venerdì 27 marzo 2015

“semplici” e “piccoli” con papa Francesco

Essere “semplici” e “piccoli” 



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Ogni giorno vedi che si vorrebbe inibire il ragionare dentro la Chiesa con la solita mappazza del “per non scandalizzare i semplici”, i “piccoli”. Ma guardate eh, questa è una cosa che mi indigna proprio. Stavo leggendo La Croce quotidiano di oggi, si parlava, e in termini giusti, di “quel certo pregiudizio verso la cultura cattolica”. Il che va bene se ci riferiamo a qualcosa che risale ad almeno due secoli fa, perché salvo le voci polemiche nate nell’Ottocento, comunque sporadiche (e in Italia solo in risposta ai risorgimentalismi: pensiamo ad Albertario, alla Civiltà Cattolica … di un tempo), dalla “cultura cattolica”, essiccata, disadorna, ripetitiva, ripiegata su se stessa non è più venuto niente.
È ‘na vita che non produce più nulla, nulla di decente almeno, che non faccia arrossire uno che è abituato a studiare sui testi sacri dei gotha laici e che in effetti hanno condotto e conducono, e spesso in gran stile, battaglie culturali. Degne di questo nome. Il cattolicesimo si è lasciato scoraggiare invece dalla sindrome del minoritario, sino ad accettarne l’irrilevanza, ignorando invece una costante: sono proprio i gruppi “minoritari” ad essere creativi, lievito, a fare la storia … ma tant’è!
La domanda allora è: al di là del pregiudizio degli altri, esiste una Cultura cattolica? Del resto chi ne avrebbe gli strumenti, all’interno della Chiesa, per fare cultura cattolica non solo non lo fa, ma pateticamente si mette a rimorchio delle, spesso, più triviali vulgate e modazze secolariste del momento. A parte questo, c’è dell’altro.
Io non sono del tutto convinto che vi sia un “pregiudizio” altrui verso la cultura cattolica, e quando c’è non sempre è del tutto ingiustificato, anche perché il livello di certi cattolici è talmente infimo da far vergogna talune volte, in presenza di estranei (e la cosa più grave di tutte è la mancanza di fantasia, in genere rimpiazzata con le carnevalate). Esiste un complesso cattolico rispetto alla cultura secolare, ed è vero: ma questo pure è ben lungi dall’essere del tutto ingiustificato. Se complesso c’è è perché, alla base, si avverte o constata una deficienza. Che diventa tanto lacerante se si pensa che mai nella sua storia la Cattolica andò a rimorchio delle correnti di pensiero, artistiche, tecniche, delle novità nel loro complesso: le anticipò. E le dominò magnificamente: era il mondo ad andare al rimorchio dell’intelligenza vulcanica della Chiesa.
Per questo mi indigno spesso. Ma perché ogni giorno mi trovo dinanzi a un mondo cattolico che è misero, misero proprio umanamente: nessun’aquila, nessun animale delle cime, sembra piuttosto una sotto-fauna che non concepisce, non tollera, non comprende che dentro la Chiesa si possa e si debba discutere, che anche le idee nella Chiesa hanno un loro luogo naturale, una ragione, un senso; che il confronto tra i fedeli sulle cose, gli uomini e gli assoluti, è possibile oltre che doveroso. Che in questo senso la prima famiglia cristiana, quella che si riunì sino all’ultima cena intorno al Messia, dette esempio di capacità di critica audace, virulenta in certi momenti: ci fu mai dialettica più franca di quella tra Gesù e apostoli? tra apostoli e apostoli? tra discepoli e farisei? Tutta la storia della Chiesa è una sontuosa, magnifica, altisonante diatriba tra vescovi e preti, teologi e cardinali, santi e papi, eretici e inquisitori.
Ma no, oggi non è possibile, né in Chiesa, né sui giornali cattolici, nemmanco su facebook, perché immancabile arriva tracotante e velenosa la donna dei rosari perennemente “scandalizzata” da tutto e tutti che s’intromette per dire papalepapale «non bisogna scandalizzare i semplici».
