lunga storia d’amore tra protestantesimo e modernismo
di Luca Fumagalli
Qualcuno ha scritto di recente
che la Riforma luterana ricorda molto da vicino il rinnovamento che si sta cercando di portare avanti all’interno della Chiesa.
Non si sta facendo altro che portare al suo tragico
epilogo la surreale teologia pastorale inaugurata negli ultimi decenni.
Si tratta di qualcosa di così abnorme che farebbe sorridere il
cattolico più smaliziato, se dietro non si nascondesse una volontà quasi
stalinista di riscrivere la storia.
Far passare Lutero per un pio
riformatore è qualcosa di intrinsecamente perverso. Nella gloriosa
storia della Chiesa, infatti, tanti veri riformatori hanno saputo
coniugare le istanze di rinnovamento con il rispetto dall’autorità
legittima, un’autorità non stabilita da un’assemblea democratica, ma
voluta da Cristo stesso. L’ubbidienza, come dimostra il caso di San
Francesco, è una virtù preziosa, l’unica che ha permesso a lui e ai suoi
fraticelli di distinguersi da tutta quella marmaglia ereticale che
appestava l’Europa medievale.
Lutero, al contrario, più che un
riformatore fu un rivoluzionario, un uomo che spaccò in due un
continente, tanto dal punto di vista religioso che politico. Poco
importano, dunque, le sue intenzioni: come ricorda il Vangelo – quello
che il monaco agostiniano ritradusse e mutilò per ingannare se stesso e
gli altri – un albero lo si giudica dai frutti. E quali furono i frutti
del protestantesimo? Non solo le guerre, la violenza e centinaia di
martiri, ma anche e soprattutto germi morali quali l’individualismo,
l’anarchia dottrinale e il rifiuto di ogni autorità. Il risultato è
sotto gli occhi di tutti: nei paesi del nord Europa, quelli a più lunga
tradizione protestante, l’unica religione che oggi sopravvive è
l’agnosticismo e le cifre di coloro che frequentano regolarmente una
funzione religiosa sono sempre più vicine allo zero.
Cosa ci sia di meritorio in
tutto questo rimane un mistero. Ma la vera insidia che si nasconde
dietro la riabilitazione di Lutero, dietro il dialogo a tutti i costi,
dietro l’ecumenismo più estremo, è quella che denunciava oltre un secolo
fa don Davide Albertario. Secondo il sacerdote lombardo voler cercare
nell’altro il bene sempre e comunque porterà un giorno i cattolici a
parlare in toni elogiativi persino di Satana: del resto, si dirà, era
pur sempre un angelo.
http://www.radiospada.org/2016/10/bergoglio-in-svezia-la-lunga-storia-damore-tra-protestantesimo-e-modernismo/?utm_campaign=shareaholic&utm_medium=facebook&utm_source=socialnetwork
Nessun commento:
Posta un commento