come la clinton tenta di infiltrarsi nella chiesa
di Emiliano Fumaneri
Wikileaks rivela le manovre dello staff di Hillary Clinton:
creare associazioni di “cattolici adulti” per infiltrare la Chiesa e
promuovere una rivoluzione culturale e dottrinale. Lo scopo e far
accettare l’agenda liberaldem su contraccezione, omosessualità, gender.
Ma ma non sono solo i Dem a cercare di manipolare l’insegnamento della
Chiesa e il comportamento politico dei cattolici: per questi ultimi
resta solo il dovere di «aprire una terza via».
La notizia ha del clamoroso. Il settimanale “The Catholic Herald” denuncia lo staff di Hilary Clinton
per aver operato, almeno dal 2012, al fine di promuovere una specie di
“primavera” nella Chiesa Cattolica (sul modello delle primavere arabe)
infiltrandola con agitatori. A questo scopo i Democratici avrebbero
creato dei gruppi di pressione interni per istigare una rivoluzione
culturale e dottrinale nella Chiesa, una rivoluzione capace di
propiziare l’accettazione della contraccezione, dell’omosessualità, del
gender, del sacerdozio femminile. In breve, un “cambio di paradigma” che
aprisse la Chiesa all’agenda liberaldemocratica.
È quanto emerge da alcuni “leaks”, in particolare dalla pubblicazione
delle email di John Podesta, cattolico organico al Partito Democratico e
responsabile della campagna elettorale della Clinton. Podesta confessa
di aver sostenuto due organizzazioni cattoliche per promuovere una
“rivoluzione” nella Chiesa.
In una mail del febbraio 2012 pubblicata da Wikileaks, Podesta risponde al suo vecchio capo e amico di Obama Sandy Newman a proposito di un auspicato cambio di linea nella Chiesa Cattolica.
In una mail del febbraio 2012 pubblicata da Wikileaks, Podesta risponde al suo vecchio capo e amico di Obama Sandy Newman a proposito di un auspicato cambio di linea nella Chiesa Cattolica.
Scrive Newman: «Ciao John, tutta questa controversia coi vescovi che si
oppongono alla copertura contraccettiva, anche se il 98% delle donne
cattoliche (compresi i loro partner coniugali) ha fatto uso della
contraccezione, mi ha fatto pensare». La polemica con l’episcopato è
quella sorta attorno all’Obamacare, la contestata riforma sanitaria
varata nel 2010 dall’amministrazione democratica che includeva
nell’assicurazione obbligatoria anche coperture per pratiche abortive e
anticoncezionali (e sulla quale pendeva il giudizio di costituzionalità
della Corte Suprema).
Sandy Newman invoca per questo una «primavera cattolica» (Catholic Spring)
in cui «gli stessi cattolici chiedono la fine di una dittatura
medievale, l’inizio di un po’ di democrazia e il rispetto
dell’uguaglianza di genere nella Chiesa Cattolica».
La «copertura contraccettiva», prosegue Newman, «è una questione sulla
quale questo potrebbe realizzarsi?», si chiede Newman. «I Vescovi senza
dubbio continueranno la battaglia. L’appoggio della Catholic Hospital
Association alla nuova politica dell’Amministrazione, assieme col “98%”,
può creare un’opportunità?».
«Naturalmente – prosegue Newman – questa idea rivela forse solo la mia
totale incomprensione della Chiesa Cattolica, del potere economico che è
in grado di far valere su suore e preti che su di lei fanno
assegnamento per mantenersi, ecc. Anche se l’idea non è assurda, non
ritengo di essere idoneo a farmi coinvolgere e nemmeno so come qualcuno
potrebbe “piantare i semi della rivoluzione” né chi potrebbe farlo. Mi
chiedevo solo… ”.
