domenica 27 febbraio 2011

Il nunzio in Argentina                                                     difende il papa dagli antipapi.
Senza un briciolo di diplomazia



Meno diplomatico di così non poteva essere, il nunzio apostolico in Argentina, l’arcivescovo Adriano Bernardini, 68 anni, nativo di una diocesi, quella di San Marino e Montefeltro, anch’essa governata da un vescovo dalla parola sferzante, Luigi Negri, oltre che prossima meta di una visita di papa Benedetto XVI
Il 22 febbraio scorso, festa della Cattedra di San Pietro, il nunzio ha infatti pronunciato a Buenos Aires un’omelia che ha scosso non solo i presenti, ma anche una fetta consistente di cattolici di tutto il mondo, in Italia grazie alla traduzione messa in rete dal blog messainlatino.it
Bernardini non ha esitato a denunciare quei sacerdoti, quei religiosi e persino quei vescovi che da anni remano contro i papi di oggi e di ieri, intrepidi difensori della verità, mentre invece loro sono “convinti che l’appartenenza alla Chiesa non comporta il riconoscimento e l’adesione a una dottrina oggettiva”.
Meno male, ha concluso il nunzio, che in difesa della verità ci sono tanti semplici fedeli, quelli che “continuano a pregare e ad andare a messa, frequentano i sacramenti e dicono il rosario. E soprattutto, sperano nel papa”.

Ecco il testo integrale dell’omelia.

*


“E ti dico: tu sei Pietro e su questa pietra edificherò la mia chiesa, e il potere della morte non prevarranno contro di essa” (Mt 16,18).
Il testo di Matteo contiene due elementi molto importanti: il primato di Pietro e dei suoi successori nella Chiesa che Cristo ha fondato, e pertanto del Santo Padre; l’assistenza di Gesù per la Sua Chiesa contro le forze del male.
 Diamo per scontato il primo punto, fondamentale per la Chiesa, perché senza questo primato di Pietro e la comunione con lui, non c’è la Chiesa cattolica. Permettetemi, però, alcune riflessioni sul secondo punto: le forze del male, che Matteo chiama “il potere della morte”.
 Assistiamo oggi ad un accanimento molto speciale contro la Chiesa cattolica in generale e contro il Santo Padre in particolare. Perché tutto questo? Qual è la ragione principale? Si può articolare in poche parole: perché è la Verità che ci dà il messaggio di Cristo!
Quando questa Verità non si oppone alle forze del male, tutto va bene. Invece, quando avanza la minima opposizione, insorge una lotta che utilizza la diffamazione, l’odio e persino la persecuzione contro la Chiesa e più specificamente contro la persona del Santo Padre.

 Diamo un’occhiata ad alcuni momenti della storia, che è “maestra della verità”.

 Gli anni immediatamente successivi al Concilio Vaticano II passano in un’euforia generale per la Chiesa e di conseguenza per il papa. Ma è sufficiente la pubblicazione dell’”Humanae vitae”, con cui il Santo Padre conferma la dottrina tradizionale per cui l’atto coniugale e l’aspetto procreativo non possono essere lecitamente separati, che esplode la critica più feroce contro papa Paolo VI, che fino a quel momento era nelle grazie del mondo. Le sue simpatie per Jacques Maritain e per l’umanesimo integrale avevano aperto le speranze degli ambienti modernisti interni alla Chiesa e al progressismo politico e mondano.

 Lo stesso si è ripetuto più volte nel lungo pontificato di Giovanni Paolo II. Quando viene eletto, le élites culturali occidentali sono ammaliate dalla lettura marxista della realtà. Giovanni Paolo II non si adatta a questo conformismo culturale imbarazzante e intraprende col comunismo un duello duro, che lo porta sino ad essere un bersaglio fisico di un oscuro progetto omicida.

 Lo stesso accadrà sempre a Giovanni Paolo II relativamente alla bioetica, con la pubblicazione dell’”Evangelium vitae”, nel 1995, un compendio solido e senza sconti sulle principali questioni della vita e della morte.

 Ed ora, sempre per amore alla “Verità vera ed evangelica”, il bersaglio è diventato Benedetto XVI. Già marcato con disprezzo negli anni precedenti come il “guardiano della fede”, appena eletto, immediatamente è stato accolto da commentatori da tutto il mondo con una miscela di sentimenti, che vanno dalla rabbia alla paura, al vero e proprio terrore.

 Ora, una cosa è certa: papa Benedetto XVI ha impresso al suo pontificato il sigillo della continuità con la tradizione millenaria della Chiesa e soprattutto della purificazione. Sì, perché all’insicurezza della fede segue sempre l’offuscamento della morale.

 Infatti, se vogliamo essere onesti, dobbiamo riconoscere che è aumentato anno dopo anno, tra i teologi e religiosi, tra suore e vescovi, il gruppo di quanti sono convinti che l’appartenenza alla Chiesa non comporta il riconoscimento e l’adesione a una dottrina oggettiva.

 Si è affermato un cattolicasimo “à la carte”, in cui ciascuno sceglie la porzione che preferisce e respinge il piatto che ritiene indigesto. In pratica un cattolicesimo dominato dalla confusione dei ruoli, con sacerdoti che non si applicano con impegno alla celebrazione della messa e alle confessioni dei penitenti, preferendo fare dell’altro. E con laici e donne che cercano di prendersi un poco per loro il ruolo del sacerdote, per guadagnare un quarto d’ora di celebrità parrocchiale, leggendo la preghiera dei fedeli o distribuendo la comunione.

 Ecco, che qui papa Benedetto XVI, proprio a causa della sua fedeltà verso la “Verità”, fa una cosa che è sfuggita all’attenzione di molti commentatori: porta di nuovo, integralmente, il credo nella formula del Concilio di Costantinopoli, cioè nella versione normalmente contenuta nella messa. Il messaggio è chiaro: ricominciamo dalla dottrina, dal contenuto fondamentale della nostra fede. “Sì, perché – scrive il teologo e papa Ratzinger – il primario annuncio missionario della Chiesa oggi è minacciato dalle teorie di tipo relativistico, che intendono giustificare il pluralismo religioso, non solo de facto ma anche de jure”.

 La conseguenza di questo relativismo, spiega il futuro Papa Benedetto XVI, è che si considerano superate un certo numero di verità, per esempio: il carattere definitivo e completo della rivelazione di Cristo; la naturalezza della fede teologica cristiana rispetto alla credenza nelle altre religioni; l’unicità e l’universalità salvifica nel mistero di Cristo; la mediazione salvifica universale della Chiesa; la sussistenza nella Chiesa cattolica romana dell’unica Chiesa di Cristo.
  Ecco qui, pertanto, la Verità come la principale causa di questa avversione e direi quasi persecuzione al Santo Padre. Un’avversione che ha come conseguenza pratica il suo sentirsi solo, un po’ abbandonato.
  Abbandonato da chi? Ecco la grande contraddizione! Abbandonato dagli oppositori alla Verità, ma soprattutto da certi sacerdoti e religiosi, non solo dai vescovi; però non dai fedeli.

