domenica 16 dicembre 2012

PAPA


I GRANDI COMUNICATORI VATICANI CHE NON DIFENDONO IL PAPA

Per comunicare il pensiero del Papa non basta farlo twittare!
di Francesco Colafemmina

Se la stessa attenzione, lo stesso presenzialismo narcisistico, se lo stesso profluvio di vacuo opinionismo versato sull'altare di Twitter, fosse stato impiegato per difendere il Santo Padre dalle infamanti accuse di cui è stato fatto oggetto oggi, probabilmente i vari comunicatori vaticani si sarebbero riabilitati dalle figuracce maturate fino ai nostri giorni. 

E invece nonostante Greg Burke, nonostante l'account su Twitter, nonostante i vari guru mediatici vaticani la sparino ogni giorno più grossa, si continuano a maturare figuracce, si continua a tollerare, sazi del proprio intatto narcisismo, che il Papa possa essere offeso, calunniato. Che le sue parole possano essere copiate e incollate, ritagliate in fantasiosi collages, utili alla diffamazione della Santa Chiesa di Cristo.

Prendiamo l'esempio di oggi. Viene fatta una conferenza stampa per spiegare il Messaggio del Papa in occasione della Giornata mondiale per la Pace. Evidentemente la conferenza stampa è inutile. I comunicatori sono degli inetti. Perché non solo sui giornali appaiono titoli che stravolgono la verità e le parole del Papa, ma nessuno si sente in dovere di precisare alcunché, di chiarire il vero senso di quelle parole.

C'è di più. A partire dal nuovo giornale di Luca Telese "Pubblico", viene divulgata una strana pseudo-notizia: il Papa avrebbe benedetto la promotrice ugandese di una legge che prevederebbe la pena di morte per gli omosessuali. Chiaramente i titoli sono volti ad associare il Papa all'accettazione della pena di morte per gli omosessuali. Come se la Chiesa appoggiasse al fondo questo genere di iniziative disumane.
Dal profilo Facebook di Nichi Vendola
Da "Il Fatto Quotidiano"
Nessuno però sa che tale proposta di legge - non ancora approvata - non solo non è stata promossa dalla Speaker del Parlamento Ugandese, Rebecca Kadaga, non solo non prevede più la pena di morte (originariamente prevista per pedofili e stupratori affetti da AIDS), ma è stata avversata dalla Chiesa Cattolica - ai massimi livelli - sin dal 2009.

Allora, all'apparire di questa proposta di legge, il legal attaché della Santa Sede presso le Nazioni Unite, Padre Philip J. Bene, condannò apertamente tale proposta di legge affermando nel corso di una pubblica riunione: "The Holy See continues to oppose all grave violations of human rights against homosexual persons, such as the use of the death penalty, torture and other cruel, inhuman and degrading punishment. The Holy See also opposes all forms of violence and unjust discrimination against homosexual persons, including discriminatory penal legislation which undermines the inherent dignity of the human person."

Parole inequivocabili! Ma non basta. Anche il vescovo cattolico di Kampala, Mons. Cyprian Lwanga, condannò in quell'occasione la legge ritenuta "non necessaria" e "contraria ai nostri valori fondamentali".

Torniamo però per un attimo alle parole del Papa. Cosa afferma nel suo Messaggio? Ebbene, dice il Papa:

"Anche la struttura naturale del matrimonio va riconosciuta e promossa, quale unione fra un uomo e una donna, rispetto ai tentativi di renderla giuridicamente equivalente a forme radicalmente diverse di unione che, in realtà, la danneggiano e contribuiscono alla sua destabilizzazione, oscurando il suo carattere particolare e il suo insostituibile ruolo sociale."

"Anche" congiunge questo periodo ai precedenti che parlano di aborto ed eutanasia. I quotidiani italiani - tutti, perché come pecore belanti copiano tutti gli stessi lanci di agenzia - hanno operato una illegittima unione di questo periodo con alcuni estratti del successivo:

"Questi principi non sono verità di fede, né sono solo una derivazione del diritto alla libertà religiosa. Essi sono inscritti nella natura umana stessa, riconoscibili con la ragione, e quindi sono comuni a tutta l’umanità. L’azione della Chiesa nel promuoverli non ha dunque carattere confessionale, ma è rivolta a tutte le persone, prescindendo dalla loro affiliazione religiosa. Tale azione è tanto più necessaria quanto più questi principi vengono negati o mal compresi, perché ciò costituisce un’offesa contro la verità della persona umana, una ferita grave inflitta alla giustizia e alla pace."

