"conigli" tanto felici...
.... una lettera bellissima ...!
Per i papalinisti dell ultima ora ... leggetela ...
non è affatto contro il papa ...
è una lettera vera di un cristiano cattolico
fatta di carne e di sangue...
Lumen Gentium (n. 37):
"I laici, come tutti i fedeli, ...... Secondo la scienza, la competenza e il prestigio di cui godono, hanno la facoltà, anzi talora anche il dovere di far conoscere il loro parere su cose concernenti il bene della Chiesa. ..... e sempre con verità, fortezza e prudenza, con riverenza e carità verso coloro che, per ragione del loro sacro ufficio, rappresentano Cristo.
I laici, come tutti i fedeli, con cristiana obbedienza prontamente abbraccino ciò che i Pastori, quali rappresentanti di Cristo, stabiliscono come maestri e rettori nella Chiesa, seguendo in ciò l'esempio di Cristo, il quale, con la sua obbedienza fino alla morte, ha aperto a tutti gli uomini la via beata della libertà dei figli di Dio. Né tralascino di raccomandare a Dio con le loro preghiere i loro Superiori, affinché, dovendo essi, come responsabili vegliare sopra le nostre anime, lo facciano con gioia e non gemendo (cfr. Eb 13, 17).
D'altra parte i Pastori riconoscano e promuovano la dignità e la responsabilità dei laici nella Chiesa; si servano volentieri del loro prudente consiglio, con fiducia affidino loro degli uffici in servizio della Chiesa .....
di Andrea Zambrano
Sono un
coniglio irresponsabile. E per la verità non me ne vergogno nemmeno, dato che
ho passato tutta la mia vita matrimoniale con la colpevole complicità di mia
moglie ad accogliere i figli che Dio ci ha donato, come dice la striminzita
formuletta che oggi sembra tanto desueta. Ho amici conigli e da due anni sotto
la casetta di legno dei bimbi in giardino hanno fatto il nido dei conigli veri
che sono arrivati qui per osmosi, per attrazione evidentemente.
È
dura, lo dico mentre lavoro al computer e contemporaneamente controllo l’estratto conto che cala,
estraggo il termometro dall’ascella di Gabriele, il numero tre della covata
detto "rombo di tuono", e mentre mi infilo le scarpe per andare a
prendere il numero 4, Giovannino, che sembra un amorino del '700, dopo aver
pagato il corso di danza della numero 2, la mia cocca-che-nessuno-me-la-tocchi
e ritirato gli esami da laboratorio del numero 1, che a vederlo giocare sulla
trequarti ricorda Rui Costa.
È
dura, ma è bella, tanto che non riuscirei a concepire una vita monacale senza le urla e i capelli strappati o i voli sul divano
di un matto tarantolato che sembra Neuer. Mia moglie questa operazione
multitasking la fa con maggior carico di me, si lamenta, sbuffa, ma si vede che
la sua vita è piena e per nulla occupata dal superfluo. È una splendida
coniglietta, che si divide tra il lavoro e il kitchen aid con estrema disinvoltura, ormai la
parrucchiera la chiama in casa e quando si concede un’ora di tempo per lo
shopping non torna a casa con una borsa di Furla, ma con i pacchi dei
calzettoni di spugna in 3 per 2.
Dice
che è felice così: una coniglietta senza giarrettiera
felice e irresponsabile. La pizza la mangiamo al massimo una volta al
mese, mai in pizzeria perché siamo chiassosi e il vicino ci guarda come
marziani, ma quando accade è una festa. Per strada siamo quelli dei furgoni e
dei pulmini per trasporto persone e quando su Rtl sentiamo “vento forte tra
Caianello e Valmontone. Prestare attenzione telonati, furgonati e caravan” ci
sentiamo sempre un po’ coinvolti. Come una grande community.
Per
noi gli alberghi sono sempre a cinque letti, perché il “3” figli ideale non è mica
solo una esigenza demografica, è anche di
mercato. Il sesto letto se non ce lo danno facciamo la cresta cercando di
impietosire il concierge che il 3° e il 4° figlio si stringono
insieme.
