Serafino di Sarov: colloquio con Motovilov
Era un giovedì. Il cielo era grigio. La terra era coperta
di neve. Spessi fiocchi continuavano a turbinare nell’aria quando Padre
Serafino iniziò a conversare con me in una radura vicina al suo «piccolo
eremitaggio» di fronte al fiume Sarovka che scorreva ai piedi della collina. Mi
fece sedere sul ceppo d’un albero da poco abbattuto mentre lui si rannicchiò di
fronte a me.
— Il Signore mi ha rivelato — disse il grande starez —
che dalla vostra infanzia avete sempre desiderato sapere quale sia il fine
della vita cristiana. Per questo avete interrogato diverse persone alcune dei
quali ricoprivano anche alte cariche ecclesiastiche.
Devo dire che dall’età di dodici anni ero perseguitato da
quest’idea e che, per questo, avevo rivolto tale domanda a parecchie personalità
ecclesiastiche senza mai aver ricevuto una risposta soddisfacente. Lo starez
avrebbe dovuto ignorare tutto questo.
Ma nessuno — continuò Padre Serafino — vi ha mai detto
niente di preciso. Vi consigliarono di andare in chiesa, di pregare, di vivere
secondo i comandamenti di Dio, di fare del bene. Tale, vi dissero, era lo scopo
della vita cristiana. Alcuni giunsero pure a disapprovare la vostra curiosità,
trovandola fuori posto ed empia. Essi avevano torto. Quanto a me, miserabile
Serafino, ora vi spiegherò in che consiste realmente questo fine.
La preghiera, il digiuno, le veglie e le altre attività
cristiane, per quanto possano parere buone, non costituiscono il fine della
vita cristiana ma sono il mezzo attraverso il quale vi si può pervenire. Il
vero fine della vita cristiana consiste nell’acquisire lo Spirito Santo. Per
quel che riguarda la preghiera, il digiuno, le veglie, l’elemosina ed ogni
altro tipo di buona azione fatta in nome di Cristo, non sono che dei mezzi per
acquisire lo stesso Spirito.
Nel nome di Cristo
Ricordate che solo una buona azione fatta nel nome di
Cristo ci procura i frutti dello Spirito Santo. Tutto quanto non è fatto in suo
nome, fosse pure il bene, non ci può ottenere alcuna ricompensa, né nel secolo
futuro, né in questa vita mentre su questa terra non ci dona la Grazia divina.
È per questo che Gesù Cristo diceva:
«Colui che non accumula con me disperde» (Lc 11, 23).
Pertanto, si è obbligati a chiamare una buona azione
«cumulo» o «raccolta», perché essa resta buona anche se non è fatta in Nome di
Cristo. La Scrittura dice: «In ogni nazione colui che teme Dio e pratica la
giustizia gli è accetto» (At 10, 35). Il centurione Cornelio, che temeva Dio e
agiva secondo giustizia, fu visitato mentre pregava da un angelo del Signore
che gli disse: «Manda dunque due uomini a Ioppe e fa’ venire un certo Simone
soprannominato Pietro. Da lui ascolterai della parole di vita eterna con le
quali sarai salvato con tutta la tua casa» (At 10, 5).
Vediamo, dunque, che il Signore utilizza i suoi mezzi
divini per permettere a un simile uomo di non essere privato nell’eternità
della ricompensa che gli è dovuta. Per ottenerla è necessario che si cominci
già da ora a credere in Nostro Signore Gesù Cristo, Figlio di Dio disceso sulla
terra per salvare i peccatori e per far acquisire loro la Grazia dello Spirito
Santo che introduce i nostri cuori nel Regno di Dio e ci apre la via della
beatitudine nella prossima vita. Non va oltre a ciò la soddisfazione arrecata a
Dio dalle buone azioni compiute indipendentemente dal Nome di Cristo. Il
Signore ci dona i mezzi
per perfezionarle. Sta all’uomo approfittarne o meno. È per questo che il
Signore dice ai giudei: «Se voi foste ciechi, sareste senza peccato ma voi
stessi dite: ‘Noi vediamo!’ Perciò il vostro peccato rimane (Gv 9, 41). Quando
un uomo come Cornelio le cui opere non erano fatte nel Nome di Cristo, ma erano
gradite a Dio, comincia a credere nel Suo Figlio, queste opere gli sono
attribuite come se fossero fatte nel nome di Cristo a causa della sua fede in
Lui. (Ebr 11, 6). In caso contrario, l’uomo non ha il diritto di contestare se
il bene compiuto non gli è servito a nulla. Questo non succede mai quando una
buona azione viene fatta nel Nome di Cristo, perché il bene compiuto in suo
Nome non porta solo una corona di gloria nel secolo venturo, ma già ora riempie
l’uomo della grazia dello Spirito Santo, com’è stato detto: «Dio dona lo
Spirito senza misura. Il Padre ama i Figli; Egli ha posto tutto nelle loro
mani» (Gv 3, 34-35).
