Vorrei chiedere alla Veronica quel fazzoletto di lino.
Sangue e terra sulla stoffa hanno dipinto il volto del Figlio dell’Uomo. Non perde il vizio – Lui, il Figlio dell’Uomo – di lasciare tracce e segni eloquenti di sé lungo la via che percorre, nemmeno ora che si fa dolorosa.
Da Nazaret fino al Calvario: sporte di pane miracoloso, otri di vino nuovo, reti piene di inaspettata pesca, gambe risanate, occhi che tornano ad accendersi, vite restituite. Ora, questo lino impregnato di polvere e sangue ha il sapore di un testamento. Questo è il Figlio di Dio, sembra esclamare: un volto sofferente di terra e di sangue.
Il fazzoletto della Veronica sporcato dal viso di Gesù ha la dignità di un intero Vangelo: il Cristo, Figlio di Dio, Figlio dell’Uomo, è sangue e terra modellati dalla sofferenza. Buona notizia.
Perché quel sangue e quella terra – insieme alla fatica – sono la materia prima dell’umanità, i figli di Adamo, polvere e soffio, terra e sangue. Il lino non mente: davvero questo Cristo è polvere e sangue. Adamo anche Lui, come me, come te.
La terra e la sua durezza Gli hanno impastato i piedi nel suo instancabile peregrinare; la terra e i suoi colori Gli hanno riempito gli occhi nel suo perenne contemplare. La sua anima si è impregnata dei sapori della terra e le Sue parole ne hanno preso il profumo: seminatori, sementi, contadini, gigli, erba, viti, uva, grano, aratri, farina, pane… La Sua voce odora di terra.
La terra è Sua maestra! Quasi Sua madre. Su di lei ha riposato nei Suoi sonni: per guanciale una pietra, per giaciglio il nudo suolo. Non mi stupisco se le viscere della terra per Lui saranno solo un grembo da cui rinascere. Uomo di terra che parla della terra e che parla del Cielo. Perché uomo di terra sì, ma di una terra che per Lui è solo il confine del cielo.
Un confine che ama oltrepassare per portare il Cielo in terra e la terra in Cielo. Gesù Figlio dell’Uomo, Figlio di Dio, uomo di terra e di sangue.
Sangue di uomo scorre nelle Sue vene, ma sangue di re: Figlio di Davide, della tribù di Giuda, viene chiamato; buon sangue non mente: Egli infatti viene a costruire un regno, anche se la Sua regalità e la Sua dignità sono roba dell’altro mondo.
Nel sangue le Sue origini: quello degli innocenti uccisi al Suo posto. Nel sangue – il Suo stavolta, versato e offerto – è la Sua fine. Sembra un tipo cui il sangue ribolle nelle vene. Un’inquietudine Lo caratterizza, uno slancio impetuoso Lo spinge verso gli uomini, fino all’ultimo sangue.
Non è un tipo dal sangue freddo: niente calcoli niente mezze misure. Per Lui ogni cosa è un impegno all’ultimo sangue: se parla dei Suoi discepoli lo fa considerandoli fratelli di sangue; se descrive la Sua missione racconta di carne da mangiare e sangue da bere; il Suo regno viene stabilito con un patto di sangue: «Questo è il mio sangue dell’alleanza»; le Sue lotte interiori gli fanno sudare sangue.
Uomo di sangue ma che parla di Spirito. Perché uomo di sangue sì, ma di un sangue che per Lui sarà il tempio dello Spirito. Egli distrugge quel tempio – di carne e sangue – e in tre giorni lo ricostruisce, nello Spirito.
Gesù Figlio di Davide, uomo di terra e di sangue, Figlio di Dio, Figlio dell’Uomo. Terra e sangue non hanno apparenza di bellezza ma il modo in cui quel volto le ha mescolate non smette di attrarmi e commuovermi.
Per questo vorrei chiedere alla Veronica quel fazzoletto di lino e tenere lo sguardo fisso su quest’uomo sofferente di sangue e di terra che mi parla di Spirito e mi apre il Cielo.
Contemplerei quei lineamenti e non sentirei mai più lontano un Dio che tanto mi somiglia e che fa capolino in ogni volto segnato dalla fatica della vita.
Guarderei all’immagine del Figlio e non mi vergognerei più di essere solo terra e sangue, non mi preoccuperei più della pochezza della mia umanità, non vorrei giudi- care più chi nella sua vita riesce a essere né più né meno che un uomo.
Studierei su quel lino i canoni della bellezza di una vita donata e non smetterei più di insegnare che ogni faccia d’uomo splende di bellezza – oltre la polvere e il sangue – se diventa il volto del dono.
Adorando quel telo saprei che, dopo la Sua croce e il Suo riposo nel grembo della terra, posso anch’io, tra terra e sangue, condividere lo stesso destino del Figlio. E come Lui vorrò il Cielo e amerò lo Spirito.
Anch’io come Lui, uomo di terra e di sangue.
http://www.labottegadelvasaio.net/2015/03/16/terra-e-sangue/
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