“San Bendetto Labre fu cercatore di Dio sulle strade della terra. La solitudine fu la sua vocazione, foss’egli smarrito fra sentieri selvaggi o fra il popolo di Roma. La contemplazione dovette essere tutta la sua vita nel tempo che precedette la beatitudine eterna.”
J.R. Maritain
 
 
In quell’ultimo scorcio del ‘700 imbevuto di Razionalismo, nel Rione Monti a ridosso del Colosseo, nel dedalo delle sue strade era consuetudine incrociare la figura di un singolare “mendicante” che camminava totalmente assorto, come immerso in una dimensione sconosciuta a quanti lo incontravano.
 
Ma quanti lo incrociavano venivano come catturati da lui; ed era un’eventualità molto facile nelle vie o nelle chiese romane, meta del suo pellegrinaggio quotidiano, che iniziava dalla sua “casa”: il quarantatreesimo arco del Colosseo, dove viveva. Era un povero fra i poveri, e nonostante questo distribuiva agli altri quel che riceveva in elemosina, non volendo tenere per se ciò che riteneva superfluo ad una esistenza che oggi definiremmo da “barbone senza tetto” o di mera sussistenza.
 
San Benedetto Labre era, agli occhi dei pìù, un mendicante come se ne trovavano tanti nella Roma dell’epoca. Ma era un pellegrino, un ricercatore dell’Assoluto di Dio nelle Chiese e Memorie Sante dell’ Urbe.
 
Le Tappe del Pellegrinaggio:
  • Santa Maria Immacolata e San Bendetto Labre in Via Monza
  • Santa Prassede
  • Santa Maria Maggiore
  • Santa Maria in Aquiro
  • Chiesa SS Apostoli
  • Santa Maria di Loreto al Foro Traiano
  • Chiesa di San Cosma e Damiano
  • XLIII Arco del Colosseo
  • Santuario del suo Transito, in via dei Serpenti 8 (adiacente alla chiesa di Santa Maria ai Monti.
  • Chiesa di Santa Maria ai Monti: tomba di San Benedetto Labre.
Una storia nata lontano
Il suo Cammino quotidiano fra la chiese della Città Eterna, era iniziato anni prima in Francia dove era nato ad Amettes, il 26 marzo 1748, in un famiglia benestante. Nella cerchia famigliare si rafforzò la vocazione di un Santo, che con la sua vita fu l’esempio vivente della completezza della vita vissuta in una dimensione povera ma, in definitva “divina”..
Con gli anni si fece largo nel suo animo la vocazione verso un ordine monastico, che fin dall’inizio fu molto travagliata. Non venne accolto fra i Certosini per via di un incendio nel monastero che aveva distrutto l’ala riservata ai novizi; in un’altra Certosa il suo soggiorno durò soltanto sei settimane: venne congedato perché di salute troppo delicata e quindi inadatto a seguire la Regola.
La sua richiesta venne rifiutata anche dai Trappisti, per mancanza dell’età richiesta all’ammissione.
Si rivolse infine ad un monastero Cistercense dove, infine venne ammesso; ma dopo pochi mesi venne colto da febbri violente. Fu curato prima in monastero, poi nell’ospedale esterno. Guarito lasciò l’ordine; nel congedarlo l’Abate gli disse: “Figlio mio, non eravate destinato al nostro ordine. Dio vi aspetta altrove.”
 
L’ “Altrove” di Dio.
L’ “altrove” fu per lui la convinzione che Dio non lo voleva nel chiostro, ma penitente e pellegrino nel mondo. Prima di intraprendere questa strada il 31 agosto 1770 scrisse ai genitori una lettera dove, oltre che prendere congedo e ringraziare per l’educazione alla Fede ricevuta, esorta i genitori ad avere “ cura dell’educazione dei miei fratelli e sorelle, vegliate sopra la loro condotta”.
Nella lettera chiede anche perdono per tutti “gli incomodi che posso avervi causato”, e altresì la loro benedizione affinché “Dio benedica i miei disegni, giacchè per ordine della sua Provvidenza ho intrapreso il viaggio che faccio”.
Da quel momento inizia il suo pellegrinaggio lungo i cammini di fede percorsi abitualmente dai Pellegrini: Lione, Chambery, Chieri, Loreto, Assisi, Roma, Bari, Napoli, Santiago de Compostela e infine si fermò stabilmente a Roma, da dove si allontanava solo una volta all’anno per compiere un Pellegrinaggio Mariano a Loreto.
 