Il clero sta vivendo una certa crisi, prevale nell’episcopato un basso profilo, ma i fedeli di Cristo sono ancora con tutto il loro entusiasmo. Accanitamente continuano a pregare e ad andare a messa, frequentano i sacramenti e dicono il rosario. E soprattutto, sperano nel papa.
  C’è un sorprendente punto di contatto tra il papa Benedetto XVI e la gente, tra l’uomo vestito di bianco e le anime di milioni di cristiano. Loro capiscono e amano il papa. Questo perché la loro fede è semplice! D’altronde è la semplicità la porta di ingresso della Verità.

 Durante questa celebrazione eucaristica chiediamo al buon Dio e alla Vergine di poter far parte, anche noi, di questo tipo di cristiani.


Buenos Aires, 22 febbraio 2011, festa della Cattedra di San Pietro
 
Processioni
Ferrandina




Ferrandina,
Processione di Maria SS Della Croce,
Patrona della Città


Ferrandina,
Processione di Maria SS Della Croce


Ferrandina,
mezzogiorno del Sabato Santo
in attesa della Predica 


Ferrandina,
Sabato santo 
Processione del Cristo morto 



Ferrandina,
Sabato Santo
la Processione del Cristo morto
sta per rientrare a san Domenico


Ferrandina,
ultima domenica di aprile
Madonna della Consolazione



Ferrandina,
Processione di San Rocco
Conpatrono della Città

sabato 26 febbraio 2011


SALMO 121   Voi vi siete accostati al monte Sion e alla città del Dio vivente, alla Gerusalemme celeste (Eb 12, 22).

Quale gioia, quando mi dissero: *
«Andremo alla casa del Signore».
E ora i nostri piedi si fermano *
alle tue porte, Gerusalemme!

Gerusalemme è costruita *
come città salda e compatta.

Là salgono insieme le tribù, le tribù del Signore, †
secondo la legge di Israele, *
per lodare il nome del Signore.

Là sono posti i seggi del giudizio, *
i seggi della casa di Davide.

Domandate pace per Gerusalemme: *
sia pace a coloro che ti amano,
sia pace sulle tue mura, *
sicurezza nei tuoi baluardi.

Per i miei fratelli e i miei amici *
io dirò: «Su di te sia pace!».
Per la casa del Signore nostro Dio, *
chiederò per te il bene.


Salmo 102, 13-15

Ma tu, Signore, rimani in eterno,
il tuo ricordo per ogni generazione.
Tu sorgerai, avrai pietà di Sion,
perché è tempo di usarle misericordia:
l'ora è giunta.
Poiché ai tuoi servi sono care le sue pietre
e li muove a pietà la sua rovina.

 La messa è finita: quando le chiese sconsacrate vengono riutilizzate

A seguito di questo servizio su Repubblica online sulla mostra fotografica "La Messa è finita", ho trovato l'intera collezione di foto a questo link.
Si tratta della testimonianza fotografica di una triste ma ben nota realtà: mentre si costruiscono orrendi mostri di cemento armato (chiamandoli impropriamente "chiese"), semplici ma decorosi edifici sacri del passato perdono la loro funzione e vengono adibiti ad altro: quando va bene diventano teatri o sale da convegno, ma anche mediateche o biblioteche. A volte finiscono per esser riutilizzate come ristoranti o addirittura officine meccaniche. Meglio così, ahimè, che veder luoghi cattolici diventare templi di altre religioni. Però rimane sconsolante pensare che dove si riponeva il santissimo Sacramento, ora c'è un registratore di cassa o un palcoscenico al posto dell'altare.

Alla FNAC di Milano (via Torino), dal 23 febbraio al 29 marzo, è allestita una Mostra fotografica di Andrea di Martino che presenta le tante soluzioni italiane di "riciclo" delle chiese dismesse dalla comunità cristiana.

chiesa-teatro

Birrerie, officine, laboratori… Andrea Di Martino racconta le nuove destinazioni d’uso delle chiese sconsacrate in Italia. Con questo lavoro ha vinto l’edizione 2010 del Premio Amilcare G. Ponchielli, creato dal GRIN. Le foto, rigorose e apparentemente semplici, fanno scoprire spesso realtà sorprendenti. «Quello che mi affascina nella fotografia di architettura, spesso statica, inanimata, priva di presenza umana, è la capacità di farmi immaginare la vita», racconta l’autore. «In questo senso le chiese sconsacrate sono per me luoghi molto particolari, hanno un richiamo a più voci: la vita sacra, la rinascita, la vita profana».
chiesa-salotto
chiesa-tavola calda

Che ne pensate del fenomeno "riutilizzo chiese sconsacrate"? Per vedere altre "realizzazioni" cliccate qui.

Testo preso da: Cantuale Antonianum http://www.cantualeantonianum.com/#ixzz1F5eeGJEW
http://www.cantualeantonianum.com
«Puniremo il Papa»
Presi 6 terroristi islamici

Sgominata nel Bresciano rete fondamentalista



Gli immigrati, tutti nordafricani, sono accusati di aver costituito un gruppo per incitare all’ostilità religiosa e per colpire i cristiani

Fantasticavano di un attentato al papa. Lo facevano durante riunioni segrete nelle quali esaltavano il martirio e processavano mogli e figlie colpevoli di aver ceduto alle seduzioni degli infedeli.
Il terrorismo, al momento, era un esercizio che ai sei marocchini arrestati a Brescia riusciva bene tra le mura di casa.
Ma non è per questo che sono stati arrestati.
Il gruppo appartiene al movimento fondamentalista islamico Adl Wal Ihsane (Giustizia e Carità). Cinque sono stati sottoposti alla misura degli arresti domiciliari, mentre per il sesto è stata applicata la custodia cautelare in carcere. Gli immigrati, tutti residenti nel Bresciano, sono accusati di aver costituito una cellula autonoma che aveva tra i propri obiettivi l’incitamento alla discriminazione e all’odio razziale e religioso, alla violenza e al jihad contro cristiani ed ebrei.
Le indagini, iniziate più di un anno fa, hanno documentato come i marocchini avessero creato, all’interno del movimento islamista, una struttura caratterizzata da estrema segretezza. Quasi una setta che all’occorrenza faceva ricorso violenza psicologica e fisica.

