Sinodo, lo scisma non è più un tabù
Scisma. La parola è rimbalzata più volte nei giorni scorsi sulle bocche del cardinale Müller (clicca qui), prefetto della Congregazione per la dottrina della fede, e del cardinale Kasper (clicca qui), autore della famosa relazione del febbraio 2014 ai Cardinali in cui prospettava soluzioni pastorali e disciplinari per l’ammissione dei divorziati risposati all’Eucarestia.
Ambedue hanno parlato di scisma a proposito del rapporto tra dottrina e pastorale. Il primo vede il pericolo di scisma nel fatto che la pastorale faccia passi in avanti contrari alla dottrina, il secondo lo vede nel fatto che già oggi la prassi dei cristiani non è conforme alla dottrina, come per esempio nella morale sessuale. In ambedue i casi si vede che la pastorale è in sé un grande problema dottrinale. Il Sinodo ordinario sulla famiglia dice di occuparsi di pastorale ma in realtà si occupa di dottrina. Tutti dicono che la dottrina non si tocca e dicono che bisogna parlare di problemi pastorali, poi però temono lo scisma che non nasce mai dalla pastorale, ma eventualmente dagli aspetti dottrinali della pastorale. Inutile stare al gioco delle tre carte: lo scontro è dottrinale.
Ambedue hanno parlato di scisma a proposito del rapporto tra dottrina e pastorale. Il primo vede il pericolo di scisma nel fatto che la pastorale faccia passi in avanti contrari alla dottrina, il secondo lo vede nel fatto che già oggi la prassi dei cristiani non è conforme alla dottrina, come per esempio nella morale sessuale. In ambedue i casi si vede che la pastorale è in sé un grande problema dottrinale. Il Sinodo ordinario sulla famiglia dice di occuparsi di pastorale ma in realtà si occupa di dottrina. Tutti dicono che la dottrina non si tocca e dicono che bisogna parlare di problemi pastorali, poi però temono lo scisma che non nasce mai dalla pastorale, ma eventualmente dagli aspetti dottrinali della pastorale. Inutile stare al gioco delle tre carte: lo scontro è dottrinale.
Dal punto di vista giornalistico potremmo porla così: quante probabilità ci sono che il cardinale Caffarra e il cardinale Kasper, seduti l’uno davanti all’altro in uno stesso tavolo, si capiscano? Non prendo i due cardinali come capi di due partiti, ma come grandi teologi e, meglio, come simboli di due visioni teologiche. E non chiedo se le loro posizioni possano convergere, mi chiedo più semplicemente se si possano capire. Cercando di rispondere a questa semplice domanda si arriva a toccare con mano la divisione di impostazione teologica che c’è oggi dentro la Chiesa.
A proposito del sacramento del matrimonio, il cardinale Caffarra parla di “valenza ontologica”. Ma l’aggettivo “ontologico” è incomprensibile per Kasper. Per il quale ci sono situazioni esistenziali di vita e non stati ontologici. Tra le situazioni esistenziali, però, non c’è mai opposizione ma solo differenza, mentre tra condizioni ontologiche ci può essere contraddizione.
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