mercoledì 7 dicembre 2011

8 DICEMBRE
IMMACOLATA CONCEZIONE DELLA
BEATA VERGINE MARIA

UFFICIO DELLE LETTURE
INVITATORIO
Antifona
Celebriamo l'immacolata Concezione di Maria: adoriamo suo figlio, Cristo Signore.

Inno

Hymnus
Te dícimus præcónio,
mater Dei puríssima;
nostris benígna láudibus
tuam repénde grátiam.
Sontes Adámi pósteri,
infécta proles gígnimur;
labis patérnæ néscia
tu sola, Virgo, créderis.
Caput dracónis ínvidi
tu cónteris vestígio,
gerísque sola glóriam
intaminátæ oríginis.
Nostræ decus propáginis,
quæ tollis Evæ oppróbrium,
tu nos tuére súpplices,
tu nos labántes érige.
Serpéntis antíqui potens
astus retúnde et ímpetus,
ut cælitum perénnibus
per te fruámur gáudiis.
Patri sit et Paráclito
tuóque Nato glória,
qui sanctitátis únicæ
te munerárunt grátia. Amen.



1^ Ant. Nella sua concezione Maria fu benedetta dal Signore, santificata da Dio, sua salvezza.

SALMO 23  

Del Signore è la terra e quanto contiene, *
l'universo e i suoi abitanti.
E' lui che l'ha fondata sui mari, *
e sui fiumi l'ha stabilita. 


Chi salirà il monte del Signore, *
chi starà nel suo luogo santo? 

Chi ha mani innocenti e cuore puro, †
chi non pronunzia menzogna, *
chi non giura a danno del suo prossimo. 

Egli otterrà benedizione dal Signore, *
giustizia da Dio sua salvezza.
Ecco la generazione che lo cerca, *
che cerca il tuo volto, Dio di Giacobbe.

Sollevate, porte, i vostri frontali, †
alzatevi, porte antiche, *
ed entri il re della gloria. 

Chi è questo re della gloria? †Il Signore forte e potente, *
il Signore potente in battaglia. 

Sollevate, porte, i vostri frontali, †
alzatevi, porte antiche, *
ed entri il re della gloria. 


Chi è questo re della gloria? *
Il Signore degli eserciti è il re della gloria.


 1^ Ant. Nella sua concezione Maria fu benedetta dal Signore, santificata da Dio, sua salvezza.

2^ Ant. Dio fu con lei dal mattino della vita: l'Altissimo si è preparata una santa dimora.

SALMO 45   

Dio è per noi rifugio e forza, *
aiuto sempre vicino nelle angosce. 

Perciò non temiamo se trema la terra, *
se crollano i monti nel fondo del mare.

Fremano, si gonfino le sue acque, *
tremino i monti per i suoi flutti. 

Un fiume e i suoi ruscelli rallegrano                                       
la città di Dio,* la santa dimora dell'Altissimo.
Dio sta in essa: non potrà vacillare; *
la soccorrerà Dio, prima del mattino. 
Fremettero le genti, i regni si scossero; *
egli tuonò, si sgretolò la terra. 

Il Signore degli eserciti è con noi, *
nostro rifugio è il Dio di Giacobbe. 

Venite, vedete le opere del Signore, *
egli ha fatto portenti sulla terra. 

Farà cessare le guerre sino ai confini della terra, †
romperà gli archi e spezzerà le lance, *
brucerà con il fuoco gli scudi. 


Fermatevi e sappiate che io sono Dio, *
eccelso tra le genti, eccelso sulla terra.
Il Signore degli eserciti è con noi, *
nostro rifugio è il Dio di Giacobbe.


2^ Ant. Dio fu con lei dal mattino della vita: l'Altissimo si è preparata una santa dimora.

3^ Ant. Meraviglie si cantano di te, città di Dio: il Signore ti ha costruita sulla santa dimora.

SALMO 86   
Le sue fondamenta sono sui monti santi; †
il Signore ama le porte di Sion *
più di tutte le dimore di Giacobbe. 

Di te si dicono cose stupende, *
città di Dio. 

Ricorderò Raab e Babilonia fra quelli                       
che mi conoscono; † ecco, Palestina,
Tiro ed Etiopia: * tutti là sono nati. 
Si dirà di Sion: «L'uno e l'altro è nato
in essa * e l'Altissimo la tiene salda». 

Il Signore scriverà nel libro dei popoli: *
«Là costui è nato».
E danzando canteranno: *
«Sono in te tutte le mie sorgenti»

3^ Ant. Meraviglie si cantano di te, città di Dio: il Signore ti ha costruita sulla santa dimora.

Beato chi ascolta la parola di Dio
e la custodisce nel cuore.

Prima Lettura Dalla lettera ai Romani di san Paolo, apostolo 5, 12-21
Dove è abbandonato il peccato, ha sovrabbondato la grazia
Fratelli, come a causa di un solo uomo il peccato è entrato nel mondo e con il peccato la morte, così anche la morte ha raggiunto tutti gli uomini, perché tutti hanno peccato. Fino alla legge infatti c'era peccato nel mondo e, anche se il peccato non può essere imputato quando manca la legge, la morte regnò da Adamo fino a Mosè anche su quelli che non avevano peccato con una trasgressione simile a quella di Adamo, il quale è figura di colui che doveva venire. Ma il dono di grazia non è come la caduta: se infatti per la caduta di uno solo morirono tutti, molto di più la grazia di Dio e il dono concesso in grazia di un solo uomo, Gesù Cristo, si sono riversati in abbondanza su tutti gli uomini. E non è accaduto per il dono di grazia come per il peccato di uno solo: il giudizio partì da un solo atto per la condanna, il dono di grazia invece da molte cadute per la giustificazione. Infatti se per la caduta di uno solo la morte ha regnato a causa di quel solo uomo, molto di più quelli che ricevono l'abbondanza della grazia e del dono della giustizia regneranno nella vita per mezzo del solo Gesù Cristo. Come dunque per la colpa di uno solo si è riversata su tutti gli uomini la condanna, così anche per l'opera di giustizia di uno solo si riversa su tutti gli uomini la giusti-ficazione che dà vita. Similmente, come per la disobbedienza di uno solo tutti sono stati costituiti peccatori, così anche per l'obbedienza di uno solo tutti saranno costituiti giusti. La legge poi sopraggiunse a dare piena coscienza della caduta, ma laddove è abbondato il pec-cato, ha sovrabbondato la grazia, perché come il peccato aveva regnato con la morte, così regni anche la grazia con la giustizia per la vita eterna, per mezzo di Gesù Cristo nostro Signore.

