giovedì 7 aprile 2016

Trasformate i Sacramenti in merenda

Come uccidere le vocazioni


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(articolo nato in ambiente “cattolico conservatore” comunque interessante per i nostri lettori, già pubblicato sul sito: http://www.crisismagazine.com/2015/how-to-kill-vocations, ne pubblichiamo la traduzione a cura di Matteo Luini)
 
Il Cardinal Raymond Burke ha recentemente messo sotto accusa, per quanto riguarda il precipitoso declino nelle vocazioni sacerdotali, la femminizzazione della liturgia. Cosa sarebbe “femminizzazione”? Abbiamo davvero fatto questo alla liturgia? La domanda che non dovrebbe essere stimolata dall’asserzione sarebbe: “Una liturgia effemminata fa davvero sì che dei giovani uomini rifiutino l’idea del sacerdozio in modo indifferente, perplesso, o compatimento divertito?”
 
Ad esempio, la vista di due preti che piroettano sulle punte come panciute ballerine ad una funzione di veglia pasquale, assieme ad un plotone di ragazze sventolanti sciarpe, per sei minuti e più, il tutto sull’adattamento fatto da Aaron Copland di The lord of the dance,  eserciterebbe qualunque attrattiva naturale sulla stragrande maggioranza dei giovani che sanno a quale sesso appartengono?
 
Invece uno spettacolo di tale genere garantirebbe quasi automaticamente che costoro sarebbero impegnati a trattenere le risa, o a fissarsi le ginocchia aspettando che tutto finisca, o a lanciare occhiate verso le porte. E provate a immaginare se uno dei ragazzi commettesse l’orrendo errore di invitare un amico non cattolico alla funzione, o qualcuno che si sta domandando perchè si dovrebbe prendere la fede sul serio.
 
A volte mi domando se noi cattolici vogliamo davvero le vocazioni al sacerdozio. E’ ragionevole giudicare le persone dalle loro azioni abituali. Se faccio qualche esperimento con le mie classi in università, e tanti buoni studenti fuggono dal corso, potrei, se fossi testardo, riprovare modificando un po’ la forma.  Ma se ancora una volta i buoni studenti scappano, ed io persisto in quello che non è più un esperimento, un osservatore ragionevole potrebbe concludere che non mi interessa se se ne vanno. Non importerebbe nulla se esprimessi in continuazione le mie supposte intenzioni gridando: “questo corso ha bisogno di molti studenti in più, e dei migliori!”.  Certo, potrei ragionevolmente pregare quegli studenti di iscriversi e rimanere, esattamente come potrei pregare di dare testate al muro e di non avere mal di testa. In effetti, se le mie azioni continuano non solo ad essere inutili, ma anche a ferire molti altri, ed io persisto, l’osservatore ragionevole potrebbe attribuirmi qualcosa di più di incompetenza o indifferenza. Potrebbe concludere che io voglio davvero il risultato cattivo, che ne sono contento.
 
La nostra diocesi estiva, che serve 100.000 cattolici, ha zero seminaristi. Intendo letteralmente: neanche uno. Hanno ordinato due persone negli ultimi dieci anni, uno dei quali ha lasciato il sacerdozio per sposarsi. Le chiese stanno chiudendo dovunque. Il coraggioso prete che è il nostro parroco ha dovuto dire Messa in cinque chiese sparse per venti miglia. La diocesi più lontana di Lincoln, Nebraska, con meno di 100.000 cattolici, ha 48 seminaristi, almeno due preti in ogni parrocchia, nessuna chiesa in chiusura e molte scuole. La domanda ovvia è: “Perché nessuno prova a fare almeno qualcuna delle cose che fanno a Lincoln?”

Oppure, mettendola meglio: “Perché tutti gli altri non smettono di fare almeno nove o dieci delle cose che a Lincoln non sono mai state fatte?” 
 
L’invidia professionale spiega almeno in parte la resistenza. La testardaggine ne spiega un altro po’. Timidezza e impegni politici mondani potrebbero entrare nell’equazione.  Ma ho iniziato a domandarmi se qualcuno dei nostri leader non sia animato da un desiderio di vedere morta una Chiesa nella quale non credono più realmente. Quindi, basandomi su quanto ho osservato (ed ero in una posizione eccellente) nella diocesi decadente, ci sono qui alcune cose che dovreste fare se volete uccidere le vocazioni sacerdotali.
 
Le conteggerò in varie categorie:
Diluite la fede. I combattenti vogliono qualcosa per cui combattere. Assicuratevi che non ci sia nulla per cui combattere.  Non predicate l’ intera dottrina della Chiesa. Preoccupatevi di più di offendere un paio delle persone che ancora vengono a Messa rispetto ad offendere Dio. Togliete il sesto comandamento dai dieci. Intanto che ci siete, eliminate anche il secondo il terzo ed il nono.

Equiparate la “carità” cristiana con il rendere a Cesare ciò che è di Cesare, di Dio, il vostro, dei vostri bambini, e della vostra comunità. Affermate che tutti coloro che non si chiamano Hitler vadano in paradiso, perchè qualche minuscolo pezzettino di cordialità naturale è sufficiente per far piacere all’ Onnipotente. Disse Gesù: “Siate buoni, così come il vostro zio Ronnie era buono”, il vostro zio Ronnie divorziato che viveva con la sua fidanzata,  ma che era buono coi cani e coi bambini non suoi da mantenere. Abbassate lo standard per cui anche un moralmente handicappato potrebbe superarlo, e allo stesso tempo fate sembrare che l’acrobazia dell’ handicappato, e non la grazia di Dio, lo porti in cielo. Non suggerite mai che la fede sia una questione di vita o morte eterna.
 