Si è creato quindi una pensiero che non è del Papa, giustapponendo due pezzi del discorso. Ad esempio come fanno il Corriere o Repubblica:

Dal sito del Corriere della Sera
Titolone di Repubblica
Ciò che per il Papa è invece una offesa contro la verità e una ferita alla giustizia e alla pace è il fatto che non si comprendano i principi fondamentali (diritto alla vita dal concepimento alla morte, struttura naturale del matrimonio quale unione di uomo e donna) o - peggio - si finisca per negarli (legislazioni abortiste ed eutanasiche).

Sugli omosessuali giova invece ricordare le parole del Papa espresse in "Luce del mondo", il suo famoso libro-intervista:

"Gli omosessuali sono persone con i loro problemi e le loro gioie, e alle quali, in quanto persone, è dovuto rispetto, persone che non devono essere discriminate perché presentano quelle tendenze. Il rispetto per la persona è assolutamente fondamentale e decisivo."

Ora i grandi geni della comunicazione vaticana si mettano all'opera perché il vero pensiero del Papa venga difeso, diffuso e compreso. Grazie. 

Il Papa benedice la legge sulla pena di morte per gli omosessuali? Una vergognosa bufala, ecco come smontarla

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Dopo lo sbarco su Twitter, il Papa rischiava di diventare troppo popolare. Urgeva restituirgli l’immagine stereotipata dell’uomo nero, così familiare ai laicisti di combattimento di casa nostra. I nostri organi d’informazione non si sono fatti pregare e hanno sferrato contro Benedetto XVI un tremendo uno-due, roba da mettere al tappeto anche Mike Tyson.
Ha cominciato il “Fatto Quotidiano”, titolando telegraficamente: “Il Papa benedice promotrice legge che prevede pena di morte per gay in Uganda”. Così, secco.
Poi uno approfondisce e scopre che la tipa, tale Rebecca Kadaga, è la presidentessa del Parlamento ugandese. Che ieri è stata ricevuta in Vaticano insieme a un’intera delegazione di parlamentari del Paese africano, in visita a Roma per partecipare, senza che nessuno se ne scandalizzi, nientemeno che alla settima Assemblea Consultiva dei parlamentari per la Corte penale internazionale ed alla Conferenza parlamentare mondiale sui diritti umani (tanto per avere un’idea, proprio la Kadaga sarà relatrice sul tema “Rafforzamento dello Stato di Diritto e del Sistema Giudiziario attraverso l’effettiva applicazione del Principio di Complementarità”, come potete leggere qui, dal documento dell’incontro steso dal Parlamento italiano).
Attenzione quindi: la signora Rebecca Kadaga è in Italia non da umile pelleregina, vogliosa di ottenere la benedizione dal Papa per via della legge liberticida dei diritti delle persone omosessuali, ma è in veste di presidentessa del Parlamento ugandese. Chi ha una minima nozione di diritto sa che che il Parlamento è la massima forma di rappresentanza di una Nazione, dunque di un popolo. Se il Papa avesse rifiutato di accogliere Rebecca Kadaga, da un punto di vista isituzionale il Papa avrebbe rigettato non la persona, non la politica, ma la rappresentante ufficiale del popolo d’Uganda, con inevitabile crisi diplomatica tra Santa Sede ed Uganda.
Ma se si va ancora più a fondo, si scopre che la donna politica ugandese, pur se responsabile di aver rilasciato dichiarazioni in suo sostegno, non è la presentatrice della proposta di legge ribattezzata “Kill the gays bill”. L’autore è, infatti, il politico David Bahati. Ad onor del vero, non può essere taciuto un particolare importante: la legge, pur se molto severa nei riguardi delle persone omosessuali, nella sua ultima versione, e cioè quella attuale, non prevede più in alcun caso la pena di morte, come riporta anche il sito ufficiale dell’organizzazione non governativa “Nessuno tocchi Caino”, affiliata al Partito Radicale Transnazionale, specializzata nella lotta alla pena di morte. E’ possibile leggere qui la notizia.
La legge, infatti, ha incontrato non poche opposizioni, interne al Paese ed internazionali. Tra queste proprio la Chiesa Cattolica. Come riporta a questo indirizzo, il SIR (Servizio di Informazione religiosa, organo informativo dell’Assemblea dei Vescovi italiani), il Consiglio permanente dei vescovi d’Uganda aveva chiamato al “rispetto, alla compassione e alla sensibilità”, affermando che “Le persone omosessuali hanno bisogno di aiuto, comprensione e amore come tutti coloro che si sforzano di diventare membri del Regno di Dio”. Perciò la pena di morte per le persone omosessuali contrasta con il Vangelo: “La recente ‘anti-homosexuality bill’ – affermava il documento dei vescovi – non può essere presa a modello di un approccio cristiano alla questione. L’introduzione della pena di morte e del carcere per atti omosessuali colpisce le persone invece di cercare di aiutarle”.