Responsorio   Rm 5, 12; Lc 1, 30; cfr. Sal 114, 8; 17, 19
Per colpa di un uomo il peccato entrò nel mondo, perché tutti hanno peccato.
* Non temere, Maria: tu hai trovato grazia davanti a Dio.
Il Signore ti ha liberata dalla morte, ti ha protetta contro il nemico.
Non temere, Maria: tu hai trovato grazia davanti a Dio.

Seconda Lettura
Dai «Discorsi» di sant'Anselmo, vescovo (Disc. 52; PL 158, 955-956)
O Vergine, per la tua benedizione è benedetta ogni creatura
Cielo, stelle, terra, fiumi, giorno, notte e tutte le creature che sono sottoposte al potere dell'uomo o disposte per la sua utilità si rallegrano, o Signora, di essere stati per mezzo tuo in certo modo risuscitati allo splendore che avevano perduto, e di avere ricevuto una grazia nuova inesprimibile. Erano tutte come morte le cose, poiché avevano perduto la dignità originale alla quale erano state destinate. Loro fine era di servire al dominio o alle necessità delle creature cui spetta di elevare la lode a Dio. Erano schiacciate dall'oppressione e avevano perso vivezza per l'abuso di coloro che s'erano fatti servi degli idoli. Ma agli idoli non erano destinate. Ora invece, quasi risuscitate, si rallegrano di essere rette dal dominio e abbellire dall'uso degli uomini che lodano Dio.
Hanno esultato come di una nuova e inestimabile grazia sentendo che Dio stesso, lo stesso loro Creatore non solo invisibilmente le regge dall'alto, ma anche, presente visibilmente tra di loro, le santifica servendosi di esse. Questi beni così grandi sono venuti frutto benedetto del grembo benedetto di Maria benedetta.
Per la pienezza della tua grazia anche le creature che erano negl'inferi si rallegrano nella gioia di essere liberate, e quelle che sono sulla terra gioiscono di essere rinnovate. Invero per il medesimo glorioso figlio della tua gloriosa verginità, esultano, liberati dalla loro prigionia, tutti i giusti che sono morti prima della sua morte vivificatrice, e gli angeli si rallegrano perché è rifatta nuova la loro città diroccata.
O donna piena e sovrabbondante di grazia, ogni creatura rinverdisce, inondata dal traboc-care della tua pienezza. O vergine benedetta e più che benedetta, per la cui benedizione ogni creatura è benedetta dal suo Creatore, e il Creatore è benedetto da ogni creatura.
A Maria Dio diede il Figlio suo unico che aveva generato dal suo seno uguale a se stesso e che amava come se stesso, e da Maria plasmò il Figlio, non un altro, ma il medesimo, in modo che secondo la natura fosse l`unico e medesimo figlio comune di Dio e di Maria. Dio creò ogni creatura, e Maria generò Dio: Dio, che aveva creato ogni cosa, si fece lui stesso creatura di Maria, e ha ricreato così tutto quello che aveva creato. E mentre aveva potuto creare tutte le cose dal nulla, dopo la loro rovina non volle restaurarle senza Maria.
Dio dunque è il padre delle cose create, Maria la madre delle cose ricreate. Dio è padre della fondazione del mondo, Maria la madre della sua riparazione, poiché Dio ha generato colui per mezzo del quale tutto è stato fatto, e Maria ha partorito colui per opera del quale tutte le cose sono state salvate. Dio ha generato colui senza del quale niente assolutamente è, e Maria ha partorito colui senza del quale niente è bene.
Davvero con te è il Signore che volle che tutte le creature, e lui stesso insieme, dovessero tanto a te.

Responsorio    Sal 33, 4, 85, 13; Lc 1, 48
Celebrate con me il Signore: * grande è stata per me la sua misericordia.
Ecco, tutte le generazioni mi chiameranno beata:
grande è stata per me la sua misericordia.

oppure: Dall'opuscolo «Natura e Grazia» di sant'Agostino, vescovo (C 36,42)
Quanto a Maria non parliamo di peccato
La santa Vergine Maria è certamente un'eccezione e quando si parla di peccato non deve nemmeno venir nominata, per riguardo al Signore. Come potremo mai conoscere l'immensa donazione di grazia di cui fu pervasa per salvaguardarla da ogni vestigio di peccato, lei che meritò di concepire e generare colui che venne ad annientare il peccato del mondo?
Ma, eccettuata la Vergine, se potessimo riunire tutti i santi e le sante nel tempo della loro esisten­za terrena, e domandar loro se sono senza pec­cato, cosa ci risponderebbero? Ecco, per quanto eminente fosse in vita la loro santità, interrogati dovrebbero proclamare a una sola voce, con l'a­postolo Giovanni: «Se diciamo che siamo senza peccato, inganniamo noi stessi, e la verità non è in noi» (1 Gv 1, 8). Pensate forse che una tale ri­sposta sia ispirata più da umiltà che da verità? Ma Giovanni non è certo l'uomo a cui piaccia esalta­re l'umiltà a scapito della verità! Perciò o la rispo­sta è veritiera, e allora dobbiamo credere alla loro parola e ammettere che hanno peccato: e dal mo­mento che lo confessano umilmente, essi sono nella verità. O invece mentiscono per falsa umiltà, e allora almeno in questo sarebbero nel peccato, perché la verità non sarebbe in loro.

responsorio (Cfr. Sal 76,14:17, 33; Lc I, 47)
Qual Dio è grande come il nostro Dio? * Dio mi ha scelta e ha reso integro il mio cammino.   
Il mio spirito esulta in Dio, mio salvatore.
Dio mi ha scelta e ha reso integro il mio cam­mino.