L'acquisizione dello Spirito Santo
Acquisire lo Spirito di Dio è dunque il vero fine della
nostra vita cristiana al punto che la preghiera, le veglie, il digiuno,
l’elemosina e le altre azioni virtuose fatte in Nome di Cristo non sono che dei
mezzi per tal fine.
— Che significa acquisirlo? Domandai a Padre Serafino.
Non ne capisco bene il significato.
— Acquisire, ha lo stesso significato di ottenere. Sapete
cosa vuol dire acquisire del denaro? Per quanto riguarda lo Spirito Santo è la
stessa cosa. Il fine della vita delle persone comuni consiste nell’acquisire
denaro, nel fare un guadagno. I nobili, inoltre, desiderano ottenere onori,
titoli di distinzione e altre ricompense che lo Stato accorda loro per
determinati servizi. L’acquisizione dello Spirito Santo è anche un capitale, ma
un capitale eterno, dispensatore di grazie; è molto simile ai capitali
temporali e si ottiene con gli stessi procedimenti. Nostro Signore Gesù Cristo,
Dio-Uomo, paragona la nostra vita ad un mercato e la nostra attività sulla
terra ad un commercio. Egli ci raccomanda: «Negoziate prima ch’io ritorni
economizzando il tempo perché i giorni sono incerti» (Lc 19, 12-13; Ep
5,15-16), il che vuol dire: «Sbrigatevi ad ottenere dei beni celesti negoziando
i prodotti terreni». Questi prodotti terreni non sono altro che le azioni
virtuose fatte in Nome di Cristo le quali ci ottengono la Grazia dello Spirito
Santo.
La parabola delle vergini
Nella parabola delle vergini sagge e delle vergini stolte
(Mt. 25, 1-13) quando quest’ultime finiscono l’olio viene detto loro: «Andate a
comperarlo al mercato». Tornando esse trovano la porta della camera nuziale
chiusa e non possono entrare. Alcuni pensano che la mancanza d’olio delle
vergini stolte simbolizzi l’insufficienza di azioni virtuose nel corso della
loro vita. Tale interpretazione non è esatta. Quale mancanza d’azioni virtuose
potevano avere, visto che vengono chiamate comunque vergini, anche se stolte?
La verginità è una grande virtù, uno stato quasi angelico che può sostituire
tutte le altre virtù. Io, miserabile, penso che mancasse loro proprio lo
Spirito Santo di Dio. Praticando le virtù, queste vergini spiritualmente
ignoranti, credevano che la vita cristiana consistesse in tali pratiche. Ci
siamo comportate in maniera virtuosa, abbiamo fatto delle opere pie — pensavano
loro — senza preoccuparsi se avessero ricevuto o no la Grazia dello Spirito
Santo. Su questo genere di vita, basato unicamente sulla pratica delle virtù
morali senza alcun esame minuzioso per sapere se esse ci rendono — e in quale
quantità — la Grazia dello Spirito di Dio, è stato detto: «Alcune vie che
paiono inizialmente buone conducono all’abisso infernale» (Pr 14,12)
Parlando di queste vergini, nelle sue Epistole ai Monaci Antonio il Grande dice:
«Parecchi tra i monaci e le vergini ignorano
completamente la differenza che esiste tra le tre volontà che agiscono dentro
l’uomo. La prima è la volontà di Dio, perfetta e salvatrice; la seconda è la
nostra volontà umana, che per se stessa non e ne rovinosa né salvatrice; la
terza — quella diabolica — è decisamente
nefasta. È questa terza nemica volontà che obbliga l’uomo a non praticare
assolutamente la virtù o a praticarla per vanità o unicamente per il «bene» e
non per Cristo. La nostra seconda volontà ci incita a soddisfare i nostri
istinti malvagi o, come quella del nemico, c’insegna a fare il «bene» in nome
del bene, senza preoccuparsi della grazia che possiamo acquisire. Quanto alla
terza volontà, quella salvatrice di Dio, essa ci insegna a fare il bene
unicamente per il fine di acquisire lo Spirito Santo, tesoro eterno ed
inestimabile, che non può essere uguagliato con nulla al mondo».
