mercoledì 13 aprile 2016

io, prete padre di 3 figli

“Io, sacerdote con tre figli, dico no ai preti sposati”

Biella, la vocazione di don Andrea dopo la morte della moglie: “Ai ragazzi ho spiegato: non andremo più in vacanza in Sardegna”
 



daniele pasquarelli
biella
 
Padre di tre figli, professione geometra e da 4 anni sacerdote «incardinato» nella diocesi di Biella. Una vocazione nata dopo la morte della moglie, nel ’99 per un tumore. «Ma la mia non è stata una scelta egoistica, un modo per superare o compensare la tragedia. Io non sono mai stato addolorato per la perdita di Anna. Ho ricevuto tanto. E tanto adesso devo dare».  
 
Don Andrea Giordano, 57 anni, vive in un alloggio del quartiere Pavignano. Un prete lavoratore e genitore, più don Milani che Sant’Agostino. «Quanti siamo in Italia? Non molti credo. Ma in realtà non sono mai riuscito a saperlo». Veste sempre l’abito talare, anche nel suo studio di via Italia e nei cantieri che ancora segue: «Pochi e sempre meno, adesso una nuova stalla a Pollone». Uno dei suoi figli, Nicolò, 27 anni, gestisce il Magnino, tra i bar più conosciuti e frequentati dell’isola pedonale di via Italia. Pietro e Filippo, gemelli, 24 anni, ancora studiano all’università, Scienze Politiche e Filosofia. «Come l’hanno presa? Mi hanno solo raccomandato il rispetto della fedeltà. Poi la nostra famiglia è sempre stata vicina alla chiesa e con alcuni sacerdoti c’era uno stretto rapporto. Così quando il vescovo chiese loro cosa pensassero della mia scelta, risposero con una battuta: “In casa abbiamo sempre avuto a che fare con i preti. Uno in più non sarà un problema’’».  
 
Tutto facile? Niente affatto. «Dopo la morte di Anna non ho voluto rinunciare al mio ruolo di padre. Ho detto ai miei figli: non andremo più in vacanza in Sardegna, imparate l’inglese a scuola perché non riusciremo a permetterci studi in Inghilterra. Però vi preparerò il pranzo e non andrete alle mensa, uscirò prima dallo studio e avremo più tempo per stare insieme». Se conciliare la vedovanza con la famiglia è stato difficile, ancora di più è stato rispondere alla vocazione. «Avevo qualcosa dentro da tempo - spiega -. Quando lo dissi all’allora vescovo Massimo Giustetti, mi rispose: persegui il tuo sogno. Nel 2000 sono entrato in seminario e ho seguito un percorso facilitato, studiavo la sera e nei fine settimana. Sono stati 12 anni durissimi, la fratellanza è una bella parola che molti dei miei confratelli non conoscono. Per certi versi, è stato un periodo di persecuzione, sono stato anche controllato perché credevano avessi rapporti con altre donne. Quando terminai gli esami, l’attuale vescovo Mana mi disse: “Siamo già così avanti? Non ci avrei scommesso 100 lire”». 
 
Don Andrea si sente ancora «sposato»: «Vivo il tempo che mi separa dalla ricongiunzione con Anna». Ma non sostiene l’apertura della Chiesa ai preti sposati: «Non si può, la vita di un sacerdote deve essere libera da impegni che possano diventare un ostacolo al servizio quotidiano come seguire una parrocchia. Io stesso non posso farlo. Avendo tre figli, proposi di dare un aiuto ai parroci. Sono un geometra, potevo occuparmi anche degli aspetti più burocratici della diocesi. Invece come primo incarico venni spedito a fare l’amministratore della parrocchia di Campiglia che insiste su 3 comuni, ha 19 tra chiese e cappelle, un asilo e un cimitero». 
 
L’esperienza in valle Cervo durò pochissimo. Oggi don Andrea celebra messa dal lunedì al mercoledì nella cappella della clinica Vialarda, il sabato e la domenica a Borriana, Ponderano e rimedia all’assenza dei parroci che lo chiamano. Ma soprattutto è diventato il prete di www.chiesacontrocorrente.it, un blog con 18 mila contatti quotidiani, una penna come la frusta di Gesù nel tempio e scritti che combattono il potere temporale di una chiesa, anche biellese «più vicina al denaro e alla bella vita che ai dettami del Vangelo». Una sorta di autogestione, perché da due anni non ha più rapporti «con loro», cioè il vescovo e i tre vicari. «Lo sa che a Milano ne hanno uno solo in più?».
 
http://www.lastampa.it/2016/03/31/edizioni/biella/io-sacerdote-con-tre-figli-dico-no-ai-preti-sposati-iuVTPgs8WWxMEClio6JGII/pagina.html

Così nasce la mia vocazione....
Condivido quanto scritto alcuni anni fa...

Biella, 23 ottobre 2004
Con la gioia nel cuore, mi accingo a scrivere queste righe a 5 anni dalla morte della mia sposa Anna, o come lei volesse che si dicesse “ a 5 anni dalla sua nascita al cielo “.

Il primo incontro con la morte avvenne però, ben prima, cioè dieci anni fa, (oggi ne sono passati 15) , al manifestarsi della malattia, fu allora che la incontrammo e con lei iniziò la nostra convivenza, fu sempre presente nella nostra vita di coppia , nella nostra intimità .

Anna visse il suo rapporto con la morte sino in fondo da donna, da sposa e da madre .