oppure: Dal trattato «La Concezione di Maria santissima» di Edmero di Canterbury, monaco
Fu libera dalla schiavitù di qualsiesi peccato
La Sapienza di Dio si estende da un confine all'altro con forza, tutto riempie, tutto regge; chi non vorrà ammettere che questa Sapienza abbia pervaso di un nuovo ineffabile gaudio il cielo, la terra e tutto ciò che contengono, quando fu concepita Maria, la Vergine, Madre degnissima del Figlio divino? E che una gioia inestimabile abbia illuminato l'universo a causa della totale restaurazione che una divina e segreta ispirazione faceva prevedere? Questa concezione segnò il primo albore della vita di colei che avrebbe accolto in sé il sommo Bene: come potremmo dire che Ella abbia contratto la macchia d'origine derivata dal primo peccato? Una voce divina disse a Geremia: «Prima di for­marti nel grembo materno, ti conoscevo, prima che tu uscissi alla luce ti avevo consacrato; ti ho stabilito profeta delle nazioni» (Ger 1,5). Anche l'angelo che preannunziò la nascita di Gio­vanni affermò ch'egli sarebbe stato pieno di Spirito Santo fin dal seno della madre. Ora, se Gere­mia fu santificato prima della nascita perché dove­va essere profeta delle nazioni, e se Giovanni che doveva precedere il Signore con lo spirito e la forza di Elia fu ripieno di Spirito Santo prima di venire alla luce, chi oserebbe dire che l'unico pro­piziatorio di tutto il mondo, l'unico e dolcissimo abitacolo dell'Unigenito Figlio di Dio onnipotente, all'inizio della sua concezione sia stato privo della grazia e della luce dello Spirito Santo? La Sacra Scrittura attesta: «Dove c'è lo Spirito del Signore c'è libertà» (2 Cor 3,17).
La presenza e la grazia dello Spirito Santo fecero di Maria il santuario del Redentore di tutti i pec­catori, la sede regale in cui egli doveva farsi uomo: perciò ella fu libera dalla schiavitù di qualsiasi peccato. Ma se qualcuno afferma che non fu del tutto esente dal peccato originale perché è assolu­tamente certo che fu generata dal legale matrimo­nio dei genitori, ebbene, questa è la dottrina catto­lica, e io non voglio dissentire per nessun motivo dalla verità insegnata dalla Chiesa cattolica uni­versale.
Ma rifletto quanto posso con la mia intelligenza miope alla magnificenza delle opere possibili al­l'onnipotenza divina, e mi pare d'intuire che se l'ombra del peccato originale entrò nella genera­zione della madre di Dio, mio Signore, essa si posò sui genitori, non sulla figlia. Dio da alla castagna di ricevere origine, crescita e piena formazione fra le spine ma lontana dalle spine; e al corpo umano che preparava a essere suo tempio, nel quale il Figlio divino doveva abitare corporalmente e dal quale doveva farsi perfetto uomo nell'unità della sua Per­sona, Dio non potè dare una totale esenzione dalla puntura delle spine, sebbene fosse concepito fra le spine del peccato? Lo potè certamente. Dunque se l'ha voluto, l'ha fatto.

responsorio (Cfr. Sap 7,25; Sal 17, 36)
Dio ha eletto Maria, l'ha prescelta e l'ha creata nello Spirito Santo:
* perciò nulla di contaminato ha potuto sfiorarla.
II Signore ha dato a Maria lo scudo della sua salvezza e la sua destra l'ha sostenuta:
perciò nulla di contaminato ha potuto sfiorarla.
Ant. ai Cantici: Benedite il Signore per tutte le sue opere:
                 ha rivestito Maria delle vesti di salvezza e l’ha avvolta con il manto della giustizia.

I CANTICO AT 35 Is   61, 10 - 62.3 Così ti sposerà il tuo Creatore  
Vidi la città santa,  la nuova Gerusalemme...  pronta come una sposa adorna per il suo sposo.  Ap 21,2.

 
lo gioisco pienamente nel Signore,*
la  mia anima esulta  nel  mio  Dio,
perché mi ha rivestito delle vesti di salvezza.*
mi ha avvolto con il manto della giustizia,
come uno sposo che si cinge il diadema*
e come una sposa che si adorna di gioielli.

Poiché come la terra produce la vegetazione
e come un giardino fa germogliare i semi*
così il Signore Dio farà germogliare la giustizia
e la lode davanti a tutti i popoli.

 
Per amore di Sion non mi terrò in silenzio,*
per amore di Gerusalemme
non mi darò pace,
finché non sorga come stella la sua giustizia *
e la sua salvezza non risplenda
come lampada.

Allora i popoli vedranno la tua giustizia, *
tutti i re la tua gloria;
ti si chiamerà con un nome nuovo*
che la bocca del Signore avrà indicato.
Sarai una magnifica corona
nella mano del Signore, *
un diadema regale nella palma del tuo Dio.

II CANTICO Is 62,4-7 La gloria della nuova Gerusalemme
Ecco Ia dimora di Dio con gli uomini! Egli dimorerà tra di  loro. Ap  21. 3.

Nessuno ti  chiamerà più  "Abbandonata" *
né la tua terra sarà più detta "Devastata",
ma tu  sarai  chiamata 
"Mio compiacimento*
e la tua terra, "Sposata",
perché di te si compiacerà il Signore*
e la tua terra avrà uno sposo.

'Sì, come un giovane sposa una vergine, *
così ti sposerà il tuo creatore;
come gioisce lo sposo per la sposa, "
così per te gioirà il tuo Dio.

Sulle tue mura, Gerusalemme,
ho posto sentinelle;  *
per tutto il giorno e tutta la notte
non taceranno mai.

Voi, che rammentate
le promesse al Signore,*
non prendetevi mai riposo
e neppure a lui date riposo,
finché non abbia ristabilito Gerusalemme, *
finché non l'abbia resa il vanto della terra.


III CANTICO Sir. 39. 13-16a (Vg 39. 17-21) Come pianta di rose su un torrente
Siano rese grazie a Dio, il quale diffonde per mezzo nostro il profumo della conoscenza di Cristo nel mondo intero. Cfr. 2 Col 2,14


 
Ascoltatemi, figli santi, *crescete come una pianta di rose su un torrente.

Come incenso spandete un buon profumo, *
fate fiorire fiori come il giglio,
spandete profumo e intonate un canto di lode; *
benedite il Signore per tutte le opere sue.

Magnificate il suo nome; proclamate le sue lodi *
con i vostri canti e le vostre cetre
così direte nella vostra lode:*
«Quanto sono magnifiche
tutte le opere del Signore! ».
Ant. ai Cantici: Benedite il Signore per tutte le sue opere:
                 ha rivestito Maria delle vesti di salvezza e l’ha avvolta con il manto della giustizia.

vangelo Dal vangelo secondo Luca 1,26-38
Rallegrati, o piena di grazia, il Signore è con te.
In quel tempo, l’angelo Gabriele fu mandato da Dio in una città della Galilea, chiamata Nàzaret, a una vergine, promessa sposa di un uomo della casa di Davide, di nome Giuseppe. La vergine si chiamava Maria. Entrando da lei, disse: «Rallègrati, piena di grazia: il Signore è con te».
A queste parole ella fu molto turbata e si domandava che senso avesse un saluto come questo. L’angelo le disse: «Non temere, Maria, perché hai trovato grazia presso Dio. Ed ecco, concepirai un figlio, lo darai alla luce e lo chiamerai Gesù. Sarà grande e verrà chiamato Figlio dell’Altissimo; il Signore Dio gli darà il trono di Davide suo padre e regnerà per sempre sulla casa di Giacobbe e il suo regno non avrà fine».
Allora Maria disse all’angelo: «Come avverrà questo, poiché non conosco uomo?». Le rispose l’angelo: «Lo Spirito Santo scenderà su di te e la potenza dell’Altissimo ti coprirà con la sua ombra. Perciò colui che nascerà sarà santo e sarà chiamato Figlio di Dio. Ed ecco, Elisabetta, tua parente, nella sua vecchiaia ha concepito anch’essa un figlio e questo è il sesto mese per lei, che era detta sterile: nulla è impossibile a Dio».
Allora Maria disse: «Ecco la serva del Signore: avvenga per me secondo la tua parola».
E l’angelo si allontanò da lei. Parola del Signore.

