayed as each vestment is put on. (Readers may want to jump forward to the 2:00 minute mark.)



CUM DEDERIT


da: http://lamiamusica-angelo.blogspot.com/



L' Angelo del Signore apparve a Giuseppe nel sonno e gli disse:
" Non temere di prendere con te Maria tua sposa
perchè Ciò che è generato in Lei viene dallo Spirito Santo"

cum dederit dilectis suis somnum:
ecce haereditas Domini, filii:
merces, fructus ventris.

Il Signore ne darà ai suoi amici nel sonno:
ecco dono del Signore sono i figli:
è sua grazia il frutto del ventre.

martedì 27 dicembre 2011

28 Dicembre

A Trento, come ai tempi di Erode

 

 


Da La Bussola di Francesco Agnoli del 12-12-2011

A Trento, come in tante città d’Italia, venire concepiti è sempre più un rischio ed una colpa. Che si paga con la morte. Ne hanno parlato anche i quotidiani nazionali. Una giovane ragazza trentina di sedici anni, incinta, è stata spinta dai genitori ad abortire. Nonostante fosse fortemente determinata a tenere il bambino. Nonostante fosse, secondo i quotidiani locali, molto “innamorata” del suo fidanzato.
I genitori sono addirittura ricorsi al Tribunale dei Minori, affinché l’eliminazione cruenta del nipote fosse ingiunta dall’autorità. Imposta con la violenza.
Dopo aver resistito con le unghie e con i denti, la povera ragazza, è capitolata e “ha deciso”, non certo spontaneamente, di abortire.
Innumerevoli sono le riflessioni che nascono di fronte ad un simile fatto drammatico.
Partiamo dalla meno importante: quel figlio è stato ucciso anche perché i suoi nonni non potevano accettare il fidanzato della figlia. Un ragazzo albanese. “Omicidio per motivi razziali?”, si domanderà qualcuno. Non importa: nessun professionista dell’antirazzismo si è sentito in dovere di protestare. L’aborto è ormai un bene senza se e senza ma.
Andiamo ora al cuore della vicenda. La cultura abortista si è sempre nascosta dietro il principio dell’autodeterminazione delle donne. L’autodeterminazione è oggi un sacro dogma intoccabile, ma a senso unico: può uccidere suo figlio, la madre che lo vuole; può far uccidere sua figlia, il padre che lo desidera, in nome di una presunta volontà della stessa, espressa a parole, in età adolescenziale.
Ma nessuno alza un dito per proteggere l’autodeterminazione di una ragazza che vuole tenere il bambino, e che viene incalzata, assediata, violentata nella sua libertà, da chi vuole costringerla a divenire il boia della sua creatura. Pro morte, la nostra cultura, sempre; pro vita, mai.
L’autodeterminazione è dunque una truffa: non solo perché non esiste il diritto di nessuno a negare la vita del suo prossimo, in nome della propria presunta libertà; ma anche perché la verità dell’aborto è che quasi sempre la donna che vi ricorre lo fa “costretta”: costretta dalle circostanze; dalla spinta di genitori, compagni, mariti; dalla freddezza e dall’insensibilità di chi la circonda; da problemi economici; da una cultura ingannatrice che le nasconde la natura del bambino, la drammaticità del gesto con cui viene ucciso, e le conseguenze future per la propria psiche e la propria vita. Ma a nessuno interessa rimuovere queste cause, queste costrizioni. A nessuno interessa l’autodeterminazione, quando è per il bene.
Il Nemico del genere umano, del resto, offre sempre, sotto il nome della “libertà”, solide e terribili catene.
Un’ultima considerazione, per un cattolico la più amara. Di fronte alla ragazza che difendeva la vita del figlio, non si è levata alcuna voce autorevole: un convento che si offrisse di tenere il bambino; un sacerdote che ricordasse la verità e invocasse compassione... (solo il rappresentante del Movimento per la Vita si è reso disponibile).
Nulla di nulla. Anzi, il direttore del settimanale diocesano trentino, “Vita Trentina”, ha dichiarato: “E’ un caso amaro. Una maternità che parte da uno stato di sofferenza così grande non parte bene. La Chiesa non può certo dichiararsi a favore dell’aborto, ma capiamo l’enorme difficoltà della famiglia e crediamo che in questa storia vadano sorretti tutti, la ragazza e i suoi genitori”. Dichiarazioni, queste, che dimostrano non solo una mancanza di fede, ma anche un assoluto disprezzo del buon senso e dell’uso della ragione. Infatti il direttore del settimanale diocesano ha anzitutto, per prima cosa, stigmatizzato una maternità, difficile quanto si voglia. Come se non fosse un valore in se stessa. Come se, qualunque sia il modo in cui è nato, ogni uomo non fosse per sua natura degno di rispetto.
Poi, dopo una frasetta di circostanza, quasi d’obbligo (tributo al mestiere che fa), ha dichiarato molto convintamente di “capire”, cioè di condividere, la scelta per la morte; infine con un equilibrismo degno di Ponzio Pilato e don Abbondio messi insieme, ha elegantemente omesso di citare il bambino (vanno aiutati “tutti, la ragazza e i suoi genitori”), dato ormai per spacciato o per inesistente, e ha invitato invece a sorreggere i genitori, cioè la loro volontà di costringere all’aborto, e, nello stesso tempo, la vittima, la figlia costretta ad abortire contro voglia. Come sorreggere quest’ultima, non è stato detto. Non era, è chiaro, un pensiero impellente, per il bravo direttore diocesano. Eppure, dire una parola all’intervistatore non era difficile; eppure, si poteva senza grossi rischi testimoniare la verità; eppure si doveva provare ad offrire un soccorso vero, magari anche solo indicando ai genitori e alla ragazza una via diversa: la possibilità di partorire il bambino e di renderlo adottabile. Ma le idee, gli sforzi per fare il bene, quando il cuore è altrove, non vengono.
Salvaci tu, Gesù bambino, dalla banalità del male. Dai nonni che spingono i genitori ad uccidere il “piccolo albanese” che vive in loro figlia. Dai cattolici che hanno perso ogni anelito al Bene ed alla Giustizia, e che ragionano come il mondo. Dai cattolici che non sanno vederti, in quel bambino ucciso barbaramente, come ai tempi di Erode.


