lunedì 18 aprile 2016

sono rivolti al Signore

La Santa Messa e il diluvio
 
 
 
 
“Vedete, è la cosa più normale che ci sia, non abbiamo fatto nulla perché iniziasse tutto questo, abbiamo continuato a dire Messa a Cahirciveen nel modo in cui lo abbiamo sempre fatto, nel modo in cui siamo stati educati a fare. La Messa! La messa in latino, il sacerdote con le spalle con le spalle rivolte ai fedeli, affinchè sia lui che i fedeli guardino l’altare dove c’è Dio.
 
Offrire a Dio il sacrificio quotidiano della messa. Il pane e il vino che diventano il corpo e il sangue di Gesù Cristo, nel modo in cui Gesù disse ai suoi discepoli di fare durante l’Ultima Cena. “Questo è il mio corpo e questo è il mio sangue: fate questo in memoria di me”. Dio ha mandato il suo Figlio per redimerci. Suo Figlio è venuto sulla terra ed è stato crocifisso a causa dei nostri peccati e la messa è la commemorazione della crocifissione, del sacrificio del corpo e del sangue di Gesù Cristo a causa dei nostri peccati.
 
La Messa significa il sacerdote e i fedeli che pregano Dio, che assistono al miracolo per il quale Gesù Cristo viene di nuovo fra di noi, il corpo e il sangue sotto forma del pane e del vino là, sull’altare. E la Messa è detta in latino poiché il latino è la lingua della Chiesa, la Chiesa che è una e universale, così il cattolico poteva andare in ogni chiesa del mondo, qui come a Timbuctu, o in Cina, e ascoltava la stessa Messa, l’unica Messa che c’era un tempo, la Messa in latino. Che poi la Messa fosse in latino e il popolo non parlasse latino, questa era parte del mistero, perché la Messa non parlava al nostro vicino, ma parlava a Dio. Dio onnipotente! Abbiamo fatto così per quasi duemila anni e in tutto questo tempo la Chiesa è stata un luogo dove si stava tranquilli, rispettosi, era un posto silenzioso perché Dio era lì, Dio era sull’altare, nel tabernacolo, in forma di ostia e di calice di vino. Era la casa del Signore, dove ogni giorno si compiva il miracolo quotidiano.
 
Dio veniva fra di noi. Un mistero. Ora non è mistero, .. una cantilena, non parla a Dio, parla al nostro vicino: è per questo è in inglese, in tedesco, in cinese e in ogni altra lingua che la gente parla in chiesa. Dicono che è un simbolo, ma un simbolo di cosa? E’ uno spettacolo. La gente l’ha capito. L’ha capito eccome.
 
E’ per questo che salgono sul monte Coom, è per questo che vengono con gli aerei e le navi, le macchine strapiene, le tende piantate nei campi, che Dio li aiuti, ed è per questo che restano anche se viene giù il finimondo, e quando la campana del Santo risuona al momento dell’Elevazione, quando il sacerdote si inginocchia e alza l’ostia – Sì, quel Salvatore benedetto -, tiene in alto l’ostia, Dio onnipotente, la comunità si inginocchia alle spalle del sacerdote, si inchina ad adorare il suo Signore, sì, padre, se voi vedeste questa gente, le teste scoperte, la pioggia battente sulla faccia, quando vedono l’Ostia innalzata, quel pezzo di pane non lievitato che, grazie al mistero e al miracolo della messa, è ora il Corpo e il Sangue di Gesù Cristo, il nostro Salvatore, ebbene allora provereste vergogna, padre, vergogna per voler spazzare via tutto ciò e mettere al suo posto ciò che avete messo ora – canzoni, chitarre, abbracci con il vicino, recite e assurdità, tutto per attirare la gente in chiesa nello stesso modo in cui un tempo la si attirava nelle sale parrocchiali per una partita di bingo!”
 
Tratto da “Cattolici” di Brian Moore (Lindau 2012)

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