La moglie del 45nne Mohammad Hoummadi è stata più volte sottoposta a «processi privati» perché ritenuta irrispettosa dei dettami religiosi. Colpevole «per aver accettato – spiegano gli inquirenti che la figlia frequentasse i cristiani ». In un taccuino sequestrato al marito, invece, sono stati trovati i riassunti gli esiti di diverse nassihe , le segretissime riunioni degli aspiranti mjaheddin, avvenute tra il marzo 2008 e l’aprile 2009.
In uno di questi incontri i sei parlano di Benedetto XVI.

«Dobbiamo punirlo», dicevano senza spiegare in che modo.
Una ritorsione contro il Papa perché questi ha battezzato nella basilica di San Pietro Magdi Cristiano Allam, giornalista ed eurodeputato che tra i fondamentalisti di casa nostra non gode di buona fama.
«Queste cellule – ha commentato Allam – rappresentano la punta dell’iceberg di una realtà che incita all’odio e a colpire i simboli della civiltà europea e della fede cristiana che ne è il fondamento. Dobbiamo occuparci della realtà sottostante prima che la situazione degeneri di più». Said Maghras, presidente del Forum Marocchino per l’integrazione in Italia, conosce alcuni degli indagati. «Sapevo che nella provincia di Brescia questo gruppo a­veva una piccola moschea – racconta –, ma ho sempre evitato di andarci perchè in Marocco tutti sanno che sono estremisti».
Uno di essi costringeva la figlia minorenne a vedere video in cui si inneggia agli attentati suicidi. Più volte, su incitazioni degli altri adepti del movimento, l’uomo avrebbe commesso violenze fisiche e psicologiche nei confronti della moglie «troppo occidentalizzata».

Il gruppo aveva eretto a quartier generale due centri culturali, la 'Makkia' di Montichiari e l’Associazione musulmana di Calcinato.
Il profilo dei sei arrestati risponde a quello che gli 007 definiscono «self starters». Soggetti la cui «imprevedibile attivazione, al culmine di percorsi solitari e “invisibili” di radicalizzazione, costituisce – si legge nella relazione annuale dei servizi segreti, diffusa proprio ieri – una crescente sfida per l’intelligence». Un fenomeno definito «fluido e trasversale » dal punto di vista «etnico, territoriale, generazionale e socioculturale ». I protagonisti sono generalmente 'stranieri' (anche nati nel nostro Paese o qui stanziatisi da tempo e apparentemente integrati) «che assorbono e rilanciano opinioni estremiste e propaganda jihadista soprattutto – ribadiscono i Servizi di intelligence – attraverso la navigazione internet e talora la usano in funzione di progetti condivisi».
Le indagini hanno permesso dove il gruppo volesse arrivare: «Instaurare lo Stato islamico e applicare la sharia (la 'legge' islamica, ndr), da raggiungere – spiegano gli investigatori – mediante la pedante applicazione della Taqiyya, ovvero la totale segretezza da parte dei proseliti per sviare controlli e non dare nell’occhio». Alla 'setta' jihadista gli agenti sono arrivati in occasione della visita di Benedetto XVI, l’8 novembre 2009, a Brescia. Nel corso di investigazioni preventive sono state scoperte almeno nove cellule camuffate da organizzazioni caritatevoli e culturali che in realtà fungono da piattaforma ideologica e logistica tra le frange estremiste. Perciò dall’operazione di ieri si attendono altri sviluppi.

© Copyright Avvenire, 26 febbraio 2011



IL PRECEDENTE

A Perugia l’arresto di due studenti: Ratzinger nel mirino

Non è la prima volta che vengono arrestati in Italia sospetti terroristi che si dicevano pronti a colpire il pontefice. Un anno fa a Perugia furono fermati ed espulsi due studenti universitari.
Mohammed Hlal, 27 anni, iscritto al corso di comunicazione internazionale presso la facoltà di lingua e cultura italiana dell’Università per stranieri di Perugia venne allontanato alla fine dell’aprile 2010. Secondo gli inquirenti stava per procurarsi l’esplosivo per mettere a segno un attentato contro papa Ratzinger. Il nordafricano fu allontanato insieme al suo connazionale Ahmed Errahmouni, ventiduenne, iscritto alla facoltà di matematica. Dall’indagine condotta dalla Digos del capoluogo umbro emerse che i due giovani erano vicini ad ambienti dell’area jihadista, con cui si tenevano in contatto attraverso internet. Nei locali della 'casa dello studente' dove i due alloggiavano venne trovato materiale informatico, planimetrie e foto di monumenti italiani.

Fu allora che si cominciò a parlare di 'lone terrorist',
combattenti solitari che al di fuori di organizzazioni strutturate
e dunque privi di un organigramma, decidono di entrare in azione colpendo di sorpresa. (N.S.)
© Copyright Avvenire, 26 febbraio 2011

venerdì 25 febbraio 2011

27 FEBBRAIO
SAN GABRIELE DELL’ ADDOLORATA



INNO
Salve, recéptus càndida
sede Angelorum, Gàbriel,
cuius perénnem glóriam
et mira gentes éfferunt.

Salve, dolórum pàrticeps
et gaudiórum Virginis:
virtùte per quam fùlseras,
per hanc coróna cingeris.

Nostris secùndam càsibus
caeli precéris Arbitram:
prò fràtribus te sùpplice,
nil Virgo Mater àbnuet.

Pravis reférta erróribus
instat scatébra ab inferis:

hanc, te rogante, extérminet
Maria victrix haéresis.

Septa iuvénta fràudibus
a te iuvàmen éxpetit;
qui vi supèrna, saeculo
vieto, triùmphum cóncinis.

Aegris medélam córdibus
infige Christi vulnera;
Matrisque luctu tèmpera
vesàna mundi gàudia.