Ti adoro, Bambino Gesù

Ti adoro, bambino Gesù, riposto nudo nella mangiatoia. Ormai voglio solo amare la tua infanzia e la tua povertà. Chi mi accorderà di essere innocente e povero come te?
O sapienza eterna ridotta all'infanzia toglimi ogni presunzione di falsa sapienza, e fammi bambino come te.  Beati i poveri di spirito, che tu, Gesù, hai reso simili a te nella grotta di Betlemme. Voi tutti che vi ritenete saggi, nei vostri pensieri, previdenti nei vostri disegni, forbiti nei vostri discorsi, io vi temo: la vostra grandezza mi intimidisce, ma io non so che farmene, perché ho bisogno soltanto della semplicità dei bambini.
Mentre il Verbo incarnato, la parola onnipotente del Padre fattosi bimbo, tace, vagisce, piange e manda gemiti, posso io continuare a compiacermi delle elucubrazioni del mio spirito e a soffrire se questo mondo non ha un'idea abbastanza alta delle mie capacità? Il mondo creda pure quello che vuole e dia le sue preferenze a chi gli pare; quanto a me, tutta la mia gioia è ormai diminuirmi, essere nei silenzio e nell'oscurità, passare pure per stolto ed anche esserlo pur di unirmi alle umiliazioni di Gesù crocifisso, all'impotenza e ai vagiti del bambino Gesù. (Fr. De Fénelon)

lunedì 26 dicembre 2011



O Piccolo
Bambino,
mio unico tesoro,
tu mi appari tutto
raggiante di amore.


Io mi abbandono a te.


O Gesù, mio piccolo Fratello,
non voglio altra gioia
se non di farti piacere.