Qualche seme di sobillazione in effetti è già stato piantato, gli
replica Podesta: «Abbiamo creato i Catholics in Alliance for the Common
Good per organizzare un momento come questo. Ma penso che manchi la
leadership per farlo ora. Lo stesso vale per i Catholics United. Come la
maggior parte dei movimenti delle primavere, penso che dovranno
svilupparsi dal basso. Ne discuterò con Tara. Kathleen Kennedy Townsend
(ex vicegovernatore del Maryland e figlia primogenita di Bobby Kennedy,
il fratello di JFK; ndc) è l’altra persona da consultare».
La «Tara» a cui fa riferimento Podesta è presumibilmente Tara McGuinness,
veterana del Partito Democratico di famiglia cattolica e membro del
Center for American Progress, il think tank liberal fondato dallo stesso
Podesta. Sempre quello stesso anno, nel 2012, sulle colonne di “New Republic”
Tara McGuinness ha esortato i cattolici a sospendere le ostilità contro
l’amministrazione di Obama sul controverso tema del controllo delle
nascite e della salute riproduttiva. Si intuisce facilmente l’importanza
che poteva avere per i Democratici orientare a proprio favore
l’opinione pubblica dei cattolici americani. La “captatio benevolentiae”
di Tara, guarda caso, faceva leva proprio sull’argomento del «98% di
donne cattoliche» che usano la contraccezione.
È di tutta evidenza che a una simile “svolta” sono funzionali proprio
movimenti come i Catholics in Alliance for the Common Good (CACG,
Cattolici in alleanza per il bene comune), fondati nel 2005 da Tom
Periello. Il presidente dei CACG è tale Fred Rotondaro. Entrambi,
ricorda “Catholic Herald”, sono membri del Center for American Progress,
la creatura di Podesta.
Nel 2010 il “cattolico” Rotondaro invocava l’ordinazione sacerdotale
femminile: «Non ho mai visto alcuna motivazione razionale sul perché una
donna non possa essere sacerdote», scriveva sull’Huffington Post.
Sempre nello stesso articolo Rotondaro contesta la dottrina cattolica
sulla contraccezione e sostiene che «il sesso omosessuale viene da Dio»
chiedendosi se «qualche cattolico praticante sotto gli 80 anni»
condivida ancora la bislacca tesi del magistero cattolico sulla
immoralità del sesso scollegato dalla procreazione. Questa e altre
“perle” sembrano rendere pienamente ragione al giudizio di chi ha sempre
descritto i CACG come un “cavallo di Troia” creato per minare
l’insegnamento della Chiesa. Ma prima dei “leaks” di Podesta i legami
col Partito Democratico non erano così evidenti.
L’altro cavallo di Troia, ovvero i Catholics United, è stato fondato nel
2005 dagli attivisti democratici Chris Korzen e James Salt. Nel 2008 ii
Catholics United hanno denigrato i vescovi
che negavano la Comunione ai politici per il loro appoggio all’aborto
descrivendo la loro presa di posizione come «un vergognoso tentativo di
usare il sacramento cattolico della Comunione come arma politica».
Dopo le rivelazioni di Wikileaks appare evidente che questi organismi di
rispondono a una raffinata operazione di propaganda conosciuta come “astroturfing”,
un termine forgiato in Usa negli anni Ottanta. Con questa tecnica si
intende la creazione a tavolino di un consenso dal basso a favore di un
prodotto, di un’idea, di un candidato alle elezioni.
Il termine prende il nome da “AstroTurf”, un’erba artificiale prodotta e
commercializzata su larga scala dalla Monsanto. Il primo a impiegarlo
fu un senatore texano che, insospettito da una intensa campagna di
lettere da parte delle assicurazioni, parlò di “astroturfing” come
sinonimo di “corrispondenza organizzata”.
Le manovre di “astroturfing” si avvalgono spesso di individui pagati per
produrre artificialmente un’aura positiva intorno all’oggetto da
promuovere. Nulla impedisce naturalmente che agiscano anche da sicofanti
in operazioni di killeraggio mediatico tese a screditare l’immagine del
“nemico”.
