mercoledì 28 gennaio 2015

FUORI MODA

giornalisti brutti, sporchi e cattivi

Caro Alessandro Gnocchi,
a Manila abbiamo visto cos’è successo al momento della Comunione: le ostie passate di mano in mano tra i fedeli (alcune pare siano anche finite in terra), senza il minimo rispetto per il Corpo di Cristo. E tutto questo è accaduto in mezzo a una gran gazzarra. Uno spettacolo che mi ha fatto venir da piangere. Ricordo la domenica 3 giugno del 2012, quando Benedetto XVI celebrò la Messa all’aeroporto di Bresso, vicino a Milano. Era la giornata mondiale della famiglia, c’ero anch’io. Eravamo circa un milione, eppure al momento della Comunione tutto si era svolto in ordine, con tantissimi sacerdoti che si erano portati verso i settori in cui erano stati suddivisi i fedeli. Ogni sacerdote era assistito da un chierichetto col piattino e la Comunione veniva data in bocca. Mi viene da chiedermi: dei preti che lasciano succedere quel che è successo a Manila, credono ancora che l’ostia consacrata è corpo di Cristo, o sono lì a sbrigare una faccenda che non li interessa più di tanto? E qui vorrei anche parlare della Comunione data in mano, di tanti ministri “straordinari” che non si capisce a cosa servano, ma non vorrei dilungarmi. Le sarò davvero grato se mi dirà il suo parere. Grazie
Costanzo Scalvi

zrbrpsCaro Scalvi,
non che i giornalisti facciano male il loro mestiere o siano brutti, sporchi e cattivi.
Giornali e televisioni, per loro natura, offrono dei dati e non colgono dell' altro perché, se anche lo cogliessero, non sarebbe di rilevanza mediatica. Ma è tutt’altro che secondario, anzi è ciò che spiega certe uscite che poi fanno il giro del mondo provocando in pochi nanosecondi i danni che le care vecchie eresie di una volta producevano in decenni o in secoli.
Fa onore alla sua intelligenza e alla sua onestà cattolica il dubbio di pensare a essere lei nell’errore quando si sente turbato da certe immagini. Ma fa ancora più onore alla sua intelligenza e alla sua onestà cattolica concludere che quanto devia dalla retta fede non è giustificato o giustificabile. In una Chiesa dove la quasi totalità dei cattolici ha buttato il cervello all’ammasso, ed è passato dalla santa razionalità all’irrazionalità  nello spazio di un “Buonasera”, mantenere un corretto uso dell’intelligenza è un atto quasi eroico.
Arrivando al dunque il suo istinto, che chiamerei “sensus fidei”, le dice il vero e non è strano che la metta in guardia dalle immagini che la turbano. Se guarda con un po’ di attenzione molti ecclesiastici si mostrano rivestiti con abiti o simboli altrui, ma non vedrà mai il rappresentante di un’altra religione portare anche il più piccolo simbolo cristiano. Lo stesso schema vale quando incontro ortodossi e protestanti. In questo caso, indossano simbolicamente i paramenti altrui attraverso gesti di umiliazione che non toccano, anzi esaltano, la protagonista, ma ledono la dignità della Chiesa cattolica, Corpo Mistico di Nostro Signore.
È questo che la disturba, caro amico, così come disturba qualsiasi cattolico che vede la Chiesa fondata da Cristo ridotta all’irrilevanza nei confronti di coloro che dovrebbe conquistare all’unico vero Dio. Con simili gesti viene detto che Cristo non è più Via, Verità e Vita, ma solo un’opzione tra tante: evidentemente la più fastidiosa sulla strada che porterà all’Onu delle religioni, visto che deve essere tolta di mezzo in presenza delle altre.
I simboli trasmettono con più potenza e più efficacia il contenuto di tanti discorsi. L’elemento simbolico e quello razionale lavorano su piani diversi, ma sempre in perfetta consonanza. Il salto di livello avviene quando compare sulla scena chi ha la forza e il consenso per condensare in formule ciò che il linguaggio simbolico e quello razionale hanno diffuso per i loro canali. Lo slogan, che è un simbolo capace di usare la forma razionale della parola, per avere presa sociale ha sempre bisogno di un testimonial. Se “l’interreligiosità è una grazia”, allora tutto è compiuto. Quando lo slogan incontra una faccia, è nato qualcosa di nuovo: in questo caso la “religione dell’interreligiosità”.
Non è un caso, quindi se ciò che scandalizza il signor Scalvi, tocca così poche coscienze. Le profanazioni dell’Eucaristia, cioè le cioè le violenze sul corpo reale di Nostro Signore avvenute durante la Messa record di Manila, pare non abbiano turbato più di tanto il corpaccione della Chiesa cattolica tirato su con le vitamine dell’interreligiosità e dell’apertura al mondo. Neanche i pastori filippini si sono dati tanta pena. Forse erano impegnati a farsi qualche selfie mentre salutavano con le corna.
Eppure, caro Scalvi, lei dice che ci sono stati eventi di simili proporzioni in cui tali profanazioni sono state evitate. E si chiede se questa deriva dimostri che molti cattolici non credono più nella presenza reale di Gesù nell’Eucaristia.
Questo mi pare evidente. Se lei si mettesse in fila per la Comunione in una qualsiasi chiesa dell’orbe cattolico e ponesse la precisa domanda sulla Presenza Reale rischierebbe di contare sulle dita di una mano, forse due, coloro che le diranno convintamene di sì. Recentemente, un amico sacerdote che ha trascorso un anno in un celebre monastero del centro Italia, mi ha detto che la sua attenzione per l’Eucaristia è subito saltata agli occhi. Allora, i maggiorenti del luogo, monaci e sacerdoti, lo hanno preso da parte e gli hanno chiesto, sorridendo con compassione, se per caso non credesse ancora nella storiella della presenza di Gesù nell’ostia consacrata. Pensi a ciò che avviene quasi ovunque appena termina la Messa: una fuga generale da parte di una mandria che volta senza ritegno le spalle a Gesù nel tabernacolo. Non le dà l’idea di qualcosa che ha a che fare con i disegni del Demonio?
Caro Scalvi, in proposito mi sto facendo un’idea inquietante che penso di poter abbozzare. Fino a un po’ di tempo fa, immaginavo che lo scopo finale del deragliamento dottrinale fosse quello di produrre la caduta della fede nella presenza reale nell’ostia consacrata. Ora mi vado convincendo che questo, pur essendo un risultato già grande per il Demonio, sia solo un mezzo. Lo scopo del Nemico non è quello di oscurare una verità della quale lui non dubita, ma quello di accanirsi sul Corpo di Cristo e farne strazio. Siccome, per farlo, ha bisogno di agire senza ostacoli, la condizione migliore è quella di attaccare la cittadella di Cristo senza che vi siano sentinelle poiché nessuno pensa che vi sia Qualcuno da difendere.
In proposito, caro Scalvi, ho anche qualche altra idea, ma, per ora, penso che basti questo.
Alessandro Gnocchi
Sia lodato Gesù Cristo

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