lunedì 29 aprile 2013

papa bergoglio

Un ritratto di Papa Francesco 

Matteo Donadoni



IRRIVERENTEMENTE DEFINITO (DA ME) PAMPERO DE DIOS
(OVVERO DEL VIGORE EVANGELICO DI UN VESCOVO VESTITO DI BIANCO E UN PO' DESCAMISADO)

«No te olvides nunca de mis grasitas».
(Invito a non dimenticarsi dei suoi poverelli, che Evita rivolse a Peròdal letto di morte)

PREMESSA ETIMOLOGICA O VOCABOLARIO
Descamisados: letteralmente "scamiciati", nell'accezione usata, seguaci di Peròn, peronisti.
Grasa: termine dispregiativo per indicare le persone di umile condizione sociale e scarsa cultura; grasita è un vezzeggiativo, indica un tono affettuoso.
Pampa: parola in lingua quechua per "pianura".
Villas miserias: quartieri poveri e malfamati, con alto tasso di criminalità.

Il termine pampero fu introdotto dai conquistadoresspagnoli dell'area del Rio de la Plata. I coloni spagnoli, infatti, erano tormentati da un vento forte, secco, freddo (o caldo) e tempestoso, proveniente dall'interno del continente, cioè dalle pampas, le fertili praterie argentine.
Ora, questo, può sembrare un accostamento irriverente e paradossale, e forse lo è, ma a Bergoglio, che pare sia membro della Sociedad Chestertoniana Argentina, e che ha scelto di incarnare il paradosso di un Papa gesuita di nome Francesco, credo che piacerebbe. Infatti, che sia un forte vento per la Chiesa è ormai chiaro a chiunque, anche in tutti i peggiori bar di Caracas, ma il suo non sarà un vento freddo, sarà forte contro il male e di tenerezza per chi lo ama. Bergoglio è un uomo di grande forza pastorale, dotato di una sana "aggressività apostolica"che è lo stile con il quale si esprime, e non avpaura di annunciare con vigore e saggezza Cristo ed il Vangelo.
Per capire la personalità di Papa Francesco, non facilmente decifrabile tramite canoni europei, credo sia necessario tenere presente alcuni dati culturali emergenti dalla formazione e dalla provenienza argentina i tratti caratteriali propri della persona umanaBergoglio ha una forma mentis gesuitica e un'anima francescana, un cuore argentino e un fegato peronista, come del resto la maggior parte dei suoi connazionali: se, come tante Evita Duarte, le argentine possono spezzarti il cuore con un solo sguardo infuocato, gli argentini sono orgogliosi e determinati come i loro straordinari cavalli criolli.
Forse definire il Santo Padre peronista può suonare disdicevole nell'Europa del politically correct, e forse Bergoglio non lo è o non lo è più, ma in Argentina il dibattito è vivace. La figura del presidente Peròn fu certamente sui generis: cercò la terza via fra capitalismo e marxismo; diede ospitalità a rifugiati nazisti, ma non vi era traccia di antisemitismo in lui; ebbe a cuore il destino dei poveri, ma non era spinto da ideologie socialiste. Hugo Alconada Mon, giornalista de La Nacion, quotidiano letto da Bergoglio, ha riportato l'episodio in cui il giovane Bergoglio esibì in classe il distintivo del movimento peronista e si beccò una sospensione di alcuni giorni. Pare che ebbe simpatie per il peronismo cattolico, prima dell'avvento dei montoneros, i cosiddetti peronisti di sinistra che misero a ferro e fuoco l'Argentina. Infatti dichiara: «Peròn voleva servirsi delle tesi della Dottrina sociale della Chiesa e finì per introdurne molte nella sua attività politica governativa. Monsignor De Carlo, il vescovo di Resistenciafu molto vicino alla coppia Peròn. Di fronte alle accuse di essere filo-peronista rispondeva: "Non è De Carlo peronista, ma Peròn ad essere decarlista"» (cfr "Il Cielo e la Terra", dialoghi tra Jorge Bergoglio e Abraham Skorka). Non sappiamo se sia o no distributista, in ogni caso è indubbio che di quella terza via tra marxismo e capitalismo qualche cosa è rimasto nella visione politico-economica del Papa. Di certo sono (sospirate) parole del Pontefice «Ah, come vorrei una Chiesa povera e per i poveri».
D'altra parte Papa Francesco era apparso subito senza la mozzetta, un po' come aveva fatto san Francesco, denudandosi degli abiti del padre. Ma, qualcuno ha fatto notare, come fece anche Peròn, togliendosi la giacca dal balcone della Casa Rosada, restando descamisado. Tuttavia, il fatto non va frainteso, né applicato alla liturgia, perché l'arredo liturgico non è semplice forma, è rendere giusto onore alla gloria di Dio. Ha voluto precisare subito il Papa: «Dalla bellezza di quanto è liturgico, che non è semplice ornamento e gusto per i drappi, bensì presenza della gloria del nostro Dio che risplende nel suo popolo vivo e confortato». E' giusto dare ad ogni cosa la giusta collocazione ed importanza, volere una Chiesa povera, non clericale e non ideologizzata, non significa distruggerla.
