La protesta di Ratzinger:
"Questa messa è uno spettacolo"
Chitarre, battimani, altari posticci. Nuove liturgie alla deriva. In un libro, il cardinale Ratzinger lancia l'allarme: l'intrattenimento ha preso il posto di Dio
di Sandro Magister
di Sandro Magister
È universalmente conosciuto come il più grosso cambiamento introdotto nella Chiesa cattolica dal Concilio Vaticano II. La nuova liturgia. Ovvero la messa in lingua moderna. Gli altari girati verso il popolo. I canti con la chitarra. Per una Chiesa più creativa, partecipata, dal volto umano...
Alt. C'è un cardinale, di nome Joseph Ratzinger, che a proposito di liturgia sta facendo come Mosé. È sceso giù dal monte. Ha visto lo sconquasso. E adesso ha deciso di denunciare l'inganno. Credevate di creare la nuova liturgia. In realtà vi siete costruito il vostro vitello d'oro. Invece che adorare Dio, idoleggiate voi stessi.
Ratzinger non è un signor nessuno. È il supremo custode della retta dottrina, il maestro di teologia che Giovanni Paolo II ha messo a capo del Sant'Uffizio. Affida la sua requisitoria a un libro di 240 pagine pubblicato in più lingue, in Italia stampato dalla San Paolo e in vendita in questi giorni, dal titolo: "Introduzione allo spirito della liturgia".
Già da diversi anni Ratzinger covava tempesta. Quella volta che il papa, in viaggio in Nicaragua, ebbe la messa sconvolta dai cori rivoluzionari dei sandinisti, concluse che s'era passato il segno. Sbottò: «La "missa nicaraguensis" non ha più nulla del mistero di fede. È milizia terrena, arbitrio, artificio, falsità». Nel libro l'invettiva cede il passo all'argomentazione colta. E prende di mira non le punte estreme, ma il mood diffuso, generalizzato, delle liturgie postconciliari.
La furia iconoclasta della nuova liturgia, scrive Ratzinger, «ha sì spazzato via dalle chiese tanto Kitsch e molte opere indegne, ma si è anche lasciata dietro un vuoto di cui ormai si percepisce la miseria». Per la musica sacra idem: il Gregoriano, Palestrina e Bach sono finiti in un ghetto. Mentre dilagano anche nelle chiese gli stili pop e rock, «eco di un controculto che si oppone al culto cristiano».
Anche l'architettura delle chiese, che in antico fu sapientemente modellata sulle radici del Vecchio e Nuovo Testamento, è stata stravolta. Alla messa si danno nomi nuovi: la si chiama semplicemente cena, o assemblea. E la si celebra su tavoli improvvisati, col «presidente dell'assemblea» che si rivolge ai fedeli, invece che umilmente a Oriente, alla luce adorata del Cristo che è venuto, viene e verrà.
Un risultato di questo sconvolgimento, sostiene Ratzinger, è tutto l'opposto della tanto decantata partecipazione collettiva al rito. «È una clericalizzazione della Chiesa quale non si era mai data in precedenza». Col sacerdote a far da perno di questa frenesia attivistica. E tutti che dimenticano il vero «attore» centrale della liturgia cristiana: Dio.
Quando poi durante la messa si danza e si applaude, Ratzinger taglia corto: «Questa non è più liturgia. È intrattenimento».
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