TERZA LETTURA Dai «Discorsi» di san Sofronio di Gerusalemme, vescovo (2,22.25)
Nessuno quanto te fu adorno di santità
Veramente benedetta tu fra le donne perché hai cambiato in benedizione la maledizione di Eva e per te fu nuovamente benedetto Adamo che era oggetto della maledizione divina. Veramente benedetta tu tra le donne, perché la benedizione del Padre per te arrise agli uomini e li liberò dall'antica condanna. Veramente benedetta tu fra le donne, perché i tuoi antenati trovano per te la salvezza: tu sarai la madre del Salvatore che apporterà loro la salvezza divina. Veramente benedetta tu fra le donne, perché la tua verginità ha dato un frutto che dona al mondo la benedizione e lo redime dalla maledizione, la quale non produceva che spine. Veramente bene­detta tu fra le donne, perché, pur nella tua naturale condizione di donna, diverrai veramente la Ma­dre di Dio. Infatti se colui che nascerà da te è real­mente Dio incarnato, tu stessa sei chiamata con pieno diritto e giustamente Madre di Dio, perché veramente dai alla luce Dio.
Ma non temere, Maria: hai trovato grazia presso Dio, la più fulgida di tutte le grazie; hai trovato presso Dio una grazia assolutamente insuperabile; hai trovato presso Dio una grazia che durerà per sempre. Anche altri, e molti, prima di te fiorirono in santità eminente, ma a nes-suno come a te fu data la pienezza della grazia. Nessuno come te potè godere tanta beatitudi-ne; nessuno quanto te fu adorno di santità; nessuno fu elevato come te a sì alto grado di magnificenza; nessuno come te fu prevenuto fin dal primo istante dalla grazia puri- ficatrice; nessuno quanto te fu luminoso di luce celeste; nessuno ha elevato come te al di sopra di ogni altezza. E giustamente, poiché nessuno come te fu tanto vicino a Dio; nessuno quanto te fu ricco dei doni di Dio; nessuno ricevette tanta grazia divina. Tu la vinci su tutto ciò che fra gli uomini è più grande; tu superi tutti i doni che la magnificenza di Dio abbia mai concesso a persona umana. Più di tutti sei ricca del possesso di Dio presente in te. Nes­suno potè accogliere in sé Dio al tuo stesso modo; nessuno come te potè godere della presenza divi­na; nessuno fu degno di essere illuminato da Dio quanto te; per questo non solo tu hai accolto in te stessa Dio Creatore e Signore di tutte le cose, ma lo possiedi ineffabilmente incarnato in te, lo por­ti nel tuo seno, e poi lo dai alla luce come Reden­tore di tutti gli uomini colpiti dalla condanna del Padre, donatore ad essi di una salvezza che non avrà più fine.

responsorio (Is 61,10; Sal 33, 4)
Io gioisco pienamente nel Signore, la mia anima esulta nel mio Dio;
* perché mi ha rivestito delle vesti di salvezza, mi ha avvolto con il manto della giustizia.
Celebrate con me il Signore, esaltiamo insie­me il suo nome,
perché mi ha rivestito delle vesti di salvezza, mi ha avvolto con il manto della giustizia.

Oppure:
Dall'«Encomio sulla concezione di s. Anna» di s. Eutimio di Costantinopoli, vescovo (Nn. 2.5-6)
Oggi lo stesso Dio potente prepara la dimora da cui ci si è rivelato perfetto Dio e perfetto uomo
Oggi lo stesso «Consigliere ammirabile, Dio poten­te, Principe della pace, Padre per sempre» (Is 9, 5), perfetta immagine del Padre (cfr. 2 Cor 4, 4; Col I,15), il cui giudizio è imperscrutabile (cfr. Rm, 33) e che nel cavo della mano contiene tutto l'u­niverso (cfr. Is 40,12), prepara la dimora, il trono, il talamo, la carne pura e immacolata, da cui si è rivelato perfetto Dio e perfetto uomo. «E chi potrà narrare i prodigi del Signore, far risuonare tutta la sua lode?» (Sal 105,2).
Oggi l'adorabile Spirito Paraclito, che «scruta le profondità di Dio» (/ Cor 2,10), per opera del quale veniamo divinizzati, salvati e illuminati, ri­ceviamo il dono dell'immortalità e di una gloria senza fine, è venuto a noi invisibilmente e, col suo fulgore, ci ha ridonato la vita, liberandoci dalla no­stra ripugnante condizione e ricolmandoci col suo profumo di sovrabbondante letizia. È disceso sulla terra e cerca di richiamare la sua creatura: o dono incomprensibile!... Ma, prima di tutto, si costruisce la sua splendida dimora, s'innalza il proprio nobilissimo palazzo, prepara la sua nitidissima e santissima tenda col sangue più puro, più immacolato, più nobile tra tutti. E questo proprio oggi - o Dio, quale mistero! - egli lo plasma, lo forma, lo santifica perfettamente, e lo consegna a quella stirpe eletta fra tutte, proge­nie di Davide e di Jesse, a quella coppia, dirò in breve e con tanta gioia, nobilissima e piissima: Gioacchino e Anna.
Poiché essi sono stati scelti a ricevere un monte grande ed eccelso, un monte pingue (cfr. Sal 67,16-LXX) che stilla dolcezza (cfr. Gl 4,18; Am 9,13 LXX) ed esultanza, una sede regale, un'arca miste­riosa, una vergine destinata a manifestare un mi­stero grande e nascosto, a condurre all'unità le cose tra loro distanti "abbattendo il muro di sepa­razione che era frammezzo» (Ef 2,14). Lei doveva richiamare dagli inferi i nostri padri e tutte le anime giuste, renderci puri da impuri che eravamo, elargirci l'adozione a figli e farci apparire quali figli della luce; lei doveva santificare il mondo intero, incoraggiare i generosi atleti del Figlio suo immacolato, il Salvatore nostro Gesù Cristo, e dare a quelli che lo servono santamente con timore e tremore, la parola quando devono parlare (cfr. Ef 6,19) e un animo retto (cfr. Sal 50,12 LXX) ricco di sapienza; doveva distruggere tutte le eresie, svergo­gnandone i malevoli propagatori e maestri. È lei, o carissimi, che oggi Gioacchino e Anna sono stati giudicati degni di ricevere e di concepi­re: questa creatura, dico, benedetta e glorificata, superiore a tutte le creature del cielo e della terra; che protegge e aiuta con bontà quanti desiderano vivere una vita pia e santa; che rinfranca gli afflit­ti, attira e consola coloro che disperano per il gran numero dei loro peccati; rialza e solleva i tristi e gli afflitti, oppressi dalle avversità, e li strappa dalle mani dei profittatori; visita e rianima coloro che sono nelle strette di una grave malattia, vicini ormai alla morte. Costei dunque, che è il nostro più grande aiuto, oggi, o fratelli, Anna ha accolto nel suo grembo sterile.

responsorio (Sap 7,25.26.27)
Nulla di contaminato in Maria:
* ella è splen­dore della luce eterna e specchio senza macchia.
È più brillante del sole e, paragonata alla luce, è ancora più pura:
ella è splendore della luce eterna e specchio senza macchia.

