SALUTO AL
TERMINE DELLA CONSACRAZIONE EPISCOPALE
CROTONE
02.04.2016
PalaMilone
Carissimi,
con Gesù e con la Chiesa, vi saluto tutti dicendo: “Pace a voi”.
E’
il saluto che sapientemente la Liturgia pone all’inizio di ogni celebrazione
proprio per indicare che Gesù, il risorto, è colui che dona la pace. Quella
pace che non può dare il mondo ma viene da Dio. Se noi crediamo in quel che ci
viene donato saremo seminatori di pace nei campi del mondo; portatori di pace
tra le rovine e le macerie che l’egoismo umano continua a perpetuare;
costruttori di pace là dove gli altri distruggono. Che bella la pace che Gesù
ci augura e che la Chiesa, nel tempo, continua a celebrare in ogni occasione!
Non una semplice stretta di mano, un saluto come tanti, un bacio di affetto, ma
la pace che viene da Dio.
Durante
la settimana di esercizi spirituali, in preparazione a questo giorno, mi è
ritornata in mente una frase di S. Giovanni XXIII, che dice: "Sarò dunque vescovo. Quale spavento per me, che mi
sento così miserabile e difettoso in tante cose!". Ed è vero! Ma mi
fido del Signore e “sulla sua parola
getterò le reti”. So per certo che, come dice il Salmo che abbiamo
ascoltato, «Il suo amore è per sempre». Lo ringrazio perché “su di me ha posto la sua fiducia”.
Esprimo la mia
gratitudine a Papa Francesco che, attraverso il Nunzio Apostolico, Mons. Adriano
Bernardini, mi ha chiesto di essere Vescovo della Chiesa di Matera – Irsina. Mi
ha letteralmente sorpreso, spiazzandomi, per tutta una serie di coincidenze che
ormai ben conoscete.
Mi
permetto di dire ai miei confratelli Vescovi, che con la loro presenza mi
stanno onorando, con Gesù: Pace a voi.
Grazie perché ci siete, perché prima di me siete stati chiamati a servire la
Chiesa di Gesù Cristo e lo state facendo con amore e dedizione. Quella pace che
è segno della vittoria di Cristo sulla morte; quella pace che in tantissime
occasioni avete avuto modo di mostrare con segni concreti distruggendo i muri
di separazione che spesso vengono innalzati. Grazie perché siete il segno
visibile del Cristo risorto. Un pensiero particolare al mio Arcivescovo, Mons.
Domenico Graziani per la fiducia che mi ha accordato volendomi vicino come suo
Vicario per il Clero e la Vita consacrata. Esperienza che mi ha aiutato non
poco per capire il non facile compito di essere vescovo. Questa esperienza mi
sarà di grande aiuto ora che lo sono anch’io. Grazie per la sua affabilità e
disponibilità affinchè tutto oggi venisse celebrato nel modo più bello
possibile. Grazie a Mons. Andrea Mugione per la paternità che mi ha sempre
mostrato e la stima che in tanti modi sempre mi ha manifestato. Grazie a Mons.
Antonio Luigi Cantafora, confratello nel sacerdozio e amico, sempre attento e
presente in tutte le circostanze della mia vita. Grazie a Mons. Salvatore
Ligorio, mio predecessore a Matera-Irsina. Mi consegna una Diocesi nella quale
ha lavorato con passione, amore e vicinanza al presbiterio e ai fedeli. Avrò
bisogno della sua vicinanza e consigli, come quelli di Mons. Antonio Ciliberti,
anche lui calabrese e predecessore nella stessa arcidiocesi.
A Lei, Mons.Vincenzo Bertolone, Presidente della Conferenza Episcopale Calabra
esprimo la mia stima e comunione fraterna. Il legame con la mia terra resterà
sempre intatto.Grazie a tutti voi Ecc.mi confratelli vescovi con i quali
abbiamo condiviso negli anni esperienze di comunione, di servizio nella Chiesa.
Per ognuno di voi avrei da dire parole di gratitudine. Lo farò personalmente.
