16 DICEMBRE
SAN DAVIDE
E TUTTI GLI ANTENATI
DI N. S. GESU’ CRISTO
SECONDA LETTURA
Dal «Discorso sull'Ascensione di Cristo» di s. Gregorio di Nissa, vescovo
Questa è la progenie di coloro che cercano Dio
Che soave compagno è il profeta Davide in ogni circostanza della nostra vita! Come è adatto a tutte le età spirituali! Quanto si conforma a ogni condizione e grado delle anime che avanzano sulle vie dello spirito! Gioca con coloro che sono ancora bambini e infanti presso Dio, si offre agli uomini maturi come alleato nella lotta e nel combattimento; ammaestra i giovani, sostiene gli anziani, si fa tutto a tutti: arma dei soldati, maestro dei lottatori, palestra degli agonisti, corona dei vittoriosi, letizia dei conviti, consolazione nel pianto che accompagna le esequie dei nostri cari. Nel primo di questi salmi ti ordina di essere come una pecora che viene condotta al pascolo da Dio e gode dell'abbondanza dei beni, avendo a disposizione erba, pastura e acqua fresca. Il sommo Pastore si offre a te come cibo, asilo, via, guida, tutto, e distribuisce opportunamente la sua grazia in ogni necessità. Con tutto ciò Davide insegna alla Chiesa che per prima cosa tu devi diventare una pecora del buon Pastore, guidata ai pascoli e alle fonti della dottrina divina attraverso una buona catechesi e iniziazione, in modo che tu possa essere sepolto con lui nella morte mediante il battesimo, senza tuttavia dover temere una simile morte. Questa, in realtà, non è la vera morte, ma l'ombra e l'immagine di essa. Infatti «quand'anche camminassi in mezzo all'ombra della morte, non temerei alcun male, perché tu sei con me» (Sal 22, 4 Volg.). Poi sei consolato dalla verga dello Spirito. Lo Spirito infatti è il Consolatore. Quindi offre un mistico convito, imbandito in opposizione alla mensa dei demoni (cfr. Sal 22, 5). Questi, a cui si oppone la mensa dello Spirito, hanno pervertito la vita degli uomini con l'idolatria. Per questo cosparge il capo con l'olio dello spirito e, aggiungendo il vino che allieta il cuore dell'uomo, insinua nell'animo quella sobria ebbrezza che solleva la mente dalle realtà caduche e instabili a quelle eterne. Perciò chi è preso da tale ebbrezza, cambia la breve vita di quaggiù con quella immortale e abita in eterno nella casa del Signore. Dopo aver esposto ampiamente queste cose nel primo salmo, in quello che viene subito dopo, Davide suscita nell'anima un piacere più grande e perfetto di cui spiegherò in poche parole il significato.
«Del Signore è la terra e quanto contiene» (Sal 23,1). O uomo, che c'è di strano se il nostro Dio è apparso sulla terra e ha vissuto tra gli uomini? Egli stesso ha creato il cielo e la terra: quindi non è strano né assurdo che il Signore venga nella sua proprietà (cfr. Gv 1,11). Non ha infatti messo le sue tende in un mondo estraneo, ma in quello costruito e fabbricato da lui stesso, che fondò la terra sui mari e fece in modo che fosse degnamente stabilita sui fiumi (cfr. Sal 23,2). E perché questo, se non per condurre sul monte te, libero dall'abisso del peccato e trionfalmente assiso sul carro del regno, ossia sul corteo delle virtù? Infatti, non ti è permesso salire su quel monte, se non hai per compagne le virtù, se non sei con le mani pure, esente da ogni colpa, guardandoti dal volgere il tuo animo verso le vanità e dal raggirare il prossimo con l'inganno. La benedizione sarà il premio di tale ascesa, a cui viene dispensato il tesoro della misericordia di Dio (cfr. Sal 23,3-5). Questa è la generazione di coloro che lo cercano, ascendendo in alto per mezzo della virtù, «di chi cerca il tuo volto, Dio di Giacobbe» (Sal 23, 6).
RESPONSORIO (Sal 104, 3-4; Lc 9, 62)
Gioisca il cuore di chi cerca il Signore.