Siccome
Papa Francesco ama i linguaggi coloriti e sembra non scandalizzarsi di fronte
a nulla, allora è bene che ci parliamo pane al
pane e vino al vino. Ho sentito addirittura dei soloni dire che con questa
frase il Papa ha aperto al condom. Perbacco! Credo invece che di questa frase
ne possano parlare solo due categorie: le famiglie coniglie e il Papa. È roba
nostra. Fuori i secondi: gli esperti, i vescovi, i parroci e i mentalisti
tuttologi.
Lui ha
già parlato, adesso tocca a noi. Siccome sono fedele al Magistero della
Chiesa, al suo deposito e alla sacra tradizione,
prima di fasciarmi la testa aspetto che l’anatema contra
cuniculum venga
scritto in una lettera apostolica o in un'enciclica. Prima di quella data
considererò la frase sui conigli di Papa Francesco né più né meno che una
battuta infelice. Una delle tante proclamata nel corso delle interviste. Lei ne
fa tante, Santità, e tutti scambiano le interviste per Magistero ma io ricordo
che cosa diceva il suo predecessore sul Magistero mediatico a proposito del
Concilio. Quindi ne prendo le distanze.
A me
questa "intervistite", siccome sono un giornalista e so che tranelli
nascondono, non mi è mai piaciuta. È un po’ che mi girava
e adesso gliel’ho detto. Capita, si può sbagliare, Santità. Soprattutto se si
parla a macchinetta a 14mila piedi di altezza con giornalisti assetati di
chiacchiere e il fuso orario che fa il loop. Una frase infelice, diciamolo, che
non fa onore a lei e umilia noi.
E sì,
ci umilia perché noi che eravamo dei conigli lo sapevamo, anzi che ci accoppiamo come conigli, diciamola come tutti ce
l’hanno sempre detta perché sennò sembra che siamo dei conigli nel senso di
pavidi e non mi sembra questo il caso, dato che per mantenere 4 o più figli
oggi ci vuole un bel coraggio.
Ce lo
dicono tutti, insieme a quella stupida frase: “Adesso basta...vero?”, che non si
capisce poi perché uno si debba sentire
tranquillizzato a sapere che chiuderemo le porte alla cicogna. Invidia?
Frustrazione? Rabbia malcelata? Mah. Ce lo dice il fornaio, il ginecologo, ce
lo dice il vigile quando ci controlla patente e libretto e infila la testa
dentro l’abitacolo dove trova una selva di cinture di sicurezza che neanche la
stazione orbitante. Ci mancava solo che ce lo dicesse lei.
Che
poi io il suo discorso l’ho letto. Ma alcune cose non le ho capite. È riuscito a dire in una sola intervista
che Paolo VI con l’Humanae
vitae è stato un
profeta e che i cristiani non devono fare figli come conigli. Non è per caso
una contraddizione dato che un concetto esclude l’altro? E guardi che io su
questa cosa non mi affido agli esperti come ha detto lei. Mi basta la mia vita,
che nessuno può confutare perché è la mia umile testimonianza. Mi basta
“l’andate e moltiplicatevi”, vorrei solo che lo Stato riconoscesse che i miei
figli pagheranno la pensione di chi i figli non li ha fatti e che nelle
famiglie numerose oggi sperimenti quei principi sani che la società ha perso.
Perché la famiglia, come ha detto Costanza Miriano, è l’unico luogo dove tutti
fanno il tifo per l’altro. Trovatelo un altro microcosmo uguale e così
formativo!
Ecco
che cos’è per me la paternità responsabile: non solo il mantenerlo il figlio, ma
il doverlo educare dopo che l'ostetrica ce lo ha
scodellato sul fasciatoio. Ecco la sfida. Educare è più faticoso e più doloroso
a volte. Ma è una delle chiamate della nostra santità matrimoniale. Mi sarebbe
piaciuto che lo avesse detto invece di concentrarsi come fanno tutti sui soldi
e su queste cose. Perché noi, se avessimo guardato il conto in banca, mica li
avremmo accolti 4 figli e sarà bene che qualcuno, almeno dentro la Chiesa,
riconosca che l’affidarsi alla Provvidenza è questo, sennò andiamo pure a
sculacciare le rane.