Mio piccolo Re,
donami le virtù della tua infanzia.

s. T. di Lisieux

domenica 25 dicembre 2011

San Simonino di Trento

Benedetto XIV disse di lui "Fu crudelmente messo a morte in odio alla fede".


 


San Simone da Trento
(festa liturgica 24 marzo)

Simone di Trento fu martirizzato il 23 marzo 1475. Dopo un'accurata inchiesta la Chiesa riconobbe la realtà del martirio dell'innocente fanciullo. Nel 1584 il suo nome fu iscritto nel Martirologio romano col titolo di Santo su ordine di Papa Gregorio XIII; nel 1588 Papa Sisto V concesse per la diocesi di Trento Messa e Officio proprio del Beato Simonino. La Bolla Beatus Andreas del 22 febbraio 1755 del Papa Benedetto XIV riconobbe nuovamente il culto prestato a san Simonino XIV affermando che "fu crudelmente messo a morte in odio alla fede", culto confermato da innumerevoli miracoli. Il popolo di Trento ha venerato il suo piccolo patrono fino ai giorni nostri.

Bolla Beatus Andreas di Papa Benedetto XIV... 
Poi, però, tutto divenne chiaro. Sotto la consultazione delle prove, l'atto di omicidio insieme con la sua motivazione è stata provata, ed è anche certo che gli assassini erano ebrei, che emerge dai documenti del procedimento, che oggi sono ancora conservati negli archivi segreti di Engelsburg. Come abbiamo mostrato nel nostro lavoro di De Canonisatione, Libro 3, Capitolo 15, nr. 6, Papa Sisto IV, da un breve papale ha quindi approvato la celebrazione della Messa e l'Ufficio nel suo nome [Simone], da leggere nel giorno stabilito in città e il vescovato intero di Trento, per l'onore della Simon beato, e (il Papa) inoltre concessa l'indulgenza plenaria a tutti coloro che, avendo avuto il sacramento della Confessione e della Comunione, visitare la chiesa in cui sono venerate le sue reliquie nel suo giorno dell'anno.




San Simonino

«“Tu sei crocefisso e trafitto come Gesù l'appeso, in ignominia e vergogna come Gesù”. Per i partecipanti al rito sembra che l'infante cristiano avesse perduto la sua identità (se mai l'aveva posseduta ai loro occhi) e si fosse trasformato in Gesù “crocifisso e appeso”»
(Ariel Toaff, Pasque di sangue, ed. il Mulino, 2007, p. 196)

Conferenza di don Francesco Ricossa - Superiore dell'Istituto Mater Boni Consilii di Verrua Savoia - sul libro censurato di Toaff. Trento 17.03.2007, in cui si parla del Beato Simonino ...

1° Parte


2° Parte


Santi Martiri Nigeriani che seguite l'agnello appena nato, pregate per noi!


 
"Sarete odiati da tutti a causa del mio nome. 
Ma chi avrà perseverato fino alla fine sarà salvato"
 
Vangelo di oggi, 26 dicembre: Mt 10,17-22

Santo Stefano, il primo martire, la cui memoria è collocata a ridosso del Natale non è lì per caso: sta a ricordarci continuamente che il Bambino di Betlemme è fonte di contraddizione, e tanti - ai suoi tempi e ai nostri - tentano di chiudere la bocca a lui e ai suoi testimoni. Il bambino Gesù che è nato è fin da subito minacciato e insidiato dall'"enorme drago" dell'Apocalisse, che vuole ingoiarlo insieme a sua Madre, la Vergine fatta Chiesa.
 
Ancora bombe islamiche hanno insanguinato una comunità in preghiera, nella notte del 25 dicembre. Qui la notizia dell'ANSA. La parrocchia cattolica di Santa Teresa, nella capitale della Nigeria, è stata assaltata con autobombe durante la Messa natalizia, 19 - per ora - i morti accertati. Anche altre comunità cristiane, non cattoliche, hanno subito vergognosi attacchi durante la preghiera. In tutto 32 i caduti. 
 