* Cercate il Signore e la sua potenza, cercate sempre il suo volto.
Nessuno che ha messo mano all'aratro e poi si volge indietro, è adatto per il regno di Dio.
Cercate il Signore e la sua potenza, cercate sempre il suo volto.
ORAZIONE Signore Gesù, che ti sei fatto figlio di Davide perchè ci chiamassimo e fossimo figli di Dio, donaci di crescere sempre più nello spirito di adozione per conseguire la gloria eterna di figli. Tu che vivi e regni …
J. Katzinger, Dogma e predicazione, pp. 263-266.
Nella storia degli uomini
All'inizio del Nuovo Testamento si trova l'uomo Gesù, che viene dalla storia degli uomini: con la sua genealogia Matteo introduce cautamente la lunga e confusa storia dell'Antico Testamento nel Nuovo, che è incominciato con Gesù Cristo. In una triplice serie di quattordici generazioni, egli riprende, in certo qual modo, tutta questa storia e la conduce a colui per il quale soltanto, in definitiva, essa è esistita. Egli mostra che questa storia, su tutte le sue strade, in maniera misteriosa mette in luce Cristo; fa vedere che, anche in passato, si trattava sempre e solo dell'unico Dio, che visitava il suo popolo e che ora in Gesù Cristo è divenuto il fratello degli uomini. (...)
La storia, in cui fece il suo ingresso Gesù, è una storia normalissima, con tutti gli scandali e le viltà che si incontrano tra gli uomini, con tutti i progressi ed i buoni propositi, ma anche con tutte le colpe e le bassezze: una storia estremamente umana. Le quattro donne, che sono nominate nella genealogia, sono quattro testimonianze della colpa umana: tra di esse è la prostituta Rahab, che con uno stratagemma fece avere in mano Gerico agli immigrati israeliti; tra di esse vi è la moglie di Uria, della quale David s'impadronì con adulterio ed omicidio. Le cose non sono diverse se guardiamo agli uomini: né Abramo, né Isacco, né Giacobbe sono figure ideali; non lo è David e neppure Salomone; e, infine, incontriamo anche dei tiranni, come Achaz e Manasse, il cui trono è bagnato dal sangue delle persone innocenti uccise. E una storia tetra quella che conduce a Gesù, non certo senza speranze e senza momenti positivi, ma in complesso una storia di miseria, di colpa, di fallimento. E questo l'ambiente in cui potrebbe nascere il Figlio di Dio? - ci verrebbe voglia di domandarci. La Scrittura risponde: sì. Proprio questo ci è stato dato come segno. L'incarnazione di Dio non è un risultato dell'ascesa dell'uomo, ma un risultato della discesa di Dio. (...)
La genealogia di Matteo incomincia con Abramo ed è, quindi, una testimonianza della fedeltà di Dio, il quale ha adempiuto la promessa fatta in precedenza ad Abramo: essere il portatore di una benedizione per tutta l'umanità. Tutta la genealogia, con tutti i suoi disordini, con i suoi alti e bassi, è una lampante testimonianza della fedeltà di Dio, che mantiene la sua Parola malgrado tutti i fallimenti, nonostante tutta l'indegnità degli uomini. L'evangelista Luca, che ci offre parimenti una genealogia di Gesù (Lc 3,23-28), ha scelto un diverso punto di vista. Egli fa risalire la genealogia del Signore non soltanto ad Abramo, ma fino ad Adamo, fino alle mani di Dio che plasmarono l'uomo. Con ciò egli vuole indicare che la comunità di Gesù non solamente è un nuovo Israele, un nuovo popolo di Dio, che Dio raduna per sé in questo mondo, ma vuoi affermare che la missione di Gesù è diretta a tutta l'umanità. Non è salvezza per un gruppo, per una cerchia, essa è destinata all'umanità tutta, al mondo. Solamente in Gesù Cristo la missione dell'uomo giungè alla sua vera meta, in lui solo è completamente rea-lizzato il progetto creativo «uomo»; in lui ci è apparsa l'umanità del nostro Dio. Nel volto di Gesù Cristo appare chi è Dio e si manifesta chi è l'uomo.
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