Di questi pellegrinaggi, restano tracce del suo passaggio, testimonianze di quanti lo incontrarono. “Andava a piedi con l’abito meschino e cencioso, non mai variato per quanto variassero le stagioni. [..] e per viaggio da vero povero non curava i tempi rigidi e nevosi dell’inverno, né i caldissimi e molesti dell’estate; per lo più lasciando le vie battute si avviava per sentieri solitari con sommo stento per dover valicare fossi, monti, dirupi e vie rotte per le piogge.
Contento di quel Dio che lo guidava,[…] Dormiva per lo più sulla nuda terra e anche all’aria aperta[…] Camminava con gran compostezza.”
 
Il pellegrinaggio quotidiano nella Città Santa.
Dal 1777, si fermò stabilmente a Roma dove all’inizio trovò ricovero dove capitava (sotto la chiesa di San Sebastiano al Palatino, in una nicchia di quello che era un tempo il Palazzo Colonna a Monte-Cavallo); scelse poi abitualmente, l’arco XLIII del Colosseo, (all’altezza della biglietteria ndr.) dove visse povero fra i poveri, dividendo l’elemosina ricevuta con gli altri, e da cui partiva per le visite e devozioni nelle chiese di Roma: praticamente non è possibile stabilire un percorso univoco, perché molto probabilmente visitò tutte le chiese dell’epoca: quelle dedicate alla Vergine, che custodivano le memorie dei martiri; e in modo particolare quelle dove era esposta l’ Eucarestia, o erano aperte per la devozione di adorazione delle “Quarantore”.
Inizia così il Pellegrinaggio nell’Urbe, immerso in un aura che lo rendevo estraneo e dimentico di sé.
La Città , fu per lui una meta, ma anche l’ inizio di un pellegrinaggio quotidiano che continuò fino al giorno della sua morte.
 
Il Pellegrinaggio
San Benedetto Labre variava di giorno in giorno il suo percorso secondo le devozioni o le esposizioni del SS Sacramento. Nel ripercorrere una sua “via ideale si possono toccare le seguenti chiese:
 
1. Santa Maria Immacolata e San Benedetto Labre (Via Taranto 51, angolo Via Monza). La Chiesa, annessa ad un Istituto Religioso, non è direttamente legata alla vicenda terrena del Santo; ne custodisce però – in una cappella a destra dell’altare”, alcune Reliquie, (i pochissimi oggetti che possedeva, fra le quali il calco della maschera funebre). Al piano superiore (chiedere alle Religiose ndr) si può ammirare una Cappella con  quadri dedicati alla vita del Santo
 
2. Basilica di Santa Prassede (Via di Santa Prassede 9 a) La Basilica risale al 489 a.c. e, secondo una pia tradizione racchiude, le spoglie di 2000 martiri cristiani periti durante le vari persecuzioni, fatte traslare qui dal Papa Pasquale I°. In questo luogo Santa Prassede raccoglieva il sangue dei martiri in un pozzo ora coperto da un disco di porfido, in una delle cappelle laterali, si venera anche la colonna a cui fu legato Gesù per la flagellazione.
 
3. Basilica di Santa Maria Maggiore (Piazza di Santa Maria Maggiore) La Basilica è legata alla devozione del Santo alla Vergine; in una cappelle è venerata una delle più antiche immagini della Madonna: la “Salus Populi Romani”.
 
4. Santa Maria in Aquiro (Piazza Capranica) La chiesa, oltre a custodire un immagine della Madonna, era spesso visitata dal Santo per la devozione al Santissimo Sacramento spesso esposto. Questa sua presenza è ricordata nella prima cappella a destra; qui sulla balaustra un ‘iscrizione ci ricorda il punto dove si fermava a pregare, e tre grandi quadri sulle pareti illustrano alcuni momenti della sua vita e quello della sua morte.
 