Nuovi martiri, per i quali vi invito non tanto a pregare, ma ad invocarli subito, sperando che anche la Santa Sede nei suoi comunicati, sappia con coraggio riprendere le parole scandalose di perdono di Santo Stefano mentre veniva lapidato per la sua testimonianza a Cristo: "Signore, non imputare loro questo peccato!" (At 7,60). Preghiamo, allora, perchè Dio perdoni quanti compiono queste scelleratezze e li converta; e come San Paolo fu conquistato da Santo Stefano, così questi fondamentalisti di oggi possano essere conquistati a Cristo dalle loro vittime innocenti.
 


Martirio di s. Stefano

Testo preso da: Cantuale Antonianum http://www.cantualeantonianum.com/#ixzz1hZlZXrK6
http://www.cantualeantonianum.com

sabato 24 dicembre 2011

BUON NATALE

a tutti i lettori di
Muniat intrantes Crux
Domino famulantes






Nativitatis Christi
tempus laetus sit vobis,
annus autem nuvus
felix exoriatur,
prosperus progrediatur,
faustis sub auspiciis
finiat.


don Luciano

Ascoltate come piccolo omaggio quest' incantevole video

da: http://te-igitur.blogspot.com/2011/12/personent-hodie.html

Personent Hodie




1.Personent hodie voces puerulae, laudantes iucunde
Qui nobis est natus, summo Deo datus,
Et de virgineo ventre procreatus.

2.In mundo nascitur, pannis involvitur praesepi ponitur Stabulo brutorum, rector supernorum.
Perdidit spolia princeps infernorum.

3.Magi tres venerunt, parvulum inquirunt, parvulum inquirunt,
Stellulam sequendo, ipsum adorando,
Aurum, thus, et myrrham ei offerendo.

4.Omnes clericuli, pariter pueri, cantent ut angeli:
Advenisti mundo, laudes tibi fundo.
Ideo gloria in excelsis Deo.

S. NATALE A VOCOGNO

Natale 2010
 
 




"Puer natus es nobis,  
et filius datus est nobis..."


 

venerdì 23 dicembre 2011

La Bellezza è lo splendore della Verità

AUGURI DI BUON NATALE




Giro volentieri questo Post di auguri che Francesco Colafemmina ha indirizzato a tutti i lettori del soo Blog:

http://fidesetforma.blogspot.com/

ricordando che la Bellezza salverà il mondo
e che essa è lo splendore della verità:



Cari lettori, 

come ogni anno, anche in occasione di questo Natale ho deciso di farvi gli auguri con un semplice video che vuole sintetizzare in pochi minuti la bellezza dell'arte sacra cattolica, il suo profondo valore liturgico e quel potente significato teologico sempre più vilipeso nelle opere d'arte sacra contemporanee. Spero che possiate apprezzare questo breve centone di "Natività", accompagnate dall'introito della Messa di Natale e pregustare attraverso le immagini la gioia del Santo Natale. 

Tanti cari auguri a tutti voi! Best wishes to all of you! 

Francesco Colafemmina

Kalenda 2011: canto latino, canto italiano e libretto della veglia e messa natalizia papale



Uno dei problemi nel cantare la Kalenda, cioè l'annuncio solenne della festa del Natale secondo il Martirologio Romano, che si usa per l'ufficio notturno (mattutino) oppure oggi al termine della veglia prima della Messa della Notte, è quello di calcolare la "luna", ovvero il giorno lunare dell'anno in corso. Anche io avevo calcolato male (non sono un asso in matematica, mai stato)... Comunque la luna per il 2011 è "undetricesima", cioè "ventinovesima".
Ecco qui sotto il testo, latino e italiano, per la Kalenda di questo imminente Natale, come la riporta il LIBRETTO DELLA MESSA DELLA NOTTE SANTA curato dall'Ufficio delle celebrazioni liturgiche del Pontefice. Alla Messa viene fatto precedere l'intero Ufficio delle letture cantato in gregoriano. Splendido.


