di Paolo Deotto
Se vogliamo restare negli schemi di una guerra tradizionale, possiamo immaginare uno scenario di questo tipo: una nazione viene invasa dall’esercito di una nazione nemica. I soldati nemici uccidono e devastano. La nazione aggredita, anziché opporsi con le sue forze armate, chiede gentilmente ai cittadini dello stato invasore di deprecare il brutto comportamento dei loro soldati. Assurdo, vero?
Già, ma se la guerra non è condotta in modo tradizionale – i tempi e le tattiche cambiano – tuttavia resta il fatto che la nazione nemica è composta di cittadini inermi (la maggior parte) e di militari, il cui compito è, appunto, fare la guerra. L’Occidente è in guerra, e non da oggi, con una nazione estremamente insidiosa, perché non ha confini territoriali definiti, ma è sparsa a macchia d’olio dappertutto. Si chiama islam, ed è un nemico che non ha mai fatto mistero dei suoi progetti di dominio. È ovvio che non tutti gli islamici sono combattenti, ma è altrettanto ovvio che anche i non combattenti sono nemici, che domani potrebbero a loro volta impugnare le armi e che comunque si adopereranno per aiutare i loro soldati.
Il nemico, l’islam, è enormemente favorito dal fatto che l’aggredito, l’Occidente, è ormai così completamente fuori di senno da chiedere agli aggressori di fermare i loro stessi soldati. Già, perché noi li chiamiamo “terroristi”, ma per loro sono combattenti che hanno condotto un’azione giusta contro un mondo che non possono che considerare corrotto e marcio.
È patetico e grottesco l’appello che in tanti, a cominciare dalla nostra ineffabile Boldrini, hanno fatto affinché “non si confonda islam e terrorismo”. Ma non è patetico, bensì tragico, vedere questo mondo occidentale (ora è toccato alla Francia, ma siamo tutti nella stessa barca piena di falle) che, non avendo più alcun valore su cui reggersi, si bea adesso delle dichiarazioni – immancabili ed estremamente facili da fare – degli islamici che “deprecano”, “condannano” e così via. Fino al prossimo fattaccio.
Addirittura si è arrivati all’assurdo per cui, a fronte di questi criminali, che ammazzano al grido di Allahu Akbar, che dichiarano esplicitamente di voler vendicare le offese a Maometto, si scatenano i pensosi dietrologi e si chiedono “ma saranno proprio islamici?”, “ma cosa c’è sotto, chi li ha mandati?”, e si consolano con le affermazioni apodittiche sulla “non violenza” dell’islam, affermazioni che può fare solo chi non ha mai letto il Corano.
Questa è una guerra persa, perché l’Occidente in verità non ha armi contro l’islam. L’Occidente ha voluto rinnegare Dio, lo ha spinto fuori dalla porta, e dalla finestra intanto sono entrati i demoni. Ma chi non crede più in Dio, chi non conosce più il Bene, come fa a riconoscere il male?
L’Occidente dell’aborto libero, dell’eutanasia, dell’omosessualismo, scopre tutta la sua debolezza – per far fuori tre criminali è stato mobilitato un esercito di quasi novantamila uomini – e si indigna per gli omicidi. Questo è un mondo che è andato in cortocircuito, che ha distrutto qualsiasi rispetto per la vita umana (quante migliaia di bambini vengono ogni giorno soppressi col crimine dell’aborto?) e che ora cade nel terrore perché tre criminali determinati e ben addestrati uccidono sedici persone. Per ora, fino al prossimo fattaccio.
Questo mondo in cortocircuito si rifugia allora in strane liturgie pagane, inventa lì per lì un simbolo (“Je suis Charlie”) e domani farà delle belle manifestazioni in cui proclamerà che “non ha paura” e che “difende i suoi valori”. Quali valori, di grazia?
Je ne suis pas Charlie, IO NON SONO Charlie, sia ben chiaro. Non ci riconosceremo mai in un giornaletto che aveva fatto della più sordida e volgare satira la propria bandiera. Sia pace all’anima dei morti ammazzati dai criminali islamici, ma nulla abbiamo da spartire con il loro mondo di conformismo dissacrante al di là di ogni barriera di rispetto e di decenza.
Proprio nel “Je suis Charlie” è scritta la sconfitta del mondo delle libertà allucinate, del relativismo come regola di vita, dell’ecumenismo cretino suicida e traditore della Fede, coltivato da tanto clero fellone.
Se la nostra putrefatta società occidentale si ricorderà finalmente delle sue origini cristiane, se avrà finalmente il coraggio virile di rispedire al loro paese, con le buone o con le cattive, i musulmani che l’hanno da tempo invasa e di non farne entrare altri, se ritroverà l’orgoglio della splendida civiltà che la parola di Cristo aveva creato, allora potremo risollevarci.
In caso contrario, mettiamoci l’animo in pace. Se i “valori” a cui appellarci di fronte ai crimini consumati in Francia saranno quelli pagani, gli stessi (dis)valori che hanno distrutto la civiltà, se un giornaletto squallido diventerà la nostra bandiera di libertà, abbiamo chiuso. Gli uomini inizino a lasciarsi crescere la barba e le donne si affrettino a procurarsi quegli scafandri neri che lasciano scoperti solo gli occhi. I vari transessuali, omosessuali, bisessuali non si affrettino a nulla, tanto saranno tra i primi ad essere sterminati.
Il nemico è in casa, da tempo. Se non cambiamo rotta, ha già vinto.
http://www.riscossacristiana.it/je-ne-suis-pas-charlie-leuropa-si-rifugia-nelle-illusioni-vedere-la-propria-sconfitta-di-paolo-deotto/
Je ne suis pas Charlie!
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