Iesu, tibi sit glòria,
divina proles Virginis,
qui per Mariam sérvulo
tot contulisti mùnera. Amen.

seconda lettura
Dalle «Lettere» di san Gabriele dell'Addolorata, reli­gioso
(Scritti di s. Gabriele. Ed. Eco, 1963 pp. 284. 289.296-298)
Se Maria è per me, chi può essere contro di me?
Vi raccomando una ferma e stabile devozione ai dolori di Maria santissima Addolorata: fatene fre­quente memoria e compatitela nelle sue pene; allora questa Madre di amore, che mai si fa vincere in corte­sia, vi saprà a sua volta compatire.
Sfogate con lei il vostro cuore, a lei raccontate le vostre miserie, i vostri bisogni; a lei raccomandate la vostra famiglia, il grande affare dell'anima, e me an­cora che mi trovo in grande bisogno. A lei rivolgete spesso questa orazione: Ti prego ardentemente, mia Signora, o santa Maria, prendi quest'affare nelle tue mani, esternando a lei la vostra o altrui causa che de­ve salvare. Oh! se ci fidassimo un po' più di questa no­stra tenera Madre, che si protesta nella Scrittura di amare chi l'ama: « Io amo i miei amanti » (Pr 8, 17); e ci va ripetendo con Isaia: « Si dimentica forse una donna del suo bambino, così da non commuoversi per il figlio delle sue viscere? Anche se una donna lo di­menticasse, io non ti dimenticherò mai » (Is 49, 15).
Ah! che troppo le costiamo e sa ben ella tra quali spa­simi e dolori ci partorì sul Calvario, che arrivò piutto­sto a scegliere che il suo caro Figliolo morisse svena­to, confitto con tre chiodi sulla croce, anziché vedere dannate in eterno le anime nostre.
Oh, se ciò pensassimo qualche volta tra noi, ame­remmo forse un poco più questa cara nostra tenera Madre, ci fideremmo un po' più di lei e non temerem­mo tanto l'inferno, che anzi quando ci venisse a tentare con i suoi terrori e minacce, ci ricorderemmo un po' più di lei, ripetendo: Se Maria è per me, chi può es­sere contro di me? Non Dio, perché essa come figlia diletta lo placa; non Cristo giudice, perché essa come madre lo piega a perdonarci; non i peccati, perché questi di fronte alla sua misericordia sono quasi un nulla; non l'inferno, perché Satana trema, quando di­co « Ave Maria »; non finalmente gli stessi uomini, perché essa è chiamata dallo Spirito Santo come un esercito messo in buona ordinanza (cf. Ct 6, 3).
Oh! quanto sarebbero più tranquilli i nostri sonni, più lieti i nostri giorni, un paradiso insomma il nostro vivere, se totalmente ci abbandonassimo nelle sue ma­ni e le dicessimo: Nelle tue mani, o Signora, affido la mia causa. Se avremo Maria con noi, avremo tutto; se ci mancherà essa, ci mancherà tutto. Se ci proteggerà Maria, saremo salvi; se essa ci abbandonerà, saremo dannati: non lo dico io questo, lo dicono i Santi.


responsorio
Veniamo dietro a te, o Vergine Maria, seguendo il profumo della tua santità; * imitando te non devierò, pregandoti non dispererò, se tu mi sostieni non cadrò, se mi proteggi non avrò paura.
Con la tua guida non mi affaticherò,
con te propi­zia arriverò fino a te.
Imitando te non devierò, pregandoti non dispere­rò,
se tu mi sostieni non cadrò, se mi proteggi non avrò paura.

orazione   
O Dio, che con mirabile disegno di amore hai chia­mato san Gabriele dell'Addolorata a vivere il mistero della Croce insieme con Maria, la madre di Gesù, gui­da il nostro spirito verso il tuo Figlio crocifisso per­ché partecipando alla sua passione e morte conse­guiamo la gloria della risurrezione. Per il nostro Si­gnore.


Oppure:   
O Signore, che hai insegnato a san Gabriele dell’Addolora-ta a meditare assiduamente i dolori della tua dolcissima Madre, e per mezzo di lei lo hai elevato alle vette più alte della santità, concedi a noi, per la sua intercessione e il suo esempio, di vivere tanto uniti alla tua Madre addolorata da goderne sempre la materna protezione. Tu sei Dio,


(MESS. Pio V) 
Deus, qui beatum Gabrielem dulcissimæ Matris tuæ dolores assidue recolere docuisti, ac per illiam sanctitatis et miraculorum gloria sublimasti: da nobis, ejus intercessione et exemplo; ita Genitricis tuæ consociari fletibus, ut materna ejusdem protectione salvemur: Qui vivis.

Oppure:
O Dio, che hai intimamente impresso nell’animo di san Gabriele dell’Addolorata le pene di Cristo tuo Figlio e i dolori della Vergine Madre, fa’ che, vivendo come lui con l’animo rivolto al mistero della nostra salvezza, possiamo avanzare gioiosi e spediti sulla via della perfezione. Per il nostro


INNO AI VESPRI
Gólgothae cives, vigiles, canàmus
inclitas laudes, quibus in supèrni
glòria regni Gàbriel, Maria;
munere fulget.

Maestre qui Matris stùdio coléndae,
prima dum floret iuvenilis aetas,
saeculi blandas sùperat, tenaci
róbore, fraudes.

Ipsa matérnis óculis labéntem
firmat, altèrno réfovens, amóre;
ut Deo, rebus vàcuus cadùcis,
haereat uni.


Sub crucis Christi pia Mater umbra,
sérvulo praebens documenta morum,
édocet secum Gèniti cruéntam
piàngere mortem.


Me virtùtum decus ac dolóres
cónsequi tanta; sàtagit Magistrae:
ngelis compar, sociisque vitae
forma regéndas.


O nimis felix Gàbriel! micànti
visa conspéctu, legit ipsa Mater
càndidum florem, superisque sertis
iungit in aevum.

 Cerne caslésti iùvenes ab arce,
qui dolos certant superare mundi:
te duce, invictos super astra cunctos
Virgo corónet!

Laus, honor Patri, Genitaéque Proli,
cui datum nomen super omne nomen,
et Paracléto decus atque virtus
omne per aevum. Amen.

Il diavolo è sempre all’opera

By Rai Vaticano | Febbraio 25, 2011




“Il diavolo è all’opera e non si stanca, neppure oggi, di tentare l’uomo che vuole avvicinarsi al Signore”. Benedetto XVI nel suo messaggio per la Quaresima 2011 ribadisce la presenza del demonio, che agisce in modo da ostacolare colui che è impegnato in un cammino di fede. Ma il sostegno di Cristo consente di uscirne vittoriosi. Perché il Signore agisce “per aprire il nostro cuore alla speranza e guidarci a vincere le seduzioni del male”.

Una lotta per vivere l’essenza dell’annunzio di Gesù, quella descritta nel documento incentrato sul tema “Con Cristo siete sepolti nel battesimo, con lui siete anche risorti”. Il Papa rievoca il combattimento vittorioso di Cristo contro le tentazioni. Lo definisce “un richiamo a ricordare come la fede cristiana implichi, sull’esempio di Gesù e in comunione con Lui, una lotta – scrive il Pontefice – contro i dominatori di questo mondo tenebroso”.     

Una  lotta dalla quale non si possono tirare indietro né i fedeli né gli esorcisti. Quelli siciliani in questi giorni sono riuniti nei pressi di Palermo per il settimo incontro di formazione, dedicato ai “disagi dell’anima e alla terapia esorcistica”. Un momento di confronto per chi ogni giorno ascolta storie e sofferenze di uomini e cerca di capire quando la causa è da ricondurre al maligno.