Octavo Kalendas Ianuarii, Luna undetricesima,
innumeris transactis saeculis a creatione mundi, quando in principio Deus creavit caelum et terram, et hominem formavit ad imaginem suam; permultis etiam saeculis ex quo post diluvium Altissimus in nubibus arcum posuerat signum foederis et pacis; a migratione Abrahae, patris nostri in fide, de Ur Chaldaeorum saeculo vigesimo primo; ab egressu populi Israël de Aegypto, Moyse duce, saeculo decimo tertio; ab unctione David in regem anno circiter millesimo; hebdomada sexagesima quinta iuxta Danielis prophetiam; Olympiade centesima nonagesima quinta; ab Urbe condita anno septingentesimo quinquagesimo secundo; anno imperii Caesaris Octaviani Augusti quadragesimo secundo, toto orbe in pace composito, Iesus Christus, aeternus Deus aeternique Patris Filius, mundum volens adventu suo piissimo consecrare, de Spiritu Sancto conceptus   novemque post conceptionem decursis mensibus in Bethlehem Iudae nascitur ex Maria Virgine factus homo.
Nativitas Domini nostri Iesu Christi secundum carnem!

Venticinque dicembre, luna ventinovesima
Trascorsi molti secoli dalla creazione del mondo, quando in principio Dio aveva creato il cielo e la terra e aveva fatto l’uomo a sua immagine;
e molti secoli da quando, dopo il diluvio, l’Altissimo aveva fatto risplendere l’arcobaleno, segno di alleanza e di pace;
ventuno secoli dopo la partenza da Ur dei Caldei di Abramo, nostro padre nella fede;
tredici secoli dopo l’uscita di Israele dall’Egitto sotto la guida di Mosè;
circa mille anni dopo l’unzione di Davide quale re di Israele;
nella sessantacinquesima settimana,secondo la profezia di Daniele;
all’epoca della centonovantaquattresima Olimpiade;
nell’anno 752 dalla fondazione di Roma;
nel quarantaduesimo anno dell’impero di Cesare Ottaviano Augusto;
quando in tutto il mondo regnava la pace, Gesù Cristo, Dio eterno e Figlio dell’eterno Padre, volendo santificare il mondo con la sua venuta, essendo stato concepito per opera dello Spirito Santo, trascorsi nove mesi, nasce in Betlemme di Giuda dalla Vergine Maria, fatto uomo:
Natale di nostro Signore Gesù Cristo secondo la natura umana.

Qui di seguito due video: il primo con il canto dell'Annuncio di Natale in latino, dalla veglia natalizia dell'anno scorso in San Pietro (qui lo spartito con la musica), e il secondo video, con l'adattamento italiano della melodia gregoriana segnalatoci dall'autore, Giancarlo, che ringrazio.




Il testo secondo il Martirologio in italiano (CEI)
Venticinque dicembre, luna ventinovesima
Trascorsi molti secoli dalla creazione del mondo, quando in principio Dio creò il cielo e la terra e plasmò l’uomo a sua immagine; e molti secoli da quando, dopo il diluvio, l’Altissimo aveva fatto risplendere tra le nubi l’arcobaleno, segno di alleanza e di pace; ventuno secoli dopo che Abramo, nostro Padre nella fede, migrò dalla terra di Ur dei Caldei; tredici secoli dopo l’uscita del popolo d’Israele dall’Egitto sotto la guida di Mosè; circa mille anni dopo l’unzione regale di Davide; nella sessantacinquesima settimana secondo la profezia di Daniele; all’epoca della centonovantaquattresima Olimpiade; nell’anno settecentocinquantadue dalla fondazione di Roma; nel quarantaduesimo anno dell’impero di Cesare Ottaviano Augusto, mentre su tutta la terra regnava la pace, Gesù Cristo, Dio eterno e Figlio dell’eterno Padre, volendo santificare il mondo con la sua piissima venuta, concepito per opera dello Spirito Santo, trascorsi nove mesi, nasce in Betlemme di Giuda dalla Vergine Maria, fatto uomo: Natale di nostro Signore Gesù Cristo secondo la carne.