TE DEUM

ORAZIONE  
Deus, qui per immaculátam Vírginis Conceptiónem dignum Fílio tuo habitáculum præparásti, quæsumus, ut, qui ex morte eiúsdem Fílii tui prævísa, eam ab omni labe præservásti, nos quoque mundos, eius intercessióne, ad te perveníre concédas. Per Dóminum..

Dio onnipotente ed eterno, che hai donato a Maria la grazia di essere l'unica, tra i figli di Adamo, preservata da ogni macchia, lavaci dalle nostre colpe e fa' che possiamo offrirti una vita immacolata. Per il nostro Signore…

O Dio, che in previsione della morte redentrice di Cristo hai preservato la vergine Maria fin dal primo istante da ogni macchia di peccato e così hai preparato al Figlio tuo fatto uomo una degna dimora, dona anche a noi di venire incontro a te in santità e purezza di vita. Egli vive …

Esaudisci, o Padre infinitamente buono, la nostra supplica: donaci di aderire con umile fede alla tua parola sull'esempio della Vergine immacolata; che, all'annunzio dell'angelo, accolse il tuo Verbo ineffabile e, colma di Spirito santo, divenne tempio di Dio. Per Cristo nostro Signore.

 PER IL MATTUTINO DI 12 LETTURE:


1 Dal libro della Genesi, cap. 33,1-5
Il serpente era la più astuta di tutte le bestie selvatiche fatte dal Signore Dio.
Egli disse alla donna: "E' vero che Dio ha detto: Non dovete mangiare di nessun albero del giardino?".
Rispose la donna al serpente: "Dei frutti degli alberi del giardino noi possiamo mangiare, ma dei frutto dell'albero che sta in mezzo al giardino Dio ha detto: Non ne dovete mangiare e non lo dovete toccare, altrimenti morirete".
Ma il serpente disse alla donna: "Non morirete affatto! Anzi, Dio sa che, quando voi ne mangiaste, si aprirebbero i vostri occhi e diventereste come Dio, conoscendo il bene e il male".
 
2 Gn 3,6-8 Allora la donna vide che l'albero era buono da mangiare, gradito agli occhi e desiderabile per acquistare saggezza; prese del suo frutto e ne mangiò, poi ne diede anche al marito, che era con lei, e anch'egli ne mangiò.
Allora si aprirono gli occhi di tutti e due e si accorsero di essere nudi; intrecciarono foglie di fico e se ne fecero cinture.
Poi udirono il Signore Dio che passeggiava nel giardino alla brezza del giorno e l'uomo con sua moglie si nascosero dal Signore Dio, in mezzo agli alberi del giardino.
 
3Gn 3,9-13 
Ma il Signore Dio chiamò l’uomo e gli disse: Dove sei?                                                                                                                                                                                                                                                               G.
Rispose: "Ho udito il tuo passo nel giardino: ho avuto paura, perché sono nudo, e mi sono nascosto".
Riprese: "Chi ti ha fatto sapere che eri nudo? Hai forse mangiato dell'albero di cui ti avevo comandato di non mangiare?"
Rispose l'uomo: "La donna che tu mi hai posta accanto mi ha dato dell'albero e io ne ho mangiato".
Il Signore Dio disse alla donna: "Che hai fatto?".
Rispose la donna: "Il serpente mi ha ingannata e io ho mangiato".
 
4 Gn 3,14-15.20
Allora il Signore Dio disse al serpente:
'Poiché tu hai fatto questo, sii tu maledetto più di tutto il bestiame e più di tutte le bestie selvatiche;
sul tuo ventre camminerai e polvere mangerai per tutti i giorni della tua vita. Io porrò inimicizia tra te e la donna, tra la tua stirpe e la sua stirpe: questa ti schiaccerà la testa e tu le insidierai il calcagno".
L'uomo chiamò la moglie Eva, perché essa fu la madre di tutti i viventi.

5 Dal trattato "La concezione di Maria santissima" di Eadmero di Canterbury.
Tractatus de Conceptione Sanctæ Mariæ.  PL 159, 303-307.
Mediante la concezione di Maria veniva posta come la base, il fondamento della città che ospita il sommo Bene; si preparava la dimora della luce eterna, il tempio in cui avrebbe abitato corporalmente lo spirito incorporeo e incontenibile, che crea tutti gli esseri e dà loro la vita.
La Sapienza di Dio, che si estende da un confine all'altro con forza, tutto riempie, tutto regge; chi non vorrà ammettere che questa Sapienza abbia pervaso di un nuovo ineffabile gaudio il cielo, la terra e tutto ciò che contengono, quando fu concepita Maria, la Vergine, Madre degnissima del Figlio divino? E che una gioia inestimabile abbia illuminato l'universo a causa della totale restaurazione che un'ispirazione divina e segreta faceva prevedere?
Questa concezione segnò il primo albore della vita di colei che avrebbe accolto in sé il sommo Bene: come potremmo dire che Ella abbia contratto la macchia d'origine derivata dal primo peccato?

6 Tutto quello che Dio ha mai potuto volere per qualcuno altro da sé di onorevole, è certissimo che l'ha voluto per te, o beata fra tutte le donne. Ha voluto far di te sua Madre, lui il Creatore, il Padrone e il Sovrano di ogni creatura, lui l'Autore e il Signore di tutti gli esseri non solo intelligenti, ma anche di quelli che superano ogni intelligenza. Ti ha reso sua Madre; ne segue che ti ha costituita sovrana e imperatrice di tutto l'universo.
Eccoti, dunque, o Maria, la regina dei cieli, della terra e del mare, di tutti gli elementi e di quanto essi contengono; perché tu fossi tutto ciò, Iddio ti formava mediante l'operazione dello Spirito Santo, nel seno di tua madre, fin dal primo istante della tua concezione. Questa è la verità, o nostra Signora, verità che ci colma di allegrezza.

