venerdì 8 aprile 2016

gioia nella certosa

Un Fratello converso della certosa di La Valsainte  

Un Fratello converso della certosa di La Valsainte
(testimonianza)
 
2016-02-10

Dalla certosa svizzera di La Valsainte, ci arriva questa soave testimonianza di un giovane Fratello certosino, che con parole semplice ma molto attraenti, ci descrive il modo in cui è stato attratto dalla vita monastica. Conclude con un delizioso appello, che rivolgo da questo blog a tutti i miei lettori.

“Sono un fratello certosino, e riendo grazia al Signore per essere stato chiamato ad aver ascoltato la voce silenziosa, e di aver potuto rispondere. E ‘una grande gioia che non devo dimenticare di coltivare.

La vocazione certosina è un tipo di vita un molto’particolare nella Chiesa, non è molto conosciuta, ed i suoi monaci non sono numericamente tanti. I monaci certosini sono di due tipi: uno, chiamati Padri, i quali vivono in una cella e sono sacerdoti;gli altri, i fratelli (laici), vivono la loro vita di preghiera solitaria durante il lavoro al servizio della comunità, sostenendo i Padri nella loro solitudine, così come i Padri sostengono i fratelli nella loro vita spirituale e sacramentale.

Ho abbracciato questa vita da Fratello, perché è più adatto alle mie capacità e mi ha permesso più movimenti, spazi e contatti. I miei giorni sono spesi semplicemente, in un apparente monotonia, ritmo di preghiera, lavoro, esercizio della mente, per non parlare della riabilitazione del corpo.Tutto questo ruota attorno a Gesù Eucaristia, cuore della nostra vita, del nostro convento, della Chiesa. Oltre alla Messa, la Liturgia della veglia notturna (il Mattutino 0:00-02:00 presso la chiesa) è certamente il momento più intenso dell’Ufficio divino dei certosini.

E ‘attraverso vari “clins-Dieu” (segni), che il Signore mi ha fatto capire che voleva farmi felice qui.

E’ cominciato tutto con una passeggiata nella regione ed in seguito alla clausura di questa Valsainte, mi ha incuriosito … ma l’ho fatto di passaggio. Sono tornato l’anno successivo per un ritiro (il contrario di “vedere”), e questo è stato il primo bacio. Cantando in questo intenso silenzio, ho già pensato di essere in paradiso
La radiosità del fratello diedito all’ accoglienza, un veroe proprio cristallo di Dio mi ha detto che qui c’era qualcosa, qualcosa di bello.La nudità della chiesa, la sobrietà della liturgia, il lavoro solitario e silenzioso, la fiducia che mi hanno dato, l’atmosfera di preghiera, la bellezza del luogo, sì, tutto sembrava davvero invitante.

Così è stato un primo richiamo, che è diventato desiderio diventata una voce sempre più intensa e forte: “Vieni!

Sono ritornato nel mondo per far maturare la fede e per far maturare chiamata.
Ho frequentato un gruppo di preghiera e di Rinnovamento Carismatico, ciò mi ha aiutato molto in questa direzione;ed anche la vita e l’attività in parrocchia (canti e letture della Messa, per raccogliere donazioni) . Tutto questo mi ha consentito di incontrare altri giovani nella fede, di condividere il mio desiderio di dare tutto e porre mie domande, ed incontrarecon gli anziani per aiutare il mio discernimento. Un’esperienza di vita comunitaria in un paese straniero mi ha permesso di avere un altro punto di vista.

Ma la chiamata è rimasta, e ho fatto una domanda ad un anziano, “Cosa devo fare? “… Risposta:” Se la chiamata rimane, vai a vedere! “Duc in Altum” (nel profondo, Lc 5,4).

Entrare nel deserto di Valsainte in inverno, con 2 metri di neve, che ha reso la solitudine e il silenzio ancora più forte, mi ha messo in amore. Punto di partenza di un cammino di formazione e di discernimento che durerà sette anni: quello di non impegnarsi mai alla leggera!

Questo tempo fu per me davvero meraviglioso e fatto di scoperte, ed in ogni esperienza avvertivo di come la grazia mi conduceva.
Come farò ad andare a letto come le galline? Vegliare ogni notte? Rialzarmi come i galli? E poi misteriosamente ci si riesce, naturalmente non senza fatica, ma c’è di più!

E poi arriva il giorno in cui, la comunità da il suo assenso, che è come una conferma della chiamata di Dio, pronuncio il mio impegno definitivo: “Prometto, per sempre …”

“Mi ha amato e ha dato se stesso per me” (Gal 2,20)
 
In risposta a questo amore ho lasciato a Lui la mia vita di ogni giorno, giorno dopo giorno, passo dopo passo, stagione dopo stagione. È soprattutto sulla fedeltà instancabile di Dio che mi baso; la mia e quella dei miei fratelli è di vitale importanza, ma ancora fragile.
 
L’obbedienza è fondamentale, unita alla preghiera ed ai sacramenti.
 
E poi ci sono le gioie della vita comunitaria, tra cui la passeggiata, che ci permette di condividere le nostre esperienze e la gioia di perdonarci reciprocamente, e ci sono ancora quei vecchi fratelli che già si irradiano da un altro mondo e che mi dicono che ne vale la pena! Sì, il Signore condurrà in porto questa storia d’amore che Egli ha voluto che cominciasse.
 
La sua fedeltà, me la manifesta ogni giorno, dandosi a me nell’Eucaristia e con la sua Parola, offrendomi il suo perdono tutte le volte che ne ho bisogno nel sacramento della riconciliazione.

Certamente, questa vita non è facile, seguire Cristo non è facile, spesso ci viene ricordato nel Vangelo;e tuttavia è molto semplice: bisogna lasciare tutto.
Ma il peggio deve ancora venire: rimanere da soli: Ma Gesù ci dice che “ciò che è impossibile per l’uomo, Dio può fare” (Mt 19,26). Se ti senti chiamato, non avere paura e non essere inutilmente lento a rispondere. Gettati tra le sue braccia, e confida in Lui. Anche se ti sembrerà un inganno, non sarà mai tempo perso, al contrario, il Signore è sempre lì per mostrarti la strada. Maria inoltre ci sta portando nella preghiera. Sì, tutto è grazia, dono di Dio, dono!”

https://cartusialover.wordpress.com/2016/04/08/un-fratello-converso-della-certosa-di-la-valsainte/
 

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