Testo preso da: Cantuale Antonianum http://www.cantualeantonianum.com/#ixzz1hLPQB0Vk
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giovedì 22 dicembre 2011

Veni Redemptor Gentium





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VENI, redemptor gentium,
ostende partum Virginis;
miretur omne saeculum:
talis decet partus Deum.
O COME, Redeemer of the earth,
and manifest thy virgin-birth.
Let every age in wonder fall:
such birth befits the God of all.
Non ex virili semine,
sed mystico spiramine
Verbum Dei factum est caro
fructusque ventris floruit.
Begotten of no human will
but of the Spirit, Thou art still
the Word of God in flesh arrayed,
the promised fruit to man displayed.
Alvus tumescit Virginis,
claustrum pudoris permanet,
vexilla virtutum micant,
versatur in templo Deus.
The Virgin's womb that burden gained,
its virgin honor still unstained.
The banners there of virtue glow;
God in his temple dwells below.
Procedat e thalamo suo,
pudoris aula regia,
geminae gigas substantiae
alacris ut currat viam.
Proceeding from His chamber free
that royal home of purity
a giant in twofold substance one,
rejoicing now His course to run.
Aequalis aeterno Patri,
carnis tropaeo cingere,
infirma nostri corporis
virtute firmans perpeti.
O equal to the Father, Thou!
gird on Thy fleshly mantle now;
the weakness of our mortal state
with deathless might invigorate.
Praesepe iam fulget tuum
lumenque nox spirat novum,
quod nulla nox interpolet
fideque iugi luceat.
Thy cradle here shall glitter bright,
and darkness breathe a newer light
where endless faith shall shine serene
and twilight never intervene.
Sit, Christe, rex piissime,
tibi Patrique gloria
cum Spiritu Paraclito,
in sempiterna saecula. Amen.
All praise, eternal Son, to Thee,
whose advent sets Thy people free,
whom, with the Father, we adore,
and Holy Ghost, for evermore. Amen.

mercoledì 21 dicembre 2011

Omelia sull'Ave di p. Konrad Zu Loewenstein


http://caorleduomo.blogspot.com/2011/12/omelia-sullave-di-padre-konrad-zu.html




Predica di p. Konrad Zu Loewenstein FSSP, cappellano per i fedeli che seguono il rito antico del patriarcato di Venezia, pronunciata domenica scorsa, quarta di Avvento, nella chiesa di S. Simeon Piccolo di Venezia.
Predica della Quarta Domenica di Avvento 2011
Di Padre Konrad Zu Loewenstein FSSP

In nomine Patris, et Filii, et Spiritus Sancti.
In questo sacro Tempo di Avvento, carissimi fedeli, un tema costante nella Santa Messa come oggi dell'Offertorio, è quello della Salutazione Angelica, l'Ave Maria, perciò volgiamo oggi, in quest'ultima domenica prima di Natale un breve sguardo su questo tema, ossia, sulla sola parola "Ave".

Ave significa pace e gioia, pace non solo per infondere la pace nell'anima della Madonna, ma innanzi tutto perché l'Annunciazione è una ambasciata di pace mediante cui Dio e l'uomo saranno riconciliati, una ambasciata di pace mediante cui Dio si unirà all'uomo per vincere il suo nemico, per riparare i danni fatti dall'uomo e per soggiogare il mondo intero al Regno pacifico ed eterno di Colui che è il Principe della Pace.
Pace e gioia, la gioia che viene dai beni elargiti da Dio sulla Santissima Madre di Dio, nelle parole di san Bernardo: l'estinzione della concupiscenza, il dominio e il primato di tutto l'Universo, la pienezza di tutte le grazie, di tutte le virtù, di tutti i doni, di tutte le beatitudini, di tutti i frutti dello Spirito, di tutte le scienze, della interpretazione dei sermoni, degli spiriti della profezia, dei discernimenti degli spiriti, delle operazioni delle virtù, la fecondità della verginità, la maternità del Figlio di Dio, l'essere Stella del mare, la Porta del Cielo e soprattutto la Regina della Misericordia.