Non è la prima volta che Wikileaks fa emergere infiltrazioni e manovre
lobbistiche tese a fomentare una sollevazione progressista nella Chiesa.
Prima era toccato uno scambio di mail tra Podesta, Jennifer Palmieri, responsabile della comunicazione per la campagna di Hilary Clinton, e John Halpin (organico al Center for American Progress).
Uno scambio nato da un articolo del “New Yorker” su Rupert Murdoch nel
quale si faceva notare come il magnate televisivo e Robert Thomson,
allora direttore editoriale del Wall Street Journal, fossero cattolici.
In una mail del 2011, Halpin scrive: «Molti dei più potenti componenti
del movimento conservatore sono tutti cattolici (molti convertiti),
dalla SC (un probabile riferimento alla Corte Suprema; ndc) e dai think
tank fino ai mass media e alle associazione».
Per Halpin l’impegno di questi cattolici nella fila del conservatorismo
americano testimonia la loro cattiva interpretazione del cattolicesimo
politico. Si tratta, sentenzia il lobbista, di uno «sbalorditivo
imbastardimento della fede». Costoro, sempre secondo Halpin, sarebbero
«totalmente all’oscuro del cristianesimo democratico» nonché attratti
«dal pensiero sistematico e da relazioni di genere rigorosamente
arretrate». Jennifer Palmieri concorda col collega: «Immagino che
pensino che una religiosità politicamente conservatrice sia quella più
accettabile socialmente. I loro ricchi amici non comprenderebbero se
diventassero evangelici».
«Ottima osservazione», replica Halpin: «Possono buttare lì un po’ di pensiero “tomistico”, di “sussidiarietà”, e apparire sofisticati perché nessuno sa di che diavolo stiano parlando».
«Ottima osservazione», replica Halpin: «Possono buttare lì un po’ di pensiero “tomistico”, di “sussidiarietà”, e apparire sofisticati perché nessuno sa di che diavolo stiano parlando».
Certo, notizie come queste stupiscono solo chi ignora l’esistenza e
l’importanza della guerra psicologica. In particolare la strategia
americana si ispira al concetto militare di full spectrum dominance
(dominio dell’intero spettro). Secondo questa teoria le forze armate
statunitensi devono ottenere il controllo pieno e simultaneo delle
cinque dimensioni dello spettro del campo di battaglia (terra, mare,
aria, spazio extra-atmosferico e cyberspazio, che comprende anche le
operazioni informative, di propaganda e di guerra psicologica). La
strategia di dominio dell’intero spettro fa ampio uso dello smart power, una combinazione tra l’uso della forza (hard power) e il potere di persuasione (soft power, ovvero una sottile forma di propaganda).
Così il perseguimento di obiettivi statunitensi viene mascherato da
protezione di diritti universali. In questa strategia rientra anche
l’appoggio a movimenti e associazioni che “promuovono la democrazia” in
quegli stati in cui, nell’ottica di Washington, è auspicabile un cambio
di regime. Le mail pubblicate da Wikileaks mostrano che anche un
organismo sui generis come la Chiesa Cattolica è integrato
nelle strategie di intelligence americane. Essa appare al tempo stesso
come luogo di raccolta delle informazioni e come luogo dove esercitare
sofisticate operazioni informative-disinformative e psicologiche.
Se qualcuno credesse che solo i Democratici cerchino di manipolare gli stati d’animo dei cattolici, temiamo che costui si ingannerebbe. Per convincersi del contrario basta leggere quanto scrive il saggista americano E. Michael Jones in un articolo che denuncia l’«operazione nera» mirata ad accattivarsi l’appoggio cattolico alla guerra irachena del 2003 (“Manipulating Catholic Support for the War: The Black Operation Known as ‘Conservatism’”).