5. Basilica dei SS. Apostoli (Piazza Santi Apostoli 53) Qui il Santo si recava spessissimo per l’adorazione delle Quarantore. Scrisse il suo Confessore Padre Marconi: “ La sua devozione verso Gesù Sacramentato non è possibile esprimersi. Questa fu quella che gli meritò il nome con cui veniva chiamato da quei che lo conoscevano: il povero delle Quarantore per vederlo così assiduo nelle chiese ove il Santissimo Sacramento era esposto alla pubblica venerazione. Non v’ era lontananza di luogo, non piogge si dirotte, non freddo sì crudo, non caldo sì eccessivo che lo potesse trattenere, benché egli andasse mal coperto nel capo, mal vestito e difeso nei piedi. Passava egli le intere giornate genuflesso avanti al suo altare, e dall’esterna apparenza ben si notava l’interno incendio che gli ardeva nel cuore…”.
 
6. Chiesa di Santa Maria di Loreto al Foro Traiano. (Piazza di Madonna di Loreto 26) Nella chiesa si venera l’effige della Madonna di Loreto. Durante la sua permanenza a Roma San Benedetto Labre ogni anno si recò a Loreto in pellegrinaggio. “Furono i suoi molti, lunghi e penosi, i suoi pellegrinaggi intrapresi per suo Amore. In Loreto dette a conoscere a molte persone l’ardente suo amore verso la Regina del Cielo. Restava in quella Santa Casa così compreso dall’amor di Maria, che fu veduto in chiesa tutto intero il giorno, digiuno, contento del nutrimento spirituale che lo saziava, stando coll’amata sua madre Maria”.
 
7. Basilica dei SS. Cosma e Damiano (Via dei Fori Imperiali n° 1) In questa Chiesa il Santo venerava l’immagine della Madonna della Salute. “Visitava bene e spesso le immagini della Vergine più celebri in Roma, contemplando i pregi di si eccelsa Signora, e i diversi misteri della sua vita espressi in quelle immagini stesse, e particolarmente la di lei Immacolata Concezione, la Divina Maternità. I suoi Dolori, ed i trionfi della sua Assunzione . […] se ne stava genuflesso e devoto, con il volto e con gli occhi fisso verso l’amata sua Madre, mirandola e contemplandola tutto, assorto in essa, mentre agli astanti recava grande ammirazione ed edificazione”
 
8. XLII Arco del Colosseo. Era la “casa” dove spesso trovava rifugio. Ciò che restava dell’anfiteatro romano era a quei tempi ricovero per i molti senza tetto che vivevano nell’ Urbe. Con essi condivideva la vita, il poco cibo che riceveva in elemosina perché – come scrisse il Cardinale Macchi nel “Breve Pontificio per la beatificazione del Venerabile Benedetto Giuseppe Labre” “al bisogno di cibo soddisfaceva con duri frusti di pane, e con erbe gittate per la via, alla sete con l’acqua; né mai dalla carità altrui, o dalla carità altrui, o dalle preghiere si lasciò indurre usare più larga e salubre refezione.
 
9. Il Rione Monti.
 
10. Chiesa di Santa Maria ai Monti (Via dei Madonna ai Monti 41)
 
11. Cappella Oblate Apostole “Pro Sanctitate” Via dei Serpenti 2
 
Le ultime tappe del suo Pellegrinaggio sono comprese nelle strade animate di questo rione storico che vedevano passare il Santo; spesso “macilento com’era e squallido, se talvolta veniva fastidiosamente rigettato o schernito ed insultato dalla procace plebaglia, non solo non risentivasi, ma anzi tranquillo e lieto riceveva ogni ludribio e ogni ingiuria” (ibdem Card. Macchi).
 
