Spiacenti, siamo cattolici: niente messa di Natale
Aldo Vitale
La messa non è, come si ritiene in quel di Monza, un “atto di culto troppo forte”,
ma è la forza stessa del culto cristiano.
«Come sarebbe
bello essere arcivescovo, se non si dovesse cantare la messa!»: così sospirava
Manasse, vescovo di Reims, molto soddisfatto del ruolo episcopale occupato, ma
molto infastidito dall’aspetto spirituale dello stesso, poco prima di essere
deposto dai legati pontifici nel freddo inverno dell’anno 1080, secondo quanto
racconta uno storico del calibro di Marc Bloch.
Analogamente
grottesca è la notizia, che se non fosse tragica sarebbe comica, pervenuta
attraverso il Corriere della Sera (e poi molto parzialmente corretta
su Avvenire) secondo cui in una scuola cattolica di Monza
si sarebbe deciso di non celebrare la messa natalizia per non urtare chi non è
cattolico, in quanto la messa sarebbe un «un atto di culto troppo forte, non
solo per chi professa una fede diversa, ma anche per chi non è solito
frequentare la chiesa».
Insomma, il
politicamente corretto ormai la fa da padrone, a tutto discapito non solo e non
tanto del liturgicamente corretto, del teologicamente corretto, ma anche e
soprattutto del ragionevolmente corretto.
Le prove di
fantasia tese a mutilare il Natale (cancellando le feste, vietando i presepi, sostituendo le canzoni) sono sempre più variegate e
diffuse, lasciando trasparire tutte le dovute perplessità; tuttavia in
quest’ultimo caso la gravità è ben diversa e ben più rilevante, per diversi
motivi.
Se negli altri
casi, infatti, l’iniziativa, pur sbagliata, è stata pensata e adottata da
autorità secolari, in questo caso si tratta di un ente religioso in genere e
cattolico in specie.
Mentre negli altri
casi si è trattato di elidere, a causa di un fraintendimento radicale del
concetto di laicità, le manifestazioni del Natale, in questo caso non si tratta
di semplici canzoncine o assegnazione di ruoli della recita scolastica, ma
della messa, cioè quel fulcro della fede cristiana che fece dichiarare a San
Pio da Pietrelcina che il mondo «potrebbe stare anche senza il sole, ma non
senza la messa».
La messa, infatti,
non è, come si ritiene in quel di Monza, un “atto di culto troppo forte”, ma è
la forza stessa del culto cristiano.
La messa non è una
delle molteplici manifestazioni religiose del credo cristiano, ma, tramite la
presenza reale nel pane e nel vino che divengono il corpo e il sangue del
Cristo, è il momento in cui, da duemila anni, lo stesso Cristo si manifesta
personalmente.
La messa non è uno
degli elementi del cattolicesimo, ma, soprattutto alla luce della deriva liturgica
– che traduce anche quella sacramentale – nel corso del tempo assunta dalle
eresie protestanti, è il cattolicesimo stesso.
Nel bene o nel
male, che si creda o meno, non si può non ammettere che non c’è nulla di più
cattolico della messa, ma non essendo una mera questione identitaria, si può
altresì ritenere che non c’è nulla di più liturgico, cioè di più spirituale,
della messa.
La messa, dunque,
e in un ente cattolico lo si dovrebbe ben ricordare, non è qualcosa di
opzionale, ma dovrebbe essere qualcosa di imprescindibile, non qualcosa che si
può attivare o disattivare a proprio piacimento e gusto, ma il fulcro stesso
della spiritualità cristiana che si rende visibile e concreta.
Sul punto sono
fondamentali le riflessioni del teologo Joseph Ratzinger il quale così insegna
nel suo lavoro sullo “spirito della liturgia”: «L’uomo non può farsi da sé il
proprio culto […]. La vera liturgia presuppone che Dio risponda e mostri come
noi possiamo adorarlo. Essa implica una qualche forma di istituzione. Essa non
può trarre origine dalla nostra fantasia, dalla nostra creatività, altrimenti
rimarrebbe un grido nel buio o una semplice autoconferma […]. Il rito è dunque
per i cristiani la forma concreta, che supera i tempi e gli spazi, in cui si è
comunitariamente configurato il modello fondamentale dell’adorazione che ci è
stato donato dalla fede».
La gravità di non
celebrare la messa natalizia in un istituto scolastico cattolico si palesa,
dunque, in tutta la sua evidenza, lasciando intendere che una tale decisione
sia totalmente non ragionevole, almeno tanto quanto lo è chi desidera da non
cattolico che il proprio figlio sia istruito da cattolici, in istituti
cattolici, ma non cattolicamente.
È quella
doppiezza farisaica da cui proprio il Vangelo ha messo in guardia; è quella
fragilità umana che rende gli apostoli i primi traditori del Cristo; è quella
mancanza di forza della fede che legittima il durissimo ammonimento di Cristo
di cui la messa è incontro vivo, vivente e vivificante: «Chi mi rinnegherà
davanti agli uomini sarà rinnegato davanti agli angeli di Dio» ( Lc. 12,9 ).
http://www.tempi.it/spiacenti-siamo-cattolici-niente-messa-natale#.VmSKAtLhCt9
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