Dopo avere chiesto ed ottenuto il conforto dei sacramenti , Riconciliazione, Eucarestia e Unzione degli Infermi , preparò la sua funzione funebre , scelse i canti , il brano di Vangelo di Giovanni che narra la resurrezione di Lazzaro ,( specificando che aveva scelto la versione lunga ),volle che fosse recitata la professione di fede scelse in celebrante, i lettori, lasciò a me la scelta della lettura , scelse chi doveva portare il suo feretro ed il luogo della sua sepoltura, scelse gli abiti con cui voleva lasciare questo mondo, il vestito nero a fiorellini che le regalai quando ci fu annunciato che saremmo diventati padre e madre per la prima volta e la maglia di cotone azzurro, mio regale di Pasqua, regalo costoso anzi costosissimo a tal punto che non volle mai indossarla “ perché avevo speso troppo “ . Di quella scelta voglio credere che fosse un bel modo per presentare le sue scuse …. Sì, era chiaro, il regalo lo aveva gradito tanto da indossarlo per il giorno della festa, la festa che ella stessa aveva preparato. In ultimo scelse la fotografia da dare a chi ne avrebbe fatto richiesta, ( scattata il giorno delle nostre nozze, il giorno più bello della sua vita, il coronamento del suo sogno)  , e diede disposizione di stampare sui biglietti di risposta alle partecipazioni la frase dell’evangelista Giovanni “ Hai tanto amato il mondo, o Padre, da dare il Tuo unigenito Figlio perché chi crede in Lui non muoia ma abbia la vita eterna “.

Ecco cosa produsse l’incontro con la morte di Anna, la morte come attimo da vivere, vivere al meglio, vivere come festa e la morte non come il definitivo ma solo come passaggio per e verso l’eternità .

La morte non mi ha tolto nulla, né mi ha abbandonato, discreta è la sua presenza nella mia vita, perché è certezza come non lo è il vivere. Inoltre la morte non ha allontanato il mio pensiero da Dio, anzi essa mi porta ad assaporare e a  sentire la reale presenza del Padre .

Di seguito trascrivo le sensazioni che ho annotato nei giorni precedenti la nascita al cielo di Anna , e precisamente dal 25 aprile al 1° maggio 1999 quando a 37 anni salì alla casa del padre .

Biella, 25 aprile 1999

Ho cercato disperatamente il volto di Dio, ora è qui di fronte ai miei occhi, il volto della sofferenza, il volto di una donna che amo, il volto di una madre che ama, il volto di una sposa che ama e che amo.

Anna la donna che Dio mi ha posto accanto, Anna la vocazione che Dio ha in me suscitato, Anna il volto di Dio che cercavo e che non trovavo perché velato da una densa nebbia, ora è chiaro è luce ed è gioia.
Mi sono steso accanto nel mio posto di sposo, ho preso la sua mano di madre, di sposa dormiente, ha trasferito alla mia calore, vita, quella mano che non riesce più a reggere un bicchiere .

Dal sonno una domanda. “ Perché piangi? ”. e piangendo nel silenzio della notte mi consolavo guardando tutte quelle stelle appese alle pareti del nostro mondo, brillavano, brillano, brilleranno. ( Quelle stelle sono le tante fotografie che fissano i momenti belli della nostra vita ),

Poi ho guardato a fondo nel mio cuore e anche lì come d’incanto una miriade di stelle, do volti, che sorridevano trasmettendo gioia . Chi può dire che l’incontro con la morte sia così dolce e amaro nello stesso tempo ? Amaro perché è impotenza e dolce perché è potenza. Non puoi fermarlo, stopparlo, ma sveglia il tuo cuore e lo obbliga ad amare . Mi resta ora il silenzio ed il vuoto , ma sento in me che se mi svuoto piano piano di non so cosa , vero è che piano piano mi riempio di non so cosa .
Credo sia il tuo volto Dio, che riempie il mio vuoto e porta dolci suoni alle mie orecchie.
Ti ringrazio signore della tua prorompente presenza e ti ringrazio di tutte quelle stelle che ha i acceso, luce eterna nel cuore, nella nostra vita .

Biella, 26 aprile 1999

E’ mezzogiorno, ti chiamo ma non senti più l’esile timbro della tua voce, odo solo il suono delle campane. La pace come un torrente in piena dilaga nel mio cuore .

Biella, 26 aprile 1999

Penso alle cose che avrei dovuto o potuto dirti , ora non c’è più tempo !
Sbaglio ed è il Signore a correggermi, ho tutto il tempo a disposizione perché tu sei: la mia eterna Sposa!


Biella, 27 aprile 1999

Ho sete ! La stessa frase di Gesù sulla Croce : “ Ho sete ! “
Ti porgo un sorso d’acqua Signore, sei Tu che me la chiedi; le dà sollievo, Ti dà sollievo, mi dà sollievo ……… ma tutto ciò ha un prezzo troppo alto !


Biella, 1° maggio 1999

Dio non toglie dignità a chi incontra o a chi va incontro alla morte; angoscia esuberanza, agitazione sono realtà di quel preciso attimo .
Dio non toglie dignità alle sue creature , sono esse con atto volontario e libero che possono rinunciare alla loro volontà .
Io ho perso la mia dignità di fronte al dolore perché mi ha vinto la stanchezza, non ho reagito, la mia testa ciondolava e i miei occhi si chiudevano non dal dolore come Anna, ma dalla stanchezza .
Oggi mi ha colpito molto, ha detto: “ avrei tanto voluto guarire “.

Biella, 1° maggio 1999

Sussurri : “ sono umile” e poi ancora: “ sono umile “, è iniziato il tuo dialogo intimo con il Padre.
Un senso di tenerezza e di amore mi avvolge : “ Ti amo “ .

Nessun commento:

Posta un commento