7 Dolcissima Maria, a cui è riservata una grandezza senza pari, tu che sei destinata a diventare la Madre del sommo Bene, la regina nobile e prudente, dopo tuo Figlio, di tutti gli esseri passati, presenti e futuri, ascolta la nostra domanda: Hai potuto fin dall'origine essere tale che possiamo collocarti a un livello superiore a ogni altra creatura su cui, come sappiamo con certezza, tu eserciti il tuo impero? L'Apostolo della pura verità, colui che tuo Figlio, dal cielo dove ora dimora, ha soprannominato strumento eletto, afferma che tutti gli uomini hanno peccato in Adamo. Verità certa, che non è lecito negare, come io affermo con forza. Considerando, però, l'eminenza della grazia divina in te, o Maria, io noto che in modo inestimabile tu sei posta non tra le creature ma al di sopra di ogni essere creato, tranne il tuo Figlio.
Così concludo che quando fosti concepita, non rimanesti vincolata dalla medesima legge che lega la natura di tutti gli altri esseri umani. No, tu fosti completamente libera dalla schiavitù di qualsiasi peccato grazie a una virtù specialissima, a un’operazione che rimane impenetrabile all'intelletto umano.

8 Solo il peccato teneva lontani gli uomini dalla pace di Dio. Per distruggere il peccato e ricondurre così il genere umano alla pace divina, il Figlio di Dio volle farsi uomo, in modo però che in lui non ci fosse nessuna connivenza con quanto separava l'uomo da Dio. E perché questo si realizzasse, era giusto che la madre da cui sarebbe nato il Figlio dell'uomo fosse pura da ogni peccato. Altrimenti, la carne non avrebbe potuto unirsi così intimamente a quella purezza suprema e l'uomo essere assunto in una così grande unità con Dio, da permettere che tutto ciò che è proprio di Dio fosse senza distinzione anche dell'uomo, e tutto ciò che è proprio dell'uomo fosse anche di Dio.
O Maria, chi può fissare lo sguardo, chi può cogliere la tua eccellenza? E per giungere a tanta sublimità, tu sorgevi purissima nel seno di tua madre. Se non fossi stata concepita in questo modo è certo che non avresti potuto pervenire fino alla sublime altezza di Madre di Dio.

9 Dal Vangelo secondo Luca.                                       
L'angelo Gabriele fu mandato da Dio in una città della Galilea, chiamata Nàzaret, a una vergine, promessa sposa di un uomo della casa di Davide, chiamato Giuseppe. La vergine si chiamava Maria.

Dalla Lettera apostolica Ineffabilis Deus del beato Pio IX.
Documenti Pontifici, in Le fonti della vita spirituale a cura di p. Cattin, U.T. Conus, G. Barbero, Roma, 1964, v. I, pp. 620-623.
I Padri hanno meditato profondamente le parole che l'angelo Gabriele rivolse alla beata Vergine quando, annunciandole l'altissima dignità di Madre di Dio, la chiamò, per comando di Dio stesso, piena di grazia. Essi insegnarono che con quel singolare e solenne saluto, mai udito prima di allora, si dimostrava che la Madre di Dio era la sede di tutte le grazie divine. Ella ci appare ornata di tutti i carismi dello Spirito di Dio, anzi come un tesoro quasi infinito e un abisso inesauribile dei medesimi carismi. Così, non solo non fu mai soggetta a maledizione, ma insieme con suo Figlio fu anche partecipe di una benedizione perpetua, degna di essere chiamata da Elisabetta, mossa dallo Spirito di Dio: Benedetta tu fra le donne, e benedetto il frutto del tuo grembo!
10 Da queste interpretazioni si desume, chiara e concorde, l'opinione dei Padri. La gloriosis-sima Vergine, per la quale grandi cose ha fatto l'Onnipotente, risplendette di tale abbondan-za di doni celesti, di tale pienezza di grazia e di tale innocenza che divenne la meraviglia ineffabile di Dio, il suo capolavoro e degna Madre di Dio. Collocata, per quanto è possibile a una creatura, la più vicina all'Altissimo, divenne superiore a tutte le lodi degli uomini e degli angeli.
     Di conseguenza, per dimostrare l'innocenza e la giustizia originale della Madre di Dio, non solo i Padri la paragonarono molto spesso a Eva ancora vergine, ancora innocente, ancora incorrotta e non ancora ingannata dalle mortali insidie del serpente menzognero, ma la anteposero a lei con una meravigliosa varietà di parole e di espressioni.

11 I Padri asserirono anche che la gloriosa Vergine Maria fu la riparatrice dei suoi progenitori; la vivificatrice dei posteri; colei che l’Altissimo, da tutti i secoli, si era scelta e preparata. Lei Dio preannunziò quando disse al serpente: Porrò inimicizia tra te e la donna. E senza dubbio fu lei che schiacciò il capo velenoso dello stesso serpente.
I Padri hanno perciò affermato che la medesima beata Vergine Maria fu per grazia immune da ogni macchia di peccato e libera da ogni contagio di corpo, di anima e di intelletto. Unita e congiunta con Dio da un'eterna alleanza, Ella non fu mai nelle tenebre, ma in una luce perenne: e quindi pienamente degna di divenire abitazione di Cristo, non per le disposizioni del suo corpo, ma per la grazia originale.

12  I Padri professarono che la carne della Vergine, benché derivata da Adamo, non contrasse le sue macchie. Perciò, la santa Madre di Dio fu quel tabernacolo fabbricato dal Padre, formato dallo Spirito Santo, e veramente di porpora, che il nuovo Belzaleel tessé in oro e con varietà di ricami. Maria fu di fatto e giustamente celebrata, perché capolavoro di Dio, perché sfuggì agli strali infuocati del maligno, e perché, bella per natura e assolutamente immune da ogni macchia, nella sua concezione immacolata comparve nel mondo come un'aurora di perfetto splendore.
Non era infatti conveniente che quel vaso di elezione fosse offuscato — così sempre insegnano i Padri — dal difetto che offusca tutti gli altri; e se ebbe con essi comune la natura, non ha mai avuto comune la colpa. Anzi, era conveniente che l'Unigenito, come ha nei cieli un Padre, esaltato dai Serafini tre volte santo, così avesse sulla terra una Madre, dalla quale non fosse mai mancato lo splendore della santità.