Lo era effettivamente nel caso di una donna cinquantenne, liberata dall’azione del diavolo dopo 10 anni di esorcismi, preghiere di liberazione e sofferenze fisiche. Quest’anno ha celebrato i suoi 25 anni di matrimonio senza scappare davanti al crocifisso e ricevendo la comunione. Sono serviti 8 esorcismi, invece, per una ragazza di vent’anni. All’inizio più persone dovevano tenerla ferma per via della forza e degli sputi. Adesso la giovane va alla preghiera autonomamente e il suo viso è tornato ad essere manifestazione di gioia.

Ad organizzare il meeting, fra’ Benigno Palilla, frate minore rinnovato. “L’azione del maligno è la punta dell’iceberg – spiega -. C’è un’azione più massiccia che è la tentazione, che cerca di separare l’uomo da Dio”. Ci sono volte, però, nelle quali il confine tra possessione diabolica e malattia psichiatrica non è chiaro. Allora diventa fondamentale la collaborazione fra esorcisti e medici specialisti.
Filippo Passantino
L’uso di messalini e foglietti
nella Santa Messa
Rubrica di teologia liturgica a cura di don Mauro Gagliardi
di Paul Gunter, O.S.B.*
ROMA, mercoledì, 23 febbraio 2011 (ZENIT.org).-


L’uso dei messalini da parte dei fedeli laici, almeno nei principali Paesi europei, si pratica da più di due secoli. Nei Paesi che hanno conosciuto persecuzioni religiose, il possesso di libri simili rappresentava, per gli oppositori della fede cattolica, una prova sufficiente di adesione al “papismo”.

Tra il 1788 e il 1792, apparvero traduzioni in italiano della Messa, sia di rito ambrosiano che romano, con l’aggiunta di spiegazioni sulle principali feste, contenute all’interno di una guida alla preghiera per fedeli devoti. Fatti simili avvennero in Francia e Germania e si svilupparono rapidamente, ispirati dalle iniziative liturgiche di Dom Prosper Guéranger, nel sec. XIX. L’uso di messalini favorì un attaccamento alla liturgia che introdusse coloro che sapevano leggere nei meandri della liturgia celebrata in latino. I messalini spesso includevano i testi dei vespri della domenica, che divennero perciò pratica di molte parrocchie, specialmente in Francia, nei Paesi Bassi e in Germania. Durante il sec. XX, questi sussidi furono progressivamente arricchiti con materiale catechetico sull’anno liturgico, commenti alla Sacra Scrittura e testi eucologici.

Al presente, nelle celebrazioni secondo la «forma straordinaria» (o di san Pio V), i messalini sono ritenuti un prerequisito, non solo come mezzo di partecipazione alla conoscenza dei testi eucologici, che spesso sono intenzionalmente letti in silenzio, ma, più importante ancora, come strumenti per seguire i testi della Scrittura, come pure di alcuni riti particolari legati a certi giorni. Essi contengono una versione abbreviata delle rubriche del Messale da altare e forniscono una raccolta di testi e illustrazioni di arte sacra che supportano la preghiera e aiutano a ridurre le inevitabili distrazioni.


Nel contesto della «forma ordinaria» (o di Paolo VI), lo scopo dei messalini in vista della partecipazione alla Messa è meno chiaro. Nonostante molte persone [soprattutto fuori d’Italia, ndt] scelgano di possederne uno, forse ispirati dall’esempio del passato, l’ermeneutica della partecipazione è cambiata. Questo cambiamento ha influenzato i fedeli al punto che molti di loro hanno semplicemente smesso di usarli. Nonostante ciò, il messalino rimane di notevole aiuto per i sordi e per quelle situazioni particolari in cui la proclamazione dei testi è incomprensibile.

La maggioranza dei cattolici si è resa conto che il movimento liturgico del sec. XX si è battuto per la riforma della liturgia. Pochi hanno apprezzato il fatto che, quando Sacrosanctum Concilium (SC) ha invocato la riforma della liturgia, lo ha fatto richiedendo che la riforma si accompagnasse alla promozione del culto liturgico (cf. n. 1). A questo scopo, era necessario che la liturgia comunicasse effettivamente ciò che celebra, sì che le menti e i cuori di coloro che vi prendono parte fossero capaci di articolare ciò che veniva promosso. Questa ermeneutica sorregge la direttiva di SC 11: «I pastori di anime devono vigilare attentamente che nell’azione liturgica non solo siano osservate le leggi che rendono possibile una celebrazione valida e lecita, ma che i fedeli vi prendano parte in modo consapevole, attivo e fruttuoso».

Dopo il Vaticano II, i messalini hanno perso molto del loro ruolo nella promozione della vita liturgica, dato che i fedeli hanno imparato le parti della celebrazione loro assegnate e a recitarle insieme «in maniera comunitaria» (SC 21). Le letture vengono adesso proclamate ad alta voce e con il supporto di sistemi di amplificazione, da un ambone rivolto verso l’assemblea. Molti di coloro che un tempo seguivano i testi sui messalini, sono diventati i pionieri del n. 29 di SC, perché, essendo ora lettori, hanno scoperto una nuova e «sincera pietà», trovandosi ad esercitare una vera funzione liturgica. Il clero, incoraggiato da SC 24, ha cominciato a predicare in modo ideale sulla Scrittura proclamata, col risultato che dai sermoni si è passati alle omelie, radicate nella predicazione liturgica e destinate a rendere fruibile la parola di Dio proclamata. Di conseguenza, nella misura in cui diventavano familiari con i riti, i fedeli avevano sempre meno bisogno di leggere materiale di supporto, che desse loro indicazioni strutturali. Essi avrebbero perciò in gran parte messo da parte i loro messalini. Ironicamente, però, l’uso di messalini e foglietti sta per ricominciare, dato che le parrocchie dovranno presto avere a che fare con le nuove traduzioni della terza edizione del Messale Romano.


È deludente che molte parrocchie si siano servite per tanti anni di foglietti preparati di settimana in settimana. Il disordine da essi generato non solo diminuisce prepotentemente il valore di un armonico spazio di raccoglimento all’interno dell’edificio sacro; ma in se stessi si presentano spesso anche mal redatti. Alcuni editori di foglietti aggiungono versi di canti del tutto irrilevanti rispetto ai testi liturgici. La fiducia riposta in questi canti ha di certo aiutato ad evitare di confrontarsi con la sfida, che si presenta in maniera molto pungente, riguardo al fatto che oggi si canta di tutto, ma si sono persi o scartati i testi delle antifone di ingresso e di comunione. Inoltre, la dignità riconosciuta alle Scritture non è affatto valorizzata quando l’assemblea gira la pagina del foglietto, magari a metà della seconda lettura.

