venerdì 5 aprile 2013

quanta cura

BENEDETTO XVIII
Quanta cura in cordibus nostris




Noi crediamo in fede che per rispondere veramente a questa di­vina chiamata ed essere per divina volontà Vicario di Cristo in terra è necessario governare la Chiesa, perchè questa è la missione a Noi affidata; questo il ministero al quale Gesù Cristo ci ha chiamati. Non possiamo e non dobbiamo lasciarCi governare dalle forze umane, dai poteri e dalle alleanze interne. Una volta chiamato al proprio ministero apostolico Pietro sarà governato solo dalla forza dello Spirito Santo e a Dio dovrà rispondere per le sue parole, per le sue opere e per Ie sue eventuali omissioni di governo pastorale.

Il Romano Pontefice sceglie e chiama fidati e competenti collaboratori a proprio servizio concedendo a loro poteri e deleghe per essere coadiuvato al meglio nel proprio governo pastorale, ma non può delegare a nessuno il governo della Chiesa; non può rinunciare per alcun motivo a governarla, nè sottrarsi all'occorrenza al dovere di recidere degli arti infetti che possano compromettere la salute dell’intero corpo vivo della Chiesa di Gesù Cristo Nostro Signore.

Le cellule tumorali sparse oggi all’interno di una società ecclesiale che appare talvota quasi morente, rischiano di compromet­tere l'essere stesso della chiesa intesa come strumento di salvezza 34, facendo sanguinare il suo corpo dal capo sino ai piedi.

Non possiamo rimanere inerti e immobili, poichè animati da un'idea laica di misericordia e da un'idea altrettanto falsa di carità che non trovano fondamento alcuno nel sacro deposito della di­vina rivelazione, dove in nome della vera misericordia e della ca­rità perfetta si è chiamati all’occorrenza ad amputare arti infetti, evitando così che possano diffondere cancrena e porre a rischio la salute del corpo intero.

Il metodo per sanare il corpo ammalato della Chiesa, che sin dalla sua nascita deve combattere col mistero del male che accompagna l’uomo sin dall’alba dei tempi, ci è indicato dalle parole dello stesso Signore Gesù:

Se il tuo occhio destro è motivo di scandalo cavalo e gettalo via da te: ti conviene infatti perdere una delle tue membra, piuttosto che tutto il tuo corpo venga gettato nella Geenna. E se la tua mano destra ti è motivo di scandalo, tagliala e gettala via da te: ti conviene infatti perdere una delle tue membra, piuttosto che tutto il tuo corpo vada a finire nella Geenna“ 35

Di questa pagina non va eluso il senso vero e profondo, perchè amorevolezza e carità evangelica risiedono nella verità e nella giustizia che trae divino fondamento dall’evento storico, reale e fisico del Dio incarnato, morto e risorto. Soprassedere su degli arti gravemente infetti non è senso di amorevolezza, non è senso di carità. E’ dannosa e omissiva mancanza di vera carità, per la quale saremo chiamati e rendere seriamente conto a Dio.
Ecco allora che la decisa amputazione finisce con l'essere e col divenire l'atto più perfetto di carità, per il bene del corpo della Chiesa e delle membra vive del Popolo di Dio.

Questa è la strada che Noi intendiamo seguire in questo particolare momento storico, per la salute e la salvezza della Chiesa chiamata per sua istituzione divina e vocazione a essere strumento di salvezza tra gli uomini.

Invocando su di Noi la protezione degli Angeli e dei Santi, auspichiamo il ripristino del senso cristologico ed evangelico di una autentica e profonda comunione ecclesiale, affinchè non nascano più ribellioni e ulteriori fratture interne, evitando cosi che possa compiersi nella nostra amata Chiesa cio che l'Apostolo scongiura:
"Voi infatti, fratelli, siete chiamati alla libertà. Purchè questa libertà non divenga un pretesto per vivere secondo la carne, ma mediante la carità siate a servizio gli uni degli altri. Tutta la legge in­fatti trova la sua pienezza in un solo precetto: «Amerai il prossimo tuo come te stesso». Ma se vi mordete e vi divorate a vicenda, badate almeno di non distruggervi del tutto gli uni gli altri 36.

Per questo, amati fratelli e sorelle dilettissime, Noi saremo la prima persona, in Nostra qualità di Vescovo di Roma, ad applicare queste disposizioni nella Diocesi e nella Curia Romana, ritenendo per divino ministero compito Nostro primario di agire, non più di affidare periodiche parole inascoltate al vento.

Domandiamo a tutti i fedeli dell’Orbe Cattolica, in particolare ai fedeli della Nostra amata Diocesi di Roma, attraverso la quale siamo chiamati a dare l'esempio di buon governo pastorale a tutti i Nostri Fratelli Vescovi, di sostenere e di confortare con le loro preghiere il delicato e difficile ministero del Successore di Pietro, devoto Servo del Vangelo di Gesù e Servo dei Servi di Dio.

34 Cl. Costituzionc Dogmatica Lumen Gentiurn, I.
35 Vangelo di San Matteo 5,29-30.
36 Lettera di San Paolo Apostolo ai Galati: 5,13-1 5.

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