Martin Lutero brucia la Summa theologiae di s. Tommaso d'Aquino |
L' ERESIARCA
«Martin Lutero
venne fuori dalla sua cella nel giorno della
rovina e della tempesta, e gridò con voce nuova e forte in favore di una
religione elementare ed emotiva, e per la distruzione di tutte le filosofie.
Aveva particolare orrore e ripugnanza per le grandi filosofie greche, e per la
Scolastica che su quelle filosofie era stata fondata. Aveva una sola teoria: la
distruzione di tutte le teorie. Aveva una sua teologia: la morte della
teologia.
L'uomo non
poteva chiedere nulla a Dio, nulla avere da Dio, nulla dire su Dio, eccetto un
inarticolato grido di pietà e la richiesta dell'aiuto soprannaturale di Cristo,
in un mondo dove tutte le cose naturali erano inutili. Inutile la ragione,
inutile la volontà. L'uomo non poteva muoversi di un pollice, non più di una
pietra. L'uomo non poteva fidarsi di ciò che aveva nella testa, non più di una
rapa. Nulla rimaneva in cielo o sulla terra, eccetto il nome di Cristo
sollevato in una solitaria imprecazione, orribile come il grido di una bestia
in pena.
Tuttavia, non
sarebbe inesatto dire che Lutero aprì un'epoca, e cominciò il mondo moderno».
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