Né poi
mi è piaciuto l’esempio della donna che ha fatto 7 cesarei. Se è per questo io conosco una signora che di cesarei ne ha fatti
cinque e vorrei dirle: occhio che ci sei a ruota, tra un po’ scatta la
scomunica. Invece lei è un medico, perfettamente con la testa sulle spalle e
soprattutto dotata di quella capacità di sacrificio che ha fatto grande Santa
Gianna Beretta Molla e farà santa Chiara Corbella. Quell’esempio alla donna dei
sette cesarei, come se fosse la donna del libro di Tobia che aveva avuto 7
mariti, non va bene perché è un caso limite e questo mestiere mi ha insegnato
che i casi limite sono utilizzati dai Radicali per introdurre un concetto
forzando il sentimento simpatetico delle persone, provocando un moto di
tenerezza di fronte ad una situazione straordinaria. E così facendo introducono
un principio distruttivo: è stato così per aborto, divorzio, eutanasia etc ...non
vorrei che fosse così un domani anche per la contraccezione.
Forse
voleva dire che non dobbiamo mettere al mondo i figli per egoismo? Ok, ma tenga presente che dopo i primi due, che
soddisfano l’egoismo di coppia, tutto il resto è cuore e slancio. Di egoismo ne
vedo poco. Non vedo egoismo nelle mamme che si riducono a preparare alle undici
di sera i vestiti per il giorno dopo e a disporli in serie come polli in
batteria. Non vedo egoismo perché prima non sono andate al cinema, ma hanno
sparecchiato, fatto la lavastoviglie e guardato con compassione tenera e bisunta
nel grembiule, il loro maritino spiaggiato sul divano mentre dorme come un
ghiro.
Tenga
poi presente che non vorrei che questa tecnica del prescindere dalla teoria per
giustificare un’altra pratica sia foriera di
ulteriori stravolgimenti. Mi spiego. Lei ha detto che un conto è la teoria, mi
riferisco al passaggio sul pugno. Ma la pratica è altro. Bene. Anche noi
cristiani in teoria, dobbiamo essere aperti alla vita e il perché non sto a
ribadirlo perché ci crediamo tutti e due. Però se introduciamo uno iato tra la
teoria e la pratica ecco che ci ritroviamo ancora una volta di fronte alla
prassi sganciata dalla dottrina.
Insomma,
io non ho voluto farle la morale col ditino alzato, soltanto dirle come mi sono sentito io e i miei amici che non hanno la fortuna
di imbrattare pagine di giornale. E dirle che noi siamo fedeli al nostro patto
di amore, ci crediamo, ci aiuti ad esserne orgogliosi e nel caso ci difenda
dagli attacchi di questa società che ci vede come conigli e basta. Soldati di
un piccolo esercito di pretoriani, che non riduce la persona a cosa e non
limita la vita dentro il planning di una moleskina.
Mi
rivolgo con questa sfrontatezza perché è stato lei a dirci che dobbiamo importunare i nostri pastori affinché ci diano il
latte della grazia. Ecco, così faccio io. E comunque casa mia è aperta se un
giorno vorrà venire a conoscerci. Siamo allegri e pesanti, fiduciosi e pieni di
problemi affrontati e risolti. Abbiamo persino i segnaposti personalizzati,
come i sette nani. Non mi invito io in Vaticano perché il numero tre, con la
complicità furtiva del numero 4, potrebbe sottrarre una lancia alle guardie
svizzere e seminare il panico per i sacri palazzi gridando tra specchi e arazzi
"Io credo nelle fate. Lo giuro! Lo giuro!". Lo dico per lei.
http://www.lanuovabq.it/mobile/articoli-caro-papa-noiconigli-siamotanto-felici-11573.htm#.VMDi4NKG_hm
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