Carissimi amici sacerdoti,
la situazione della Chiesa è quella che è. Non servono molti commenti e certamente ne sapete più di me. Constatiamo che la confusione si allarga sempre di più.
Possiamo aspettarci di tutto.
Dobbiamo saper vedere anche i lati positivi per non cadere nel pessimismo.
Che dobbiamo fare? E che possiamo fare? Certamente non possiamo prendere il posto di chi ci governa, ma il più grande aiuto che possiamo dare alla Chiesa è che, lì dove ci troviamo, cerchiamo di fare il nostro dovere di stato nel modo migliore.
Per questo dobbiamo pensare e organizzare il nuovo anno scolastico che fra poco riprenderà. Al di là degli impegni di apostolato che non mancano, dobbiamo pensare prima di tutto alla nostra vita interiore di sacerdoti. Tutto il bene che potremo fare alle anime dipenderà anzi tutto della nostra vita spirituale. Non bisogna illudersi su questo, se non mettiamo al primo posto la vita di preghiera che è il dovere principale del sacerdote (lodare Dio e intercedere per le anime), e se dimentichiamo il breviario che è la preghiera ufficiale della Chiesa, non viviamo il nostro sacerdozio come si deve e saremo tutt’al più dei funzionari più o meno buoni.
Poi, la Santa Messa deve essere il centro della vita sacerdotale. Tutto deve convergere sulla S. Messa e sorgere dalla S. Messa. Ci ricorda il calvario per il quale Nostro Signore è venuto salvare i uomini e che il sacerdote è un “alter Christus”, che salva le anime se sa abbracciare generosamente la croce, cioè se sa avere una vita di sacrificio.
Una vera vita sacerdotale è possibile, se osserviamo quello che ci prescrive le norme della Chiesa, che siano nel Codice del diritto canonico o nelle encicliche dei Papi, specialmente in Haerent animo di san Pio X (in allegato). Esortazione che non ha perduto nulla del suo valore, come d’altra parte il libro di dom Chautard: “L’anima di ogni apostolato”: sono testi da leggere e rileggere regolarmente.
Le buon intenzioni e la buona volontà non ci mancano normalmente, ma sappiamo per esperienza che non bastano per riprendere dei buoni propositi, per ritrovare la buona strada o perseverare. Abbiamo bisogno di qualche cosa di più per uscire della mediocrità e per progredire. Da soli non è possibile. E’ per questo che la Chiesa ci chiede di seguire regolarmente un ritiro, se possibile annuale. Ne abbiamo già parlato, ma mi sembra il caso di insistere su questo. E’ vero che non è sempre facile assentarsi della parrocchia o dagli impegni pastorali o dell’insegnamento. Come la Chiesa ce lo chiede, dobbiamo fare il necessario per trovare il tempo che serve. Per esperienza, aggiungo che non ho mai incontrato un sacerdote che si è pentito d’aver fatto un ritiro spirituale, al contrario che si è pentito di non l’aver fatto prima.
Mi permetto di aggiungere una considerazione che riguarda i mezzi moderni di comunicazione e la nostra vita sacerdotale. Voi che confessate non potete ignorare il male terribile che fa internet su molti giovani, uomini e donne sotto tanti punti di vista. I danni che possono andare delle ore perdute (film, giochi…) alla pornografia. Ci vuole una volontà determinata e forte per usare bene internet per non perdere il nostro prezioso tempo per il quale il Signore ci chiederà conto. Dobbiamo essere molto disciplinati, se no sono le ore di preghiere e di sonno che ne soffrono, senza contare i pericoli che sono a portata di mano, basta cliccare. (c’è chi consiglia di usare un cronometro per avvertire quando il tempo che ci siamo prefissi è scaduto). I sacerdoti non sono esenti da questi pericoli e non sono degli angeli ma fatto di carne e ossa. Non ci si immagina il santo Curato d’Ars passare ore ed ore al computer.