Trasformate i Sacramenti in momenti merenda. Sbarazzatevi di ogni balaustra rimanente all’altare. Fate sì che  tutti prendano l’ Ostia nelle mani, come un biscotto della fortuna. Dite alla gente di stare in piedi dopo. Fate sì che sia il più possibile difficile per le persone accedere al sacramento della Confessione. Trattatelo come se fosse insignificante. Se qualcuno insiste, strabuzzate gli occhi e fate sì che il penitente sappia quanto vi sta seccando con la sua richiesta. Non prendete sul serio i suoi peccati: in effetti, date al penitente l’impressione di poter continuare a peccare impunemente. In questo modo sarà più facile che un alce passeggi lungo Main Street piuttosto che una singola anima peccatrice vi venga a cercare, o che una nutrita fila di esse si formi al confessionale. E già che ci siete fate sparire i confessionali, e trasformateli in ripostigli per scope, mocio e calce.
 
Spogliate gli altari. Ci sono delle statue nella vostra Chiesa? Copritele con intonaco o portatele via. C’è un vecchio altare grande nella parte posteriore della Chiesa? Fatelo a pezzi e usatelo come combustibile. Ancora meglio, abbattete due o tre chiese e costruitene una nuova con la forma di una palestra. Se mettete delle Stazioni della Via crucis sulle pareti, fatele così piccole ed ambigue che nessuno possa capire cosa sono da più di mezzo metro di distanza. Mettete la sedia del prete al centro, vicino al muro posteriore. Sbarazzatevi di ogni forma di arte genuinamente popolare, o di ogni traccia della grande eredità artistica della Chiesa. Cantate invece delle canzoncine, tristi brutte canzoncine.
      
Chiudete le scuole. Datele da gestire al governo, come hanno fatto in Canada. Assumete laicisti per insegnarvici, o ancora meglio, cattolici che odiano la Chiesa.   Se avete un liceo tutto maschile, trasformatelo in una scuola mista. Se avete un campionato di basket per i ragazzi e non avete i soldi per uno femminile, chiudetelo. Fate insegnare il catechismo a laici di dubbia moralità e pietà. Fate lo stesso per le lezioni di religione a scuola. Inoltre fate in modo che le lezioni di inglese o storia siano uguali a quelle che si trovano in tutti gli altri posti. Trasformate l’ educazione cattolica in educazione pubblica con un po’ di acqua santa (come mi disse una persona quando combatteva la battaglia per ripristinare il cattolicesimo nelle scuole cattoliche).
 
Siate effemminati. Sbarazzatevi di ogni singolo inno che abbia a che fare con la militanza cristiana. Castrate gli altri. O ancora meglio, scegliete inni che mostrino Gesù come una sorta di tenero fidanzato protettivo, col quale stare in compagnia su divano adesso e in paradiso poi. Lasciate che la musica sia diretta da donne, specialmente di quelle che amano farsi vedere e sentire mentre suonano. Mettete il cantore davanti, in modo che oscuri il prete e Cristo. Fate danzare stupidamente le ragazze lungo i corridoi; se potete fatelo fare a cinque o sei ragazze, in compagnia di un ragazzino che è stato messo lì da sua madre, e che starà lì in piedi digrignando i denti ed incavolandosi. Mettete tutti gli strumenti musicali tranne l’organo: fate sì che il suonatore di pianoforte solletichi i tasti come se fosse assunto in un piano bar, in modo che mentre i comunicanti ritornano al loro posto possano far scivolare 5 dollari nel cappello, vicino al calice di champagne.  Usate il più possibile le ragazze come chierichetti e scoraggiate i ragazzi dal partecipare, né date loro qualcosa di importante da fare. Usate il più possibile  lettrici donne. In effetti, una volta che la messa è diventata troppo blanda per le ragazze stesse, usate le anziane signore come accolite, cosicché si diano da fare attorno all’altare come se stessero stendendo la tovaglia e mettendo le posate per una festa.
 
Non suggerite mai che la Chiesa abbia bisogno di uomini per qualcosa. Fate diventare “uomo”  un’oscenità. Non suggerite mai che il padre e la madre hanno due ruoli complementari in famiglia. Non suggerite mai che Gesù avesse in mente qualcosa di importante quando scelse dodici uomini come suoi fratelli. Suggerite invece che per essere un buon cristiano, un uomo deve smettere di essere uomo. Recuperate la stupida nozione femminista per cui le donne sono state oppresse per duemila anni.
 
A questo punto pregate per le vocazioni, dopo aver fatto del vostro assoluto meglio per assicurarvi che non ce ne sarà mai neanche una.
 
Anthony Esolen
Il prof. Elosen insegna Letteratura Rinascimentale inglese e Sviluppo della civiltà Occidentale al Providence College. Contribuisce regolarmente al Crisis Magazine ed è l’autore di molti libri, incluso The politically incorrect guide to western civilization (Regnery Press, 2008), Ten Ways to Destroy the Imagination of Your Child (ISI Books, 2010) e Reflections on the Christian Life (Sophia Institute Press, 2013). I suoi libri più recenti sono Reclaiming Catholic Social Teaching (Sophia Institute Press, 2014); Defending Marriage (Tan Books, 2014); and Life Under Compulsion (ISI Books, 2015).

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