L'intercomunione?
Non si può fare,
S. Tommaso dixit
Le celebrazioni del quinto centenario della Riforma luterana, e i
gesti ecumenici che ne hanno accompagnato l'inizio, hanno portato alcuni
settori della Chiesa cattolica ad approfondire e anche sostenere il
tema dell'intercomunione. Ad esempio sull'Osservatore Romano
del 26-27 settembre 2016, è stata riportata una tesi del teologo
protestante Jurgen Moltmann, il quale sosteneva che la vera comunità
cristiana «nasce quando i cristiani sentono la chiamata di Cristo e
insieme vanno verso l’altare dove Cristo li aspetta. Che parliamo di
“comunione” cattolica o di “santa cena” evangelica, si tratta sempre del
“sangue di Cristo versato per voi” e “corpo di Cristo offerto per voi”.
Come possiamo rimanere separati di fronte al Cristo crocifisso per
noi?».
Si tratta della cosiddetta "open Communion", già praticata da
molte denominazioni protestanti, in cui sono ammessi alla comunione,
senza restrizioni, cristiani di altre denominazioni.
Perché questa idea di Moltmann è contraria alla Scrittura e alla Tradizione,
cioè alle due Fonti della Rivelazione, come insegna il Concilio
Vaticano II, e quali rischi correrebbero i fedeli, se essa diventasse
normale?
San Tommaso, alla Questione IIIª q. 80 a. 4 co. risponde:
"In questo come negli altri sacramenti il rito sacramentale è segno
della cosa prodotta dal sacramento. Ora, la cosa prodotta dal sacramento
dell'Eucaristia è duplice, come sopra abbiamo detto: la prima,
significata e contenuta nel sacramento, è Cristo stesso; la seconda,
significata e non contenuta, è il corpo mistico di Cristo, ossia la
società dei santi. Chi dunque si accosta all'Eucaristia, per ciò stesso
dichiara di essere unito a Cristo e incorporato alle sue membra. Ma
questo si attua per mezzo della fede formata, che nessuno ha quando è in
peccato mortale [e tanto meno se la fede, oltre a non essere formata, è
anche deficiente nelle cose da credere n.d.r]. È chiaro dunque che chi
riceve l'Eucaristia con il peccato mortale commette una falsità nei
riguardi di questo sacramento. Perciò si macchia di sacrilegio come
profanatore del sacramento. E quindi pecca mortalmente".
Se io faccio la Comunione, dichiaro di essere un tutt'uno con Cristo,
a tal punto che lo "mangio"; ma la separazione reale (o unione
meramente potenziale) da Cristo e dalla Chiesa è stato oggettivo in cui
si trovano: a) chi non ha la grazia e b) chi non ha la fede. Costoro
rendono il "mangiare" Cristo (ovvero il dichiarare di essere un tutt'uno
con Lui - realmente presente - e con la Chiesa - significata), una
menzogna.
Di conseguenza:
1) Sia leggendo il vangelo di Giovanni cap.6, sia leggendo in specie
la Prima lettera di san Paolo ai Corinzi cap.11, si comprende che ciò è
contrario alla Scrittura, alla Tradizione e al Magistero della Chiesa,
perché, per ricevere la Comunione bisogna aver fatto l'iniziazione
cristiana (battesimo e confermazione); e inoltre, se si fosse caduti in
peccato grave, aver fatto l'itinerario penitenziale, in specie la
confessione sacramentale.
Proprio l'itinerario di iniziazione e
quello penitenziale, dimostrano che colui che vuole comunicarsi, deve
prima essere entrato nella comunione di fede della Chiesa; o se si fosse
allontanato a causa di un peccato grave o di scisma o di eresia, deve
ri-entrare con la penitenza.
Alla tesi di Moltmann ha risposto, in certo senso, Giovanni Paolo II, con l'enciclica Ecclesia de Eucharistia,
quando scrive: "La celebrazione dell'Eucaristia, non può essere il
punto di avvio della comunione, che presuppone come esistente, per
consolidarla e portarla a perfezione. Il Sacramento esprime tale vincolo
di comunione sia nella dimensione invisibile che,in Cristo, per
l'azione dello Spirito Santo, ci lega al Padre e tra noi,sia nella
dimensione visibile implicante la comunione della dottrina degli
Apostoli, nei Sacramenti e nell'ordine gerarchico"(35)
2) Se per assurdo la Sede Apostolica cambiasse la regola,
cioè alla Comunione ci si potesse accostare senza aver fatto
l'iniziazione cristiana (battesimo e confermazione) oppure, senza aver
fatto la confessione sacramentale, si andrebbe contro la Rivelazione e
contro il Magistero della Chiesa una, santa, cattolica e apostolica,
inducendo i fedeli a commettere una empietà e un sacrilegio.
E' vero che tutte le confessioni cristiane si riferiscono a Gesù Cristo,ma
«secondo la persuasione dei cattolici - ricordava Giovanni Paolo II, il
17 novembre 1980, al Consiglio della Chiesa evangelica di Germania - il
dissenso verte "su ciò che è di Cristo", su "ciò che è suo": la sua
Chiesa e la sua missione,il suo messaggio, i suoi sacramenti e i
ministeri posti al servizio della parola e del sacramento».
Dunque, la fede che i Protestanti professano al battesimo, non è quella cattolica;
in particolare, perché non hanno il sacramento della Confermazione:
pertanto, non potendo fare l'itinerario di Iniziazione, non possono
arrivare all'Eucaristia.
Infine, i Protestanti non hanno il sacramento della Penitenza (Confessione e Riconciliazione): pertanto, non possono ritornare alla Comunione eucaristica.
Chi dicesse che questo è un linguaggio di condanna e non di misericordia,
o che esprime la rigidità e non la comprensione,vorrebbe che quei
"farmaci" speciali, che sono i sacramenti, in primis il farmaco
d'immortalità che è l'Eucaristia, fossero amministrati e assunti, anche
in presenza di "controindicazioni", ovvero l'assenza delle disposizioni
richieste dal Catechismo della Chiesa Cattolica; così facendo però, li
si priverebbe degli effetti di grazia e si danneggerebbero le anime che
li ricevessero, in questo mondo e per la vita eterna.
http://www.lanuovabq.it/it/articoli-l-intercomunionenon-si-puo-fares-tommaso-dixit-18414.htm
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