Prepariamoci a difendere l’Eucaristia
Come ogni martedì, Alessandro Gnocchi risponde a lettori su Riscossa cristiana [qui].
Oggi è la volta di un sacerdote diocesano e di un fedele. Tema: l'Eucaristia.
Caro don Franco, caro Ronconi,
una scritta dalla parte del sacerdote, l’altra scritta
dalla parte del fedele, le vostre lettere pongono l’accento sul problema dei
problemi, il sacramento dell’Eucaristia. Perché è proprio quello l’obiettivo
finale dell’attacco infernale al Corpo Mistico di Cristo: la Presenza reale,
viva, palpabile e salvifica di Gesù in mezzo agli uomini.
Ma a questo ci arriviamo in conclusione. Prima devo
una risposta a don Francesco, nella quale, per ora, non voglio avventurarmi sul
“che cosa fare”, ma vorrei almeno spendere qualche parola sul “che cosa non
fare”.
Mi permetta di dirle, caro don Francesco che, data la
situazione della Chiesa dei nostri giorni, non troverà soddisfazione alle
esigenze e alle domande del suo sacerdozio peregrinando per parrocchie o per
diocesi. Potrà incontrare ambienti, confratelli e fedeli più o meno vicini al
suo sentire, ma, come dice lei stesso, finirà sempre per scontare una delusione
sui punti cruciali.
Non sto dicendo che in questa Chiesa non ci sono più
sacerdoti cattolici, tant’è vero che lei stesso è la testimonianza vivente del
contrario. Ma sono sempre più rari e stanno sempre più nascosti. E ciascuno di
loro vive in un disagio che ha un’origine facilmente diagnosticabile. Come lei,
tentano di trovare coerenza nella sopravvivenza di certe forme ancora
definibili come cattoliche con l’effettiva pratica della fede: ma questa
coerenza, salvo singoli casi, non esiste più. Attraverso il permanere di una
forma in qualche modo cattolica viene trasmessa una fede che cattolica non è
più, o non lo è in buona parte. E, come tutti sanno, basta non essere cattolici
almeno un po’ per non esserlo del tutto, ben che vada si è eretici. Da qui
discendono le schizofrenie, i fraintendimenti, le bizzarrie che vanno a formare
un quadro nel quale una mente normale non si ritrova più. Peggio ancora, pensa
di essere malata poiché la normalità non ha più una casa e viene rinchiusa
dentro i ghetti. In poche parole, la Chiesa è governata da una specie di legge
Basaglia in cui la follia non è più considerata tale e, anzi, si fa giudice
della salute mentale.
Adesso, caro don Francesco, lei penserà che io le stia
suggerendo andarsi a rifugiare chissà dove. Mi limito a invitarla a uno
schietto realismo e a non cercare la soluzione ai suoi quesiti là dove non c’è.
Non sto neppure dicendo che questa non è più la Chiesa
e bisogna trasferirsi altrove. È qui che bisogna battersi per ripristinare la
vera fede e il primo passo è quello di ripristinare quella coerenza tra forma e
fede ormai sfilacciata. E me lo insegna lei, un sacerdote, che tutto questo si
trova principalmente nella Messa. Nella “Messa buona”, la “Bonne Messe” come
definiscono amabilmente i cattolici francesi quella che noi diciamo la “Messa
di sempre”.
Si riparte da lì, caro don Francesco, e lì si trova
anche la risposta a ciò che dice il signor Ronconi. Se quest’anno, nella
diocesi di Brescia, la diocesi del Pontefice che ha promulgato il nuovo
messale, non è stato ordinato alcun sacerdote, vorrà pure dire qualcosa.
D’altra parte, non si capisce perché un giovane debba sacrificare la propria
vita in seminario e poi in un oratorio o in una parrocchia per fare l’assistente
sociale o l’animatore di villaggio quando tanti coetanei lo fanno con grande
soddisfazione economica e sociale nei luoghi deputati, molto più gratificanti e
divertenti.
La decadenza della pratica eucaristica, il dissolversi
del senso della Presenza Reale possono portare solo alla crisi del sacerdozio.
E qui si arriva al punto, perché il vero obiettivo temo che non sia questo.
Sbaglia chi pensa che il demonio punti come fine ultimo a oscurare o eliminare
la presenza eucaristica di Cristo nel mondo. Lui, che in Dio ci crede, eccome,
sa bene che ciò è impossibile e il suo scopo è ben altro: è quello di profanare
il Corpo eucaristico di Cristo senza che qualcuno lo disturbi. Ma, per non
essere disturbato, ha bisogno che il maggior numero possibile di fedeli non
creda nel più grande miracolo realizzabile su questa terra e, quindi, si
disinteressi di ciò che avviene ai suoi danni.
L’eclissi della fede nella Presenza Reale
nell’Eucaristia è il prodromo a una liturgia anticristica celebrata
pubblicamente senza opposizione, o persino con l’assenso di tanti cosiddetti
cristiani.
C’è un solo modo per opporsi a tutto questo. Come
disse qualche tempo un amico sacerdote: “Dobbiamo girarci e dire Messa”.
Fatelo, don Francesco, e vedrete che i fedeli disposti
a difendere quell’Ostia pallida e pura in cui c’è tutto Nostro Signore vi
seguiranno e saranno sempre di più.
Alessandro Gnocchi
Sia lodato Gesù Cristo
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