Benedetto XVI nella rinuncia al Pontificato ha parlato delle sfide che la Chiesa ha davanti della grande forza necessaria per affrontarle. La sfida della fede, la nuova evangelizzazione dell'Europa, la cui cultura teologica è quella di certi biblisti, che, accettando acriticamente il metodo inventato dal protestantesimo (cosiddetto storico-critico, in realtà agnostico), hanno vivisezionato la Parola di Dio come se non fosse fondamentale in quanto tale -, per cui purtroppo a volte si ha l'impressione che ciò che ciresta di vero siano solo le note del biblista! Tuttavia, come dice il filosofo inglese Roger Scruton«la cristianità ha creato l'Europa, l'Europa ha cristianizzato il mondo, oggi le élite europee hanno rifiutato la cristianità, per questo l'elezione di Bergoglio sarà l'occasione di una rievangelizzazione dell'Europa attraverso un gesuita argentino».
Bisogna rimettere ordine: prima la fede, poi la morale; prima l'annuncio della Novella, del kerigmapoi le opere, che derivano dalla sua accettazione. E questa è la grande, perenne sfida della carità,che dalla fede derivaLeggiamo nel Vangelo di Luca: «Gli fu dato il rotolo del profeta Isaia; apertolo trovò il passo dove era scritto: "Lo Spirito del Signore è sopra di me; per questo mi ha consacrato con l'unzione, e mi ha mandato per annunziare ai poveri un lieto messaggio, per proclamare ai prigionieri la liberazione e ai ciechi la vista; per rimettere in libertà gli oppressi, e predicare un anno di grazia del Signore". Poi arrotolò il volume, lo consegnò all'inserviente e sedette. Gli occhi di tutti nella sinagoga stavano fissi sopra di lui. Allora cominciò a dire: "Oggi si è adempiuta questa Scrittura che voi avete udita con i vostri orecchi"». (Luca 4,17-21)
Infatti, già nel 2002, durante la grave crisi Argentina, per cui si moriva letteralmente di fame, invece di rispondere alle sfide del presente con un documento su debito esterogiustizia sociale o ricette economiche, i Vescovi argentini hanno offerto a tutti i fedeli l´umile e trascurato Catechismo della Chiesa CattolicaIl perché lospiegò l´arcivescovo di RosarioEduardo Vicente Mirás:«Fatti come la morte per fame di tanti bambini avvengono nella nostra società anche perché non si conosce né si mette in pratica la dottrina di Cristo. Per questo il Catechismo ha valore: ci fa conoscere questa dottrina e ci permette di avere una conoscenza chiara della dignità dell´uomo». Considerazione a cui l'allora arcivescovo di Buenos Aires Jorge Bergoglio, aggiunse«Per questo presentiamo il messaggio del Catechismo così com'è. Colui che lo segue si salva e salva gli altri. Siamo consapevoli della sofferenza del nostro popolo, siamo consapevoli del fatto che molti bambini non possono terminare il primo ciclo d'istruzione per mancanza delle necessarie proteine. Siamo consapevoli che negli ospedali manca l'essenziale per la salute della gente. Presentare il messaggio di Gesù Cristo significa tracciare il cammino che Egli ha tracciato. Per esser degni della Sua dignità. E diciamo: ogni persona del nostro popolo ha diritto a vedere rispettata questa dignità e non a vederla calpestata. Calpestare la dignità di una donna, di un uomo, di un bambino, di un anziano è un peccato grave che grida al Cielo». Infatti, che Bergoglio andasse nelle villas miserias non fa di lui un contestatore teologico. Anzi, sul piano della morale e della catechesi è del tutto allineato alla tradizione: «L'eredità, la tradizione non si negozia. Il contenuto di una fede religiosa può essere approfondito dal pensiero umano, ma quando questo approfondimento entra in collisione con l'eredità, allora diventa eresia». Il Papa è magister e custos fidei, custode e maestro della fede, il restopotrebbe essere tutto accessorio, eppure Francesco dice:«Non dimentichiamo mai che il vero potere è il servizio» e «non dobbiamo avere paura della bontà, anzi neanche della tenerezza! […]Nei Vangeli, san Giuseppe appare come un uomo forte, coraggioso, lavoratore, ma nel suo animo emerge una grande tenerezza, che non è la virtù del debole, anzi, al contrario, denota fortezza d'animo e capacità di attenzione, di compassione, di vera apertura all'altro, di amore».

La tenerezza di cui el jesuita Francesco è simbolo, dunque, denota grande forza interiore e, come il vento delle pampas, in questi primi giorni di pontificato ha già fatto capire che misericordia e tenerezza sono le insegne degli uomini forti, di chi come lui fa presa sulla vita e sa indicare la retta via. Seguendolo «sentiremo la sua tenerezza, sentiremo il suo abbraccio e saremo anche noi più capaci di misericordia, di pazienza, di perdono, di amore».

Matteo Donadoni

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