LE 40 ORE E LE FERIE DELLA SETTIMANA SANTA
Le ferie della settimana santa: lunedì, martedì e mercoledì santo, sono caratterizzate
da tre aspetti liturgico-pastorali:
1. La liturgia di questi giorni
La liturgia della Messa e dell’Ufficio propongono la meditazione della passione del Signore, soprattutto vengono proclamati i vangeli relativi ai fatti precedenti la Pasqua:
- Lunedì santo: l’unzione di Betania;
- Martedì santo: l’annunzio del tradimento di Giuda e Pietro;
- Mercoledì santo: il tradimento di Giuda;
Vi è qui un’analogia con le ferie prenatalizie nelle quali si proclamano gli antefatti la nascita del Redentore.
Il mistero della passione del Signore viene ulteriormente commentato dai carmi del Servo di Jahvè nella Messa e dalla lettera agli Ebrei nell’Ufficio di lettura.
L’inno dei Vespri “Vexilla regis” è il canto tipico di questi giorni.
Il mercoledì santo considerato come il giorno del tradimento di Giuda ha una connotazione di commovente austerità che in taluni secoli si è estesa anche a tutti i mercoledì dell’anno, divenendo giorno di stazione penitenziale come il venerdì.1
2. Le Quarantore
L’esposizione annuale, prolungata e solenne del santissimo Sacramento è recepita per tutta la Chiesa universale. Infatti, è raccomandata sia dal Codice di Diritto canonico2, sia dal Rito della comunione fuori della Messa e del culto eucaristico3 , come anche dal Direttorio per il ministero pastorale dei Vescovi 4.
“Si raccomanda che nelle stesse chiese e oratori (chiese a cui è concesso conservare la santissima Eucaristia)5 ogni anno si compia l’esposizione solenne del santissimo Sacramento prolungata per un tempo conveniente, anche se non continuo, affinchè la
comunità locale mediti e adori con intensa devozione il mistero eucaristico; però tale esposizione si faccia soltanto se si prevede una adeguata affluenza di fedeli e osservando le norme stabilite”.6
“Nelle chiese in cui si conserva abitualmente l’Eucaristia, si raccomanda ogni anno l’esposizione solenne del santissimo Sacramento: un’esposizione prolungata per un certo tempo, anche se non propriamente continua, in modo che la comunità locale mediti e adori con intensa devozione questo mistero”.7
Nelle Chiese locali l’adorazione annuale prolungata del santissimo Sacramento viene celebrata con modalità e in periodi diversi dell’anno liturgico, secondo varie tradizioni.
Nella nostra diocesi si celebra nella forma delle Sacre Quarantore. Esse iniziano nel pomeriggio della domenica delle palme e proseguono nelle ore diurne dei primi tre giorni della settimana santa.
Le Quarantore hanno una storia radicata nella pietà popolare:
* All’inizio del secondo millenio venivano praticate entro il Triduo pasquale. Dal Venerdì santo al mattino di Pasqua si vegliava presso l’Eucaristia deposta insieme alla croce in un “sepolcro”. In tal modo si intendeva onorare le 40 ore di permanenza del corpo di Gesù nel sepolcro 8.
* In Italia la pratica, come oggi è conosciuta, inizia nel 1537 in Milano, quando in occasione di grave calamità, si istituirono 40 ore di adorazione continue con inizio al tramonto della domenica delle palme, organizzando l’afflusso dei fedeli a turno, partendo in processione dai rispettivi rioni.
* Il papa Clemente VIII le prescrisse per Roma nel tempo quaresimale nel 1592.9
Si ritiene che il pio esercizio delle Quarantore, celebrato nei primi giorni della Settimana santa secondo la nostra tradizione, abbia dei motivi liturgici e pastorali idonei per conservarlo.
a. Dal punto di vista liturgico
Sono proposte qui alcune osservazioni tese a incanalare le Quarantore entro l’alveo della liturgia della settimana santa, evitando che sia un pio esercizio avulso dal mistero celebrato dalla Chiesa in questi giorni.
