Caro Dott. Gnocchi,
il segretario generale del prossimo Sinodo sulla famiglia, cardinale Baldisseri, ha dichiarato quanto segue: “Dobbiamo calare la dottrina autentica nella realtà attuale della famiglia. Noi camminiamo nella storia, la religione cristiana non è ideologia, la famiglia di oggi è diversa, se neghiamo questo restiamo a 2000 anni fa”.
Facciamo finta di prendere sul serio le parole del cardinale. Vediamo qual era davvero la situazione della famiglia due millenni or sono. Leggiamo, per esempio, il Vangelo di Matteo (19,3-9):
“Allora gli si avvicinarono alcuni farisei per metterlo alla prova e gli chiesero: ‘È lecito ad un uomo ripudiare la propria moglie per qualsiasi motivo?’. Ed egli rispose: ‘Non avete letto che il Creatore da principio li creò maschio e femmina e disse: Per questo l’uomo lascerà suo padre e sua madre e si unirà a sua moglie e i due saranno una carne sola? Così che non sono più due, ma una carne sola. Quello dunque che Dio ha congiunto, l’uomo non lo separi’. Gli obiettarono: ‘Perché allora Mosè ha ordinato di darle l’atto di ripudio e mandarla via?’. Rispose loro Gesù: ‘Per la durezza del vostro cuore Mosè vi ha permesso di ripudiare le vostre mogli, ma da principio non fu così. Perciò io vi dico: Chiunque ripudia la propria moglie, se non in caso di concubinato, e ne sposa un’altra commette adulterio’”.
Dunque, la situazione della famiglia di duemila anni fa era esattamente quella che S. E. Baldisseri, S. E. Kasper vorrebbero instaurare, e che Nostro Signore condannò una volta per sempre.
Perciò mi domando e le domando, caro Dott. Gnocchi: da quale parte sta veramente il “vecchio”? E da quale il “nuovo”?
Ma le pongo anche un altro, più pressante e angoscioso quesito, sperando che Ella sappia illuminarmi. Ove mai il Sinodo – Dio non voglia! – facesse proprie le eresie proferite da Kasper e da Baldisseri, per di più prescrivendole come vincolanti al popolo cattolico, cosa dovremo fare noi semplici fedeli?
La ringrazio e la saluto.
Lorenzo Terzi
Caro Terzi,
penso che la prima delle sue due domande sia retorica, poiché mi pare di capire che lei sappia bene dove sta il “nuovo” e dove sta il “vecchio”.
Quanto al secondo quesito, una risposta onesta deve partire da un’altrettanto onesta constatazione: se anche il Sinodo non facesse proprie le teorie a-cattoliche della premiata ditta Kasper & C, il giorno dopo la sua conclusione ci troveremmo comunque dentro una Chiesa che, nella maggior parte dei suoi membri, le condivide e, anzi, le pratica già.
La situazione, dunque, è ben più grave di quanto molti immaginino poiché non ci troviamo alla vigilia della probabile immissione nel Corpo Mistico di Cristo di nuove teorie corrosive, ma della possibile conclamata approvazione da parte del vertice.
E anche qui bisogna essere onestamente realisti: sul fatto chi sia l’azionista di maggioranza della premiata ditta Kasper & C, non vi possono essere dubbi. Si dice: “In questi giorni ho potuto leggere un libro di un cardinale – il cardinale Kasper, un teologo in gamba, un buon teologo – sulla misericordia. E mi ha fatto tanto bene, quel libro, ma non crediate che faccia pubblicità ai libri ai cardinali! Non è così! Ma mi ha fatto tanto bene, tanto bene”. E ora, in apertura di Sinodo, contro “i cattivi pastori” che “caricano sulle spalle della gente pesi insopportabili che loro non muovono neppure con un dito”. Dopo fustigati “i capi del popolo” secondo cui “tutto si riduce al compimento dei precetti creati dalla loro febbre intellettuale e teologica”. E, se ancora ci fosse qualcuno che riesce onestamente a intravedere una briciola di “continuità” in quanto sta avvenendo, ecco che “il mondo è cambiato e la chiesa non può chiudersi nelle presunte interpretazioni del dogma”.
Come vede, caro Terzi, è tutto già detto. Ma il caso che lei prospetta è infinitamente più grave poiché dare il crisma del documento alla devastazione di aspetti tutt’altro che secondari della dottrina è ben altro che intrattenersi in amabili conversari con Scalfari.
Su questo tema della comunione ai divorziati risposati non si gioca soltanto la morale familiare, ma si rischia di profanare tre sacramenti in sola volta: il matrimonio, la confessione e l’eucaristia.
Non si pone abbastanza l’attenzione sul fatto che indurre peccatori impenitenti a comunicarsi significa costringerli a magiare la propria condanna e, più ancora, oltraggiare sacrilegamente Corpo, Sangue, Anima e Divinità di Nostro Signore Gesù Cristo.
Mi rendo conto che, messa in questi termini, la questione diventa enorme. Ma, proprio per questo, diventa chiara.
Lei, caro Terzi, mi dirà allora: “ma chi dovremo seguire nella nostra resistenza?”. Anche qui l’enormità di una simile eventualità deve tenerci sul chi vive, ma non atterrirci. Il Signore non ci lascerà soli e, al momento opportuno susciterà la guida giusta. Lo farà coi suoi tempi, che sono sempre più saggi dei nostri, anche se a noi paiono lunghi e dolorosi. Ma lo farà al momento giusto. Noi dobbiamo soltanto preoccuparci di essere pronti confidando nel fatto che i piani del demonio hanno sempre qualche falla. Ma per essere pronti bisogna evitare di abbeverarsi alle fonti avvelenate della nuova dottrina, della nuova morale, della nuova liturgia che in questi ultimi cinquant’anni hanno dissodato il terreno per la seminagione dei nemici di Cristo. Non si abbatta, caro Terzi, ce la faremo, noi o chi per noi.
Alessandro Gnocchi
Sia lodato Gesù Cristo
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