È proprio la Grazia dello Spirito Santo simbolizzata
dall’olio che mancava alle vergini stolte. Esse sono chiamate «stolte» perché
non si preoccupano del frutto indispensabile della virtù cioè la Grazia dello
Spirito Santo senza la quale nessuno può essere salvato perché «ogni anima è
vivificata dallo Spirito Santo per essere illuminata dal sacro mistero
dell’Unità Trinitaria» (Prima Antifona al Vangelo del Mattutino). Lo stesso
Spirito Santo viene ad abitare nelle nostre anime e questa presenza
dell’Onnipotente in noi, questa coesistenza della sua Unità Trinitaria con il
nostro spirito non ci è donata che a condizione di lavorare con tutti i mezzi a
nostra disposizione per ottenere lo Spirito Santo il quale prepara in noi un
luogo degno per quest’incontro, secondo l’immutabile parola di Dio: «Io verrò e
abiterò in essi. Sarò il loro Dio ed essi saranno il mio popolo» (Ap 3, 20; Gv
14, 23). È questo l’olio che le vergini sagge avevano nelle loro lampade, olio
in grado di bruciare per molto tempo diffondendo una luce forte e chiara per
poter permettere l’attesa dello Sposo a mezzanotte ed entrare con lui nella
camera nuziale dell’eterna gioia.
Quanto alle vergini stolte, vedendo che le loro lampade
rischiavano di spegnersi, esse si recarono al mercato ma non poterono tornare
prima della chiusura della porta. Il mercato è la nostra vita. La porta della
camera nuziale, chiusa per impedire di raggiungere lo Sposo, è la nostra morte
umana; le vergini, sia quelle sagge che quelle stolte, sono le anime dei
cristiani. L’olio non simbolizza le nostre azioni, ma la Grazia attraverso la
quale lo Spirito Santo riempie il nostro essere trasformandoci da corrotti ad
incorrotti. Così la Grazia trasforma la morte fisica in vita spirituale, le
tenebre in luce, la schiavitù verso le passioni alle quali è incatenato il
nostro corpo in tempio di Dio, cioè in camera nuziale dove incontriamo Nostro
Signore, Creatore e Salvatore, Sposo delle nostre anime. Grande è la
compassione che Dio ha verso la nostra disgrazia. E la nostra disgrazia non è
altro che la nostra negligenza verso la sua sollecitudine. Egli dice: «Io sono
alla porta e busso…» (Ap 3, 20), intendendo per «porta» la nostra vita presente
non ancora conclusa con la morte.