1. Le Quarantore sono una piccola Quaresima.
Come alla Pasqua il popolo cristiano si prepara con i quaranta giorni della grande Quaresima, così gli ultimi giorni della medesima si condensano nelle Quarantore, piccola Quaresima di ore. 10
2. Le Quarantore potrebbero interpretare e celebrare gli eventi evangelici che si svolsero nei primi giorni della settimana santa.
I vangeli sinottici, a differenza di s. Giovanni, concordano nel descrivere l’entrata nel tempio nel medesimo giorno dell’ingresso messianico di Gesù in Gerusalemme: Mt 21, 12-17; Mc 11, 11; Lc 19, 45-46.
Gli evangelisti Matteo, Marco e Giovanni dicono che alla sera il Signore trascorreva la notte a Betania: “E lasciatili, uscì fuori dalla città, verso Betania, e là trascorse la notte” (Gv 7, 33-34; Mt 21, 17).
“E dopo aver guardato ogni cosa attorno, essendo ormai l’ora tarda, uscì con i Dodici diretto a Betania” (Mc 11, 11b).
L’evangelista Luca ci informa anche sugli ultimi giorni di Gesù:
“Ogni giorno insegnava nel tempio. I sommi sacerdoti e gli scribi cercavano di farlo perire e così anche i notabili del popolo; ma non sapevano come fare, perchè tutto il popolo pendeva dalle sue parole” (Lc 19, 47-48).
“Gesù durante il giorno insegnava nel tempio, la notte usciva e pernottava all’aperto sul monte detto degli ulivi. E tutto il popolo veniva a lui di buon mattino nel tempio per ascoltarlo” (Lc. 21, 37-38).
In considerazione di queste indicazioni evangeliche, le Quarantore potrebbero essere interpretate alla luce di questi eventi:
* La solenne esposizione eucaristica del pomeriggio della domenica delle palme otrebbe completare la celebrazione delle palme e ricordare l’ingresso di Gesù nel tempio di Gerusalemme. Per questo si potrebbe leggere il vangelo di Matteo 21, 12-17.
* L’esposizione solenne del santissimo Sacramento attualizza in forma somma la presenza del Signore stesso, che, lasciato il “segreto messianico” da lui tanto raccomandato nel corso della sua vita pubblica, in quei giorni, a Gerusalemme, nel tempio, proclamò la sua identità di Figlio di Dio, senza veli, con chiarezza e verità, davanti a tutto il popolo e alle autorità giudaiche. Egli, oggi, ammaestra la sua Chiesa e, dopo la grande preparazione quaresimale, nella piccola e intensa quaresima di Ore, la conduce a portare a compimento l’impegno di conversione quaresimale e ad entrare in modo ancor più profondo nel mistero della sua Pasqua.
* La Messa mattutina a cui segue l’esposizione eucaristica del lunedì, del martedì e del mercoledì santo potrebbe richiamare quel “venire a lui di buon mattino nel tempio per ascoltarlo” (Lc 21, 38).
* L’adorazione eucaristica lungo le tre giornate evidenzia quel “pendere dalle sue parole” (Lc 19, 48), che in quei giorni accomunava il popolo di Gerusalemme che nel tempio ascoltava le ultime accorate dichiarazioni del Signore. Così nei primi giorni della settimana santa la Chiesa porta a compimento quell’ascolto di Dio che parla, caratteristico della Quaresima, reso tanto intenso ed efficace davanti alla presenza sacramentale del Signore, nostro Maestro.
* La reposizione serale di questi giorni potrebbe condurre gli animi a quella uscita verso il” monte detto degli ulivi” (Lc 21, 37), dove il Signore pernottava.