Grazie ai tantissimi vescovi e Cardinali che si sono resi presenti con
telefonate, lettere, posta elettronica da tutta Italia e anche dall’estero.Grazie
a S. E. Mons. Krzysztof Nykiel (Reggente
Penitenzeria Apostolica). Un grazie
particolare va al mio amico di sempre: Don Tonino. Quando eravamo piccoli e
dovevamo entrare in seminario, la mattina presto Mons. Giacinto Scalzi
celebrava la S. Messa al Duomo alle 6.30. Facevamo a gara per chi arrivava
primo. Per quanto mi impegnassi lui arrivava sempre prima di me. In questa
gara, anticipando sempre l’arrivo, trovavamo la chiesa chiusa e alle 5.45
aspettavamo il parroco. Capite benissimo che il legame, la passione, l’amore,
le lotte, i dispetti, le riconciliazioni, il piangere e il gioire insieme
(quando più grandicelli entrò in questo circolo d’amore anche Don Fortunato
Morrone) ha segnato e sta segnando la nostra vita. Ho sentito nella preghiera
che doveva essere lui a consacrarmi, senza voler far torto a nessuno. Ti dico
solo: Grazie Tonino!
Pace a voi, confratelli
nel sacerdozio. Ogni giorno e spesso più volte al giorno, dite ai fedeli a voi
affidati: Pace a voi! Siete stati chiamati, attraverso il ministero presbiterale,
a mostrare il volto misericordioso del Padre, sull’esempio di Gesù, Maestro e
Signore. La nostra gente spesso la sentiamo dire: un prete è uomo di Dio,
quindi uomo di pace. Grazie di cuore al presbiterio di Crotone – S. Severina
nel quale sono cresciuto e mi sono fortificato nella comunione fraterna. Ognuno
di voi è stato e rimarrà sempre una ricchezza per la mia vita presbiterale,
prima, ed episcopale, ora. Avrò sempre bisogno di voi, della vostra preghiera.
A Don Peppino Morrone: grazie! Sono stato per te il primo prete di una lunga
serie di giovani che hai avviato, come Rettore, al sacerdozio. Grazie ai sacerdoti provenienti da tutte le
parti della nostra amata terra di Calabria e anche da fuori, soprattutto ai
Servi della Sofferenza, fondati da Don Pierino Galeone, figlio spirituale di S.
Pio che mi ha preparato a questo momento, predicandomi gli esercizi spirituali.
Il vostro affetto e stima mi commuovono. Grazie ai confratelli sacerdoti, miei
compagni di viaggio nella formazione del Seminario Pio XI di Reggio Calabria e
S. Pio X di Catanzaro. In questo momento alzo gli occhi al cielo sentendo una
particolare comunione con il carissimo Don Giovanni Berlingieri che benedice me
e voi tutti. Sarebbe bello se nell’anniversario della sua nascita alla vita
eterna ci incontrassimo. Magari a Matera. Un grazie particolare al clero della
mia Sposa, di Matera – Irsina. Con buona parte di voi ormai stiamo avendo
diversi contatti: ci stiamo conoscendo. Lavoreremo insieme per il bene della
nostra Chiesa. Ho bisogno di voi. Papa Francesco, nell’Evangelii Gaudium, dice:
“Il Vescovo deve sempre favorire la
comunione missionaria nella sua Chiesa diocesana perseguendo l’ideale delle
prime comunità cristiane, nelle quali i credenti avevano un cuor solo e
un’anima sola” (30). Aiutatemi affinchè non venga meno a questa priorità.
Grazie
anche ai seminaristi che si stanno formando presso il Seminario interdiocesano
di Potenza. Presto verrò a trovarvi per conoscervi e seguirvi personalmente.
Grazie al Seminario Teologico Regionale di Catanzaro. Ai colleghi insegnanti e
al Direttore dell’Istituto Teologico Calabro la mia stima, il mio apprezzamento
per la competenza, la scientificità e l’amore allo studio teologico,
indispensabile e fondamentale perché ci siano pastori nella nostra terra di
Calabria che non si rifugino in schemi devozionalistici ma capaci di annunciare
il vangelo con amore, forza e coraggio. All’equipe educativa dei seminari
Calabro e Lucano esprimo la mia gratitudine perché con tanta passione e
dedizione seguite nella loro formazione spirituale e umana il futuro clero
della Calabria e della Basilicata.
Pace a voi,
diaconi tutti. Chiamati a stare accanto ai presbiteri e ai vescovi, siete una
risorsa enorme per l’intera Chiesa: a servizio della Parola e della Carità.
