sabato 20 aprile 2013

IV Domenica di Pasqua anno C

Traccia omiletica
IV Domenica di Pasqua anno C


Il tempo di Pasqua ci aiuta a vivere i primi passi del nostro cammino da “risorti”: “se siete risorti con Cristo cercate le cose di lassù” dice l’ Apostolo (Col 3,1-4); “Fratelli, non sapete che un po’ di lievito fa fermentare tutta la pasta? Togliete via il lievito vecchio, per essere pasta nuova, poiché siete àzzimi. E infatti Cristo, nostra Pasqua, è stato immolato! Celebriamo dunque la festa non con il lievito vecchio, né con lievito di malizia e di perversità, ma con àzzimi di sincerità e di verità. (1 Cor. 5, 6-8); “ Se hanno perseguitato me perseguiteranno anche voi” ( Gv 15, 20). "Fate attenzione: guardatevi dal lievito dei farisei e dei sadducei!" (Mt 16, 6.12). Anche per i primi cristiani tutto ciò non è stato facile, né scontato nonostante si dica che mettevano ogni cosa in comune ed avevano un cuore solo ed un‘ anima sola (At 4,32).  
Oggi la prima lettura ci parla dei successi apostolici di Paolo e Barnaba ad Antiochia di Pisidia, che però sono prontamente turbati dall’ invidia dei Giudei che rifiutano la Parola di Dio e di conseguenza si auto-escludono dalla salvezza e suscitano una persecuzione contro la fede, non senza la collaborazione di donne pie di alto rango. Paolo e Barnaba non si lasciano intimorire ed annunciano il nucleo centrale del vangelo: Gesù è risorto, la promessa si compie per tutte le genti.
I discepoli erano pieni di gioia e di Spirito santo.  Provano una grande gioia in mezzo alle avversità. Pare che per l ‘autore degli Atti degli Apostoli ci sia una stretta correlazione tra la gioia e lo Spirito santo. La gioia è una caratteristica del Regno di Dio. Il regno di Dio non è questione di cibo o di bevanda ma è pace, gioia nello Spirito santo (Rm 14, 17-19 ). La gioia cristiana, come la pace che è donata dal Cristo (Gv 14,27-31a) non è qualcosa che si possa ottenere artificiosamente, deriva dall’ intima persuasione di compiere la volontà di Dio, e di essere partecipi della morte, nelle mortificazioni, di Cristo, così come della sua vittoria pasquale. La gioia costituisce un elemento essenziale della Testimonianza cristiana. 
Ma tutte queste ostilità porteranno alla dolorosa conseguenza della separazione della Sinagoga dalla Chiesa. Seguire Cristo comporta anche delle scelte, perché chi non è con noi è contro di noi (Mc 9,40), non sono venuto a portare la pace ma la guerra (Mt 10, 34 ). Cristo è luce per illuminare le genti e gloria di Israele, e così saranno svelati i pensieri di molti cuori (cfr Lc 2, 32). Non ha forse detto il Signore inviando gli Apostoli: “Andate in tutto il mondo, annunciate il Vangelo ad ogni creatura e battezzandola, … chi crederà e sarà battezzato sarà salvo, ma chi non crederà sarà condannato?” (Mc 16,16). Tuttavia spesso coloro che non credono sono i più vicini: “Venne fra la sua gente ma i suoi non l’ hanno accolto (Gv 1,11)”.
Anche la seconda lettura ci parla della moltitudine delle genti chiamate alla Fede. I sette sigilli ci ricordano i sette giorni della creazione, al sesto giorno, quello della creazione dell’ uomo, corrisponde il sesto sigillo: la salvezza dell’ umanità. Dapprima viene distrutto il male ( 6, 12-17), poi appaiono i 144.000 di Israele segnati con il Tau (la Croce), ed infine una moltitudine di ogni provenienza, razza, popolo e lingua, come contempliamo nella Liturgia della Festa di tutti i Santi. Costoro portano le palme del martirio nelle mani, perché sono passati attraverso la grande tribolazione della persecuzione, ma anche della Passione di Cristo cui sono stati uniti nel Battesimo, infatti sono avvolti in vesti candide.
Questa domenica è detta anche del Buon Pastore, infatti la breve pericope evangelica ci parla di Lui. Siano in inverno, e si celebra la festa della Dedicazione, Gesù passeggia nel Tempio mentre un gruppo di giudei lo sollecita a rivelare se sia veramente lui il messia o no. Già prima persone semplici e di buona volontà quali la samaritana ed i cieco nato avevano intuito la vera identità di Gesù. Ma gli interlocutori di ora sono imbarazzati e indisposti. Per cui il brano evangelico fa seguito ad una richiesta minacciosa dei giudei: “se sei il Cristo dillo a noi apertamente” (Gv 10, 24); Gesù dovrebbe essere smascherato. E si cerca di strappare dalle sue labbra un’ affermazione inequivocabile per poterlo poi lapidare. Egli non si sottrae, ma la sua risposta si declina su due livelli distinti: 1) quello delle disposizioni interiori necessarie per poter incontrare la Verità; 2) Sul piano della Scrittura che non può essere contestata.
Ma perché i giudei si rifiutano di accogliere Gesù? Gesù li invita a prendere in considerazione le sue opere. Tuttavia essi lo rifiutano perché sono in disaccordo col suo messaggio. Il piano divino di salvezza non concorda col loro sistema di valutazione. Per l’ atto di fede e per la sua qualità è necessario che si accetti la preparazione della grazia.
Nessuno le strapperà dalla mia mano (Gv 10, 28 ). Il signore dispiega tutta la sua forza per difendere il suo gregge, ma allora perché il misterim iniquitatis anche all’ interno dei fedeli e tante apostasie?  Dio rispetta la nostra libertà come il padre del Figliol prodigo. Se noi manchiamo di fede, Lui però rimane fedele ( 2 Tim 2, 13 ). Ognuno di noi ha il potere diabolico non solo rifiutare il Cristo, ma anche di rinnegarlo dopo avere aderito a Lui.

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