mercoledì 1 ottobre 2014

la follia si fa giudice della salute mentale

Prepariamoci a difendere l’Eucaristia




Come ogni martedì, Alessandro Gnocchi risponde a lettori su Riscossa cristiana [qui].

Oggi è la volta di un sacerdote diocesano e di un fedele. Tema: l'Eucaristia.

Caro don Franco, caro Ronconi,

una scritta dalla parte del sacerdote, l’altra scritta dalla parte del fedele, le vostre lettere pongono l’accento sul problema dei problemi, il sacramento dell’Eucaristia. Perché è proprio quello l’obiettivo finale dell’attacco infernale al Corpo Mistico di Cristo: la Presenza reale, viva, palpabile e salvifica di Gesù in mezzo agli uomini.
Ma a questo ci arriviamo in conclusione. Prima devo una risposta a don Francesco, nella quale, per ora, non voglio avventurarmi sul “che cosa fare”, ma vorrei almeno spendere qualche parola sul “che cosa non fare”.

Mi permetta di dirle, caro don Francesco che, data la situazione della Chiesa dei nostri giorni, non troverà soddisfazione alle esigenze e alle domande del suo sacerdozio peregrinando per parrocchie o per diocesi. Potrà incontrare ambienti, confratelli e fedeli più o meno vicini al suo sentire, ma, come dice lei stesso, finirà sempre per scontare una delusione sui punti cruciali.

Non sto dicendo che in questa Chiesa non ci sono più sacerdoti cattolici, tant’è vero che lei stesso è la testimonianza vivente del contrario. Ma sono sempre più rari e stanno sempre più nascosti. E ciascuno di loro vive in un disagio che ha un’origine facilmente diagnosticabile. Come lei, tentano di trovare coerenza nella sopravvivenza di certe forme ancora definibili come cattoliche con l’effettiva pratica della fede: ma questa coerenza, salvo singoli casi, non esiste più. Attraverso il permanere di una forma in qualche modo cattolica viene trasmessa una fede che cattolica non è più, o non lo è in buona parte. E, come tutti sanno, basta non essere cattolici almeno un po’ per non esserlo del tutto, ben che vada si è eretici. Da qui discendono le schizofrenie, i fraintendimenti, le bizzarrie che vanno a formare un quadro nel quale una mente normale non si ritrova più. Peggio ancora, pensa di essere malata poiché la normalità non ha più una casa e viene rinchiusa dentro i ghetti. In poche parole, la Chiesa è governata da una specie di legge Basaglia in cui la follia non è più considerata tale e, anzi, si fa giudice della salute mentale.

Adesso, caro don Francesco, lei penserà che io le stia suggerendo andarsi a rifugiare chissà dove. Mi limito a invitarla a uno schietto realismo e a non cercare la soluzione ai suoi quesiti là dove non c’è.

Non sto neppure dicendo che questa non è più la Chiesa e bisogna trasferirsi altrove. È qui che bisogna battersi per ripristinare la vera fede e il primo passo è quello di ripristinare quella coerenza tra forma e fede ormai sfilacciata. E me lo insegna lei, un sacerdote, che tutto questo si trova principalmente nella Messa. Nella “Messa buona”, la “Bonne Messe” come definiscono amabilmente i cattolici francesi quella che noi diciamo la “Messa di sempre”.

Si riparte da lì, caro don Francesco, e lì si trova anche la risposta a ciò che dice il signor Ronconi. Se quest’anno, nella diocesi di Brescia, la diocesi del Pontefice che ha promulgato il nuovo messale, non è stato ordinato alcun sacerdote, vorrà pure dire qualcosa. D’altra parte, non si capisce perché un giovane debba sacrificare la propria vita in seminario e poi in un oratorio o in una parrocchia per fare l’assistente sociale o l’animatore di villaggio quando tanti coetanei lo fanno con grande soddisfazione economica e sociale nei luoghi deputati, molto più gratificanti e divertenti.

La decadenza della pratica eucaristica, il dissolversi del senso della Presenza Reale possono portare solo alla crisi del sacerdozio. E qui si arriva al punto, perché il vero obiettivo temo che non sia questo. Sbaglia chi pensa che il demonio punti come fine ultimo a oscurare o eliminare la presenza eucaristica di Cristo nel mondo. Lui, che in Dio ci crede, eccome, sa bene che ciò è impossibile e il suo scopo è ben altro: è quello di profanare il Corpo eucaristico di Cristo senza che qualcuno lo disturbi. Ma, per non essere disturbato, ha bisogno che il maggior numero possibile di fedeli non creda nel più grande miracolo realizzabile su questa terra e, quindi, si disinteressi di ciò che avviene ai suoi danni.

L’eclissi della fede nella Presenza Reale nell’Eucaristia è il prodromo a una liturgia anticristica celebrata pubblicamente senza opposizione, o persino con l’assenso di tanti cosiddetti cristiani.

C’è un solo modo per opporsi a tutto questo. Come disse qualche tempo un amico sacerdote: “Dobbiamo girarci e dire Messa”.
Fatelo, don Francesco, e vedrete che i fedeli disposti a difendere quell’Ostia pallida e pura in cui c’è tutto Nostro Signore vi seguiranno e saranno sempre di più.

Alessandro Gnocchi
Sia lodato Gesù Cristo

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