Si recava spessissimo nella Chiesa della Madonna ai Monti per la recita delle Litanie davanti all’immagine miracolosa della Vergine. La sua preghiera iniziava fin dalle prime ore della mattina e, inginocchiato presso l’altare maggiore “con gli occhi fissamente a Maria rivolti, parea che si liquefacesse in santo amore, né potea trattenere gli affetti interni senza esprimere il suo amore. […]Chiunque miravalo perovava compunzione, e tenerezza. Molti portavansi a bella posta in detta chiesa, e fatta una breve adorazione al Divin Sacramento, si mettevan di proposito ad osservarlo, destandosi ne’ loro cuori affetti di compunzione e devozione nel mirarlo così innamorato e devoto di Maria Santissima”.
 
Conviene indugiare ad entrare nella chiesa e fermare l’attenzione sui pochi gradoni esterni, qui il 16 aprile del 1789 il cencioso mendicante ( per tacere della fauna che viveva sul suo corpo!) tante volte rincorso con frizzi e lazzi, – ma che destava un’inquietudine misteriosa a chi l’avvicinava-, vissuto fra mille stenti, dopo aver percorso –si è calcolato-circa 30.000 chilometri di pellegrinaggi, si accasciò esanime su quei gradini. Era un mercoledì Santo.
 
Tanti abitanti del Rione lo conoscevano, fu soccorso dalla famiglia del macellaio Zaccarelli; il figlio Pierpaolo lo portò nella loro casa di Via dei Serpenti e la sorella Anna, malgrado le insistenze del moribondo che voleva essere deposto in terra, lo fece coricare nel proprio letto.
 
La notizia del malore che aveva colto il mendicante, -che molti chiamavano “il Santo”-, si diffuse in tutto il quartiere e presto dilagò nei quartieri che lo avevano visto in preghiera nelle chiese.
 
Gli venne somministrato l’olio santo e intorno al suo letto iniziano a recitarsi le preghiere degli agonizzanti. Alla voce del Sacerdote che, recitando le Litanie della Vergine, disse “Santa Maria Pregate per lui”, si produsse un cambiamento nel moribondo che, dopo essere impallidito si abbandonò alla morte. San Benedetto Labre, lasciò le strade del mondo: era arrivato alla Meta. Aveva 35 anni.
 
La notizie della sua morte si diffuse nel quartiere e in tutta la città, furono i bambini di Monti a iniziare a propagare la notizia: “ E’ morto il Santo! E’ morto il Santo”. e “Tosto un immensa moltitudine di popolo di ogni età, di ogni ordine assediò la camera dove giaceva il corpo di quell’ uomo miserissimo, ed ognuno faceva a gara d’avere un brandello delle lacere e luride vesti da lui usate.”
 
La casa dove avvenne il Transito di San Benedetto Labre è ora un piccolo Santuario che conserva la “memoria”della sua morte e alcune reliquie a lui appartenute. Una piccola chiesa che, nell’anniversario del giorno della sua morte, trabocca di fedeli che, fino a tardi, partecipano alle celebrazioni affollando la piccola stanza-santuario.
 
Il Santo venne tumulato nella chiesa di Santa Maria ai Monti “Dee credersi speciale disposizione di Dio che questo suo fedele servo venisse tumulato nella Chiesa della Madonna de’ Monti da lui la più frequentata, e nel luogo ove era solito per più anni di trattenersi ad orare. [….] presso l’altar maggiore dal lato dell’epistola a piè della prodigiosa immagine di Maria Santissima che in vita aveva il Beato Benedetto Giuseppe con tanta assiduità e fervore amata e venerata.”
 
Nella Chiesa di Santa Maria ai Monti, il suo monumento funebre, riproduce l’attimo seguente al transito: pace ed abbandono sembrano vivere nelle membra abbandonate, nel viso delicato, magro e macilento.
 
Un santo scomodo e in fondo atipico: nessun ordine fondato, scritti postumi, miracoli eclatanti. La sua grandezza è solo in quella vita nascosta e quieta, esempio vivente della presenza di Dio.
 
E vissuta con Dio, compagno di viaggio dei suoi passi: lungo le vie di Pellegrinaggio e fra le strade di Roma, sua ultima Meta.