domenica 4 dicembre 2011

4 DICEMBRE
SAN GIOVANNI DAMASCENO
sacerdote e dottore della Chiesa


Giovanni di Damasco, ca. 675 - San Saba, presso Gerusa­lemme, (749-753) è fra i maggiori rappresentanti della sa­pienza teologica orientale. A lui si attribuiscono testi ed inni della liturgia bizantina. Damasceno di cultura greca, fu magistrato sotto i Califfi arabi; poi (ca. 710), abbrac­ciata la vita monastica nella laura di San Saba, fu ordi­nato sacerdote e con la predicazione e gli scritti diventò ministro instancabile della parola di Dio. Illustrò la fede ortodossa contro gii eretici, la dottrina e la prassi delle im­magini come segno del realismo dell'incarnazione. È por­tavoce della tradizione della «dormitio Virgnis» e della sua assunzione.

seconda lettura
Dalla « Dichiarazione di fede» di san Giovanni Damasceno, sacerdote (C. I )
Tu mi hai chiamato, Signore, a servire i tuoi discepoli
Tu, Signore, mi hai tratto dai fianchi di mio padre; tu mi hai formato nel grembo di mia madre; tu mi hai portato alla luce, nudo bambino, perché le leggi della nostra natura obbediscono costante­mente ai tuoi precetti. Tu hai preparato con la benedizione dello Spirito Santo la mia creazione e la mia esistenza, non secondo volontà d'uomo o desiderio della carne, ma secondo la tua ineffabile grazia. Hai preparato la mia nascita con una preparazione che trascende le leggi della nostra natu­ra, mi hai tratto alla luce adottandomi come figlio, mi hai iscritto fra i discepoli della tua Chiesa santa e immacolata.
Tu mi hai nutrito di latte spirituale, del latte delle tue divine parole. Mi hai sostentato con il solido cibo del Corpo di Gesù Cristo nostro Dio, Unigenito tuo santissimo, e mi hai inebriato con il calice divino del suo Sangue vivificante, che egli ha effuso per la salvezza di tutto il mondo. Tutto questo, Signore, perché ci hai amati e hai scelto come vittima, in vece nostra, il tuo diletto Figlio unigenito per la nostra redenzione, ed egli accettò spontaneamente; senza resistere, anzi come uno che era destinalo al sacrificio, quale agnello innocente si avviò alla morte da se stesso, perché, essendo Dio, si fece uomo e si sottomise, di propria volontà, facendosi «obbediente fino alla morte e alla morte di croce» (Fil 2,8). E così, o Cristo mio Dio, tu hai umiliato te stesso per prendere sulle tue spalle me, pecorella smarri­ta, e farmi pascolare in pascolo verdeggianle e nutrirmi con le acque della retta dottrina per mezzo dei tuoi pastori, i quali, nutriti da te, han poi potuto pascere il tuo gregge eletto e nobile. Ora, o Signore, tu mi hai chiamato per mezzo del tuo sacerdozio a servire i tuoi discepoli. Non so con quale disegno tu abbia fatto questo; tu solo lo sai. Tuttavia, Signore, alleggerisci il pesante far­dello dei miei peccati, con i quali ho gravemente mancato; monda la mia mente e il mio cuore; gui­dami per la retta via, come una lampada lumino­sa; dammi una parola franca quando apro la bocca; donami una lingua chiara e spedita per mezzo della lingua di fuoco del tuo Spirito e la tua presenza sempre mi assista.
Pascimi, o Signore, e pasci tu con me gli altri, per­ché il mio cuore non mi pieghi né a destra né a sinistra, ma il tuo Spirito buono mi indirizzi sulla retta via; perché le mie azioni siano secondo la tua volontà e lo siano veramente fino all'ultimo. Tu poi, o nobile vertice di perfetta purità, nobilis­sima assemblea della Chiesa, che attendi aiuto da Dio; tu in cui abita Dio, accogli da noi la dottrina della fede immune da errore; con essa si rafforzi la Chiesa, come ci fu trasmesso dai Padri.

responsorio (cfr. Mt 2, 6; Sal 88,22")
Un insegnamento fedele era sulla sua bocca, non c'era falsità sulle sue labbra;
* con pace e ret­titudine ha camminato davanti al Signore.
La mano del Signore lo sosteneva, il suo brac­cio gli dava vigore;
con pace e rettitudine ha camminato davanti al Signore.