Questa storicizzazione dei fatti evangelici, così connaturale alla pietà popolare, rappresenta una delle leggi che, nel dovuto equilibrio, presiedono alla stessa formazione del Triduo pasquale.11
In questo modo il pio esercizio delle Quarantore verrebbe ricondotto ai temi liturgici della settimana santa contribuendo a predisporre i fedeli alla meditazione e allo svolgersi del mistero della nostra redenzione in fedeltà e coerenza con i racconti evangelici. E’ questa integrazione che la liturgia richiede ai pii esercizi in modo tale che essi estendano ed approfondiscano il mistero celebrato nelle azioni liturgiche.
b. Dal punto di vista pastorale
Le Quarantore sono una forte preparazione al Triduo pasquale. Gli animi dei fedeli vengono riscaldati nell’adorazione e, così disposti, potranno intervenire con maggior frutto alle celebrazioni del Triduo. Esse rappresentano una intensa e prolungata preghiera e contribuiscono alla santificazione della settimana santa.
La loro celebrazione, soprattutto se completa, crea in parrocchia un clima di spiritualità, anche per coloro che sono impossibilitati ad intervenire e ottengono per tutti benedizione e salvezza.
La presenza del confessore durante il tempo dell’adorazione favorisce la frequenza al sacramento della Riconciliazione.
Sembra poter dire che l’eventuale abolizione o eccessiva riduzione delle Quarantore risulterebbe un impoverimento della settimana santa e sarebbe tolta un’occasione opportuna per la crescita spirituale dei fedeli.
c. La celebrazione delle Quarantore.
Le Quarantore, promosse dalla parrocchia, sono nel loro insieme un atto adorante di tutta la comunità cristiana. Alla loro celebrazione, tuttavia, non è convocato sempre tutto il popolo, ma si svolge per lo più con l’intervento di vari gruppi e di diverse categorie di fedeli, che si susseguono a nome di tutta la Chiesa locale. Infatti, se si dovesse pensare ad una partecipazione di tutto il popolo la loro realizzazione sarebbe impossibile e si affaticherebbe la comunità compromettendo la partecipazione di essa ai riti del Triduo pasquale.
Sembra quindi più confacente alla natura delle Quarantore non tanto proporre alcune Ore di adorazione col massimo afflusso possibile di fedeli, ma piuttosto favorire un allargamento di Ore per le varie realtà presenti in parrocchia.
Ciò permetterebbe che l’adorazione eucaristica venga adeguata alla sensibilità e necessità dei vari stati di persone.
In questa prospettiva l’organizzazione e l’animazione delle Ore di adorazione potrebbe essere una buona palestra per introdurre i laici nella vita di preghiera della Chiesa, soprattutto dove manca il sacerdote, ma anche per consentire che egli si dedichi con frutto ai momenti più impegnativi della liturgia della settimana santa.
Occorre per quanto possibile salvare il simbolismo del numero quaranta ed anche la continuità dell’adorazione nelle ore diurne delle primi giorni della settimana santa.
Senza queste condizioni non è pienamente rispettata la natura e il senso delle Quarantore come tali.
Naturalmente ogni parrocchia farà quel che sarà fattibile, ma ciò non toglie che qui venga prospettato un ideale verso il quale si potrà tendere secondo le possibilità di ogni comunità.
La celebrazione delle Quarantore è certamente realizzabile nelle città, affluendo ad esempio alla chiesa maggiore, ma lo è altresì nelle grandi parrocchie.
E’ da ricordare che la Chiesa approva ed elogia che una o più persone si alternino nell’adorazione a nome di tutta la comunità.
“Così pure merita elogio e deve essere conservata, quella forma di pietà eucaristica, secondo la quale uno o più membri della comunità si alternano nell’adorazione del santissimo Sacramento. Anche in questa forma...i membri adorano nel Sacramento, Cristo Signore e a lui rivolgono suppliche a nome di tutta la comunità e della Chiesa”.12
Questo è il caso dell’adorazione perpetua e di alcuni istituti religiosi, ma potrebbe anche essere previsto per le sacre Quarantore nelle piccole parrocchie.
Anche i fedeli come singoli possono trovare nel corso delle Quarantore occasioni di ritiro, di silenzio e di preghiera individuale recandosi in chiesa liberamente e sostando in adorazione. A molti mancano questi momenti personali di ricarica spirituale e di intimità con Dio. Le sacre Quarantore potrebbero offrire almeno annualmente nella settimana santa un’oasi di spiritualità per tutti.
La realizzazione delle Quarantore nella loro forma completa non è impossibile, ma richiede convinzione nei principi e organizzazione pastorale.
