La straordinaria lettera di Mons. Luigi Negri ai giovani morti di Manchester
Carissimi figli, mi sento di chiamarvi così anche se non vi conosco. Ma nelle lunghe
ore di insonnia che hanno seguito l’annuncio di questo terribile
attentato, in cui molti di voi hanno perso la vita e molti sono rimasti
feriti, vi ho sentiti legati a me in un modo speciale.
Siete venuti al mondo, molte volte neanche desiderati, e nessuno vi ha
dato delle «ragioni adeguate per vivere», come chiedeva il grande
Bernanos alla generazione dei suoi adulti. Vi hanno messo nella società
con due grandi princìpi: che potete fare quello che volete perché ogni
vostro desiderio è un diritto; e l’importanza di avere il maggior numero
di beni di consumo.
Siete cresciuti così, ritenendo ovvio che
aveste tutto. E quando avevate qualche problema esistenziale – una volta
si diceva così – e lo comunicavate ai vostri genitori, ai vostri
adulti, c’era già pronta la seduta psicanalitica per risolvere questo
problema. Si sono solo dimenticati di dirvi che c’è il Male. E il Male è
una persona, non è una serie di forze o di energie. È una persona.
Questa persona s’è acquattata lì durante il vostro concerto. E l’ala
terribile della morte che porta con sé vi ha ghermito.
Figli
miei, siete morti così, quasi senza ragioni come avevate vissuto. Non
preoccupatevi, non vi hanno aiutato a vivere ma vi faranno un "ottimo"
funerale in cui si esprimerà al massimo questa bolsa retorica laicista
con tutte le autorità presenti - purtroppo anche quelle religiose - in
piedi, silenziose. Naturalmente i vostri funerali saranno fatti all’aria
aperta, anche per quelli che credono, perché ormai l’unico tempio è la
natura.
Robespierre riderebbe perché neanche lui è arrivato a
questa fantasia. Del resto nelle chiese non si fanno più funerali
perché, come dice acutamente il cardinale Sarah, nelle chiese cattoliche
ormai si celebrano i funerali di Dio.
Non dimenticheranno di
mettervi sui marciapiedi i vostri peluche, i ricordi della vostra
infanzia, della vostra prima giovinezza. E poi tutto sarà archiviato
nella retorica di chi non ha niente da dire di fronte alle tragedie
perché non ha niente da dire di fronte alla vita.
Io spero che
almeno qualcuno di questi guru – culturali, politici e religiosi - in
questa situazione trattenga le parole e non ci investa con i soliti
discorsi per dire che «non è una guerra di religione», che «la religione
per sua natura è aperta al dialogo e alla comprensione». Ecco, io mi
auguro che ci sia un momento silenzioso di rispetto. Innanzitutto per le
vostre vite falciate dall’odio del demonio, ma anche per la verità.
Perché gli adulti dovrebbero innanzitutto avere rispetto per la verità.
Possono non servirla ma devono averne rispetto.
Io comunque, che
sono un vecchio vescovo che crede ancora in Dio, in Cristo e nella
Chiesa, celebrerò la messa per tutti voi il giorno del vostro funerale
perché dall’altra parte – quale che siano state le vostre pratiche
religiose – incontriate il volto carissimo della Madonna che,
stringendovi nel suo abbraccio, vi consolerà di questa vita sprecata,
non per colpa vostra ma per colpa dei vostri adulti.
Luigi Negri
Arcivescovo di Ferrara-Comacchio
Il terrorismo ottocentesco nell'Europa ancora cristiana aveva matrice atea ed anarchica. Heisenberg avrebbe detto che chi si sconnette da un 'ordine centrale' diventa capace di qualsiasi follia. Anarchico significa senza arche', senza principi: "Né stato né Dio", dicevano.
I terroristi degli anni Settanta erano per lo più di matrice atea comunista.
Sino a ieri il terrorismo era dunque contro Dio, contro la società, in nome di una ideologia che, pur atea, aveva una valenza religiosa ( il comunismo è stata la più grande religione atea di sempre).
I terroristi di oggi spesso sono islamici nati in Europa e uccidono in nome del loro Dio (ben diverso da Cristo). Cosa è successo ?
A me sembra che l'Occidente nichilista di oggi non offra loro nulla, nessun valore vero; che offra loro solo un po' di materialismo, da cui rimangono però in parte esclusi, essendo pur sempre immigrati o figli di immigrati, in condizioni economiche e sociali non ideali. Accade allora che alcuni di loro trovino in una spesso improvvisa e evanescente riscoperta della loro religione una identità, la scusa per distruggere un occidente che può averli ammaliati per un po' con il suo benessere ma non li ha conquistati, anzi disgustati perché non ha nulla di vero da offrire. Per queste le loro biografie sono spesso queste: nati e cresciuti in Europa, vissuti all'Occidentale, lontano dalla fede coranica, infine avvicinatisi all'Islam versione terroristica...
Il nulla che gli offriamo noi, più la violenza insita spesso nella loro condizione e nella loro stessa religione ( non pacifica ma molto politica) sono un mix terribile che scatena desiderio di distruggere e di auto-distruggersi. Nichilismo e ideologia ieri; nichilismo e una religione politica, cioè ideologica, oggi...
Analisi perfetta!
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