Oppure:
L. Ouspensky, La Théologie de l'icòne, pp. 20.22-23.
Nell'Antico Testamento la diretta manifestazione di Dio al suo popolo avviene unicamente attraverso il suono, la parola. Dio non si mostra, resta invisibile e sottolinea che ascoltando la sua voce Israele non vede alcuna immagine. (...)
E in che modo avrebbe potuto rappresentare colui che è immateriale e indescrivibile, colui che non ha né forma né misura? Nell'insistenza stessa dei testi bi­blici nel sottolineare che Israele ascolta la parola ma non vede nessuna immagine, Giovanni Damasceno scopre una misteriosa indicazione della possibilità fu­tura di vedere e di rappresentare Dio venuto nella car­ne. «Che cosa viene misteriosamente indicato in questi passi della Scrittura? - domanda -. È chiaro che è l'in­terdizione di rappresentare il Dio invisibile, ma quan­do vedrai Colui che non ha corpo divenire uomo a causa tua, allora farai delle immagini del suo aspetto umano. Quando l'invisibile, rivestitesi di carne, divie­ne visibile, allora rappresenta la somiglianza di Colui che è apparso... Quando colui che essendo Immagine consustanziale al Padre, si è spogliato assumendo l'im­magine di schiavo (Fil 2, 6-7), divenendo così limitato nella quantità e nella qualità, avendo rivestito l'imma­gine carnale, allora dipingi ed esponi alla vista di tutti Colui che ha voluto manifestarsi. Dipingi la sua nascita dalla Vergine, il suo battesimo nel Giordano, la sua Trasfigurazione sul monte Tabor, dipingi tutto con le parole e i colori, nei libri e nelle tavole» (I Trattato, 8). (...)
Se nell'Antico Testamento, afferma Giovanni Da­masceno, la rivelazione diretta di Dio si manifestava soltanto attraverso la parola, nel Nuovo Testamento si manifesta contempora-neamente attraverso la parola e l'immagine, poiché l'invisibile è divenuto visibile, il non-rappresentabile rappresentabile. Ora Dio non si rivolge più agli uomini soltanto attraverso la parola e i profeti: Dio si mostra nella persona del Verbo incar­nato, dimora tra gli uomini. Nel vangelo secondo Matteo (13,16-17), afferma Giovanni Damasceno, il Signore, cioè lo stesso Dio che aveva parlato nell'Anti­co Testamento, dice onorando i suoi discepoli e con essi tutti quelli che vivono a loro immagine e seguono le loro tracce: «Beati i vostri occhi perché vedono e le vostre orecchie perché odono. Io vi dico: in verità mol­ti profeti e giusti hanno desiderato vedere quello che voi vedete e non l'hanno visto, udire quello che voi udi­te e non l'hanno udito» (Mt 13,16-17).
È evidente che quando Cristo dice ai suoi discepoli che i loro occhi sono beati nel vedere quel che vedono e le loro orecchie nell'udire quello che odono, questo si rife­risce a qualcosa che nessuno aveva mai visto né udito.
«Nessuno ha mai visto Dio, dice Giovanni, il Figlio unico, che è nel seno del Padre, è lui che lo ha rivela­to» (Gv 1,18).
Così il tratto distintivo del Nuovo Testamento è lo stretto legame esistente tra parola e immagine. E per questo che i Padri e i concili, parlando dell'immagine, non mancano mai di sottolineare: «Ciò che avevamo udito, l'abbiamo visto» citando le parole del salmo 48,9. «Come avevamo udito, così abbiamo visto nella città del Signore degli eserciti, nella città del nostro Dio». Ciò che l'uomo vede e ciò che l'uomo ode or­mai è inseparabile. Ciò che Davide e Salomone vedeva­no e udivano non erano che parole profetiche, prefigu­razioni profetiche di ciò che si è realizzato nel Nuovo Testamento. Ora, nel Nuovo Testamento, l'uomo rice­ve la rivelazione del regno di Dio che viene e questa rivelazione, gli è data attraverso la parola e attraverso l'immagine, attraverso il Figlio di Dio fatto carne.

orazione      Signore, che in san Giovanni Damasceno hai dato alla tua Chiesa un insigne maestro della sapienza dei padri, fa' che la vera fede, che egli insegnò con gli scritti e con la vita, sia sempre nostra forza e nostra luce. Per il nostro Signore Gesù Cristo, tuo Figlio, che è Dio, e vive e regna con te, nell'unità dello Spirito Santo, per tutti i secoli dei secoli.