La preghiera
Oh! Quanto vorrei, amico di Dio, che in questa vita voi
siate sempre con lo Spirito Santo. «Vi giudicherò nella situazione in cui vi
troverete» dice il Signore (Mt 24, 42; Mc 13, 33-37; Lc 19, 12 e seguenti). È
una disgrazia veramente grande se egli ci trova appesantiti dalle preoccupazioni
e dalle pene della terra perché Egli potrebbe adirarsi nel qual caso chi gli
potrebbe resistere? È per questo che è stato detto: «Vegliate e pregate per non
essere indotti in tentazione» (Mt 26, 41), il che comporta non essere privati
dallo Spirito di Dio visto che le veglie e la preghiera ci donano la Sua
Grazia. Sicuramente ogni buona azione fatta in Nome di Cristo dona la
Grazia dello Spirito Santo, ma è soprattutto la preghiera che ottiene ciò al di
sopra d’ogni altro mezzo, essendo essa sempre nelle nostre possibilità. Ad
esempio, voi avete il desiderio di recarvi in chiesa, ma essa è troppo distante
o la liturgia è finita; avete il desiderio di fare l’elemosina, ma non vedete
alcun povero o non avete il denaro; volete rimanere vergini ma non avete
sufficiente forza per esserlo a causa della vostra costituzione o a causa degli
attacchi del nemico davanti ai quali non potete resistere per la debolezza
della vostra carne; vorreste fare una buona azione nel Nome di Cristo ma non
avete sufficiente forza per eseguirla oppure l’occasione non si presenta. Per
quel che riguarda la preghiera nulla la impedisce: ognuno ha la possibilità di
pregare, il ricco e il povero, l’uomo benestante e quello indigente, il forte e
il debole, il sano e il malato, il virtuoso e il peccatore.
Possiamo constatare la potenza della preghiera se
osserviamo che essa ottiene i suoi risultati pure se è fatta da un peccatore,
basta che sia sincera, come nell’esempio seguente riportato dalla Santa
Tradizione. Una prostituta toccata dalla disgrazia d’una madre che stava per
perdere il suo unico figlio vedendone la disperazione osò gridare verso il
Signore benché fosse ancora insozzata dal suo peccato: «Non per me, orribile
peccatrice, ma per le lacrime di questa madre che piange il suo figlio credendo
fermamente nella tua misericordia e nella tua Onnipotenza, risuscitaglielo, oh
Signore!» E il Signore la esaudì (cfr. Lc 7, 11-15).
Questa, amico di Dio, è la potenza della preghiera. Al di
sopra d’ogni altra cosa essa ci dona la grazia dello Spirito di Dio ed essa
rientra sempre nelle nostre possibilità. Beati saremo noi se Dio ci troverà
vigilanti nella pienezza dei doni del suo Santo Spirito. Potremo allora sperare
d’essere rapiti al di sopra delle nuvole per incontrare Nostro Signore
rivestito di potenza e di gloria il quale giudicherà i vivi e i morti dando a
ciascuno il dovuto. […]
Vedere Dio
— Padre, gli dissi, voi parlate sempre dell’acquisizione
della Grazia dello Spirito Santo come il fine della vita cristiana. Ma come la
posso riconoscere? Le buone azioni sono visibili. Ma lo Spirito Santo può
essere visto? Come posso sapere se Egli è in me oppure no?
— Nell’epoca nella quale viviamo, rispose lo starez, si è
giunti ad una tale tiepidezza nella fede, a una tale insensibilità nei riguardi
della comunione con Dio che ci siamo praticamente distanziati quasi totalmente
dalla vera vita cristiana. Oggi alcuni passi della Santa Scrittura ci paiono
strani. Ad esempio quello in cui lo Spirito Santo, attraverso la bocca di Mosé,
dice: «Adamo vedeva Dio mentre passeggiava nel paradiso» (Gn 3, 8), o quando
leggiamo nelle lettere di San Paolo che l’Apostolo viene impedito dallo Spirito
Santo a proclamare la parola in Asia e invece lo accompagna in Macedonia (At
16, 6-9). In molti altri passi della Sacra Scrittura si ritrovano simili temi
sull’apparizione di Dio agli uomini. […]
Devo ancora io, miserabile Serafino, spiegarvi, amico di
Dio, in che consiste la differenza tra l’azione dello Spirito Santo mentre
prende misteriosamente possesso dei cuori di coloro che credono in nostro
Signore e Salvatore Gesù Cristo e l’azione tenebrosa del peccato che viene come
un ladro sotto l’istigazione del Demonio.
Lo Spirito Santo ci ricorda le parole di Cristo e lavora
assieme a Lui, guidando i nostri passi solennemente e gioiosamente nella via
della pace. L’agitazione prodotta dallo spirito diabolico che si oppone a Cristo
ci incita, invece, alla rivolta e ci rende schiavi della lussuria, della vanità
e dell’orgoglio.