Pace a voi,
che fate parte della vita consacrata. Che dono grande che siete nella Chiesa
santa di Dio! Un esempio di dedizione, di obbedienza e di servizio silenzioso e
fecondo. Permettetemi che ringrazi in particolare le Suore Orsoline di Breganze
(saluto la Madre Generale Madre Samuela Sartorel) che dal 09 ottobre del 1988
servono con amore disinteressato questa Chiesa e la comunità parrocchiale di S.
Paolo in particolare; alle Sorelle Missionarie di S. Gemma (saluto la Madre
Generale Madre Tonia Grosso) con le quali, nel tempo, si è andato consolidando
un rapporto spirituale sempre più profondo; alle Monache del Carmelo di Capo
Colonna. Da sempre mi avete seguito con la preghiera nel mio ministero
sacerdotale; ora, ne sono certo, continuerete a farlo in quello episcopale.
Pace a voi, che rappresentate le istituzioni civili e militari.
Grazie per la vostra presenza e per l’attenzione che in vari modi mi avete
manifestato in questi giorni. Nella diversità di ruoli e nel rispetto degli
stessi, lavoriamo per il bene comune di una umanità che ha bisogno, nei nostri
comprensori, di scrollarsi di dosso il cancro della sottomissione alle mafie
che li mortificano; di un territorio che ha bisogno di essere disintossicato e
bonificato perché gli interessi di pochi l’hanno avvelenato: l’altissimo tasso
di morte per tumore non può lasciare nessuno indifferente. Penso in questo
momento all’emorragia dell’emigrazione dei nostri giovani in cerca di lavoro
che sta svuotando le nostre case e le nostre parrocchie, mentre il nostro
cuore, perché così siamo fatti, si dilata nell’accogliere e accudire i
tantissimi immigrati che arrivano nel nostro territorio. Grazie per quello che
state facendo; grazie per quanto farete.
Pace a voi,
che operate nella diversificazione del volontariato. Una città, la nostra, che
in mezzo a tante contraddizioni esprime molte energie e attenzione alle
periferie esistenziali. La carità è servizio silenzioso e gratuito. Per questo
non fa rumore. Grazie perché ci siete e per quanto mi avete insegnato stando al
vostro fianco.
Pace a voi,
fratelli e sorelle della mia amata Arcidiocesi di Crotone – S. Severina. In 35
anni di sacerdozio ho avuto modo di girare in lungo e in largo, per motivi
diversi, il nostro territorio. I vostri volti li conosco: non mi siete
estranei. Siete miei familiari. Continuate a pregare per me così come io farò
per voi sempre. Presto ritornerò in città per rendere onore insieme a voi alla
Madonna di Capo Colonna.
Pace a voi,
miei concittadini di Isola di Capo Rizzuto. Le mie radici, le miei origini, la
mia terra che amo e che, anche se mi allontanerò ulteriormente da voi, ne
sentirò sempre il profumo inconfondibile. La dolce icona della Madonna Greca è
un richiamo forte per ogni isolano a ritornare a casa. Sentitemi vicino sempre.
Pace ai Padri Rosminiani che mi hanno fatto partecipi della loro spiritualità
anche a S. Giovanni a Porta Latina a Roma e con i quali sono cresciuto
soprattutto per la vicinanza e presenza di Don Riccardo Alfieri, padre,
consigliere, guida, leale nel servire e amare la Chiesa e questa Chiesa. Grazie
a Don Mario Natale, Don Edoardo Scordio, attuale parroco di Isola, a Don Egidio
Pudia, Don Giorgio Rigoni, fino a Don Gianni Errigo.
Pace a voi, mia diletta Sposa di Matera – Irsina, che il
Signore, attraverso Papa Francesco, mi ha affidata. Il 05 marzo, al termine
dell’inaugurazione della Basilica Cattedrale di Matera, che ho seguito
interamente attraverso la TV, ho ricevuto un sms: “La Sposa è pronta e aspetta lo Sposo”. Vi dico: lo sposo è pronto
e a giorni entrerà nella casa della Sposa. Abbiate ancora un po’ di pazienza.