Oppure  Signore Dio, accorda alla tua chiesa di appoggiarsi ancora oggi sull'insegnamento dei maestri di sapienza e di verità che tu hai suscitato in ogni tempo, e concedi che la vera fede, insegnata da san Giovanni Damasceno con gli scritti e con la vita, sia nostra forza e nostra luce. Per Cristo nostro Signore.

4   DICEMBRE
SANTA BARBARA, 
VERGINE E MARTIRE


seconda lettura
Da "La vita in Gesù Cristo" di Nicola Cabasilas (PG 150. 549.552.557)
Battesimo di acqua e battesimo di sangue
Alcuni membri erano già cristiani prima delle persecuzioni; altri invece furono introdotti da Cristo nella vera vita nel corso delle persecuzioni stesse. Tutti però testimoniavano di fronte ai persecutori la loro fede in Cristo e invocavano il suo nome. Nel lo­ro ardente desiderio della morte, provocavano i car­nefici ad una sola voce, come se tutti insieme — don­ne, fanciulli, uomini, bambini, persone di ogni stato e condizione — corressero verso un bene offerto loro da qualcuno. Conviene insistere su questo che non è un particolare indifferente, percbé di fronte alla lot­ta o alla sofferenza colui che vive lavorando dura­mente non si comporterà certo come chi ha una vi­ta comoda; la spada e la morte non saranno viste con gli stessi occhi da un soldato e da un uomo di mondo.  Quanto ai martiri, niente frenò il loro ammirabi­le slancio, niente impedì loro di raggiungere tutti la stessa vetta della scienza di Dio. Ma poiché una so­la era la forza che li aveva generati e plasmati, tutti hanno raggiunto il grado di supremo coraggio, han­no stimato e amato il bene supremo al di là di quan­to è possibile alla natura, al punto da preferirlo alla loro stessa vita. Donne di teatro, uomini dissoluti, tutta una folla di persone di questo genere, hanno accolto la parola — a tutti rivolta — della salvezza e hanno cambiato vita, mettendosi in sintonia con il bene, e questo con la stessa prontezza e facilità con cui avrebbero cambiato maschera.   Tra le schiere dei martiri sono entrati anche mol­ti non battezzati, persone a cui la Chiesa non aveva dato il battesimo di acqua e che lo Sposo della Chiesa ha voluto battezzare direttamente. Per molti di loro ha fatto scendere la pioggia dal cielo o scatu­rire l'acqua dalla terra e in questo modo li ha battez­zati; ma la maggior parte li ha rigenerati invisibilmente. Se infatti le membra della Chiesa — Paolo o chiunque altro — compiono quello che manca a Cristo (cfr. Col 1,24), non è strano che quel che man­ca alla Chiesa sia lo stesso suo capo a compierlo. Se infatti ci sono delle membra che sembrano aiutare il capo, a maggior ragione il capo supplirà a ciò che manca ai membri...   Il battesimo ci deve portare a questo: imitare la testimonianza di Cristo davanti a Pilato, e il suo co­raggio di fronte alla croce e alla morte. Ora questa imitazione può avvenire sia mediante le figure e i se­gni sacramentali, sia nella concretezza dell'agire, quando viene la nostra ora, testimoniando la fede fi­no a rischiar la vita. In ogni tempo sono stati cercati dei rimedi ai ma­li del genere umano, ma solo la morte di Cristo ha potuto ridarci la salute e la vera vita. Per questo, se si vuole nascere di una nuova nascita, vivere una vi­ta felice e avere la salute, non c'è altro da fare che valerci del rimedio offerto da Cristo e, nella misura in cui questo è possibile all'uomo, testimoniare la propria fede, sopportare la passione e accettare la morte. Questa è la potenza della nuova legge, così nasce il cristiano.

responsorio 
Grande lotta ha sostenuto la santa martire Barbara: passando per fuoco e per acqua ha trovato la salvezza e ha conseguilo la corona di gloria; * fe­dele all'alleanza di Dio sacrificò la sua vita.
Il Signore la rese torre incrollabile di virtù, dimo­ra della pietà,
abitacolo del coraggio e della castità;
fedele all'alleanza di Dio sacrificò la sua vita.

orazione      Dio onnipotente, che hai dato a santa Barbara una invitta costanza tra i tormenti del martirio, ren­dici sereni nelle prove della vita e liberaci da ogni male. Per il nostro Signore.

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