mercoledì 20 aprile 2016

difficile essere cristiani quando dove ciò che conta è il fare

DIO NON E' UN BANCOMAT!




31.03.2016
 
Una considerazione sull’affermazione di che Pietro fa all’ingresso del tempio di Gerusalemme , in compagnia di Giovanni, rivolgendosi ad uno storpio dalla nascita che si trovava presso una porta di ingresso del tempio a chiedere l’elemosina. Pietro esclama: “ Non possiedo né argento né oro, ma quello che ho te lo do: nel nome di Gesù Cristo Nazareno, alzati e cammina! “. Ora ciò che Pietro dice impegna l’intera comunità cristiana, dunque anche noi siamo impegnati dalla sua affermazione, dalla sua catechesi, proprio perché comunità cristiana, l’elemosina non consiste nel dare oro o argento cioè ciò che si possiede ma significa dare ciò che non si possiede o meglio ciò che possiede il Signore, la sua forza, la sua volontà, è la nostra dipendenza a Lui, noi diamo ciò che non ci appartiene ma che ci è dato perché possiamo invocare il suo nome.
 
 L’elemosina che aveva sino allora lucrato quello storpio non l’aveva mai portato a camminare, è il nome di Gesù, è nel nome di Gesù che l’elemosina porta profitto, il vero profitto, ciò che risolve ... e potremmo dire che è la fede di Pietro quella determinazione, quella preghiera cioè la certezza di essere esaudito, l’affidamento alla Provvidenza di Dio che compie l’atto, che materializza l’atto di fede, lo rende visibile, palpabile.
 
La Chiesa dunque, la comunità cristiana, ci dicono gli Atti degli Apostoli, non deve possedere né oro, nè argento meglio sarebbe dire che non deve possedere nulla, questo non vuol dire nel senso letterario del termine, la Chiesa non deve fare dei beni il suo unico scopo, beni dunque come mezzi mai come fini, come spesso, molto spesso accade.
 
La Chiesa, e Pietro la rappresenta tutta, deve produrre segni, certezze, che l’oro e l’argento e i beni in generale non producono, caso mai illudono, portano all’illusione che le certezze sono date dal patrimonio. Il cieco che raccoglie l’elemosina ( che è di per sé una insufficiente somma di denaro ) ma anche avesse raccolto oro e argento in quantità smisurata non gli avrebbe consentito l’uso delle gambe. Tra l’altro Atti mette in evidenza che lo storpio prega l’uomo per avere l’elemosina, cioè si rivolge all’uomo per avere il minimo, mentre non si rivolge a Dio per avere il massimo. Il gioco è sempre a ribasso, l’uomo non vuole puntare in alto, si accontenta di sguazzare nella melma, non è l’uomo che può portare conforto, questo lo sappiano bene, i Monsignori che si sentono realizzati perché si occupano di questioni sociali o peggio ancora quelli che si mettono la coscienza a posto infilandosi le mani in tasca sappiano che non è quello che chiede il Signore.
 
Il Signore fissa lo sguardo su chi è nella necessità come fa Pietro e chiama per avere una risposta, ciò che vuole è incrociare lo sguardo, quello è la risoluzione, non è certamente l’elemosina, non è l’aspettarsi il minimo, ma l’essere sicuri di ricevere il massimo, ciò che è fatto per me, ciò che devo ricevere, lo storpio non ha bisogno né di oro né di argento ma di camminare perché quello solo quello porterà eventualmente nelle sue tasche l’oro e l’argento.
 
Il Signore non è un dispensatore di servizi sociali, non è un bancomat o un self service, non è nulla di questo, il Signore è quello che fissa lo sguardo e attende di essere ricambiato con lo stesso gesto per incontrarci, perché quel nostro gesto di rimando, di risposta genera in noi la potenzialità quindi la potenza da cui l’atto.
 
Eppure ci danniamo l’anima in corse sfrenate per dare l’elemosina, lo facciamo perché incapaci di dare il Signore perché il Signore non lo possediamo più , ciò che risolve i problemi per la nostra mentalità sono l’oro e l’argento, ma questo non è cristianesimo è umanesimo. Cristianesimo sta nel non dare né oro né argento, ma il Signore, ciò che non ci appartiene, è dunque dare altro, l’Altro, il diverso da me, diverso perché non è consuetudine …. chiedete e vi sarà dato …. ma non secondo la mia … ma la tua volontà Padre. E’ difficile essere cristiani in questa diocesi dove ciò che conta è il fare per il fare, il produrre per appagarsi e sentirsi appagati dagli altri, dove il denaro è la risoluzione di tutti i problemi infatti la sua ricerca è sistematica e maniacale, ebbene è di grande conforto la riflessione di don Ferraris vicario di spessore, da non confondersi e paragonare con l’attuale che non gira certamente in bicicletta o in vespa ma è ben carrozzato, ebbene don Ferraris scriveva: “ se possiederete la carità manifesterete il Signore “, ma la carità è il Signore stesso, dunque ecco spiegato perché danno oro e argento perché non hanno altro da dare, perché non hanno più il Signore da dare perchè non è più in loro, lo hanno venduto per trenta denari, per una vita dispendiosa, comoda, da impiegato o da dirigente di una spa, non certo da prete.
 
 

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