Sappiate solo una cosa: amo la Sposa che il Signore mi ha donato. Di
conseguenza, amo voi. Grazie perché avete fatto tanti sacrifici per essere oggi
qui. A voi, in particolare, il giorno dell’ingresso parlerò, presentando le
linee guida sulle quali intendo muovermi in comunione con la Chiesa e in
continuità con il lavoro pastorale portato avanti dal mio predecessore, S. E.
Mons. Salvatore Ligorio. La Madonna della Bruna prega per noi e con noi.
Pace a voi, mia cara e amata parrocchia di S. Paolo. Non trovo
le parole giuste per esprimere le mie emozioni in questo momento. Più di trenta
anni vissuti insieme. Vi conosco uno per uno anche se siete tantissimi. Le
vostre gioie e i vostri dolori sono stati i miei. Da periferia a quartiere
dormitorio, da agglomerato di ceti sociali diversi che si guardavano con
diffidenza a comunità cresciuta perché illuminata dalla Parola di Dio. Dalle
celebrazioni ai bordi delle strade e nei condomini alla costruzione della
chiesa, ormai da troppo tempo insufficiente a contenere tutti voi. Grazie,
figli miei (penso di poterlo dire) perché mi avete dato l’opportunità di
entrare nelle vostre case, stare con voi, crescere con voi. Grazie per l’amore
che mi avete sempre mostrato. Come ho già avuto modo di dire: voi siete la
lettera che Dio mi ha dato di scrivere! Quando vi capiterà di passare dalla
Lucania, la mia Sposa, Matera – Irsina, sarà felice di accogliervi e stare con
voi. Vi abbraccio e benedico singolarmente.
Pace a voi, movimenti, cammini di fede, associazioni, gruppi che in questi anni ho
seguito anche come Direttore spirituale. Saluto e ringrazio per la sua presenza
il Presidente Nazionale del Rinnovamento nello Spirito, Salvatore Martinez, che
ha voluto essere presente insieme a una delegazione Nazionale e Regionale.
Grazie per la vostra preghiera e il vostro affetto. Nella prima lettura si
diceva: “Molti segni e prodigi avvenivano
fra il popolo per opera degli apostoli. Tutti erano soliti stare insieme nel
portico di Salomone; nessuno degli altri osava associarsi a loro, ma il popolo
li esaltava” (At 5,12). Nella diversità dei carismi siete parte del Corpo
di Cristo che è la Chiesa. Coltivate il vostro carisma ascoltando e rimanendo
sempre in comunione e in obbedienza alla Chiesa.
Pasce a voi, coro e orchestra, che sotto
la direzione magistrale del Maestro Gianluigi Borrelli, ci avete aiutato a
pregare. Gianluigi: sei stato capace di mettere insieme, in una comunione
mirabile, il coro parrocchiale di S. Paolo, quello di Isola di Capo Rizzuto,
una rappresentanza del coro diocesano di Crotone e di Matera. Grazie.
Pace a voi, miei
familiari, da sempre uniti, attenti alla mia persona, unico fratello maschio.
Non mi avete viziato, ma mi avete sempre amato. Questo dice tutto. Sono
ventiquattro anni che non dormo a casa dei nostri genitori, da quando mamma, il
12 febbraio del 1992 è entrata nella gloria eterna. Coincidenze, Dioincidenze?
Sta di fatto che nello stesso giorno, nello stesso mese, alla stessa ora della
morte di mamma, veniva dato l’annuncio della mia nomina a Vescovo. D’ora in
poi, ogni volta che rientrerò da Matera, casa da ruga di Favuci e du Carvanu,
mi accoglierà come quando mi accolse il giorno della mia nascita.
S. Giovanni, nel libro
dell’Apocalisse ci ha ricordato: “Ma
egli, posando su di me la sua destra, disse: “Non temete! Io sono il Primo e
l’Ultimo, e il Vivente. Ero morto, ma ora vivo per sempre e ho le chiavi della
morte e degli inferi. Scrivi dunque le cose che hai visto, quelle presenti e
quelle che devono accadere in seguito” (Ap 1,19).
In questo momento ritorno ad
alzare gli occhi al cielo nel contemplare i tanti volti che ormai sono entrati
nella vita eterna e che Dio mi ha dato di accompagnare fino a pochi giorni fa.
