Senza Dio avete fatto l'uomo nuovo. L'uomo nuovo ha ucciso i genitori.
«Vi
sarà l’uomo nuovo, felice, superbo. Colui al quale sarà indifferente
vivere o non vivere, quello sarà l’uomo nuovo. Colui che vincerà il
dolore e la paura, sarà lui Dio. E quell’altro Dio non ci sarà
più (...). Chi vincerà il dolore e la paura, quello diventerà Dio. Allora
ci sarà una nuova vita, allora ci sarà un uomo nuovo, tutto sarà nuovo
(…). L’uomo sarà Dio e si trasformerà fisicamente».
(Fedor Dostoevskij, I demoni, 1873)
L'uomo nuovo, questa volta, viene da un paesino vicino a Ferrara, Pontelangorino di Codigoro, in quella
Padania che
oscilla tra il Po e la Pianura, in quelle terre rosse e ricchissime di
cultura e bellezza. L'uomo nuovo è colui che senza un valido movente
uccide (ma esiste, in fondo, un movente che sia "valido" per uccidere?) i
genitori.
L'uomo nuovo
agisce di notte, durante il sonno della casa, in coppia. Assieme a lui
quello che verrà definito come l'"amico del cuore", ma che è stato
incapace di fare qualsiasi cosa un vero amico avrebbe dovuto fare.
Perché all'uomo nuovo è "colui al quale sarà indifferente vivere o non
vivere".
L’uomo nuovo
"vince il dolore e la paura". Ha una vita che si può riassumere in poche
righe, che "sballotta" tra un cattivo rendimento a scuola, l'uso di
droghe prima dell'omicidio - come ipotizzano a caldo alcuni giornali - e
particolari raccapricci sufficienti a far trattenere, disgustati, il
respiro a milioni di cittadini: 3 colpi d'ascia alla testa del padre,
sei alla madre, i sacchetti calati sui visi per impedirsi forse di
vedere i genitori agonizzanti, forse per cominciare l'opera di
occultamento, il tentativo maldestro di nascondere il fatto dietro a un
alibi, la promessa di mille euro all'amico per uccidere al suo posto. Il
mostro è travestito da ragazzo di sedici anni della provincia romagnola
dal libretto scolastico che gli causa attriti coi genitori.
L’uomo
nuovo "sarà lui Dio. E quell’altro Dio non ci sarà più". Gioca all'uomo
d'affari con i soldi che un sedicenne può avere. Compra la droga per
"sballarsi" e non pensare a quello che dovrà fare, passa al complice
ottanta euro e ne promette almeno altri mille. Cerca il momento buono per
uccidere -la notte -, lo fa, dorme nella stessa casa dove ha vissuto una
vita con le due persone che ha ucciso e che giacciono esanimi nella
stanza a fianco, di lasciare casa per andare a casa dell'amico dopo aver
nascosto l'ascia e i vestiti insanguinati.
Di
fatto,di questa brutta storia, stiamo avendo ogni dettaglio, ogni
particolare raccapricciante, ogni parere di psicologi ed
esperti. Tutto, tranne ciò che è fondamentale da dire: non è stato
chiamato il Male col suo nome.
E
non abbiamo parlato di Dio. Se Dio non c’è, allora tutto diventa
possibile.
Se nulla riempie il cuore, se nulla risponde alle domande dei
ragazzi e dell'uomo, se nulla consola e porta a delle risposte l'animo,
soltanto l’uomo riesce a modellare con le proprie mani - o gli artigli - la
vita, una grande attesa di qualcosa che non arriverà mai a cui
rispondere solamente innalzando il livello del proprio io, in un
continuo delirio di onnipotenza. La droga, i soldi e la rabbia complice
fanno il resto.
A
Ferrara la vergogna dell’uomo ha il volto di due uomini imprigionati in
un centro di prima accoglienza per minori. Non provano nemmeno a
spiegare il perché : "L'amico assassino piange trenta secondi, il figlio
delle vittime neppure quelli" titola. La Nuova Ferrara. Frasi
e scene vagliate da tutti gli esperti del caso ma tuttavia sovrastate
tutte da quel gesto volontario dell'affermare la propria libertà al di
sopra di tutto e di tutti, al di sopra della vita. Al di sopra di
qualsiasi cosa che potesse sembrare rispettoso verso l'uomo e la sua
dignità, prima ancora che verso Dio. Diceva Simone Veil che "La verità
posta di fronte alla persona è l'essenza della bestemmia". Nella verità
della libertà illimitata si bestemmia contro l'uomo e la sua vita.
L'assenza
di "motivi tangibili e di ragioni di vita" compiuto a Ferrara, così
come l'anno scorso a Roma con l'omicidio di Luca Varani da parte di due
giovani a seguito di due giorni di mix di droghe e sesso a tre e
a Chiavenna, quando tre ragazzine massacrarono una suora, ha sostituito
l’«ispirazione diabolica», come ebbe a dire il compianto padre Gabriele
Amorth.
La ricerca di
metodi di salvezza non viene più effettuata. Una parte di questa enorme
parte di questa giovane popolazione ricorre a pratiche neo-pagane, a un
vago deismo o a un ateismo per mancanza ricerca, oppure si rifugia nella
tecnologia. Ma non si cerca alcun modo per provare la gioia di un
destino.
"Se sarà
indifferente vivere o non vivere, tutti si uccideranno, ed ecco in cosa
consisterà la trasformazione". È sempre "I demoni". E' sempre
Dostoevskij. Continuano le analogie - drammatiche, crudeli e
sanguinarie - con questa vicenda.
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