Chiunque ha un po’ di conoscenza dell’organizzazione della Chiesa Cattolica sa che il Consiglio dei vescovi cattolici di una determinata nazione (in questo caso l’Uganda) non può intraprendere alcuna iniziativa politica senza il parere e l’autorizzazione della Santa Sede. Dunque l’assemblea dei vescovi ugandesi non avrebbe potuto compiere questa dichiarazione di opposizione radicale al progetto di legge, se non fosse stata a ciò autorizzata dal Vaticano.
Ed infatti, padre Philip J. Bene, legale della Santa Sede alle Nazioni Unite, ha affermato a proposito dell’odiosa legge: “La Santa Sede continua ad opporsi a tutte le gravi violazioni dei diritti umani contro le persone omosessuali, come l’uso della pena di morte, la tortura e altre pene crudeli, disumane e degradanti. La Santa Sede si oppone anche a tutte le forme di violenza e di discriminazione ingiusta contro le persone omosessuali”. La notizia è riportata anche dal “San Diego Gay and Lesbian News”, sito di informazione omosessuale americano.
Sullo scandalo del ricevimento ha parlato a Vatican Insider persino il portavoce della Sala Stampa Vaticana, padre Federico Lombardi: “Non c’era nessun tipo di particolare rapporto con la delegazione né c’è stata una benedizione”. Il gruppo di parlamentari ugandesi è passato a salutare il papa “come tutti quelli che partecipano all’udienza” e questo “non è assolutamente un segno di approvazione specifica per le attività svolte o le proposte avanzate da Kadaga”.
Padre Lombardi ricorda inoltre la chiara opposizione della Chiesa cattolica alla pena di morte, in tutto il mondo e in ogni caso.
Di fatto, non occorre essere granché informati per sapere che l’organizzazione al mondo più impegnata per la Moratoria universale della pena di morte è proprio la Chiesa Cattolica. La Santa Sede, specie all’ONU, è riuscita a conseguire in tal senso numerose vittorie. Solo vivendo in gran malafede, o in un universo surreale, si può immaginare un Papa che va benedicendo leggi fautrici di pene capitali contro gli omosessuali.
Resta l’amaro per una società che, lungi dall’essere effettivamente razionale e libera di pensiero così come pure va continuamente vantandosi, è in realtà così superficiale, emotiva e manipolabile che basta una semplice di foto di formalità perché il Papa venga accusato addirittura di benedire condanne capitali.
Una riflessione finale sorge legittima: avendo Benedetto XVI incontrato – tra i tanti – più volte tanto il presidente americano Barack Obama che il premier spagnolo José Zapatero (entrambi fautori di leggi abortiste), perché non pubblicare anche articoli per cui si sostiene che il Papa è un promotore della liberalizzazione dell’aborto?
Il Papa ha incontrato anche Fidel Castro, pur se artefice di una dittatura liberticida e caratterizzata dall’ateismo di Stato. Se basta una foto, un incontro per vedersi comminare una sentenza di condanna senza possibilità d’appello, perchè non scrivere che Benedetto XVI, avendo stretto la mano all’ex dittatore cubano, si è convertito al comunismo?
Il dramma è tutto qui. Nell’ipocrisia di chi crede d’esser libero, pur se solamente prigioniero del proprio pregiudizio.
 
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Il Papa sorride ad Obama: ciò vuol dire chiaramente che, come Obama, anche il Papa si è convinto della necessità di liberalizzare l’aborto.



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Il Papa scherza con José Zapatero: ciò vuol dire che il Papa, oltre alla positività delle pratiche abortive, si è convinto anche di quella del matrimonio omosessuale.


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Il Papa sorride a Fidel Castro: ciò significa che il Papa si è finalmente convinto che l’ateismo di Stato è la risposta ai problemi del mondo.


(Rielaborazione di un articolo tratto dal sito “Campari e de Maistre”)
[Fonte:  Pagina Facebook dedicata a Papa Benedetto XVI, 15.12.12]

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