Resta da vedere se il rinnovamento nella pubblicazione dei messalini per la «forma ordinaria», alla luce delle prossime nuove traduzioni, inaugurerà un nuovo interesse verso un loro uso diffuso a lungo termine. Ciò che è certo, è che queste pubblicazioni necessitano di essere imbevute dello spirito della liturgia e di promuovere la conformità a ciò che la Chiesa richiede da noi, in questa rinnovata opportunità per un’autentica catechesi sulla Messa, offerta dalle suggestioni provenienti dalle nuove traduzioni. Affinché i fedeli siano ricondotti ad una vera «piena, consapevole e attiva partecipazione alle celebrazioni liturgiche» (SC 14), c’è bisogno che coloro cui sono affidate le migliorie del nuovo Messale «imparino ad osservare le leggi liturgiche» (SC 17). Allora, i messalini, e ogni altro materiale supplementare, risplenderà come faro di unità, ossia di una liturgia celebrata, fedelmente riformata e promossa in maniera tale, da essere «insegnata sia sotto l’aspetto teologico che sotto l’aspetto storico, spirituale, pastorale e giuridico» (SC 16).

[Traduzione e riduzione dall’originale inglese a cura di don Mauro Gagliardi]

giovedì 24 febbraio 2011

25 Febbraio
Beato Domenico Lentini


Sacerdos sine adiunctis
 
Martirologio Romano: A Lauría in Basilicata, beato Domenico Lentini, sacerdote, che nella sua terra svolse fino alla morte un fruttuoso e molteplice ministero, reso fecondo da una vita di umiltà, preghiera e penitenza. 

INNO all' Ufficio delle letture:
Sei premio e corona dei santi
Figlio inviato dal Padre
venuto nel mondo a cercare
chi era smarrito e perduto.

Parola di Cristo il Signore
risuona l'invito potente:
venite e seguite le orme
il regno di Dio cercate!

Ascolta il giusto credente  
ascolta chi è nel peccato
e dietro all'Agnello di Dio
inizia un nuovo cammino.
 
Domenico cammina con noi
ci mostra i segreti del Regno
il centuplo scorge soffrendo
sequela dell'unico amore.
 
Amico di tutti i credenti
modello per chi si affatica
Domenico dà gloria all'eterno
al trino ed unico Dio. Amen.
 