5 Radiomessaggio di papa Pio XII ed estratto della sua enciclica 'Fulgens corona gloriae'. 8.12.53 e 8.9.53. AAS XXV (1953),850-851.580-582.
Come splende la luna nel cielo oscuro, cosi la bellezza di Maria si distingue da tutte le bellezze, che paiono ombre accanto a lei.
Maria è la più bella di tutte le creature. Voi sapete, infatti, quanto facilmente una bellezza umana. che è come l'ombra di un fiore, rapisce ed esalta un cuore gentile; che cosa dunque esso non farebbe dinanzi alla bellezza di Maria se potesse contemplarla svelata a faccia a faccia?
Cosi I'Alighieri vide nel Paradiso, in mezzo a più di mille angeli festanti, ridere una bellezza, che letizia era negli occhi a tutti gli altri santi" La divina  Commedia,Paradiso, 31,130-135. Maria!
Intanto su quel volto non si rivela soltanto la bellezza naturale. Nell'anima di lei Iddio ha riversato la pienezza delle sue ricchezze con un miracolo della sua onnipotenza, e allora egli ha fatto passare nello sguardo di Maria qualcosa della sua dignità sovrumana e divina.
Un raggio della bellezza di Dio splende negli occhi della sua Madre. Non pensate voi che il volto di Gesù, quel volto che gli angeli adorano, dovesse riprodurre in qualche modo i lineamenti del volto di Maria? Cosi il volto di ogni figlio rispecchia gli occhi della madre.
Felice chi potesse vederti, Madre del Signore, chi potesse bearsi dinanzi a te; potessimo, o Maria, rimanere con te, nella tua casa, per servirti sempre.

6 La Chiesa non paragona Maria soltanto alla luna: servendosi ancora della sacra Scrittura passa ad un'immagine più forte ed esclama: Sei fulgida come il sole. Ct 6,10
La luce del sole ha una differenza grande da quella della luna: è luce che scalda e che vivifica. Splende la luna sui grandi ghiacciai del polo, ma il ghiaccio rimane compatto e infecondo, cosi come rimangono le tenebre e perdura il gelo nelle notti lunari dell'inverno. La luce della luna non porta il calore, non porta la vita. Fonte di luce, di calore e di vita è il sole. Ora Maria, che ha la bellezza della luna, splende anche come un sole e irraggia un calore vivificante.
Parlando di lei, parlando a lei, non dimentichiamo che è vera Madre nostra, perché attraverso lei abbiamo ricevuto la vita divina. Egli ci ha dato Gesù, e con Gesù la sorgente stessa della grazia. Maria è mediatrice, è distributrice di grazia.
 
7 La maternità divina postula la pienezza della grazia divina e un'anima esente da ogni macchia, dato che ella riceve da Cristo la dignità e la santità più alte che ci siano. O meglio, dalla grazia sublime della maternità divina sembrano fluire come da fonte nascosta e purissima, tutti i privilegi che l'adornano in modo sovreminente.
Del resto, se consideriamo l'infiammato e soave amore con cui Dio certamente amò e ama la Madre del suo unigenito Figlio, come potremmo soltanto sospettare che ella sia stata anche per brevissimo istante soggetta al peccato e priva della grazia divina?
Poteva senza dubbio Dio, in previsione dei meriti dei Redentore, adornarla di questo singolarissimo privilegio; che non l'abbia fatto, non è neppure possibile pensarlo. Conveniva infatti che tale fosse la Madre del Redentore, da essere il più possibile degna di lui.
D'altronde non sarebbe stata degna se, macchiata dalla colpa originale, anche solo nel primo istante della sua concezione, Maria fosse stata soggetta al tristissimo dominio di satana.
 
8 Non si può dire che venga diminuita per questo la redenzione di Cristo, quasi che essa non si estenda all'intera progenie di Adamo, e che perciò qualcosa sia detratto dall'ufficio e della dignità del divin Redentore.
Se consideriamo a fondo con cura la cosa, è facile vedere come Cristo Signore abbia in verità redento la divina sua madre in modo perfettissimo; lei è stata da Dio preservata immune da qualsiasi macchia ereditaria di peccato in previsione dei meriti di lui.
Perciò, l'infinita dignità di Gesù Cristo e l'universalità della sua redenzione non vengono attenuate o diminuite da questo punto di dottrina, ma anzi accresciute in sommo grado.
Anzi, l'amore e la venerazione che dedichiamo alla nostra Madre celeste ridondano certo in gloria al suo divin Figlio, non solo perché tutte le grazie e i doni, anche eccelsi, da lui derivano come da prima fonte, ma anche perché i genitori sono la gloria dei figli.
 
9 Dal vangelo secondo Luca. 1,26-28
L'angelo Gabriele fu mandato da Dio in una città della Galilea, chiamata Nazaret, a una vergine.
 
Omelia su questo vangelo di Giovanni Giusto Lanspergio.
In Solemnitate Annuntiationis B.V.M. Opera omnia, Monsterolii,1889, t.II,246-248.
Al Creatore buono e clemente era divenuto intollerabile vedere l'uomo precipitare nell'abisso. Preso da ineffabile misericordia, mandò un angelo, scelto tra i più degni: l’arcangelo Gabriele - in una città della Galilea, chiamata Nazaret.
L’ angelo scese nella casa dove abitavano i genitori della futura Madre di Dio, la Vergine santissima, la quale ormai tornata dal tempio, era promessa sposa a san Giuseppe.
L'angelo si presentò dunque a una vergine. E quale vergine! Una vergine autentica, vergine nel corpo e nell'animo più pura di un angelo. Una vergine dalla bellezza cosi fulgida che il Re dei cieli, il Figlio dell'Altissimo, desidero averla per madre, scegliendola dalla turba sconfi-nata dell'umanità.
 
10 L'angelo entrò per salutare questa vergine e trasmetterle un messaggio da parte di Dio. Un messaggio inaudito: nessuna parola di tal fatta era mai stata portata in terra fino a quel giorno.
Sta scritto che l'angelo entrò da lei. Ma dove entrò? Maria era ritirata nella dimora paterna, seduta nella sua stanzetta, totalmente assorta a supplicare Dio perché liberasse gli uomini. Sprofondata nella contemplazione divina, era come interamente sospesa in Dio. Il suo spirito rimaneva costantemente unitissimo a Lui, grazie alla straordinaria purezza del proprio cuore. Ogni volta infatti che lo desiderava, ella poteva tendere verso l'Altissimo attraverso la contemplazione.
Eccola dunque seduta a invocare ardentemente il Signore perché venga in terra il Cristo, l'atteso Messia. L'angelo entra nella stanza dove Maria è dedita soltanto a Dio, raccolta in se stessa.
Gabriele si rivolge con il massimo rispetto a colei che sta per divenire la Madre di Dio: Ti saluto, o piena di grazia!
 