Per quanto riguarda il materiale da usare nell’adorazione eucaristica vi è la libertà degli incaricati nel preparare le varie Ore in accordo col parroco. Sarà necessario tenere presente il mistero di questi giorni e le concrete esigenze di coloro che intervengono all’adorazione.
E’ quanto mai opportuno nel corso dell’adorazione celebrare le Ore dell’Ufficio divino
d. I Vespri maggiori della Passione.13
I Vespri di Passione delle prime tre sere della settimana santa potranno essere veramente il momento liturgico a cui è convocato il popolo. Essi hanno la medesima importanza dei sette Vespri maggiori che precedono il Natale e la Pentecoste. Per questo il loro rito è analogo: l’Invitatorio è costituito dal ‘pianto del Signore’, la salmodia dal salmo 21 e dal cantico 1 Pt 2, 21-24. Il Magnificat è preceduto dal solenne Annunzio della Passione, ormai imminente, e, durante il cantico, suona la campana maggiore. Caratteristica tipica è il ‘rito delle tenebre’: al termine dei Vespri,
mentre si canta il ‘polisalmo della Passione’ si spengono gradualmente i molteplici ceri fino alla loro estinzione totale nei Vespri del mercoledì santo. Se i Vespri si celebreranno a conclusione dell’adorazione, questi si termineranno con la benedizione eucaristica e il ‘rito delle tenebre’ si celebrerà durante la processione di reposizione del SS. Sacramento. In tal modo è riproposta l’antica tradizione dei Vespri cosiddetti ‘delle tenebre’, che evidenziano l’avvicinarsi della Passione con simboli eloquenti ed efficaci. 14
3. Il sacramento della penitenza
Le ferie della settimana santa sono i giorni più adatti alla celebrazione individuale del sacramento della Penitenza.15
Infatti dopo la preparazione quaresimale e la celebrazione penitenziale al termine della quaresima, i fedeli dovrebbero essere ben disposti ad accostarsi personalmente Confessione pasquale.
E’ quindi opportuno che i sacerdoti in questi giorni offrano larga disponibilità per le confessioni. Si dovrà educare i fedeli più sensibili a ricorrere al sacramento nel corso di questi giorni, evitando di assiepare i confessionali il tardo pomeriggio del giovedì santo e del sabato santo.
L’adorazione eucaristica di questi giorni potrà aiutare alquanto a creare un clima di preghiera e di ulteriore preparazione per coloro che si confessano.
Le celebrazioni comunitarie della Penitenza per le classi della catechesi o per altre categorie potrebbero venir anticipate nella 5° settimana di quaresima dedicando le ferie della settimana santa all’ascolto più disteso delle confessioni individuali degli altri fedeli.
Da: “L’anno Liturgico MISTERO, GRAZIA E CELEBRAZIONE”
Sussidio per la catechesi e la celebrazione dell’anno Liturgico
Vita Trentina Editrice
1 Anamnesis, vol. VI, p. 41: Il mercoledì e il venerdì vengono trascorsi nel digiuno fino all’ora nona; questo perché quando il mercoledì aveva inizio il Signore fu arrestato, e perché il venerdì fu posto in Croce; p. 198: Questi due giorni sembra abbiano rivestito un significato particolare: il mercoledì, la congiura contro Gesù; il venerdì, la passione.
2 CDC, can. 942.
3 Rituale Romano riformato a norma dei decreti del Concilio Ecumenico Vaticano II e promulgato da Papa Paolo VI, Rito della comunione fuori della messa e culto eucaristico, Conferenza episcopale italiana, Città del Vaticano, Libreria Editrice Vaticana, 1979, n 94.
4 CONGREGAZIONE PER IL CULTO DIVINO, Direttorio per il ministero pastorale dei Vescovi, Libreria Editrice Vaticana, 2004, n. 152: “Il Vescovo provveda che nelle parrocchie della sua diocesi annualmente si svolgano iniziative di adorazione eucaristica, come le cosiddette ‘Quarant’ore’ e che si celebri con la massima solennità la festa del Corpo e Sangue di Cristo”.
