Il sinodo tira le somme. E Francesco dice che cosa non gli è piaciuto
C’è un abisso tra la “Relatio” di metà sinodo, travolta dalle critiche, e la “Relatio” finale, votata nel pomeriggio di sabato 18 ottobre. Ma non al punto da deludere i novatori.
I presenti in aula erano 183. E 59 paragrafi del documento su 62 sono stati approvati con una maggioranza di “placet” nettamente superiore ai due terzi, in parecchi casi vicina all’unanimità.
Mentre i restanti tre paragrafi sono passati solo a maggioranza semplice e con un consistente blocco di voti contrari, quindi senza quella maggioranza qualificata che è richiesta per l’approvazione. Anche questi sono comunque entrati nell’agenda delle prossime tappe sinodali, per volontà di papa Francesco che ha ordinato di pubblicare tutto.
E sono i paragrafi che mettono agli atti le questioni più controverse. Su tali questioni, i “non placet” possono appartenere sia a novatori che a intransigenti, i primi per i risultati ritenuti inferiori alle attese, i secondi per ciò che giudicano abbandono della retta dottrina.
Ecco qui di seguito i tre paragrafi in questione, con i voti rispettivamente raccolti.
Sulla comunione ai divorziati risposati
52. Si è riflettuto sulla possibilità che i divorziati e risposati accedano ai sacramenti della Penitenza e dell’Eucaristia. Diversi Padri sinodali hanno insistito a favore della disciplina attuale, in forza del rapporto costitutivo fra la partecipazione all’Eucaristia e la comunione con la Chiesa ed il suo insegnamento sul matrimonio indissolubile. Altri si sono espressi per un’accoglienza non generalizzata alla mensa eucaristica, in alcune situazioni particolari ed a condizioni ben precise, soprattutto quando si tratta di casi irreversibili e legati ad obblighi morali verso i figli che verrebbero a subire sofferenze ingiuste. L’eventuale accesso ai sacramenti dovrebbe essere preceduto da un cammino penitenziale sotto la responsabilità del Vescovo diocesano. Va ancora approfondita la questione, tenendo ben presente la distinzione tra situazione oggettiva di peccato e circostanze attenuanti, dato che “l’imputabilità e la responsabilità di un’azione possono essere sminuite o annullate” da diversi “fattori psichici oppure sociali” (Catechismo della Chiesa Cattolica, 1735).
Placet 104
Non placet 74
Non placet 74
53. Alcuni Padri hanno sostenuto che le persone divorziate e risposate o conviventi possono ricorrere fruttuosamente alla comunione spirituale. Altri Padri si sono domandati perché allora non possano accedere a quella sacramentale. Viene quindi sollecitato un approfondimento della tematica in grado di far emergere la peculiarità delle due forme e la loro connessione con la teologia del matrimonio.
Placet 112
Non placet 64
Non placet 64
Sugli omosessuali
55. Alcune famiglie vivono l’esperienza di avere al loro interno persone con orientamento omosessuale. Al riguardo ci si è interrogati su quale attenzione pastorale sia opportuna di fronte a questa situazione riferendosi a quanto insegna la Chiesa: “Non esiste fondamento alcuno per assimilare o stabilire analogie, neppure remote, tra le unioni omosessuali e il disegno di Dio sul matrimonio e la famiglia”. Nondimeno, gli uomini e le donne con tendenze omosessuali devono essere accolti con rispetto e delicatezza. “A loro riguardo si eviterà ogni marchio di ingiusta discriminazione” (Congregazione per la Dottrina della Fede, Considerazioni circa i progetti di riconoscimento legale delle unioni tra persone omosessuali, 4).
Placet 118
Non placet 62
Non placet 62
*
Al termine del sinodo ha preso la parola papa Francesco.
Il suo discorso è da leggere per intero. In esso il papa dà grande – e per lui insolita – evidenza a una citazione di Benedetto XVI, in questo caso sul compito di “servizio” proprio dell’autorità della Chiesa:
“Questa è la suprema norma di condotta dei ministri di Dio, un amore incondizionato, come quello del Buon Pastore, pieno di gioia, aperto a tutti, attento ai vicini e premuroso verso i lontani, delicato verso i più deboli, i piccoli, i semplici, i peccatori, per manifestare l’infinita misericordia di Dio con le parole rassicuranti della speranza”.
Ma subito dopo papa Jorge Mario Bergoglio scomoda persino il codice di diritto canonico per riaffermare a chi avesse qualche dubbio i suoi poteri assoluti di “pastore e dottore supremo di tutti i fedeli” (canone 749), dotato di una “potestà che è suprema, piena, immediata e universale nella Chiesa” (canoni 331-334).
Rivelatrice è anche la descrizione che Francesco fa dei “momenti di desolazione, di tensione e di tentazioni” che dice di aver visto in questo sinodo. Tentazioni che enumera così, calandole a mo’ di ruvido rimprovero sull’insieme dei padri sinodali, a destra e a manca:
“La tentazione dell’irrigidimento ostile, cioè il voler chiudersi dentro lo scritto (la lettera) e non lasciarsi sorprendere da Dio, dal Dio delle sorprese (lo spirito); dentro la legge, dentro la certezza di ciò che conosciamo e non di ciò che dobbiamo ancora imparare e raggiungere. Dal tempo di Gesù, è la tentazione degli zelanti, degli scrupolosi, dei premurosi e dei cosiddetti – oggi – ‘tradizionalisti’ e anche degli intellettualisti.
“La tentazione del buonismo distruttivo, che a nome di una misericordia ingannatrice fascia le ferite senza prima curarle e medicarle; che tratta i sintomi e non le cause e le radici. È la tentazione dei ‘buonisti’, dei timorosi e anche dei cosiddetti ‘progressisti e liberalisti’.
“La tentazione di trasformare la pietra in pane per rompere un digiuno lungo, pesante e dolente (cf. Lc 4,1-4) e anche di trasformare il pane in pietra e scagliarla contro i peccatori, i deboli e i malati (cf. Gv 8,7) cioè di trasformarlo in ‘fardelli insopportabili’ (Lc 10, 27).
“La tentazione di scendere dalla croce, per accontentare la gente, e non rimanerci, per compiere la volontà del Padre; di piegarsi allo spirito mondano invece di purificarlo e piegarlo allo Spirito di Dio.
“La tentazione di trascurare il ‘depositum fidei’, considerandosi non custodi ma proprietari e padroni o, dall’altra parte, la tentazione di trascurare la realtà utilizzando una lingua minuziosa e un linguaggio di levigatura per dire tante cose e non dire niente! Li chiamavano ‘bizantinismi’, credo, queste cose…”.
*
Lo stesso giorno della conclusione del sinodo, Ignazio Marino, il sindaco della città di cui Francesco è vescovo, ha trascritto nei registri di Roma i “matrimoni” di sedici coppie omosessuali sposate all’estero.
Marino, cattolico dichiarato, fu nel 2006 l’interlocutore di Carlo Martia Martini nel dirompente colloquio-intervista nel quale il cardinale gesuita invocava dalla Chiesa svolte radicali in materia di morale sessuale.
Papa Francesco ha ricevuto l’ultima volta in udienza Marino lo scorso 19 settembre, nella sua qualità di medico specialista in trapianti.
http://magister.blogautore.espresso.repubblica.it/2014/10/18/il-sinodo-tira-le-somme-e-francesco-ne-enumera-i-difetti/
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