Allora, dico io, i semplici non ascoltino e se ne stiano a pregare e non rompano i ..... alla gente con un cervello, anzitutto! Primo. Secondo: io ho la nettissima impressione che questa gente che si sente “semplice”, spaventata dallo “scandalo” dato ai fantomatici “piccoli” dai famigerati “critici” … questa gente qui mi dà l’impressione che non sia semplicemente … semplice: ma che sia proprio in stato di minorità, mentale. E che per preservazione del semplice in realtà intendano una sorta di diritto all’idiozia, o meglio: al mantenimento della cattolicità a un livello molto down, in un limaccioso e asfittico stato medio di permanente minorità. Una palude biascicante pietismi e boccheggiante sentimentalismi, con gli occhi sbarrati e saturi di terrore nel vedere aleggiare nell’aria qualcosa che vagamente somigli a un pensiero sulla Chiesa: orrore degli orrori! Minorità appunto. Mentale, culturale, morale, che alla fine diventa difetto di fede. È l’antica tentazione di uno spiritualismo mondato da ogni logos, scisso dalla ragione, e che presto si scinde anche dal mondo. Paradossalmente precipitando, infine, nella mondanità: disabituati a pensare, finiscono per pensarla, volta per volta adeguandosi, come il mondo, facendosi sbatacchiare da tutte le sue ventate ideologiche di grido. I “semplici” dice, sempre pronti a essere “scandalizzati”… mentre invece dovrebbero loro stessi essere scandalo, per il mondo.
Ma signori miei, essere “semplici”, per come l’intende davvero la Chiesa, non significa essere dei beoti. Nella Chiesa il primato ce l’ha la fede, certo, ma dopo la fede viene l’intelligenza, anzi: fede e intelletto stanno sullo stesso podio, condividono il medesimo primato. “Dopo”, al secondo o al terzo posto, non viene affatto l’idiozia: semplicemente perché l’idiozia, scambiata in un equivoco pazzesco con la “semplicità”, non ha alcun posto, questa sì, dentro la Chiesa: ne è fuori, a prescindere. Ma non lo dico solo io, lo diceva pure Ratzinger: «Se una cosa è stupida, semplicemente non può essere cattolica».
Se essere “piccoli” non significa essere grandi grossi e giuggioloni, non significa essere infantili, ma saggi e senza pregiudizi, sono questi i piccoli di Dio, lucidi saggi e critici come tutti i bambini, spietati nel giudicare, a maggior ragione la “semplicità” è altra cosa. Non è scandalizzarsi perché qualcuno col cervello dentro la Chiesa usa la lingua e ragiona di cose alte, di ecclesiologie e teologie e magari in modo vivace. La semplicità è accettare pacificamente che dentro la Chiesa possano e debbano esserci persone più intelligenti di te. La semplicità sta nel non lamentarsene, riconoscendo la propria inadeguatezza intellettuale. E invece no: certe volte a vedere in giro nelle sacrestie vedi che i “piccoli” altro non sono che bamboccioni (mentre stare nella Chiesa è atto di virilità ), hai impressione che stai in un asilo, in greggi schitarranti di minorati mentali, tra gente che, lo vedi a colpo d’occhio, ha gravi difetti prima ancora che formativi umani, una vera diseducazione sentimentale e all’amor proprio, ma che ciò nonostante pretendono di abbassare tutta la Chiesa al loro livello. Perché non sono dei “semplici”: sono semplicemente ignobili. Essere e farsi “come bambini” non significa essere infantili! Essere “semplici” non significa essere ottusi e presuntuosi.
Quindi, per piacere, non piagnucoliamo in continuo per una presunta altezzosità della cultura laica verso la “cultura” cattolica. Perché molto spesso non c’è alcuna “cultura” cattolica, né da guardare negli occhi né dall’alto in basso. C’è tanto infantilismo invece, troppi bigottismi e di conseguenza eccessivi fanatismi. Poco logos e molti locos… minchioni cioè. Idioti ma non in senso biblico.
Ma l’unica “idiozia” tollerabile dentro la Chiesa, è quella della quale parla Paolo: la stultitia, la stultitia crucis. Letteralmente: l’idiozia della croce. Che non è essere psicopatici, minorati, ignoranti: è fare una scommessa scandalosa contro il mondo e la ragione del mondo. Non essere eterni scandalizzati ma essere fonte di scandalo. Proprio quello che non vogliono fare in nome dell’ovvietà e della mediocritas coloro che si reputano “semplici” dentro la Chiesa, tanto da voler zittire i cervelli funzionanti per non esserne – ipocriti come nessuno – “scandalizzati”. “Semplici” che semplici non sono: sono semplicemente idioti. E in quanto tali, come tutti gli idioti: arroganti, presuntuosi e orgogliosi. Sterco del demonio!

Mastino

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