Comunione senza fede comune?
Nell'ottica del modernismo la fede non è più da trasmettere, è da adattare. È così che la si modulerà, la si definirà la si trasformerà perché diventi gradevole alla mondanità. Non è più l'uomo che si lascia modellare dalla fede, è la dottrina che si trasforma per adattarsi ai desideri dell'Uomo "moderno".
Una delle grandi preoccupazioni dei cattolici sentimentali - o liberali - è di sapersi "in comunione". È un presupposto elementare, direbbero alcuni, ad ogni cattolico essere in comunione col Papa e con la Chiesa intera.
Però quanto spesso in molti utilizziamo un termine che acquista un significato diverso e la parola "comunione" nel suo concetto è un esempio della rivoluzione teologica moderna: alcuni teologi progressisti vi vedono il nodo centrale della nuova ecclesiologia.
Il Concilio ha voluto mettere l'Uomo al centro delle sue preoccupazioni, al centro della Chiesa, al centro della liturgia. Dio è causa e fine di ogni cosa, mentre la Chiesa è il mezzo che Dio dà all'umanità per realizzare la sua salvezza affidandole il deposito della Fede, Fede necessaria per la salvezza. Questo è il solo e unico scopo della Chiesa: trasmettere la Fede.
Tutte le leggi, tutte le strutture, tutte le decisioni della Chiesa sono al servizio di questo unico scopo: donare la fede. Qui prende senso il ruolo del Papa, come servo dei servi di Dio, Papa che non detiene un'autorità ordinata per se stessa, ma per la salvaguardia del patrimonio ricevuto.
Ed è qui tutto il senso della "comunione della Chiesa", i battezzati che condividono una stessa fede e le grazie che ne scaturiscono.
L'appartenenza alla Chiesa non è che conseguenza data dal Battesimo, e da questa appartenenza traiamo il grande beneficio della Comunione dei santi, magnifica realtà dell'economia della salvezza che permette questa grande carità tra i membri della Chiesa.
L'ottica del modernismo è tutt'altra. La fede non è più da trasmettere, è da adattare. È così che la si modulerà, la si definirà la si trasformerà perché diventi ammissibile per coloro che non la condividono. Non è più l'uomo che si lascia modellare dalla fede, è la dottrina che si trasforma per adattarsi ai desideri dell'Uomo "moderno".
Diventa allora difficile parlare di unità quando le credenze divergono. Quale avvenire per la Chiesa garante di questa unità nella fede? Si è introdotto il concetto di "comunione", della "chiesa comunione", in cui l'appartenenza ad una struttura ecclesiale diviene la causa di appartenenza alla Chiesa e non più la conseguenza.
È così che la rivoluzione progressista si è imposta: sotto copertura dell'autorità, sotto copertura dell' importanza della "comunione", si è assistito ai deliri più stravaganti.
Quid della fede? Questo non è più l'oggetto. Qualunque sia l'argomento, vi si ritorcerà che bisogna "essere in comunione". È così che la "comunione" si fa senza il presupposto della condivisione della stessa fede.
È importante essere in comunione con la Chiesa? Tutto dipende dal senso dato a questa parola.
Se comunione per voi significa adesione alla fede cattolica piena e intera senza intralci, senza ambiguità, senza alterazioni, con la sottomissione della vostra volontà e della vostra intelligenza al dono di Dio ricevuto al momento del Battesimo, allora di fatto la questione non si pone più perché voi siete in piena comunione con la Chiesa militante, purgante e gloriosa, siete nella Comunione dei santi.
Se comunione per voi significa riconoscimento visibile che ha come oggetto primario essere riconosciuti in una struttura mettendo in secondo piano il deposito della fede, accettandone all'occorrenza qualche ostacolo, ambiguità o alterazione, il vostro spirito si è già lasciato corrompere dal veleno.
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