«In verità, in verità vi dico, colui che crede in me non
morirà mai» (Gv 6, 47). Colui che per la sua fede in Cristo e in possesso dello
Spirito Santo, pure dopo aver commesso per debolezza umana qualsiasi peccato
che causa la morte dell’anima, non morirà per sempre, ma sarà resuscitato per
la Grazia di Nostro Signore Gesù Cristo il quale ha preso su di sé i peccati
del mondo donando gratuitamente grazia su grazia.
È proprio parlando di questa Grazia manifestata
all’intero mondo e al nostro genere umano dall’Uomo-Dio che il Vangelo dice:
«Di ogni essere egli era la vita e la vita era la luce degli uomini»
aggiungendo: «la luce illumina le tenebre ma le tenebre non hanno voluto
accoglierla» (Gv 1, 4-5). Questo significa che la Grazia dello Spirito Santo
ricevuta con il battesimo nel Nome del Padre, del Figlio e dello Spirito Santo,
malgrado le cadute peccaminose, malgrado le tenebre che circondano la nostra anima
continua a brillare nel nostro cuore della sua eterna luce divina per gli
inestimabili meriti di Cristo. Di fronte ad un peccatore abituale, questa luce
di Cristo dice al Padre: «Abbà, Padre, non si infiammi la tua collera contro
questo indurimento». Ed in seguito, quando il peccatore si sarà pentito, essa
cancellerà completamente le tracce dei crimini commessi, rivestendo l’antico
peccatore d’un vestito incorruttibile intessuto con la grazia dello Spirito
Santo della cui acquisizione sto continuamente parlando.
La grazia dello Spirito Santo è Luce
Egli fu trasfigurato davanti a loro e i suoi vestiti
divennero bianchi come la neve … (Mt 17, 2)
Bisogna ancora che vi dica qualcosa in più affinché
comprendiate meglio cosa si intende quando si parla di Grazia divina, come la
si può riconoscere, com’è ch’essa si manifesta agli uomini che vengono da essa
illuminati poiché la Grazia dello Spirito Santo è Luce.
Tutta la Sacra Scrittura ne parla. Davide, l’antenato
dell’Uomo-Dio dice: «Un lampo sotto i miei piedi, la tua parola, una luce sulla
mia strada» (Ps 118, 105). In altri termini, la Grazia dello Spirito Santo che
la legge rivela sotto la forma dei comandamenti divini è il mio faro, la mia
luce. È questa la Grazia dello Spirito Santo «che con tanta pena mi sforzo di
acquisire, cercando sette volte al giorno la Sua verità» (Ps 118, 164). Come
potrò trovare in me, tra le numerose preoccupazioni della mia situazione, una
sola scintilla di luce per schiarire il mio cammino ottenebrato dall’odio dei
miei nemici?
Effettivamente il Signore ha mostrato spesso, davanti a
numerosi testimoni, l’azione della Grazia dello Spirito Santo sugli uomini che
aveva illuminato e istruito attraverso grandiosi avvenimenti. Ricordate Mosé
dopo che si era incontrato con Dio sul Monte Sinai (Es 34, 30-35). Gli uomini
non potevano guardarlo perché il suo volto brillava d’una luce straordinaria.
Egli fu obbligato a mostrarsi al popolo con il viso coperto da un velo.
Ricordate la trasfigurazione del Signore sul monte Tabor: «Egli fu trasfigurato
davanti a loro; i suoi vestiti divennero bianchi come la neve…, i discepoli
spaventati caddero con il viso a terra mentre Mosé ed Elia apparvero rivestiti
della medesima luce. Allora una nube li ricoprì in modo ch’essi non divenissero
ciechi». (Mt 17, 1-8 ; Mc 9, 2-8 ; Lc 9,
28-37). È così la Grazia dello Spirito Santo appare come una luce
ineffabile a coloro a cui Dio manifesta la sua azione.
— Allora, domandai a padre Serafino, come potrò
riconoscere in me la grazia dello Spirito Santo?
