«A volte la solitudine peserà dolorosamente sul sacerdote, ma
non per questo egli si pentirà di averla generosamente scelta. Anche Cristo,
nelle ore più tragiche della sua vita, restò solo, abbandonato da quelli stessi
che Egli aveva scelti a testimoni e compagni della sua vita e che aveva amati
fino alla fine, ma dichiarò: Io non sono solo, perché il Padre è con me. Chi ha
scelto di essere tutto di Cristo troverà innanzi tutto nella intimità con lui e
nella grazia la forza d'animo necessaria per dissipare la malinconia, vincere
gli scoraggiamenti; non gli mancherà la protezione della Vergine Madre di Gesù;
la materna premura della Chiesa al cui servizio si è consacrato; non gli
mancherà la sollecitudine del suo padre in Cristo, il Vescovo, non gli verrà
meno la fraternità intima dei suoi confratelli nel sacerdozio e il conforto di
tutto il popolo di Dio. E se l'ostilità, la diffidenza, l'indifferenza degli
uomini renderanno a volte assai amara la sua solitudine, egli saprà di dividere
così con drammatica evidenza la stessa sorte di Cristo, come un Apostolo che
non è da più di colui che lo ha inviato, come un amico ammesso ai segreti più
dolorosi e gloriosi del divino Amico, che lo ha scelto, affinché in una vita
apparentemente di morte porti frutti misteriosi di vita.»
(Paolo VI, Sacerdotalis caelibatus, 59)
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