LETTURA  Dalle prediche del Beato Domenico Lentini
La Divina Misericordia
Oh la grande! oh l'infinita Misericordia di Dio!
Se vi ho atterrito col giudizio, se vi ho spaventato coll'inferno,
ora ven­go a consolarvi colla predica della Misericordia di Dio. Se questa ha aspettati i peccatori,
se li ha cercati,
se l'accoglie con dolcezza e li arricchisce
coi tesori della grazia,
e perché io non debbo cantare le sue Misericordie?
Sì, sì canterò stasera le Misericordie di Dio,
ancorché alcuno se ne voglia abusare.
Pec­catori fratelli miei, peccatrici sorelle care,
per le viscere di questa Misericordia, che vi predico,
vi prego a volervi infine risolvere di tornare a Dio
con una pronta e vera conversione,
acciocché se i motivi finora addotti di spavento e di terrore non avessero avuta la forza bastante ad ottenerlo,
lo abbia almeno questo motivo dol­cissimo di filial confidenza e di tenerissimo amore: convertimini,
v'invito colle voci del Profeta:
convertimini ad Dominum Deum vestrum;
quia benignus et misericors est. (…..)
Peccatori fratelli miei, peccatrici sorelle care,
l'ani­ma nostra è quella gioia preziosa e d'infinito valore,
che vale tan­to, quanto vale il prezioso Sangue di Gesù Cristo, con cui fu re­denta. Egli il Figliuolo di Dio ricomprarla poteva con una sola goc­cia, che sarebbe stata bastantissima, anzi soprabbondante; non volle, no,
la volle ricomprare con tutto il suo preziosissimo San­gue: quum gutta posset, dice S. Bernardo, unda redemit.
Ora quale sarà mai la consolazione, la gioia, il gaudio
ed il contento nel ritro­varla,
e nell'accoglierla dopo tante ricerche, cure ed affanni?
Il simbolo d'un pastore,
che perduta una sola pecorella
ne lascia novantanove nell'ovile per ritrovarla;
e ritrovata poi se la stringe al seno,
se la mette sulle spalle, lieto e festante la riporta al pecorile: maior erit laetitia super uno peccatore poenitentìam agente. E chi mai è quegli?
Vedetelo, signori, tutto dalla fame e dalle miserie lacero e contraffatto;
vedetelo, vedetelo come è cencioso,
squallido e mezzo ignudo;
quegli è il figlio prodigo,
che dopo aver consumati i beni paterni colle male donne, così ridotto,
così mal­concio fa ritorno al suo padre.
Vedete da quell'altra parte quel buon vecchio,
che corre affannoso colle braccia aperte.
Costui è il suo amoroso padre,
che frettoloso gli va incontro,
ed ecco che già lo ha raggiunto, già lo ha arrivato.
Il figlio se gli butta ai piedi... Padre, ho peccato.
- Che peccato? Ah figlio mio!... ah figlio caro!...
E senza riguardo né ad età, né a decoro, né a grado,
guar­date, guardate come se gli getta
con tutta la persona sul collo;
ve­dete come se lo stringe teneramente al suo seno,
come lo lava di quel gran pianto,
che piove dalle senili sue guance;
come Io ab­braccia, come Io bacia.  (……)
Poteva far di più il padre
per un figlio rispettoso ed ubbi­diente?
Animo, peccatori; coraggio, peccatrici;
questa, quest'accoglienza farà di te l'amoroso tuo Dio.
Vieni, e di che dubiti?
Vieni, le sta colle braccia aperte per abbracciarti.
Vieni, che sta colle labbra chiuse
          per non rimproverare la tua mala vita.
Vieni, che sta col capo inchinato per baciarti. Dove troverai 
          un cuore più bello del cuore di Dio?
          Dove bontà, che alla sua si possa paragonare?
Ancor non ti muovi?
Vieni, vieni che sta col cuore aperto per nasconderti.
Vieni, vieni! e perché dunque tardi dì venire a lui?
Vieni dunque, vieni!...
Chi ti trattiene? Che cosa ti sgomenta?
Egli da molto tempo ti aspetta su questa Croce,
più addolorato per la tua lontananza, che pei suoi strazii.
Vieni! che Gesù Cristo da questa Croce ti chiama affannoso: venite ad me omnes, venite...
Ed ancora non ti risolvi?
Ed ancora non ti muovi?
Vieni!
S. Bernardo poi rassomiglia la gran Misericordia di Dio
al ma­re che tutti i fiumi raccoglie,
e quanto più sì allontanano, tanto più dolcemente li accoglie: velut mare misericordia tua.
Vi sono fiumi, che corrono per più e più centinaia
di miglia sopra la terra;
e questi poi con gran piena di acque entrano nel mare
senza stre­pito, senza romore, ma con tranquillità e dolcezza. Peccatore fra­tello mio, tu sei un gran fiume,
tu hai una gran piena di peccati,
ti sei troppo gonfiato delle acque di Babilonia;
sei carico di molti vizii e d'innumerevoli colpe.
Ma fatti animo, vieni nel mare infini­to della Misericordia,
che t'accoglie dolcemente.
Vieni...
Ma, pa­dre, le mie acque sono troppo schifose,
i miei peccati sono assai brutti.
Non importa, vieni, figlio, t'accoglierà con più dolcezza;
vieni, vieni che ti arricchirà di tutti i suoi beni:
quam magnificentis­sime remuneratus est.
Venite, venite omnes! che vi ar­ricchirà di beni infiniti:
vi adotterà per suoi figli,
vi rivestirà della bella grazia abituale,
vi adornerà delle virtù infuse;
venite che vi darà in cibo il suo Corpo col suo Sangue preziosissimo, che sarà per caparra e pegno del Paradiso. Animo, coraggio, o peccatori;
venite, venite a Gesù.
Ma, padre, i peccati miei!.,.
Eh tacete! vole­te dire con Caino
che la vostra malvagità è maggiore della Miseri­cordia di Dio? Maior est iniquitas mea, quam ut veniam merear.
Siano pure i vostri peccati quante le arene del mare,
e quante sono le stelle del ciclo, e quante sono le foglie degli alberi di tutto il mondo.
Ebbene? sempre la Misericordia di Dio è di più,
ella è infi­nita.
Dunque, anima cristiana, che più s'indugia?
Che più s'aspet­ta di gettarti nel seno
di questo Dio benignissimo?
Che più ti vai abusando della sua Misericordia
con moltiplicare le offese?
No, che non merita il buon Gesù di essere così trattato dopo tanta cle­menza: qui misertus est tui usque adhuc,
dico con S. Agostino, clamat ad te, miserere mei.
Gesù Cristo, che ha avuto finora tanta compassione di te; ora grida da questa croce: Miserere mei.
Fi­glio, figlia, abbi compassione di me,
e non mi far più gemere sopra i tuoi peccati;
figlio, figlia, non mi far più correre dietro le tue fu­ghe: revertere, aversatrix, et non avertam faciem meam;
questo è un invito che ti fa per lo profeta Geremia.
Torna, torna al tuo pastora, pecorella smarrita;
colomba, torna al tuo nido;
figlio, torna al tuo padre;
sposa, vieni al tuo sposo;
creatura, vieni al Creatore: revetere, revertere.
Non ti spaventare dei tuoi peccati;
ecco qui un mare di sangue per affogarli tutti;
vieni che t'accoglierà con dol­cezza.
Non ti far tirare dalle lusinghe e dai falsi beni
di questo mi­sero mondo.
Vieni, vieni a Gesù,
che tiene tutta impegnata la Divinità per consolarti.
Delizie infinite e beni maggiori troverai queste sue braccià, che tiene apposta aperte per abbracciarti.
Vieni che in queste piaghe amorose troverai,
oh quanti più squisiti piaceri!
E non vieni? ancora stai dubbiosa?
Ancora disperi di tua salute?
Vieni, vieni, peccatore fratello mio,
che quest'amoroso Padre ti ha aspettato tanto tempo;
vieni, peccatrice sorella mia,
Gesù Cristo ora ti chiama amoroso;
vieni che sta colle braccià aperte per accoglierti;
vieni che ti arricchirà di beni infiniti;
vieni che ti vuol far regina del suo regno beato,
ti vuole dare il Paradiso.
Ed ancora stai dubbiosa?
Ma senti, senti.
Iddio, è vero; è quel solo Ente necessario,
che non ha bisogno di alcuno,
ma l'attributo di Misericordia non si farebbe sentire,
se non vi fossero peccatori per praticarla;
dunque i peccatori in certo modo sono necessari,
acciocché Dio così possa usare con essi loro
quest'attributo della sua Misericordia.
E vi sarà in questa chiesa stasera alcuna perso­na,
che voglia privare a Dio di una cosa che gli è necessaria?
Ah no, noi credo! E se mai vi fosse alcuno,
che stia duro a ricorrere al­la Misericordia di Dio,
che lo chiama, l'accoglie e lo arricchisce di beni infiniti,
voglio andarlo a pregare colle ginocchia per terra,
che non voglia privarlo d'un attributo a lui necessario.
Ed eccomi, che verrò ai vostri piedi a pregarvi.
E voi intanto, Sacerdoti del Signore,
cantate le gran Misericordie di Dio.
Vieni, peccatore, che Gesù'Cristo ti ha aspettato sinora... vieni, peccatrice, che ti chiama adesso...
vieni che sta colle braccià aperte per accoglierti adesso... vieni che ti ca­richerà di beni infiniti...
vieni, che gli sei necessario...
Noè per ordine di Dio fece un'arca per liberar lui,
la sua fa­miglia e tutto il genere degli animali dalle acque,
del diluvio universale;
in questa vi fece una porta
per dove entrar doveva la co­lomba e il corvo,
la pecora e il lupo per riporsi nel suo luogo,
nella sua propria stanza.
I santi Padri dicono che l'arca di Noè fu tipo e figura
di Gesù Cristo.
Il suo costato aperto dalla lancia
fu figura­to dalla portella dell'arca.
Vieni dunque qua, o candida colomba,
o anima bella,
vieni qua che starai ben sicura dal naufragio,
dalle tempeste di questo mondo.
Vieni in quest'amoroso cuore di Gesù Cristo, peccatore, vieni, e nasconditi qua dentro,
perché in quest'arca vi sono stanze pel corvi brutti e sozzi; vieni che ancora è aperta per te questa porta;
vieni, non dubitare, che t'accoglierà con amore,
vieni...
Vittoria, vittoria, grida S. Giovanni dall'isola di Patmos.
Gri­date voi pure, o peccatori, vittoria, vittoria;
ha già vinto il Leone della tribù di Giuda.
Al suono di questa voce così festante alza gli occhi da terra per adorare questo Leone trionfante;
ma che cosa è mai questa? dice S. Giovanni nell'Apo­calisse.
No, io non veggo più il Leone,
veggo in sua vece un mansueto Agnello vestito di sole,
ed assiso in trono di beatitudine.
 