— È semplicissimo, mi rispose il santo. Dio dice: «Tutto
è semplice per coloro che acquisiscono la saggezza» (Pr 14, 6). La nostra
sfortuna sta nel fatto che noi non la ricerchiamo proprio, questa Saggezza
divina la quale, non essendo di questo mondo, non è presuntuosa. Essa è piena
d’amore per Dio e per il prossimo e spinge l’uomo alla propria salvezza.
Parlando di questa saggezza il Signore dice:
«Dio vuole che tutti siano salvati e giungano alla
Saggezza della verità» (1 Tm 2, 4). Ai suoi apostoli ai quali mancava questa
Saggezza Egli disse: «Come siete privi di Saggezza! Non avete letto le Sacre
Scritture? « (Lc 24, 25-27). Il Vangelo aggiunge «Aprì loro l’intelligenza
affinché potessero comprendere le Scritture». Avendo acquisito questa Saggezza,
gli Apostoli sapevano sempre se lo Spirito di Dio era con loro oppure no e,
pieni di questo Spirito, affermavano che il loro operato era santo e gradito a
Dio. È per questo che potevano scrivere nelle loro epistole: «È piaciuto allo
Spirito Santo e a noi…» (At 15, 28). Essi inviavano i loro messaggi solo dopo
che erano persuasi dalla sua presenza sensibile. Allora, amico di Dio, vedete
com’è semplice?
— Tuttavia io non comprendo come posso essere
assolutamente sicuro di trovarmi nello Spirito Santo. Come posso scoprire in me
la sua manifestazione?
Il Padre Serafino mi disse:
— Vi ho già detto che è estremamente semplice e ve l’ho
spiegato in dettaglio com’è che gli uomini si trovano nello Spirito Santo e
come bisogna comprendere la sua manifestazione in noi… Che ci vuole ancora?
— Occorre, risposi io, che lo capisca veramente bene —
Risposi.
Allora Padre Serafino mi prese le spalle e, stringendole
molto forte, aggiunse:
— Siamo tutti e due, tu ed io, nella pienezza dello
Spirito Santo. Perché non mi guardi?
— Non posso guardarvi, Padre. Dei fulmini lampeggiano dai
vostri occhi. Il vostro viso è divenuto più luminoso del sole. Ho male agli
occhi…
Il Padre Serafino disse:
— Non abbiate paura, amico di Dio. Siete diventato anche
voi altrettanto luminoso perché anche voi ora siete nella pienezza dello
Spirito Santo, altrimenti non avreste potuto vedermi così.
Inclinando la sua testa al mio orecchio aggiunse:
Ringraziate il Signore di averci donato questa grazia
indicibile. Non ho nemmeno fatto il segno della croce. In cuore ho
semplicemente pensato e pregato «Signore, rendilo degno di vedere chiaramente,
con gli occhi della carne, la discesa dello Spirito Santo, come ai tuoi eletti
servitori quando tu ti sei degnato di apparire loro nella magnificenza della
tua gloria!» Ed immediatamente Dio ha esaudito l’umile preghiera del miserabile
Serafino. Come non ringraziarlo per questo dono straordinario che ci ha
accordato? Non sempre Dio manifesta in tal modo la sua grazia ai grandi
eremiti. Come una madre amorevole, questa grazia ha consolato il vostro cuore
desolato, con la preghiera della stessa Madre di Dio… Ma perché non osate
guardarmi negli occhi? Osate farlo senza paura, Dio è con noi.
Dopo queste parole sollevai i miei occhi sul suo viso e
una paura ancor più grande si impossessò di me. Immaginatevi di vedere al
centro del sole, mentre l’astro risplende con i suoi raggi più luminosi del
mezzogiorno, il viso d’un uomo che vi parla. Vedete il movimento delle sue
labbra, l’espressione cangiante dei suoi occhi, sentite il suono della sua
voce, avvertite la pressione delle sue mani sulle vostre spalle ma, allo stesso
tempo, non scorgete né le sue mani, né il suo corpo, né il vostro. Non vedete
altro che una luce splendente che si propaga tutt’intorno ad una distanza di
parecchi metri. Così tale luce era in grado di schiarire la neve che ricopriva
il prato e di riflettersi sul grande starez e su me stesso. Si potrebbe mai
descrivere bene la situazione nella quale mi trovai allora?