Se era grande la gioia della Madonna che derivò dal possesso di tutti questi beni, infinitamente più grande era la gioia che derivò dal possesso di quel bene che è il Suo Bene, Dio stesso, perché con l'Incarnazione la Santissima Vergine Maria ha preso possesso in modo perfetto, in quanto era possibile ad un essere umano, di Dio stesso, la Seconda Persona della Santissima Trinità fatta Uomo, ha preso possesso di Lui in modo perfetto sia fisicamente, sia spiritualmente. Fisicamente in quanto l'ha contenuto nel Suo corpo stesso, nel paradiso terrestre del Suo grembo immacolato, secondo la parola di Geremia: "la donna cingerà l'uomo", e l'ha posseduto in modo perfetto spiritualmente in quanto la Sua anima, per questo scopo, fu fornita di tutte le grazie, le virtù e di tutti i doni di cui abbiamo già parlato.

Ma siccome l'Arcangelo san Gabriele annuncia la pace non solo alla Madonna, ma anche a tutto il genere umano, così anche la gioia, perché con la nascita del Suo Figlio, come recitiamo nel Prefazio della Madonna: "versò sul mondo la luce eterna" sul mondo e in cielo, quella Luce eterna che è Gesù, che nelle parole dell'inno "è l'allegria dei cuori, la gioia delle valli, e il dolce premio della vita", e questa gioia celeste siamo capaci di possederla anche noi come un oggetto, non come un oggetto qualsiasi, ma come la Madonna stessa, anche se in grado inferiore, possederla in noi, perché il Signore stesso ha detto: "affinché la mia gioia sia in voi, e la vostra gioia sia piena", la possediamo in noi nella inabitazione sostanziale della Santissima Trinità, quando siamo nello stato di grazia, e nella Santa Comunione.

Ma c'è un altro significato della parola Ave che è "viva", che si riferisce ad Eva madre dei viventi. Chiamando la Madonna "viva" l'Arcangelo dunque, la dichiara "vera Madre dei viventi", vera madre dei viventi perché vera Madre della vera Vita che è Dio stesso, e perché vera Madre della Vita, la vera vita degli uomini che è la vita della Grazia, la Vita Eterna. E se la Madonna è la vera Madre della Vita, Eva non è la vera madre della vita, bensì la madre della Morte, perché la vita terrestre è la Morte in confronto alla Vita di Grazia e perché lei è la causa della nostra morte fisica, di tutti i suoi discendenti, tranne la Madonna, e della morte spirituale, dell'Inferno.

Questo contrasto tra la Madonna ed Eva la Chiesa lo vede espresso nel fatto che la parola Ave è l'inversione della parola Eva, come cantiamo nell'Inno Ave Maris Stella:
Sumens illud ave (...) Mutans Evae nomen / Accogliendo quell'"Ave" (...) il nome mutante di Eva...
e la Chiesa considera che come Ave è l'inversione di Eva, la Madonna converte in benedizione tutte le maledizioni di Eva.

Questo contrasto tra la Madonna ed Eva, la Patristica lo espone come contrasto tra una vergine sciocca ed una vergine prudente, una donna superba ed una donna umile, la prima che fa assaporare dell'albero della morte, la seconda che fa assaporare dell'albero della vita, la prima l'amarezza di un cibo velenoso, la seconda la dolcezza di un Frutto Eterno.

Ora, la dolcezza di questo Frutto Eterno è il Frutto del Seno della Santissima Vergine Maria, e che desideriamo gustare a Natale, che desideriamo gustare e guardare con i propri occhi dopo questo nostro esilio, mostratoCi dalla Sua tenerissima Madre, Lui che è l'allegria dei cuori, il gaudio delle lacrime, il dolce premio della vita.
Amen.

In nomine Patris, et Filii, et Spiritus Sancti.
Sia lodato Gesù Cristo +

Fonte: sansimeonpiccolo.blogspot.com.

Un piccolo contributo musicale: l'Ave Maris Stella in gregoriano e nella versione di Guillaume Dufay: