giovedì 8 ottobre 2015

Sinodo: la trasparenza sarebbe meglio

Sinodo, la trasparenza non voluta
Sinodo, la trasparenza è meglio. Queste prime giornate di lavori del Sinodo sulla Famiglia fanno pensare che in realtà una totale trasparenza sugli interventi dei Padri avrebbe reso un miglior servizio alla Chiesa, e soprattutto ai fedeli.


MARCO TOSATTI
08/10/2015
Sinodo, la trasparenza è meglio. Queste prime giornate di lavori del Sinodo sulla Famiglia fanno pensare che in realtà una totale trasparenza sugli interventi dei Padri avrebbe reso un miglior servizio alla Chiesa, e soprattutto ai fedeli.  

C’è chi ha parlato di lobbying; c’è chi ha parlato di cospirazioni; ma di tutto questo, ahimè, chi è fuori viene informato a pezzetti; un’indiscrezione qui, un accenno là, un’altra informazione ancora più in là. E naturalmente conoscendo mondo e Chiesa non può non nascere il sospetto che le une e le altre possano essere pilotate o indirizzate, o fornite in maniera tale da poter servire qualche cosa o qualcuno.  

Non a caso è uscito proprio in queste settimane il libro di Edward Pentin, un collega che scrive sul Nationa Catholic Register, e che è tutto fuorché una testa calda, intitolato “The rigging of the Synod”, che potremmo tradurre “Il Sinodo manovrato”. Si riferiva a quello straordinario del 2014, e di cui quello in corso è un prolungamento.  

 Che ci siano posizioni diverse, fra chi vuole in generale aperture e passi nuovi della Chiesa, e chi è più attento a non staccarsi dall’insegnamento finora trasmesso è evidente. E se si vedono i nomi dei 45 (un numero molto alto) di invitati personali del Papa al Sinodo, su un totale di 270; e quelli sempre di nomina pontifica incaricati di stendere la relazione finale credo si possa osservare una netta prevalenza degli aperturisti.  

 Un vaticanista di lungo corso, e sospetto di tutto, fuorchè di impeti controrivoluzionari, don Antonio Pelayo, scriveva sul suo profilo Twitter: “El Sínodo cambia métodos de trabajo y abre alguna ventanilla a la información.Insuficiente si se quiere transparencia y comunicación real”. Il Sinodo cambia metodi di lavoro e apre qualche finestrella all’informazione. Insufficiente se si chiede trasparenza e comunicazione reale”.  

 Solo la trasparenza effettiva e completa, praticata fino al 2014 in tutte le precedenti edizioni del Sinodo, per una ventina di anni, in un organismo come questo, e i cui risultati saranno totalmente nelle mani di chi potrebbe evitare che l’anno prossimo l’ottimo collega Pentin abbia materiale per un seguito al primo volume …. 

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