LODI
LETTURA  BREVE MI   2, 5-7
La mia alleanza con lui era alleanza di vita e di benessere e io glieli concessi; alleanza di timore ed egli mi temette ed ebbe riverenza del mio nome. Un insegnamento fedele era sulla sua bocca, né c'era falsità sulle sue labbra; con pace e rettitudine ha camminato davanti a me e ha trattenuto molti dal male. Infatti le labbra del sacerdote devono custo­dire la scienza e dalla sua bocca si ricerca l'istruzione perché egli è messaggero del Signore degli eserciti.

responsorio breve Cfr Eb  1,3; 2 Cor 4, 6
Signore, la tua bontà, * risplende nei tuoi santi e nei tuoi eletti.
Signore, la tua bontà, risplende nei tuoi santi e nei tuoi eletti.
Il volto del Cristo, splendore della tua gloria,
risplende nei tuoi santi e nei tuoi eletti.
Gloria al Padre e al Figlio e allo Spirito Santo.
Signore, la tua bontà, risplende nei tuoi santi e nei tuoi eletti.

Ant. al Ben. Diede al popolo di Dio la scienza della salvezza perché potessero dirigere i loro passi nella via della pace.

INVOCAZIONI       A Dio, nostro Padre, gloria e corona di tutti i santi, che ci stimola oggi all'imitazione degli esempi di santità del beato Domenico Lentini, eleviamo la no­stra preghiera dicendo con fiducia: Santificaci, Signore, nella tua verità.

Signore Dio nostro,  che ci hai dato nel beato Domenico Lentini un esempio di fede, di speranza e di carità,
inviaci il tuo Spirito Santo con l'abbondanza dei tuoi doni.
  
Tu che ci hai donato questo nuovo giorno dedicato al ricordodel beato Domenico Lentini,
- fa' che Io trascorriamo nella meditazione dei suoi esempi e, come lui, compiamo il bene nelle cir­costanze in cui ci ha posto la tua provvidenza.

Tu che hai fatto promettere al Cristo la vita eterna a chi abbandona tutto e segue il Figlio tuo nostro Signore,
- fa' sì che viviamo, adempiendo i doveri del no­stro battesimo, nella vita ecclesiale, sociale e familiare, per testimoniare la perenne validità dell'annuncio di salvezza.

Tu  che hai operato meraviglie per mezzo del beato Domenico Lentini per aiutare l'umanità sofferente,
- esaudisci le preghiere di quanti ti invocano nelle sofferenze
ed in ogni pericolo materiale e spiri­tuale e salvali nella tua misericordia.

Padre nostro.

ORAZIONE    O Padre, che hai ispirato al Beato Domenico Lentini un grande amore per la passione del tuo Figlio, fa' che, sorretti dal suo esempio e dalla sua intercessione, non esitiamo ad abbracciare la nostra croce. Per il nostro Signore

Oppure:    O Dio nostro padre, che hai reso il tuo sacerdote Domenico Lentini mite ed umile di cuore, al seguito di Cristo buon pastore, concedi anche a noi, sul suo esempio e per la sua intercessione, di farci tutto a tutti nella carità pastorale, corroborati dalla assidua partecipazione ai sacramenti dell’ Eucaristia e della Penitenza. Per il nostro Signore…

Oppure:    O Dio, che al beato sacerdote Domenico Lentini hai concesso un ardente amore per il tuo popolo, concedi anche a noi di attingere da un’ incessante preghiera, un ardente zelo per la salvezza delle anime, così da diffondere il profumo della carità di Cristo e guadagnare a te i nostri fratelli. Per il nostro Signore…
 
VESPRI
LETTURA BREVE Ef 4, 7.11-13       
A ciascuno di noi è stata data la grazia secondo la misura del dono di Cristo. È lui che ha stabilito al­cuni come apostoli, altri come profeti, altri come evangelisti, altri come pastori e maestri, per rendere idonei i fratelli a compiere il ministero, al fine di edificare il corpo di Cristo, finché arriviamo tutti al­l'unità della fede e della conoscenza del Figlio di Dio, allo stato di uomo perfetto, nella misura che conviene alla piena maturità di Cristo.

RESPONSORIO BREVE Gv 15, 8a.9b
In questo è glorificato il Padre mio,* che portiate molto frutto.
In questo è glorificato il Padre mio, che portiate molto frutto.
Rimanete nel mio amore,
che portiate molto frutto.
Gloria al Padre e al Figlio e allo Spirito Santo.
I
n questo è  glorificato il Padre  mio, che portiate molto frutto.
 

Ant. al Magn. Nella sua vita compì prodigi e dopo la morte meravigliose furono le sue opere.

Intercessioni     Preghiamo Cristo Signore che è il nostro capo e di cui noi tutti siamo membra, affinchè, per inter­cessione del beato Domenico Lentini ci conceda di vivere secon­do lo spirito del vangelo. Diciamo tutti: Signore, aumenta in noi la fede e la carità.

Signore ricordati della tua Chiesa,
   fa' che tutti i suoi figli, sull'esempio del beato Domenico Lentini, testimonino con la vita la tua bontà.

Signore Gesù che hai voluto essere sottomesso a Maria e Giuseppe,
— proteggi le nostre famiglie perché in esse siano vissute le virtù cristiane.

Salvatore del mondo, che hai portato la croce per noi,
— libera i prigionieri, dona la salute agli ammalati, consola gli afflitti.

Cristo, la cui morte è stata la nostra vita,
— concedi la pace eterna ai nostri fratelli, fami­liari e benefattori defunti.

Padre nostro.

ORAZIONE    O Padre, che hai ispirato al Beato Domenico Lentini un grande amore per la passione del tuo Figlio, fa' che, sorretti dal suo esempio e dalla sua intercessione, non esitiamo ad abbracciare la nostra croce. Per …

Oppure:     O Dio nostro padre, che hai reso il tuo sacerdote Domenico Lentini mite ed umile di cuore, al seguito di Cristo buon pastore, concedi anche a noi, sul suo esempio e per la sua intercessione, di farci tutto a tutti nella carità pastorale, corroborati dalla assidua partecipazione ai sacramenti dell’ Eucaristia e della Penitenza. Per ...

Oppure:     O Dio, che al beato sacerdote Domenico Lentini hai concesso un ardente amore per il tuo popolo, concedi anche a noi di attingere da un’ incessante preghiera, un ardente zelo per la salvezza delle anime, così da diffondere il profumo della carità di Cristo e guadagnare a te i nostri fratelli. Per il nostro Signore…