un nuovo catechismo.
Messaggio al Papa
“Permanere nella verità di Cristo”, questo il titolo del convegno internazionale che si è tenuto a Roma all’Angelicum organizzato, in previsione dell’apertura del Sinodo sulla Famiglia, da La Nuova Bussola Quotidiana,dal mensile Il Timone, dalla rivista francese L’Homme Nouveau dalla testata online spagnola Infovaticana e dal centro di riflessione antropologica Dignitatis Humanae Institute .
Fra i relatori l’arcivescovo di Bologna Carlo Caffarra, padre sinodale nominato da Papa Francesco, e l’arcivescovo Raymond Leo Burke, cardinale patrono del Sovrano ordine di Malta. Entrambi sono fra l’altro freschi di nomina quali membri della Congregazione per le Cause dei Santi sempre per volontà di Bergoglio. Conservatori, entrambi tenaci oppositori della linea Kasper- Forte, hanno ribadito in pratica le loro posizioni sulla Pastorale della Famiglia al centro dei lavori dell’imminente Sinodo che si aprirà il 5 ottobre in Vaticano.
Ad ascoltarli in sala anche un ospite d’eccezione, il cardinale africano Robert Sarah autore del libro O Dio o Niente che ha ricevuto le lodi del Papa emerito Benedetto XVI ma che, a sentire i bene informati, avrebbe infastidito molto Francesco proprio perché incentrato su una rigida, indiscutibile difesa della dottrina della Chiesa e su una condanna senza appello verso la teoria gender. Caffarra nel suo intervento ha focalizzato l’attenzione soprattutto su quel primato della misericordia continuamente evocato da Bergoglio. Un principio pienamente condiviso dall’arcivescovo di Bologna, il quale però ha sottolineato pure l’esigenza di “curare le ferite” attraverso la “giusta cura”.
Come dire; il paziente, in questo caso il peccatore, deve sempre essere accolto e curato, ma bisogna stare ben attenti a non sbagliare la medicina. E per l’illustre porporato oggi è assolutamente necessario rispondere con vigore alla grande sfida del mondo contro la Chiesa, o meglio al tentativo di uniformare la Chiesa ai suoi dogmi relativisti.
Una sfida che, secondo Caffarra, si manifesterebbe soprattutto nel tentativo di equiparare le nozze gay alla famiglia naturale. Una sfida che la Chiesa è chiamata a vincere ma non cercando mediazioni sull’argomento, bensì rimanendo fedele al Vangelo e al principio naturale dell’unione fra un uomo ed una donna. Porte chiuse dunque alle unioni fra persone dello stesso sesso, perché, è l’opinione del cardinale grande amico di Giovanni Paolo II e da questi molto stimato, accettare mediazioni significherebbe arrendersi al relativismo etico. Il quale relativismo, ha cercato di demolire la sacralità del matrimonio proprio inserendo e rendendo legittimi legali affettivi alternativi.
Poi c’è il capitolo della comunione ai divorziati risposati. Caffarra non chiude le porte a possibili soluzioni, ma ribadisce pure come il bisogno di misericordia non debba fare rima con l’accettazione di stili di vita errati. Il tema della riammissione dovrà essere dunque adeguatamente ponderato al fine proprio di evitare “medicine” sbagliate e controproducenti.
La vera sfida del Sinodo a detta dell’arcivescovo dovrà essere quella di proporre un “nuovo catechismo delle famiglie” capace di far riscoprire alle giovani coppie la bellezza e l’unicità del matrimonio; coppie che dovranno essere accompagnate durante la delicata fase del fidanzamento ma ancora di più dopo le nozze.
Il matrimonio insomma dovrà tornare ad essere una gioia e non un pericolo da cui fuggire. Il cardinale Burke, considerato un tradizionalista al punto da essere stato accusato di cripto lefebvrismo per il suo attaccamento alla liturgia tridentina, ha messo in evidenza più che altro i rischi connessi ad una possibile svolta progressista del Sinodo.
Ha criticato la relazione intermedia, l’Istrumentum Laboris, cioè il documento di partenza elaborato sulla base delle risultanze del Sinodo straordinario dello scorso anno, su cui verterà la discussione dei padri sinodali. A questi, e quindi allo stesso Caffarra, ha lanciato un appello a non abbassare la guardia, intravedendo nella bozza programmatica pericolosi cedimenti sul tema della sessualità.
Il riferimento è certamente all’approccio conciliante nei confronti delle convivenze civili, le quali, pur non trovando legittimazione sacramentale sono però indicate come realtà da accogliere e accompagnare con cura e amore. Per Burke il rischio concreto è quello di sminuire il valore del matrimonio e della famiglia, due pilastri fondamentali della dottrina della Chiesa. L’ex presidente del Supremo Tribunale della Segnatura Apostolica arriva quindi ad affermare che per la “Chiesa non c’è cosa più importante del matrimonio e della famiglia” e che occorrerà una straordinaria capacità di discernimento della relazione sinodale, senza dimenticare che il Papa non ha il potere di cambiare la dottrina della Chiesa. Quindi il Sinodo anche per Burke dovrà servire per riconfermare e non per modificare.
Una chiusura dunque a tutto campo quella del fronte conservatore che proprio in Caffarra sembra avere il più autorevole rappresentante in seno all’assemblea. Tuttavia l’arcivescovo di Bologna diversamente da Burke sembrerebbe nutrire maggiori speranze e un pessimismo di tono decisamente inferiore rispetto all’operato di Papa Francesco.
Che i due al di là delle divergenze si stimino profondamente è un dato di fatto e sarà interessante vedere fino a che punto Bergoglio sarà capace di sostenere le svolte liberal di Kasper, di Forte e dei cardinali e vescovi che sembrano seguire il mondo
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