Se qualcuno credesse che solo i Democratici cerchino di manipolare gli stati d’animo dei cattolici, temiamo che costui si ingannerebbe. Per convincersi del contrario basta leggere quanto scrive il saggista americano E. Michael Jones in un articolo che denuncia l’«operazione nera» mirata ad accattivarsi l’appoggio cattolico alla guerra irachena del 2003 (“Manipulating Catholic Support for the War: The Black Operation Known as ‘Conservatism’”).
È così che nel marzo del 2003, mentre le truppe americane cominciano ad
ammassarsi ai confini dell’Iraq, appare sul “Wall Street Journal” un
articolo a firma di Rod Dreher, che si identica come “cattolico”
esortando i suoi correligionari a non prestare ascolto a papa Giovanni
Paolo II – contrario all’avventura irachena – perché con lo scandalo
della pedofilia dei preti la Chiesa avrebbe perso in credibilità.
Nel 2003 Rod Dreher è un giornalista 27enne che lavora per “National
Review” (un giornale su cui pesano sospetti di infiltrazioni
dell’intelligence). Il suo articolo è tutto un sibilo velenoso: «Perché
gli scandali degli abusi sessuali non hanno agitato il Vaticano come ha
fatto la guerra?». Una insinuazione odiosa, screditante, preludio della
stoccata successiva: «I cattolici non sono obbligati ad essere d’accordo
col Papa su questa materia. La legittimità o l’illegittimità di questa
di qualunque guerra particolare è una questione opinabile… Il 50% dei
cattolici americani che in questo campo stanno dalla parte del loro
Presidente, e non del loro Papa, non per questo sono meno cattolici». La
propaganda, di qualunque colorazione politica, sembra avere un debole
per l’argomento “percentuale” (è la tattica psicologica del
“granfalloon”, che fa leva sulla forza del numero per spingere una
minoranza ad adeguarsi all’opinione dominante).
Il “cattolico” Dreher concludeva la sua vergognosa articolessa ricordando quanto fosse «impressionante vedere il Presidente Bush, responsabile della salvaguardia di 280 milioni di americani dai terroristi e dagli stati terroristi, che viene ripreso […] da una Chiesa che non ha intenzione di proteggere i bambini dai suoi stessi preti canaglia e dai vescovi che glielo consentivano».
Sei giorni dopo, David Frum sul “National Review” rincarava la dose attaccando i paleoconservatori come Pat Buchanan contrari all’invasione dell’Iraq, che dipinge come traditori.
Sono solo alcuni esempi, osserva E. Michael Jones, «di un fuoco di
sbarramento propagandistico lanciato dai neoconservatori per silenziare
le critiche interne alla guerra in Iraq di George W. Bush». Si è
trattato di una operazione di delegittimazione in piena regola: «Un
fuoco di sbarramento mirato a conquistare l’appoggio cattolico alla
guerra attraverso l’indebolimento dell’influenza e dell’autorità della
Chiesa, che si opponeva in massa alla guerra».
Papa Francesco non parla a caso quando evoca le “colonizzazioni ideologiche”. Esistono effettivamente gruppi di potere e apparati che aspirano a mobilitare masse di persone – come i cattolici, ad esempio – a sostegno di politiche governative o di agende di partito. Esistono per colonizzare queste masse, per dividerle secondo linee di frattura e conquistarle (l’antico metodo del “divide et impera”). Lo scopo che si prefiggono non è altro che, cinicamente, quello di usarle come inconsapevoli pedine di qualche strategia di potere. E per fare questo non esitano ad arruolare e a mettere in campo “cattolici” pronti a ostentare la propria “cattolicità” solo per scagliarsi contro il Papa.
Come non vedere, dietro a questi oscuri giochi, il marchio del principe di questo mondo?
(Versione leggermente modificata di un articolo apparso su “La Croce Quotidiano” del 15 ottobre 2016)
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