Grazie per la vostra testimonianza di fede; per i vostri insegnamenti di amore
alla vita; per la vostra fiducia sconfinata nel Signore Gesù; per la vostra
carità; per la vostra preghiera. Sono certo che continuerete a farlo da lassù.
E mentre contemplo il cielo
che si avvicina alla terra e la terra al cielo permettetemi di ricordare in
particolare: Mons. Giacinto Scalzi, parroco indimenticabile. Quasi la totalità
dei sacerdoti di Isola (8 su 12) dobbiamo a lui e alla sua opera instancabile
il nostro essere preti, e ora addirittura due vescovi. Mons. Vincenzo Savio,
vescovo di Belluno, che nella sua pur breve esperienza a Isola ha lasciato un
segno indelebile nel vivere l’essere prete. Nel tempo si è andata consolidando
questa amicizia; P. Fiorenzo Viviani: tanti sacerdoti calabresi siamo stati da
lui seguiti e aiutati a crescere nell’amore a Dio, alla Chiesa e alla Madonna; Don
Ignazio Longo, Don Gioacchino e Don Aldo Zega che con amore e tenerezza mi
accolse, negli anni in cui studiavo a Roma, nella Parrocchia di S. Caterina da
Siena alla quale sono rimasto fortemente legato in questi anni; Uomo dalla
tasche bucate mi ha aperto la mente e il cuore all’attenzione ai poveri. Saluto
i fratelli e amici romani, che con il parroco, Don Umberto, hanno voluto essere
presenti a questa solenne concelebrazione. Un grazie particolare va a colui che
mi ha ordinato Diacono e poi Presbitero: Mons. Giuseppe Agostino. Il giorno
della mia ordinazione sacerdotale, il 10 ottobre 1981, nella Cattedrale di
Crotone, probabilmente lo Spirito Santo gli ha fatto dire ciò che lui non
poteva immaginare. Riporto poche righe scritte allora sul Crotonese, a firma di
Don Pietro Pontieri:“Una nota di cronaca
umoristica o se volete di buon auspicio: per ben due volte nel rito si è
ripetuto un lapsus; nell’omelia l’Arcivescovo nella foga del dire che gli è
solita, invece di dire ordinazione presbiterale, ha detto: ordinazione
episcopale, e nella scelta del prefazio, ma appena in tempo perché non si
notasse, si era sul punto di proclamare il testo per la consacrazione
episcopale”. Mons. Agostino è sempre nelle mie preghiere insieme a Mons.
Pietro Raimondi, mio primo Vescovo, e a Mons. Michele Federici. Pregate per me
e per il mio ministero episcopale.
Ma in questo momento il mio
pensiero va ai miei genitori: Paolo e Maria. Sono orgoglioso di voi. Grazie per
i sacrifici che avete fatto perché questo vostro figlio portasse avanti gli
studi. Benedico e bacio quelle mani che in alcuni momenti avete dovuto alzare
per farmi comprendere che non potevo avere ragione sempre io. Mi avete
insegnato che nella vita non bisogna mai arrendersi e non perdere mai la
speranza. Mi avete insegnato a pregare e a conoscere la Parola di Dio, ma soprattutto
mi avete insegnato a capire che senza sacrificio non c’è amore e che l’amore
deve dilatarsi, che “dove mangiano sei persone possono mangiare anche sette” e
che “a casa i pizzenti u mancanu mai i stozzi.”
Siamo nell’anno della
Misericordia. Gesù nel Vangelo dice: “Ricevete
lo Spirito Santo. A coloro a cui perdonerete i peccati, saranno perdonati; a
coloro a cui non perdonerete, non saranno perdonati”. Questo è il programma
di Gesù. Questo è il programma della Chiesa. Questo è il mio programma: mostrare
il volto misericordioso del Padre.
Sotto lo sguardo della Madre
della Misericordia, Maria (Madonna Greca, Madonna di Capo Colonna, Madonna
della Bruna), confidando nella protezione di S. Dionigi, S. Anastasia, S.
Giovanni da Matera, S. Eufemia, S. Eustachio, S. Francesco da Paola, S.
Giovanni Paolo II, guardo avanti fiducioso magnificando il Signore con il suo
stesso cantico di lode.
Coraggio! Animo!
Don Pino
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