martedì 15 dicembre 2015

'io vivo come mi pare'

"Il terrorismo forse passerà, ma il problema dell'Occidente che non conosce più se stesso rimarrà"





Il cardinale Sarah: l'islamismo "ha trovato un ventre molle da colpire. Qui conta solo l'assunto 'io vivo come mi pare'"

Roma. "L’Europa è in pericolo perché ha dimenticato Dio, e di conseguenza la sua cultura, la sua storia, le sue radici, la sua identità. Il fenomeno del terrorismo di matrice islamica potrà anche essere un fenomeno temporaneo, tutti ce lo auguriamo, ma il problema di un Occidente che non conosce più se stesso rimarrà tragicamente anche dopo". A parlare è il cardinale Robert Sarah, prefetto della Congregazione per il Culto divino e la disciplina dei sacramenti, in una lunga intervista concessa all'agenzia in lingua tedesca Kath.net. Sarah tocca molti temi, dalla liturgia – le irregolarità nel cui ambito sono dovute "a un problema di fede", visto che "senza una chiara ecclesiologia eucaristica e una cristologia centrata nella santa messa è inutile parlare di 'riforma della riforma'" – al Sinodo sulla famiglia dello scorso ottobre. Ma è necessario partire da quanto avviene nel mondo sconvolto da quella "Terza guerra mondiale a pezzi" di cui più volte ha parlato il Papa. Il porporato guineano spiega che "l'unica via perché si realizzi una convivenza tra le religioni è che si instauri tra tutti un dialogo umano sui valori umani e morali che ci uniscono, come la dignità eminente della persona umana, la vita e la famiglia". Un dialogo teologico, invece, "mi sembra oggettivamente difficile", dice. Sarah va oltre, guarda i luoghi colpiti dagli attentatori a Parigi, tutti posti "che noi riteniamo espressione della 'vita': libertà, che spesso sfocia in anarchia; divertimento; spensieratezza. Ora mi chiedo: l’Occidente è solo questo? E’ solo poter godere di una libertà sfrenata? E’ per questo che tutti dicono 'Je suis Paris', senza capire cosa significhi veramente? Io credo proprio di no", osserva Sarah, che aggiunge: "Ed è questo che la degenerazione di una parte dell’islam, che si concretizza in maniera fallace nello spirito terroristico, colpisce: questi terroristi trovano un ventre molle da colpire, in cui l’assenza di Dio e di identità ci ha reso deboli e senza difese, e quindi neppure capaci di avanzare una proposta di vita positiva che non sia l’assunto 'io vivo come mi pare'". 

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Il problema è poi la "pretesa, spesso violenta, dell'occidente, di esportare questa sua decadenza anche in ciò che occidente non è. Ma chiedo: se la vita non ha non ha nella Verità il suo fine ultimo, ha senso vivere? Dunque io credo che possiamo ripartire solo facendo rientrare Dio nella nostra vita. Dobbiamo riuscire a rimettere Dio al centro dei nostri pensieri, al centro del nostro agire, al centro del nostra vita, all’unico posto che deve occupare, affinché il nostro cammino di cristiani possa gravitare attorno a questa roccia che è Dio, a questa solida certezza della nostra fede cristiana". La soluzione possibile? "Torniamo a pregare. Dobbiamo dare tempo a Dio".

Oggi, però, pare prevalere la necessità di seguire le mode del tempo. In tutti i campi: "Anche nella chiesa e tra molti sacerdoti, vescovi e cardinali, si ritiene che per andare incontro ai problemi del mondo ci si debba adeguare ad esso, ignorando la parola senza ambiguità di Gesù sull’indissolubilità del matrimonio e staccando, per misericordia, la pastorale dalla dottrina. E lo si fa per comodità, per non rischiare, per non apparire politicamente scorretti". Questo, afferma Sarah a Kath.net, "si chiama mondanità, che è quanto di peggio possa colpire i cristiani, laici o consacrati, ed è il pericolo a cui ci richiama sempre Papa Francesco. Consiglio a tutti una bella lettura, il romanzo 'Il potere e la gloria' di Graham Greene, per verificare quanto dico. Eppure proprio Gesù ci ha chiesto di essere 'nel' mondo, non 'del' mondo (Gv 15, 18-21). Oggi anziché affermare la bellezza di un sacramento come il matrimonio, la sua apertura alla vita, l’essere base della società di domani, ci incartiamo sulle cose che non funzionano. E’ come se io dicessi che è meglio non costruire una casa per paura del terremoto, pur avendo però gli strumenti per prevenirlo e per rendere quella casa più solida".

http://www.ilfoglio.it/chiesa/2015/12/11/il-terrorismo-forse-passer-ma-il-problema-delloccidente-che-non-conosce-pi-se-stesso-rimarr-tragicamente___1-v-135954-rubriche_c154.htm

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