11 Ave, o Maria, piena di grazia. Tu sei esente da ogni macchia, anche dalla più piccola ombra.
Sei cosi perfettamente bella e immacolata, che nulla in te e mai spiaciuto a Dio.
La grazia ti ha invasa e ti possiede interamente. Il Signore è con te, tutta la Trinità ti inabita, e questo non in maniera ordinaria, ma in modo speciale e tutto proprio.
Il Signore si è compiaciuto in te, ti ha creata e gode di abitare sempre con te, invaghito della tua bellezza.
Egli ti ha avvolta totalmente di se, preservandoti dalla minima invasione del nemico. Il Signore è sempre con te, in te permane, ti fortifica, circondandoti con la sua grazia, che mai t'abban-dona.
Iddio altissimo prepara in te un'abitazione degna e adeguata per il suo Figlio, che ha desiderato nascere nel tuo grembo.
 
12 Benedetta tu fra le donne,Lc 1, 42 fra tutte le creature! La soavità divina ti ha accolta con tante e tali benedizioni, che l'onnipotente tuo Creatore decretò di essere tuo figlio: l'Immenso volle nascere come bambino grazie a te.
Tu sei benedetta fra tutte le donne, tu che godi dell'onore della verginità e sei madre dell'Onnipotente.
Unica fra tutte le donne, hai concepito senza il marchio del male e senza sofferenza dai alla luce. Questo concepimento unico ti ha reso ancora più pura e più santa.
Hai trovato grazia presso Dio.Lc 1,30 So che il tuo smarrimento e il tuo timore non esalano dal vizio, ma sono i fiori fragranti della tua virtù. Sii certa di aver trovato grazia presso Dio, di essergli piaciuta e di aver saputo divenirgli gradita oltre ogni misura.
Lo devi alle tue eminenti virtù, alla tua preghiera continua e incendiata d'amore, che ha chiesto e ottenuto la sua grazia.
Tu sei beata, Maria, perché non hai chiesto e ottenuto la grazia degli uomini, ma quella di Dio!

ORAZIONE      O Padre, che nell'Immacolata Concezione della Vergine hai preparato una degna dimora per il tuo Figlio, e in previsione della morte di lui l'hai preservata da ogni macchia di peccato, concedi anche a noi, per sua intercessione, di venire incontro a te in santità e purezza di spirito. Per il nostro...

Deus, qui per immaculátam Vírginis Conceptiónem dignum Fílio tuo habitáculum præparásti, quæsumus, ut, qui ex morte eiúsdem Fílii tui prævísa, eam ab omni labe præservásti, nos quoque mundos, eius intercessióne, ad te perveníre concédas. Per Dóminum..


Ad I et II VesperasHymnus
Præclára custos vírginum
Deíque mater ínnuba,
cæléstis aulæ iánua,
spes nostra, cæli gáudium;
Inter rubéta lílium,
colúmba formosíssima,
e stirpe virga gérminans
nostro medélam vúlneri;
Turris dracóni impérvia,
amíca stella náufragis,
defénde nos a fráudibus
tuáque luce dírige.
Erróris umbras díscute,
syrtes dolósas ámove,
fluctus tot inter, déviis
tutam reclúde sémitam.
Quæ labe nostræ oríginis
intácta splendes única,
serpéntis artes æmuli
elúde vindex ínclita.
Patri sit et Paráclito
tuóque Nato glória,
qui sanctitátis únicæ
te munerárunt grátia. Amen.
Ad LaudesHymnus
In plausu grati cárminis
adsit nova lætítia,
dum Dei matris Vírginis
sumit vita princípia.
María, mundi glória,
lucis ætérnæ fília,
te præservávit Fílius
ab omni labe pénitus.
Originális mácula
cuncta respérsit sæcula;
sola post Natum vítiis
numquam contácta díceris.
Caput serpéntis cálidi
tuo pede contéritur;
fastus gigántis pérfidi
David funda devíncitur.
Colúmba mitis, húmilis,
fers, carens felle críminis,
signum Dei cleméntiæ,
ramum viréntis grátiæ.
Patri sit et Paráclito
tuóque Nato glória,
qui sanctitátis únicæ
te munerárunt grátia. Amen.
Lectio altera Ex Oratiónibus sancti Ansélmi epíscopi (Oratio 52 PL 158: 955-956)
O Virgo, per cuius benedictionem benedicitur omnis natura!
Cælum, sídera, terra, flúmina, dies, nox et quæcúmque humánæ potestáti vel utilitáti sunt obnóxia in amíssum decus sese gratulántur, dómina, per te quodámmodo resuscitáta, et nova quadam ineffábili grátia donáta. Quasi enim ómnia mórtua erant, cum amíssa congénita dignitáte favéndi dominátui vel úsibus Deum laudántium, ad quod facta erant; obruebántur oppressióne, et decolorabántur abúsu idólis serviéntium, propter quos facta non erant. Quasi vero éadem resuscitáta lætántur, cum iam Deum confiténtium et dominátu regúntur, et usu decorántur.
Nova autem et inæstimábili grátia quasi exsultavérunt, cum ipsum Deum, ipsum creatórem suum, non solum invisibíliter supra se illa regéntem sensérunt, sed étiam visibíliter intra se eísdem uténdo sanctificántem vidérunt. Hæc tanta bona per benedíctum fructum benedícti ventris benedíctæ Maríæ provenérunt.
Per plenitúdinem enim grátiæ tuæ, et quæ in inférno erant, se lætántur liberáta; et quæ supra mundum sunt, se gaudent restauráta. Per eúndem quippe gloriósum Fílium gloriósæ virginitátis tuæ, omnes iusti qui obiérunt ante vitálem eius mortem, exsúltant diruptióne captivitátis suæ, et ángeli gratulántur restitutióne semírutæ civitátis suæ.
O fémina plena et superpléna grátia, de cuius plenitúdinis exundántia respérsa sic reviréscit omnis creatúra! O Virgo benedícta et superbenedícta, per cuius benedictiónem benedícitur omnis natúra, non solum creáta a Creatóre, sed et Creátor a creatúra!
Deus Fílium suum, quam solum de corde suo æquálem sibi génitum, tamquam seípsum diligébat, ipsum dedit Maríæ: et ex María fecit sibi fílium non álium, sed eúndem; ut naturáliter esset unus idémque commúnis Fílius Dei et Maríæ. Omnis natúra a Deo est creáta, et Deus ex María est natus. Deus ómnia creávit, et María Deum génuit. Deus qui ómnia fecit, ipse se ex María fecit; et sic ómnia quæ fécerat, refécit. Qui pótuit ómnia de níhilo fácere, nóluit ea violáta sine María refícere.
Deus ígitur est pater rerum creatárum et María mater rerum recreatárum. Deus est Pater constitutiónis ómnium, et María est mater restitutiónis omnium. Deus enim génuit illum, per quem ómnia sunt facta; et María péperit illum, per quem ómnia sunt salváta. Deus génuit illum, sine quo pénitus nihil est; et María péperit illum, sine quo omníno nihil bene est.
O vere Dóminus tecum, cui dedit Dóminus, ut omnis natúra tantum tibi debéret secum.

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