Mentre ero alla ricerca di vecchi appunti, sono incorso in questa mia piccola traduzione, vecchia di un paio d’anni, di un estratto dalla “Life of Jesus” del grande Arcivescovo di New York, Venerabile Fulton J.Sheen (1895-1979). Figura monumentale del cattolicesimo americano del Novecento di cui tornerò necessariamente a parlare (qui intanto un mio articolo può offrire informazioni a chi non lo conoscesse), fu un instancabile e sensazionale annunciatore del Vangelo le cui trasmissioni radiotelevisive e i numerosi scritti restano esemplari per chiarezza e aderenza alla Tradizione cattolica.
Vi propongo così questo passo di impressionante lucidità dove si affronta la profondità del significato della Croce e come essa, fin dal Golgota, sia stata costantemente frutto di interpretazioni tutte improntate a logiche umane che, si sa, quasi mai sono quelle di Dio. Parole, quelle di Sheen, che come per ogni valente apostolo scuotono per attualità e capacità di rendere la Buona Novella un fatto intensamente rispondente alla vita concreta di ognuno:
<terzo discorso verso la Croce [Sheen sta spiegando come durante la crocifissione, sette discorsi o parole vengono pronunciati da Nostro Signore verso gli astanti e, parallelamente, altri sette vengono rivolti a Gesù, nda] venne dal ladro sulla sinistra:
Non sei tu il Cristo? Salva te stesso e anche noi! (Lc. 23,39)
L’egoista tipico che mai si rende conto di aver errato chiede: “Perché Dio mi ha fatto questo?”, giudicando il potere salvifico di Dio in base all’affrancamento dalla sofferenza. Questo ladro sulla sinistra fu il primo comunista. Ben prima di Marx, stava infatti affermando: “La religione è l’oppio dei popoli. Se non può offrire sollievo dalla sofferenza, a cosa serve?”. Una religione che pensa alle anime nel momento in cui gli uomini stanno morendo, che li invita a guardare a Dio quando un tribunale infligge un’ingiustizia, che parla del Paradiso o dell’”utopia dell’Aldilà” quando gli stomaci sono vuoti ed i corpi tormentati dal dolore, che discetta di perdono quando dei reietti sociali, due ladri ed un falegname, stanno morendo sulla gogna- tale religione è “l’oppio dei popoli”.La sola salvezza che il ladro sulla sinistra poteva concepire non era spirituale o morale, ma fisica: “Salva Te stesso e noi!”, “Salvare cosa? Le nostre anime? No! L’uomo è privo di anima! Salva i nostri corpi! A che serve la religione se non può far cessare il dolore? Scendi dal patibolo e salva una classe! Il cristianesimo o è un vangelo sociale oppure è una droga”. Questa era la sua invocazione.
Gli uomini possono trovarsi in circostanze identiche, ma reagire in modi totalmente differenti. Entrambi i ladri erano accomunati dalla depravazione dei loro cuori, eppure reagirono diversamente rispetto all’uomo che stava in mezzo a loro. Nessun mezzo esterno, nessun buon esempio di per se stessi bastano a convertire a meno che non cambi il cuore. Questo ladro era certamente un giudeo, in quanto basava la sua accettazione del Messia unicamente sul Suo potere di farlo scendere dalla Croce.
Ma immaginiamo che Cristo ne avesse estratto i chiodi, asciugatone le fontane di sangue da mani e piedi, restituitolo alla freschezza di una nuova vita: il resto della vita terrena di costui sarebbe stata una dimostrazione di fede in Cristo oppure una continuazione della sua vita da malfattore? Se Nostro Signore fosse stato solamente un uomo che doveva difendere la propria reputazione, avrebbe dovuto mostrare il proprio potere lì per lì; ma essendo Egli Dio, che conosce i segreti di ogni cuore, rimase in silenzio. Dio non risponde ad alcuna preghiera umana di dimostrare la Sua potenza.
Il quarto discorso verso la Croce venne dall’intellighenzia del tempo: i capi sacerdoti, gli Scribi e i Farisei.
Ha salvato gli altri, non può salvare se stesso.È il re d’Israele, scenda ora dalla croce e gli crederemo.Ha confidato in Dio; lo liberi lui ora, se gli vuol bene.Ha detto infatti: Sono Figlio di Dio! (Mt. 27, 42-43)
L’intellighenzia conosce sempre a sufficienza la religione da riuscire a distorcerla, per cui essi presero i tre titoli che Cristo si era assegnati – “Salvatore”, “Re d’Israele” e “Figlio di Dio”- e li ridicolizzarono.
“Salvatore”: così Egli fu chiamato dai Samaritani. Ora, ammettevano che aveva salvato degli altri, probabilmente la figlia di Giairo, il figlio della vedova di Naim, e Lazzaro. Potevano permettersi di ammetterlo ora, poiché il Salvatore in persona era nella posizione di dover essere salvato. “Ha salvato gli altri, non può salvare se stesso”. Per loro mancava ancora il miracolo risolutore.
“Salvatore”: così Egli fu chiamato dai Samaritani. Ora, ammettevano che aveva salvato degli altri, probabilmente la figlia di Giairo, il figlio della vedova di Naim, e Lazzaro. Potevano permettersi di ammetterlo ora, poiché il Salvatore in persona era nella posizione di dover essere salvato. “Ha salvato gli altri, non può salvare se stesso”. Per loro mancava ancora il miracolo risolutore.
Ma è ovvio che non potesse salvare se stesso! La pioggia non può salvare se stessa, se deve far sbocciare la vegetazione. Il sole non può salvare se stesso, se deve illuminare un mondo; il soldato non può salvare se stesso, se deve salvare il proprio paese. E Cristo non può salvare se stesso, se deve salvare le sue creature!
“Re d’Israele”: il titolo che la folla gli diede dopo che aveva sfamato la moltitudine e se n’era fuggito da solo tra i monti. Lo ripeterono di nuovo la Domenica delle Palme, quando disseminarono rami sotto i Suoi piedi. Ora quel titolo veniva schernito mentre sogghignavano: “Se è il Re d’Israele, scenda ora dalla Croce”.
Le forze irreligiose trovano il loro giorno di gloria in periodi di grande catastrofe. In tempo di guerra, esse chiedono: “Dov’è il tuo Dio ora?”. Ma com’è che nei momenti di difficoltà Dio, e non l’uomo, viene sempre messo alla sbarra? Per quale motivo, in tempi di guerra, il giudice ed il colpevole dovrebbero scambiarsi le posizioni mentre l’uomo chiede: “Perché Dio non ferma la guerra?”
In questo modo Cristo si sentì deridere! Non sapevano di essere già perduti. Credevano che Lui lo fosse. Perciò loro, quelli realmente dannati, si prendevano gioco di Colui che credevano fosse dannato. L’inferno stava trionfando nell’umano! Davvero questa fu l’ora della potenza dei demoni infernali.
Dissero che L’avrebbero creduto se fosse venuto giù. Ma non credettero quando Lo videro resuscitare Lazzaro dai morti. Né avrebbero creduto una volta resuscitato Lui dai morti, quando proibirono agli Apostoli di predicare la Resurrezione che sapevano essere un fatto reale. Nessuna discesa dalla Croce avrebbe convinto gli uomini. E’ umano scenderne, ma è Divino rimanerci!
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