5 CDC, can. 941§1.
6 CDC, can. 942.
7 RCCE, n. 94.
8 JUNGMANN, La liturgia della Chiesa, p. 246, nota 12: “Si è voluto quindi onorare con la preghiera anche lo spazio di tempo del riposo del Signore nel sepolcro. Già nel II secolo apprendiamo che venivano onorate le 40 ore, durante le quali il Signore giacque nel sepolcro, con un digiuno completo di altrettante ore (Eusebius, Hist. Eccl. V, 24). In seguito si sviluppò, soprattutto nei paesi nordici, l’uso di erigere nelle chiese il ‘Santo sepolcro’, Il Venerdì santo (o anche già il Giovedì santo, dopo la messa ha luogo la deposizione nel sepolcro, che consiste nel mettere nel sepolcro il crocifisso o anche il S.mo Sacramento. Il mattino di Pasqua poi ( o anche già il pomeriggio del Sabato santo) viene festeggiata la risurrezione, elevando solennemente il Crocifisso o il Sacramento e portandolo in processione all’altare, un uso questo, che specialmente nel sud della Germania e in Austria fino ad oggi attirava in chiesa anche quei cristiani che altrimenti la visitavano solo raramente. Dalla venerazione del S.mo Sacramento in questo spazio di tempo intermedio di 40 ore si è sviluppata la preghiera delle quarant’ore, che nel secolo XVI si è venuta a staccare dalla Settimana santa per formare una funzione a sé stante”.
9 DELLA VALENTINA, P., Le devozioni del popolo, Napoli, ed. Domenicana italiana, 1988, p. 100-101; RIGHETTI, vol. III, p. 606 e vol. II, p. 215
Da: “L’anno Liturgico MISTERO, GRAZIA E CELEBRAZIONE”
10 CANTALAMESSA, R., La Pasqua nella Chiesa antica, n. 10, p. 25: EUSEBIO DI CESAREA, Storia ecclesiastica, 5, 24: “Alcuni credono di dover digiunare un giorno, altri due, altri ancora più giorni, altri infine calcolano, per il loro giorno (la festa di Pasqua), quarant’ore tra diurne e notturne”.
11 Cfr in questa pubblicazione, p. 125.
12 RCCE, n. 98.
13 L’Ufficio liturgico della diocesi di Trento offre i sussidi per la celebrazione dei Vespri maggiori di Avvento, di Passione e di Pentecoste. Il rito compone insieme elementi liturgici con espressioni della tradizione popolare in modo che queste celebrazioni siano amate dal popolo e ricche di colore per facilitare la partecipazione e la preparazione spirituale alle tre maggiori solennità.
14 RIGHETTI, vol. II, p. 196-202: Il Matutino delle tenebre: storia e rito.
15 BERTI, p. 81-82: “In questi giorni anticamente i penitenti si preparavano alla grande riconciliazione che aveva luogo nella mattinata del Giovedì santo. Questi giorni dovrebbero essere anche per noi i giorni della Confessione. Nel triduo pasquale liturgicamente non c’è posto per la Confessione. Noi ci dobbiamo purificare non dentro le ‘feste pasquali’ (i tre ultimi giorni), ma prima che esse giungano. Ci dobbiamo disporre al grande incontro non dopo che la Quaresima, preparazione alla Pasqua, è terminata ma prima che essa termini. Tutta l’antica liturgia attesta che essa terminava al Giovedì e che da essa restò sempre escluso il riduo sacro. I giorni più quaresimali sono quelli che seguono l’ultima domenica e precedono il triduo. Nel terzo e durante quasi tutta la prima metà del quarto secolo, a Roma non esisteva che questa piccola ma molto austera Quaresima.
Più terdi, alla penitenza ed al digiuno che primieramente la costituivano, fu aggiunta la meditazione assidua della Passione del Signore. E’ quella che presentano ancora a noi i testi delle Messe di questi giorni. Giorni della Passione, giorni dell’amarezza, diventano anche i giorni del nostro pentimento, della nostra passione e quindi della nostra salvezza”.
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