— Cosa sentite ora? Domandò Padre Serafino.
— Mi sento straordinariamente bene.
— Come «bene»? Cosa volete dire per «bene»?
— La mia anima è piena d’un silenzio e d’una pace
inesprimibili.
— Amico di Dio, questa è la pace di cui parla il Signore
quando dice ai suoi discepoli: «Io vi dono la pace ma non come la lascia il
mondo. Sono io che ve la dono. Se voi foste di questo mondo il mondo vi
amerebbe. Ma io vi ho eletti e il mondo vi odia. Comunque non abbiate timore
perché io ho vinto il mondo» (Gv 14, 27 ; 15, 19, 16, 33). È proprio a questi
uomini eletti da Dio ma odiati dal mondo che Dio dona la pace da voi sperimentata
in questo momento. «Questa pace — dice l’Apostolo — sorpassa ogni comprensione»
(Fil 4, 7). L’Apostolo la chiama così perché nessuna parola può esprimere il
ben essere dello spirito ch’essa fa nascere nei cuori degli uomini quando il
Signore la concede. Lui stesso la chiama «la mia pace» (Gv 14, 27). Essa è
frutto della generosità di Cristo e non di questo mondo; nessuna felicità
terrena la può dare. Inviata dall’alto, dallo stesso Dio, essa è la pace «di
Dio»… Cosa sentite ancora?
— Una dolcezza straordinaria.
— È la dolcezza di cui parlano le Scritture: «Essi
berranno la bevanda della tua casa e tu li colmerai con il torrente della tua
dolcezza» (Ps 35, 9). Tale dolcezza trabocca dai nostri cuori, scorre nelle
nostre vene, procura una sensazione e una delizia inesprimibile… Cosa sentite
ancora?
— Una straordinaria gioia in tutto il cuore.
— Quando lo Spirito Santo scende sull’uomo con la
pienezza dei suoi doni, l’animo umano è riempito d’una gioia indescrivibile; lo
Spirito Santo ricrea nella gioia tutto quanto sfiora. È di questa gioia che il
Signore parla nel Vangelo quando dice: «Una donna quando giunge la sua ora
partorisce nel dolore; ma dopo che ha fatto nascere un bimbo non si ricorda più
i suoi dolori, tant’è grande la sua gioia. Anche voi avrete da soffrire in
questo mondo, ma quando vi visiterò i vostri cuori saranno nella gioia, una
gioia che nessuno potrà rapirvi» (Gv 16, 21-22).
Per quanto grande e consolante sia la gioia che
sperimentate in questo momento, essa non è nulla se paragonata a quella
accennata dal Signore attraverso il suo Apostolo: «La gioia che Dio riserva a
coloro che lo amano è al di là di ogni cosa che può essere vista, intesa e
sentita dal cuore umano in questo mondo» (1 Cor 2, 9). Quanto ci viene concesso
al momento presente non è altro che un acconto di questa gioia suprema. E se,
in questo momento, sentiamo dolcezza, giubilo, ben essere, cosa diremo di
quell’altra gioia che ci è riservata in cielo, dopo aver pianto su questa
terra? Voi avete già abbastanza pianto nella vostra vita e vedete quale
consolazione nella gioia via abbia donato il Signore. Ora tocca a noi, amico di
Dio, lavorare con tutte le nostre forze per salire di gloria in gloria al fine
di «costituire quest’Uomo perfetto, nella forza dell’età, che realizza la
pienezza del Cristo» (Ef 4, 13). «Coloro che sperano nel Signore rinnovano le
loro forze, hanno le ali delle aquile, corrono senza stancarsi e marciano senza
fatica» (Is 40, 31). «Essi procederanno da altezza in altezza e Dio apparirà
loro in Sion» (Ps 83, 8). È allora che la nostra attuale gioia, piccola e
breve, si manifesterà in tutta la sua pienezza e nessuno potrà rapircela, dato
che saremo riempiti di voluttà celesti… Cosa sentite ancora, amico di Dio?