Poi non si trova più il tempo di studiare e di leggere buoni libri. Internet non potrà mai sostituire la lettura di buoni libri. Per quello che riguarda i telefonini evoluti che si collegano su internet, dobbiamo essere anche qui molto disciplinati. Non serve averlo sempre in tasca, soprattutto quando siamo in casa. Nessuno ci obbliga a rispondere subito alle chiamate o ai messaggi o alle e-mail. Questi apparecchi ci chiamano ad ogni momento, e questo è un grande disturbo per la vita spirituale del sacerdote. Se dobbiamo durante la giornata spesso rivolgerci al Signore per conservare il contatto con Lui e vivere in unione con Dio, è chiaro che questi apparecchi fanno l’effetto contrario, è il mondo che ci chiama o che entra in noi, impedisce l’unione con Dio. Forse qualcuno troverà che sono esagerato, ma purtroppo è cosi. Poi la concentrazione diviene sempre più difficile perché prendiamo l’abitudine dello zapping che porta alla superficialità. Questo non vuole dire che questi strumenti non possono essere utilizzati per la buona causa e anche per l’apostolato, ma spesso gli effetti negativi sono più grandi degli effetti positivi. A questo proposito ho letto poco tempo fa una frase interessante ma non mi ricordo dove: Chi dà del tempo alla preghiera, il Signore non lavora con lui, ma lavora per lui. I mezzi moderni ci fanno immaginare qualche volta che possiamo con questo fare un apostolato straordinario, ma dimentichiamo che niente può prendere il posto della preghiera che resta il mezzo più efficace per la conversione delle anime.
C’è un abuso di questi mezzi, oggi è difficile non vedere dei confratelli che hanno in mano il loro telefonino quasi tutto il giorno, dalla sacristia al confessionale e anche durante le conversazioni o conferenze, verificano i loro messaggi o le ultime notizie. Attenzione a non essere schiavi di questi apparecchi . Purtroppo ci sono dei sacerdoti che ne sono schiavi, e diventano sacerdoti appunto schiavi non della modernità, ma alla fine del maligno. Sono casi drammatici.
Esistono alcuni sacerdoti che hanno rigettato completamente l’uso di internet, non l’hanno in casa, non hanno il telefonino con la connessione. Stanno benissimo.
Vorrei per terminare proporvi un libro che ci può aiutare molto per la vita sacerdotale: Passione per Cristo, diario di Mons. Giuseppe Canovai, edizioni Cantagalli, 2015.E’ un santo sacerdote morto all’età di 38 anni nel 1942. Ecco quello che scrive Mons. Florian Kolfhaus nell’introduzione: “Mons. Giuseppe Canovai, fu come il cardinale Merry del Val, a cui può essere comparato, un diplomatico pienamente nel mondo, e allo stesso tempo, completamente staccato della mondanità. Il suo tratto dominante fu la bonomia: la battuta scherzosa, il tono scanzonato, l’allegria contagiosa. Non si tratta solo del suo temperamento naturale, ma della gioia soprannaturale di chi si sente chiamato a servire Cristo e la sua Chiesa. Ma questo tratto affabile, con cui conquista le anime, coesiste con una vena di tristezza interiore. Da quasi ogni pagina de suo Diario spirituale affiora la mestizia di chi ha la grazia di conoscere la propria natura inclinata al peccato, la propria incapacità di fare il bene senza l’aiuto misericordioso di Dio, lo scrupolo santo di fare sempre troppo poco e di rimanere un servo inutile. Sempre, però, brilla in queste pagine il mistero della croce, che non è depressione e frustrazione di fronte alle proprie debolezze, ma la vittoria la più sublime: “Ti ho domandato la Croce, hai segnato fin dal primo giorno il mio sacerdozio del segno della Croce. Te l’ho chiesto e me l’hai data, ne ha scelta una ben dura” (Diario, 29 ottobre 1933).
Abbiamo bisogno di conoscere dei modelli sacerdotali che hanno attraversato spesso delle difficoltà che noi incontriamo nella nostra propria vita. Penso che la lettura di Mons. Canovai vi aiuterà molto a tendere ad una vita più santa.
Prima di lasciarvi, cito due passi del Diario di Mons. Canovai che tratta di quello che fu detto prima.
“Il giornale è il fazzoletto del naso del diavolo: è per quello che è bene non toccarlo”.
“Non è necessario di avere delle notizie tutti giorni…. Il numero un po’ limitato aiuta al contrario a non soffocare le cose più importante sotto una moltitudine di cose secondarie”.
Vi saluti tutti fraternamente e vi assicuro delle mie preghiere, sperando di avere l’occasione di rivedervi presto. d. E.
Nessun commento:
Posta un commento