— Uno straordinario calore.
— Come un calore? Non siamo forse nella foresta in pieno
inverno? La neve e sotto i nostri piedi, noi ne siamo coperti ed essa continua
a cadere… Di quale caldo si tratta?
— D’un caldo simile a quello dei bagni a vapore.
— E l’odore è come è come quello del bagno?
— Oh no! Nulla sulla terra può essere simile a questo
profumo. Quando mia madre viveva ancora amavo ballare e, andando a divertirmi,
mi cospargevo del profumo ch’essa comperava nei migliori negozi di Kazan
pagandolo molto caro. Il suo odore non era per niente simile a questo sublime
aroma.
Il padre Serafino sorrise.
— Lo conosco, amico mio, lo conosco altrettanto bene come
voi ed è per questo che ve l’ho chiesto. È proprio vero. Nessun profumo sulla
terra può essere comparato al buon odore che respiriamo in questo momento, il
buon profumo dello Spirito Santo. Sulla terra cosa può assomigliargli? Avete appena
detto di sentire caldo come in un bagno. Osservate! La neve che ci sta coprendo
non si scioglie al pari di quella che sta sotto i nostri piedi. Il caldo non è
dunque nell’aria ma dentro di noi. È quel caldo che lo Spirito Santo ci fa
chiedere nella preghiera:
«Che il tuo Santo Spirito ci riscaldi!» Con tale calore
gli eremiti, uomini e donne, potevano permettersi di sfidare il freddo
dell’inverno, circondati com’erano d’un manto di pelliccia, d’un vestito
intessuto dallo Spirito Santo.
In realtà è così che la Grazia divina abita nel più
profondo della nostra anima e nel nostro cuore. Il Signore ha detto «Il Regno
dei Cieli è dentro di voi» (Lc 17, 21). Per «Regno dei Cieli» Egli intende la
Grazia dello Spirito Santo. Questo Regno di Dio ora è in noi. Lo Spirito Santo
ci illumina e ci riscalda. Egli riempie l’aria con diverse profumazioni, fa
gioire i nostri sensi e abbevera i nostri cuori con una gioia indicibile. Il
nostro attuale stato è simile a quello di cui parla l’Apostolo Paolo «Il Regno
dei Cieli non è questione di cibo o di bevanda ma di giustizia, pace e gioia
nello Spirito Santo» (Rm 14, 17). La nostra fede non si appoggia su parole di
saggezza terrena ma sulla manifestazione della potenza dello Spirito. Lo stato
nel quale ci troviamo in questo momento è quello che il Signore aveva visto
quando disse: «In verità vi dico, alcuni tra coloro che sono qui non moriranno
prima d’aver visto il Regno di Dio venire con potenza» (Mc 9, 1).
Ecco, amico di Dio, quale gioia incomparabile il Signore
si è degnato di accordarci. Ecco cosa vuol dire essere «nella pienezza dello
Spirito Santo». È questo che intendeva san Macario l’egiziano quando scriveva:
«Io stesso fui nella pienezza dello Spirito Santo». Da umili che siamo il
Signore ci ha riempiti con la pienezza del suo Spirito. Mi sembra che a partire
da questo momento voi non avrete più bisogno d’interrogarmi sul modo in cui si
manifesta nell’uomo la presenza della Grazia dello Spirito Santo.
Diffusione del messaggio
— Questa manifestazione resterà per sempre incisa nella
vostra memoria?
— Non lo so, Padre, se Dio mi renderà degno di ricordare
sempre questi fatti con la precisione di questo momento.
— Ma io, mi rispose lo starez, penso che Dio vi aiuterà a
conservare queste cose per sempre. Altrimenti non sarebbe stato così
velocemente toccato dall’umile preghiera del miserabile Serafino e non avrebbe
esaudito così velocemente il suo desiderio. D’altra parte non è solamente a voi
che è stato concesso vedere la manifestazione d’una tale grazia, ma attraverso
voi, al mondo intero. Fatevi forza perché sarete utile ad altri.
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